Arcidiocesi di Spoleto-Norcia

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Coordinate: 42°44′04.87″N 12°44′17.61″E / 42.734685°N 12.738224°E42.734685; 12.738224
Arcidiocesi di Spoleto-Norcia
Archidioecesis Spoletana-Nursina
Chiesa latina
Regione ecclesiasticaUmbria
 
Mappa della diocesi
Collocazione geografica
Collocazione geografica della diocesi
 
ArcivescovoRenato Boccardo
Vicario generaleSem Fioretti
Presbiteri107, di cui 58 secolari e 49 regolari
979 battezzati per presbitero
Religiosi81 uomini, 181 donne
Diaconi7 permanenti
 
Abitanti109.290
Battezzati104.800 (95,9% del totale)
StatoItalia
Superficie1.836 km²
Parrocchie71 (5 vicariati)
 
ErezioneI secolo (Spoleto)
V secolo (Norcia)
in plena unione dal 30 settembre 1986
Ritoromano
CattedraleSanta Maria Assunta
ConcattedraleSanta Maria Argentea
Santi patroniSan Ponziano
San Benedetto
IndirizzoVia Aurelio Saffi 13, 06049 Spoleto, Italia
Sito webwww.spoletonorcia.it
Dati dall'Annuario pontificio 2021 (ch · gc)
Chiesa cattolica in Italia
La concattedrale di Norcia.
Il palazzo vescovile di Spoleto.
La basilica di San Benedetto a Norcia.
Il santuario e basilica minore di Santa Rita a Cascia.

L'arcidiocesi di Spoleto-Norcia (in latino: Archidioecesis Spoletana-Nursina) è una sede della Chiesa cattolica in Italia immediatamente soggetta alla Santa Sede e appartenente alla regione ecclesiastica Umbria. Nel 2020 contava 104.800 battezzati su 109.290 abitanti. È retta dall'arcivescovo Renato Boccardo.

Territorio[modifica | modifica wikitesto]

L'arcidiocesi comprende venticinque comuni nelle province di Perugia e Terni: Spoleto, Norcia, Cascia, Bevagna, Montefalco, Giano dell'Umbria, Sellano, Trevi, Castel Ritaldi, Campello sul Clitunno, Monteleone di Spoleto, Poggiodomo, Vallo di Nera, Preci, Sant'Anatolia di Narco, Scheggino, Cerreto di Spoleto, Ferentillo, Arrone, Montefranco, Polino, e parte dei comuni di Acquasparta[1], Foligno[2], Gualdo Cattaneo[3] e Terni[4].

Sede arcivescovile è la città di Spoleto, dove si trova la cattedrale di Santa Maria Assunta. A Norcia si trovano la concattedrale di Santa Maria Argentea e la basilica minore di San Benedetto. A Cascia sorge la basilica minore di Santa Rita.

Vicariati e parrocchie[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Parrocchie dell'arcidiocesi di Spoleto-Norcia.

Il territorio si estende su 1.836 km² ed è suddiviso in 71 parrocchie, raggruppate in 5 vicariati:

  • vicariato urbano (San Ponziano) - comprende 12 parrocchie nella città di Spoleto e nella frazione Cecalocco di Terni, raggruppate in due pievanie, Santa Maria e Sacro Cuore;[5]
  • vicariato extraurbano (San Brizio) - comprende 18 parrocchie nel comune di Spoleto (Alta Valle del Marroggia e piana spoletina), Campello sul Clitunno e Castel Ritaldi, e in parte in quelli di Terni (Porzano) e Acquasparta (Firenzuola); le parrocchie sono raggruppate in tre pievanie: San Giacomo, San Venanzo e San Giovanni Battista;[6]
  • vicariato del Clitunno (Sant'Emiliano) - comprende 14 parrocchie nei comuni di Trevi, Montefalco, Giano dell'Umbria, Bevagna e parte di Gualdo Cattaneo, raggruppate in tre pievanie: Beato Pietro Bonilli, Santa Chiara della Croce e San Felice;[7]
  • vicariato dei Sibillini (Santi Benedetto e Rita) - comprende 9 parrocchie nei comuni di Norcia, Preci, Cascia, Poggiodomo, Monteleone di Spoleto; due sono le pievanie del vicariato: Santi Benedetto e Scolastica, Santa Rita;[8]
  • vicariato della Valnerina (Santa Maria Assunta) - comprende 14 parrocchie nei comuni di Arrone, Montefranco, Polino, Ferentillo, Cerreto di Spoleto, Sellano, Vallo di Nera, Sant'Anatolia di Narco, Scheggino e Foligno (per la sola parrocchia di Verchiano) e, in parte, in quelli di Terni ed Acquasparta; due sono le pievanie del vicariato: San Bernardino da Siena e Beato Giolo, Santa Rita;[9]

Santi e beati dell'arcidiocesi[modifica | modifica wikitesto]

Nell'arcidiocesi sono venerati i seguenti santi e beati:[10]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

L'odierna arcidiocesi nasce nel 1986 dall'unione di due antiche sedi episcopali: Spoleto, storicamente documentata a partire dal IV secolo; e Norcia, già attestata nel periodo tardo imperiale e ricostituita nel 1821.

Sede di Spoleto[modifica | modifica wikitesto]

Secondo la tradizione locale, la diocesi di Spoleto sarebbe stata eretta nel I secolo e la sua fondazione sarebbe legata alla figura del protovescovo san Brizio, che avrebbe consacrato il suo successore Giovanni. Le testimonianze archeologiche documentano una presenza cristiana a Spoleto o nel suo territorio nei ceti sociali più elevati a partire dal IV secolo.[11]

La serie episcopale spoletina per i primi secoli comprende un elenco di diversi santi vescovi, ma solo alcuni sono attestati storicamente. Il primo di questi è Ceciliano, che fu destinatario di una lettera di papa Liberio, scritta prima dell'estate del 356, e che, secondo quanto scrive Baronio, avrebbe preso parte ad un concilio a Milano nell'estate del 355.[12] Seguono Spes (o Speo), noto per il suo epitaffio, secondo il quale governò la Chiesa spoletina per 32 anni tra il IV secolo e il V secolo; Achilleo, che fece edificare la chiesa di San Pietro e che nel 419 fu incaricato di celebrare le festività pasquali a Roma, in quel momento sede vacante; Amasio, il cui epitaffio, oggi perduto, lo indica vescovo dal 476 al 489; Giovanni, che prese parte ai sinodi simmachiani del 499, del 501 e del 502 e che fu destinatario di una lettera di papa Gelasio I (492-496); Paolino, che visse all'epoca di papa Pelagio I; e Crisanto, a cui Gregorio Magno affidò momentaneamente la cura della Chiesa di Norcia.

Tra VI e VII secolo, Spoleto inglobò i territori delle soppresse diocesi di Trevi, di Spello e di Bevagna; attorno alla metà del IX secolo fu annessa a Spoleto anche Terni, diocesi restaurata nel 1218.[13]

Nell'XI secolo il vescovo Andrea dette avvio alla ristrutturazione della cattedrale, la cui prima attestazione risale al 956; il nuovo edificio fu consacrato una prima volta nel 1198 da papa Innocenzo III e poi, a lavori ultimati, da papa Onorio III forse nel 1216. Nella cattedrale spoletina fu solennemente canonizzato sant'Antonio da Padova nel 1232.

L'abbazia di Sant'Eutizio.

Numerose sono le istituzioni monastiche presenti in diocesi. Tra le più importanti si possono ricordare: San Giuliano sopra Spoleto, San Marco in Pomeriis, l'abbazia di San Pietro in Valle nei pressi di Ferentillo, San Felice di Narco, San Pietro di Bovara nel territorio di Trevi, San Pietro di Montemartano, San Felice di Giano, Santa Maria di Turrita, San Silvestro di Collepino nei pressi di Spello, e Sant'Eutizio in valle Castoriana. Tra i monasteri femminili: Sant'Eufemia, San Paolo inter vineas e San Concordio.[14] Attorno alla metà del XIII secolo arrivarono a Spoleto domenicani, francescani e agostiniani.

Secondo alcune ricostruzioni topografiche, la diocesi di Spoleto, tra la fine del XIII secolo e il XIV secolo, era la più grande dell'Umbria, estendendosi su un territorio di circa 2.484 km², comprendendo un totale di 345 chiese, di cui 94 nei centri urbani e 251 nei centri rurali.[15]

Nel 1586 cedette una porzione del suo territorio, lungo il crinale dell'Appennino umbro-marchigiano, alla diocesi di Camerino come compensazione per la perdita di San Severino Marche, eretta a diocesi da papa Sisto V.[14]

All'inizio del Seicento il vescovo Alfonso Visconti (1601-1608) fondò il seminario diocesano; il suo successore, Maffeo Barberini (1608-1617), dette avvio ai lavori di ricostruzione della cattedrale, consacrata nel 1680; il Barberini nel 1623 divenne papa con il nome di Urbano VIII.

Il 29 aprile 1772, dopo oltre cento anni di tentativi presso la Curia romana, iniziati nel 1645, vacando la sede di Spoleto per la morte del vescovo Vincenzo Acqua, papa Clemente XIV scorporò il territorio dell'antica diocesi di Spello, in cui erano oltre cinquanta chiese, dalla diocesi di Spoleto e l'aggregò a quella di Foligno[16].

Il 15 settembre 1821, come ricompensa per la perdita del territorio a vantaggio dell'erezione della diocesi di Norcia, Spoleto fu elevata al rango di arcidiocesi, non metropolitana, con la bolla Pervetustam episcopalium di papa Pio VII[17]. L'arcidiocesi mantenne l'immediata soggezione alla Santa Sede.[18]

Tra i primi arcivescovi si ricordano Giovanni Maria Mastai Ferretti (1827-1832), divenuto papa nel 1846 con il nome di Pio IX; Giovanni Battista Arnaldi (1853-1867), che per la sua fedeltà al papa fu messo in carcere nel 1863; durante l'episcopato di Elvezio Mariano Pagliari (1879-1900) venne fondato a Spoleto ad opera del sacerdote e parroco Pietro Bonilli l'Istituto Nazzareno delle Suore della Sacra Famiglia.

Nel 1976 si completò la cessione delle parrocchie del comune di Leonessa, già iniziata nel 1859, alla diocesi di Rieti.[19] Nel 1980 la parrocchia San Michele Arcangelo di Limigiano, nel comune di Bevagna, venne acquisita dalla diocesi di Assisi.[20]

Dopo il concilio Vaticano II fu istituito il museo diocesano (1968) ad opera di Ugo Poletti (1967-1969), poi cardinale vicario a Roma, e vennero aperti agli studiosi l'archivio della curia e la biblioteca diocesana, ad opera di Ottorino Pietro Alberti (1973-1987).

Alla vigilia dell'unione con Norcia, l'arcidiocesi spoletina comprendeva 87 parrocchie nei comuni di Spoleto (34), Bevagna (3), Montefalco (5), Giano dell'Umbria (4), Sellano (3), Trevi (8), Castel Ritaldi (4), Campello sul Clitunno (2), Vallo di Nera (2), Sant'Anatolia di Narco (2), Scheggino (2), Cerreto di Spoleto (2), Ferentillo (2), Arrone (2), Montefranco (2), Polino (1), Acquasparta (2), Foligno (1), Gualdo Cattaneo (1) e Terni (5).[21]

Sede di Norcia[modifica | modifica wikitesto]

La diocesi di Norcia è attestata con certezza nel V secolo. Nella Passione di san Feliciano, protovescovo di Forum Flaminiii e patrono della diocesi di Foligno, si narra che un gruppo di ebrei di Norcia si convertì al cristianesimo grazie alle parole del santo vescovo, il quale avrebbe ordinato per la loro comunità, nella basilica chiamata Argentea, il sacerdote Pisentius (prima metà del III secolo).

Sono solo due i vescovi dell'antichità storicamente e certamente attribuibili alla sede di Norcia. Primo è Stefano, che prese parte al concilio romano indetto da papa Simmaco il 1º marzo 499 in basilica beati Petri apostoli per regolare le modalità di elezione del vescovo di Roma. Il secondo è Giovanni, che il 27 marzo 680 partecipò al concilio romano indetto da papa Agatone per rinnovare la condanna contro l'eresia monotelita.

Dalle lettere di Gregorio Magno sappiamo che all'inizio del VII secolo la sede nursina era probabilmente vacante. Infatti nel giugno 603 il vescovo Crisanto di Spoleto fu destinatario di una lettera del pontefice che lo informava che un processo contro alcuni preti di Norcia, accusati di coabitare con delle donne, si sarebbe svolto presso il tribunale ecclesiastico della sua diocesi, indizio questo che la diocesi nursina era all'epoca senza vescovo.[22]

Dopo questo periodo non si conoscono più vescovi nursini e nell'alto medioevo la sede fu accorpata alla diocesi di Spoleto, sotto la cui giurisdizione la ritroviamo nel X secolo.

Il 6 gennaio[23] 1821 fu ristabilita la diocesi di Norcia con la bolla Ad tuendam di papa Pio VII ricavandone il territorio dalla sede spoletina. La diocesi, costituita da oltre un centinaio di parrocchie, fu resa immediatamente soggetta alla Santa Sede.

Il primo vescovo fu Gaetano Bonanni (1821- 1843), a cui spettò il compito di organizzare la nuova diocesi e di impiantarvi le istituzioni principali in ottemperanza alle indicazione previste dalla bolla Ad tuendam. Per il mantenimento della mensa vescovile e del seminario diocesano furono destinate le rendite del monastero di San Benedetto di Norcia, che divenne anche sede vescovile, dell'abbazia di Sant'Eutizio e dell'abbazia di Sassovivo in diocesi di Foligno.[24]

Nel 1976 la parrocchia di Trimezzo, frazione del comune reatino di Cittareale, fu ceduta alla diocesi di Rieti.[25]

Nel 1984, nell'ambito della riorganizzazione territoriale delle diocesi marchigiane e per far coincidere i confini delle diocesi con quelli delle regioni, la diocesi di Norcia cedette 23 parrocchie dei comuni marchigiani di Visso, Castelsantangelo sul Nera e Ussita all'arcidiocesi di Camerino.[26]

In seguito a queste modifiche, alla vigilia dell'unione con Spoleto, la diocesi nursina comprendeva 51 parrocchie nei comuni di Norcia (20), Poggiodomo (2), Preci (7), Cascia (20) e Monteleone di Spoleto (2).[27]

Sede di Spoleto-Norcia[modifica | modifica wikitesto]

Il 13 maggio 1972 Giuliano Agresti, già arcivescovo di Spoleto, venne nominato anche vescovo di Norcia, unendo così in persona episcopi le due sedi.

Il 30 settembre 1986, con il decreto Instantibus votis della Congregazione per i Vescovi, è stata stabilita la plena unione delle diocesi di Spoleto e Norcia e la nuova circoscrizione ecclesiastica ha assunto il nome attuale.

Cronotassi[modifica | modifica wikitesto]

Si omettono i periodi di sede vacante non superiori ai 2 anni o non storicamente accertati.

Esempio di stile longobardo nell'arcidiocesi: l'interno della chiesa di San Salvatore a Spoleto.

Vescovi e arcivescovi di Spoleto[modifica | modifica wikitesto]

San Feliciano, sesto vescovo di Spoleto.
Papa Urbano VIII, al secolo Maffeo Barberini, vescovo di Spoleto dal 1608 al 1617.

Vescovi di Norcia[modifica | modifica wikitesto]

Abbazia di San Giuliano a Spoleto.

Arcivescovi di Spoleto-Norcia[modifica | modifica wikitesto]

Vescovi oriundi dell'arcidiocesi[modifica | modifica wikitesto]

Viventi[modifica | modifica wikitesto]

Deceduti[modifica | modifica wikitesto]

Statistiche[modifica | modifica wikitesto]

L'arcidiocesi nel 2020 su una popolazione di 109.290 persone contava 104.800 battezzati, corrispondenti al 95,9% del totale.

anno popolazione presbiteri diaconi religiosi parrocchie
battezzati totale % numero secolari regolari battezzati per presbitero uomini donne
arcidiocesi di Spoleto
1949 108.900 110.000 99,0 219 144 75 497 25 391 173
1970 84.118 84.138 100,0 186 128 58 452 65 364 177
1980 76.310 76.530 99,7 166 124 42 459 47 370 152
diocesi di Norcia
1950 28.000 28.000 100,0 96 85 11 291 12 144 102
1970 21.480 21.480 100,0 149 132 17 144 21 155 101
1980 14.500 15.150 95,7 65 50 15 223 19 125 100
arcidiocesi di Spoleto-Norcia
1990 92.390 92.650 99,7 173 126 47 534 1 63 402 138
1999 94.220 94.500 99,7 154 111 43 611 1 48 372 138
2000 94.220 94.500 99,7 156 110 46 603 1 51 372 137
2001 94.220 94.500 99,7 155 109 46 607 1 62 372 137
2002 100.501 101.385 99,1 148 102 46 679 70 372 141
2003 100.501 101.385 99,1 148 104 44 679 5 71 349 74
2004 100.562 101.472 99,1 148 97 51 679 6 78 328 74
2010 101.750 104.215 97,6 141 83 58 721 5 73 293 76
2014 102.000 108.000 94,4 133 74 59 766 5 118 266 73
2017 102.300 108.700 94,1 121 69 52 845 8 78 213 71
2020 104.800 109.290 95,9 107 58 49 979 7 81 171 71

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ La diocesi comprende la parrocchia dei Santi Filippo e Giacomo nella frazione Portaria e la parrocchia di Santa Maria in Rupis nella frazione Firenzuola; il resto del territorio comunale appartiene alla diocesi di Orvieto-Todi.
  2. ^ Appartiene alla diocesi la sola parrocchia di Santa Maria Assunta in Verchiano, che estende la sua giurisdizione anche sulle frazioni folignate di Roccafranca, Curasci, Ali, Caposomiggiale, Croce di Verchiano, Crescenti, Colle di Verchiano, Camino, Croce di Roccafranca, Morro e metà della frazione di Vionica.
  3. ^ Non appartengono all'arcidiocesi le parrocchie di Santa Maria di Agello (frazione di Grutti), dei Santi Andrea apostolo e Alfonso Maria de' Liguori (frazioni di Marcellano e Collesecco), di Santa Maria del Popolo (frazione di Pozzo) e dei Santi Terenziano, Giorgio e Pietro (frazione di San Terenziano); queste fanno parte del territorio della diocesi di Orvieto-Todi.
  4. ^ Appartengono all'arcidiocesi le parrocchie delle frazioni ternane di Porzano (San Fortunato), di Cecalocco (San Giovenale), di Cesi (Santa Maria Assunta), di Torreorsina (Santa Maria Assunta) e di Collestatte (San Pietro apostolo).
  5. ^ Elenco Archiviato il 20 settembre 2016 in Internet Archive. dal sito web dell'arcidiocesi.
  6. ^ Elenco Archiviato il 20 settembre 2016 in Internet Archive. dal sito web dell'arcidiocesi.
  7. ^ Elenco Archiviato il 20 settembre 2016 in Internet Archive. dal sito web dell'arcidiocesi.
  8. ^ Elenco Archiviato il 13 novembre 2017 in Internet Archive. dal sito web dell'arcidiocesi.
  9. ^ Elenco Archiviato il 30 ottobre 2020 in Internet Archive. dal sito web dell'arcidiocesi.
  10. ^ Elenco Archiviato il 28 maggio 2015 in Internet Archive. dal sito ufficiale dell'arcidiocesi.
  11. ^ Czortek, Una presenza che fa storia…, p. 11.
  12. ^ a b Pietri, Prosopographie de l'Italie chrétienne (313-604), vol. I, pp. 353-354.
  13. ^ Czortek, Una presenza che fa storia…, pp. 20-21.
  14. ^ a b Dal sito Beweb - Beni ecclesiastici in web.
  15. ^ A. Bartoli Langeli, L’organizzazione territoriale della Chiesa nell'Umbria, in Orientamenti di una regione attraverso i secoli: scambi, rapporti, influssi storici nella struttura dell'Umbria. Atti del X convegno di studi umbri (Gubbio 1976), Perugia 1978, pp. 420 e 438.
  16. ^ Cappelletti, op. cit., pp. 433-434.
  17. ^ Il testo della bolla in Cappelletti, Le Chiese d'Italia della loro origine sino ai nostri giorni, vol. IV, pp. 370-378.
  18. ^ Czortek, Una presenza che fa storia…, p. 146.
  19. ^ AAS 68 (1976), p. 516.
  20. ^ ASS 72 (1980), pp. 553-554.
  21. ^ Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, serie generale, nº 255, 3 novembre 1986, p. 22 e seguenti. In questo numero della Gazzetta Ufficiale è contenuto l'elenco delle parrocchie della diocesi che ottennero la qualifica di "ente ecclesiastico civilmente riconosciuto" dal Ministero dell'Interno, in forza della Legge 20 maggio 1985 n. 222, art. 29. Tale qualifica fu concessa con decreto ministeriale del 18 ottobre 1986 su richiesta del vescovo del 6 agosto 1986.
  22. ^ Pietri, Prosopographie de l'Italie chrétienne (313-604), vol. I, p. 437.
  23. ^ Così la bolla, che indica: VIII idi di gennaio, ossia il 6 gennaio. L'Annuario Pontificio indica invece il 15 gennaio.
  24. ^ Cappelletti, Le Chiese d'Italia della loro origine sino ai nostri giorni, V, pp. 68-69.
  25. ^ AAS 68 (1976), p. 516. Fino al 1850 Trimezzo era una frazione di Cascia.
  26. ^ AAS 76 (1984), p. 912.
  27. ^ Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, serie generale, nº 21, 27 gennaio 1987, Supplemento Straordinario nº 5, p. 49 e seguenti. In questo numero della Gazzetta Ufficiale è contenuto l'elenco delle parrocchie della diocesi che ottennero la qualifica di "ente ecclesiastico civilmente riconosciuto" dal Ministero dell'Interno, in forza della Legge 20 maggio 1985 n. 222, art. 29. Tale qualifica fu concessa con decreto ministeriale del 6 dicembre 1986 su richiesta del vescovo del 6 agosto 1986.
  28. ^ Santo venerato in modo particolare a Cures Sabini, all'origine di quella diocesi, nota nella fonti come dioecesis Sancti Anthimi.
  29. ^ Questo santo viene considerato il protovescovo della diocesi di Foro Flaminio «attribuito arbitrariamente alla diocesi di Spoleto» (Lanzoni). Pietro Burchi, Feliciano, protovescovo di Forum Flaminii, Santo Martire, in Bibliotheca Sanctorum V, coll. 597-600.
  30. ^ Santo venerato anche ad Assisi ed inserito nella cronotassi di quella diocesi; la sua passio non accenna affatto ad un suo episcopato (Lanzoni).
  31. ^ Secondo Lanzoni, questo santo era venerato lo stesso giorno di san Marziale di Limoges «e forse è lo stesso personaggio». Secondo Ughelli (Italia sacra I, col. 1255) avrebbe preso parte al concilio indetto da papa Silvestro I, ritenuto unanimemente un falso storico.
  32. ^ Pietri, Prosopographie de l'Italie chrétienne (313-604), vol. II, pp. 2103-2104.
  33. ^ Pietri, Prosopographie de l'Italie chrétienne (313-604), vol. I, pp. 10-11.
  34. ^ Pietri, Prosopographie de l'Italie chrétienne (313-604), vol. I, pp. 100-101.
  35. ^ Pietri, Prosopographie de l'Italie chrétienne (313-604), vol. I, pp. 1064-1066.
  36. ^ Pietri, Prosopographie de l'Italie chrétienne (313-604), vol. II, pp. 1666.
  37. ^ Questo santo vescovo, menzionato da Ughelli (p. 1267) come "Giovanni Laurenzio", è collocato da Lanzoni all'epoca di papa Caio (283-296), mentre Gams lo inserisce poco dopo la metà del VI secolo (552-563).
  38. ^ Ughelli e Cappelletti identificano con Pietro, riportato dai cataloghi episcopali spoletini, l'anonimo vescovo di Spoleto menzionato da Gregorio Magno nei suoi Dialoghi.
  39. ^ Pietri, Prosopographie de l'Italie chrétienne (313-604), vol. I, pp. 436-437.
  40. ^ Vescovo menzionato da Ughelli, ma assente negli autori successivi; prese parte al concilio di Roma indetto da papa Martino I contro il monotelismo (Adeodato Spolitino episcopo). Rudolf Riedinger (ed.), Concilium Lateranense a. 649 celebratum, Acta Conciliorum Oecumenicorum, series secunda, volumen primum, Berlino 1984, p. 5, nº 33.
  41. ^ Cappelletti inserisce dopo Crisanto questo vescovo senza precisarne gli estremi cronologici. La sua fonte è l'opera di Vincenzo Marchio Il forestiere informato delle cose di Lucca (1721), dove, in un elenco di vescovi originari di Lucca, si trova anche «Andrea Boccadoro v(escovo) di Spoleto 572» (p. 230). Gams gli assegna l'anno 670. L'esistenza di questo vescovo non sembra appoggiarsi su alcun documento coevo.
  42. ^ a b I vescovi Monaldo e Lodegario, ignoti a Ughelli, sono inseriti da Cappelletti dopo Felice in base ad antichi dittici spoletini. E commenta (IV. Pp. 344-345): «Gli accetto perché non ho argomenti veruno da doverli escludere, benché non ne abbia nemmeno per doverli ammettere. Tuttavolta un qualche peso io vo' dare alla tradizione di questa chiesa, che non gli avrà certamente inseriti a capriccio nei sacri suoi dittici».
  43. ^ Vescovo ignoto a Ughelli, inserito da Cappelletti in base ai dittici spoletini, che gli assegnano l'anno 916. Gams dubita della sua esistenza.
  44. ^ Un vescovo di Spoleto prese parte al concilio romano del 963. Di questo concilio non esistono gli atti, ma solo il resoconto che appare nella Historia Ottonis di Liutprando da Cremona. Questi riporta anche l'elenco dei vescovi presenti, ma il nome del vescovo spoletino è omesso. Infatti, l'edizione critica del testo riporta la seguente serie: A Tuscia: … Petrus Camerinensis, Spoletinus; a Romanis: Gregorius Albanensis, Sico Hostiensis, ... Un equivoco nell'interpretazione del testo, ha dato al vescovo spoletino il nome di Romano, che tuttavia è da escludere. Da escludere è anche il nome di Berengario, vescovo che secondo Ughelli avrebbe preso parte al concilio del 963, nome che tuttavia non appare in nessuna parte nel testo di Liutprando. Die Konzilien Deutschlands und Reichsitaliens 916-1001 Archiviato il 25 aprile 2019 in Internet Archive., vol. II 962-1001, Monumenta Germaniae Historica, Leges, Concilia 6.2, Hannover 1987-2007, p. 232 e nota 30. Schwartz, Die besetzung der bistümer Reichsitaliens unter den sächsischen und salischen kaisern, p. 239, nota 1.
  45. ^ Schwartz, Die besetzung der bistümer Reichsitaliens unter den sächsischen und salischen kaisern, p. 239. Secondo Ughelli, Lupo avrebbe restaurato nel 1002 la chiesa di San Paolo nei pressi di Spoleto.
  46. ^ Vescovo documentato da Ughelli nel 1032 circa, ma senza fonti documentarie di riferimento.
  47. ^ Schwartz, Die besetzung der bistümer Reichsitaliens unter den sächsischen und salischen kaisern, p. 239.
  48. ^ a b Schwartz, Die besetzung der bistümer Reichsitaliens unter den sächsischen und salischen kaisern, p. 240.
  49. ^ Sbaraglia, pp. 635-636.
  50. ^ Sbaraglia, p. 636.
  51. ^ Eubel, Hierarchia catholica, II, p. XXXVIII. Marina Rossi, Benedetto, Dizionario biografico degli italiani, vol. VIII, 1966.
  52. ^ Secondo Gams muore il 18 luglio 1374, ma questa data non si accorda con la nomina pontificia del successore documentata da Eubel.
  53. ^ Fulvio Orsini, Dizionario biografico degli italiani, Treccani.it.
  54. ^ Nominato arcivescovo titolare di Edessa di Osroene.
  55. ^ Nominato arcivescovo titolare di Adana.
  56. ^ Nominato arcivescovo titolare di Seleucia Pieria.
  57. ^ Nominato arcivescovo, titolo personale, titolare di Equilio.
  58. ^ Pietri, Prosopographie de l'Italie chrétienne (313-604), vol. II, pp. 2111-2113. Nelle liste di presenza ai concili del 495 e del 502 sono elencati alcuni vescovi di nomi Stefano, ma senza indicazione delle rispettive sedi di appartenenza; potrebbe trattarsi del vescovo di Norcia, oppure degli omonimi vescovi di Napoli o di Venosa.
  59. ^ Vescovo spurio, menzionato in un falso diploma di papa Gregorio I (Lanzoni p. 359; Cappelletti V, p. 46; Ughelli X, col. 150). Un vescovo Primenio di Nuceria Paganorum fu destinatario di una lettera autentica del medesimo papa nel 598; secondo Sbaraglia (p. 596) il Primevo del falso diploma del pontefice è da riferirsi al vescovo della Campania.
  60. ^ Dopo Giovanni, Cappelletti (vol. V, p. 47) aggiunge due vescovi la cui appartenenza a Norcia è da escludere. Un placito tenuto a Farfa nell'821 fu sottoscritto da quattro vescovi, di cui solo per uno è noto il nome e la sede di appartenenza, ossia Maio di Assisi; secondo Cappelletti, uno degli altri vescovi anonimi era vescovo di Norcia; la sua è tuttavia solo un'ipotesi non supportata da fonti. Tra le sottoscrizioni del concilio romano dell'861 si trova anche quella di Ragionarasis (o Ragioniarasis), che Cappelletti interpreta come Ragio Nursias, ossia Norcia. Tuttavia l'edizione critica degli atti di quel concilio ha restituito la lezione corretta in Raino di Assisi. Die Konzilien der karolingischen Teilreiche 860-874 Archiviato il 25 settembre 2017 in Internet Archive., a cura di Wilfried Hartmann,in Monumenta Germaniae Historica, Concilia, Tomus IV, Hannover 1998, p. 64, rigo 7 (P), 16 (M1) e 17 (M2), e nota 39.
  61. ^ Nominato arcivescovo titolare di Viminacio.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Per la sede di Spoleto[modifica | modifica wikitesto]

Per la sede di Norcia[modifica | modifica wikitesto]

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