Diocesi di Tiatira

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Tiatira
Sede vescovile titolare
Dioecesis Thyatirensis
Patriarcato di Costantinopoli
Sede titolare di Tiatira
Mappa della diocesi civile di Asia (V secolo)
Vescovo titolaresede vacante
IstituitaXVIII secolo
StatoTurchia
Diocesi soppressa di Tiatira
Suffraganea diSardi
Erettacirca IV secolo
Soppressacirca XII secolo
Dati dall'annuario pontificio
Sedi titolari cattoliche
Resti della basilica di Tiatira.
Santa Lidia di Tiatira.

La diocesi di Tiatira (in latino Dioecesis Thyatirensis) è una sede soppressa del patriarcato di Costantinopoli e una sede titolare della Chiesa cattolica.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Tiatira, identificabile con Akhisar nell'odierna Turchia, è un'antica sede episcopale della provincia romana della Lidia nella diocesi civile di Asia. Faceva parte del patriarcato di Costantinopoli ed era suffraganea dell'arcidiocesi di Sardi.

Tiatira fu sede di un'antica comunità cristiana, le cui origini risalgono agli albori del cristianesimo. Infatti nel libro degli Atti degli Apostoli si accenna alla conversione di una donna di Tiatira, Lidia, commerciante di porpora (16,14-15[1]). La comunità cristiana di Tiatira fu poi oggetto delle critiche dell'apostolo Giovanni, che la menziona fra le Sette Chiese dell'Asia a cui si indirizza nel libro dell'Apocalisse (2,18-29[2]).

Nel Martirologio romano, alla data del 13 aprile, è menzionato il vescovo Carpo, che subì il martirio a Pergamo assieme ad altri compagni sotto gli imperatori Marco Aurelio e Commodo: « A Pérgamo, in Asia, nella persecuzione di Marco Antonino Vero e Lucio Aurelio Commodo, il natale dei santi martiri Carpo vescovo di Tiatira, Papilio diacono, Agatonica sorella del medesimo Papilio, ottima donna, e Agatodoro, loro servo, e molti altri. Tutti costoro, dopo vari tormenti, per la confessione della fede furono coronati col martirio. »[3]

Oltre a Carpo, sono cinque i vescovi documentati di Tiatira. Seras, che Le Quien chiama Sozone, prese parte al primo concilio ecumenico celebrato a Nicea nel 325.[4] Fosco sottoscrisse in due occasioni gli atti del concilio di Efeso del 431; tuttavia il suo nome non appare mai nelle liste di presenza di questo concilio, cosa che rende dubbia la sua reale partecipazione all'assise ecumenica.[5] Diamonio sottoscrisse nel 458 la lettera dei vescovi della Lidia all'imperatore Leone dopo la morte del patriarca Proterio di Alessandria.[6] Al secondo concilio di Nicea del 787 la diocesi fu rappresentata dal sacerdote Isoes che sottoscrisse gli atti conciliari; o il vescovo era assente per motivi a noi sconosciuti, oppure la sede era vacante.[7] Basilio partecipò al concilio di Costantinopoli dell'879-880 che riabilitò il patriarca Fozio.

La diocesi è documentata nelle Notitiae Episcopatuum del patriarcato di Costantinopoli fino al XII secolo.[8]

Dal XVIII secolo Tiatira è annoverata tra le sedi vescovili titolari della Chiesa cattolica; la sede è vacante dal 28 ottobre 1991.

Cronotassi[modifica | modifica wikitesto]

Vescovi greci[modifica | modifica wikitesto]

  • San Carpo † (II secolo)
  • Seras † (menzionato nel 325)
  • Fosco † (menzionato nel 431)
  • Diamonio † (menzionato nel 458)
  • Anonimo ? † (menzionato nel 787)
  • Basilio † (menzionato nell'879)

Vescovi titolari[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ At 16,14-15, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  2. ^ Ap 2,18-29, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  3. ^ Martirologio Romano, Quarta edizione italiana, Libreria Editrice Vaticana 1955, p. 88. Lo stesso martire è ricordato nel menologio greco al 13 ottobre come vescovo di Pergamo, non di Tiatira.
  4. ^ Destephen, Prosopographie du diocèse d'Asie, p. 841.
  5. ^ Destephen, Prosopographie du diocèse d'Asie, pp. 806-807.
  6. ^ Destephen, Prosopographie du diocèse d'Asie, p. 217.
  7. ^ Jean Darrouzès, Listes épiscopales du concile de Nicée (787), in Revue des études byzantines, 33 (1975), p. 35.
  8. ^ Jean Darrouzès, Notitiae episcopatuum Ecclesiae Constantinopolitanae. Texte critique, introduction et notes, Paris, 1981: indice p. 516, voce Thyateira.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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