Diocesi di Sessa Aurunca

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Diocesi di Sessa Aurunca
Dioecesis Suessana
Chiesa latina
Suffraganea dell'arcidiocesi di Napoli
Regione ecclesiasticaCampania
 
Mappa della diocesi
 
VescovoGiacomo Cirulli
Vicario generaleLuigi Gennaro De Rosa
Presbiteri48, di cui 36 secolari e 12 regolari
1.848 battezzati per presbitero
Religiosi12 uomini, 50 donne
Diaconi6 permanenti
 
Abitanti92.000
Battezzati88.730 (96,4% del totale)
StatoItalia
Superficie338 km²
Parrocchie42 (4 vicariati)
 
ErezioneV secolo
Ritoromano
CattedraleSanti Pietro e Paolo
Santi patroniMaria Santissima Avvocata del Popolo
Santi Casto e Secondino
San Leone IX
IndirizzoVia XXI Luglio 148, 81037 Sessa Aurunca [Caserta], Italia
Sito webwww.diocesisessa.it
Dati dall'Annuario pontificio 2021 (ch · gc)
Chiesa cattolica in Italia
La cattedra episcopale, nella cattedrale dei Santi Pietro e Paolo a Sessa Aurunca.

La diocesi di Sessa Aurunca (in latino: Dioecesis Suessana) è una sede della Chiesa cattolica in Italia suffraganea dell'arcidiocesi di Napoli appartenente alla regione ecclesiastica Campania. Nel 2020 contava 88.730 battezzati su 92.000 abitanti. È retta dal vescovo Giacomo Cirulli.

Territorio[modifica | modifica wikitesto]

L'icona della Madonna Incaldana, venerata nell'omonima basilica di Mondragone.

La diocesi comprende 5 comuni della provincia di Caserta: Carinola, Cellole, Falciano del Massico, Mondragone e Sessa Aurunca. Confina a nord con l'arcidiocesi di Gaeta, a est con la diocesi di Teano-Calvi, a sud con l'arcidiocesi di Capua e si affaccia a ovest sul mar Tirreno.

Sede vescovile è la città di Sessa Aurunca, dove si trova la cattedrale dei Santi Pietro e Paolo. A Mondragone sorge la basilica minore della Madonna Incaldana, santuario diocesano assieme a quello dei Santi Casto e Secondino a Sessa, di Santa Maria della Libera in Carano, di Maria Santissima delle Grazie aiuto e sostegno della famiglia in Casale di Carinola e Santa Maria di Costantinopoli madre dei sofferenti in Cellole.[1]

Il territorio si estende su 338 km² ed è suddiviso in 42 parrocchie raggruppate in 4 vicariati foranei: Carinola, Cellole, Mondragone e Sessa Aurunca.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La tradizione attribuisce l'evangelizzazione della città di Sessa all'apostolo Pietro. Nel Martirologio Romano di Cesare Baronio vengono nominati numerosi santi che avrebbero subito il martirio a Sessa sotto l'impero di Diocleziano: Aristonio, Crescenzio, Eutichiano, Urbano, Vitale, Giusto, Felicissimo, Felice, Marta e Sinforosa, il cui elogio si legge al 2 luglio.

Il primo vescovo di Sessa di cui si conosca il nome è Fortunato, che prese parte ai concili indetti a Roma da papa Simmaco tra il 499 e il 502. Fu probabilmente a lui e al vescovo Rustico di Minturno che papa Gelasio I nel 496 affidò l'incarico di visitatore della Chiesa di Forum Popilii, il cui vescovo soffriva di eccessi di follia. La chiesa di Sessa venera come vescovo anche san Casto, martire all'epoca di Diocleziano; ma la sua storicità e l'appartenenza alla chiesa sessana è controversa.[2]

Per i secoli successivi non si hanno più notizie di vescovi di Sessa fino al termine del X secolo, quando Giovanni, episcopus Suesanae, prese parte al concilio indetto a Roma da papa Gregorio V tra la fine del 998 e febbraio 999.

In un atto dell'arcivescovo di Capua Atenolfo II del 1032 si ricorda la diocesi di Sessa come suffraganea di Capua: probabilmente Sessa le venne assoggettata fin dal 966, quando papa Giovanni XIII elevò Capua alla dignità metropolitica.[3] La bolla di Atenolfo, indirizzata al vescovo Benedetto, è fondamentale per la storia della diocesi.

«Essa afferma l'esistenza, nell'XI secolo, della diocesi di Sessa come suffraganea di Capua e ne definisce i confini con la segnalazione dei nomi delle chiese presenti sul suolo diocesano; infine fornisce elementi di disciplina sacramentale e amministrativa: Atenulfo intima a Benedetto di non ammettere agli ordini sacri gli africani, cioè i saraceni o gli schiavi di origine africana o i profughi africani, i manichei e i ribattezzati, di non ordinare i presbiteri e i diaconi se non dopo i primi, quarti, settimi e decimi dei mesi di digiuno e l’inizio della quaresima, e durante i primi vespri del sabato. Così pure per il battesimo è ingiunto il divieto di celebrarlo, eccetto il pericolo di morte, dopo le festività di Pasqua e Pentecoste. Per la disciplina amministrativa, Atenulfo ricorda a Benedetto di dividere le offerte percepite e i redditi della Chiesa in quattro parti: una per il vescovo, una per i titolari degli uffici, una per i poveri e i pellegrini e infine una per la manutenzione e costruzione degli edifici sacri.»

Il vescovo Benedetto è ancora documentato in altre due occasioni: sottoscrisse la bolla di canonizzazione di san Gerardo di Toul nel 1049 e quella di papa Niccolò II del 1059 sull'elezione del papa. Dopo Benedetto è noto il vescovo Milone, che, secondo la Cronaca cassinese, divenne vescovo di Sessa attorno al 1071. Questi è il primo di una serie di vescovi benedettini che ressero la cattedra sessana tra l'XI e il XII secolo. La cattedrale romanica di Sessa risale al 1103, quando era vescovo il benedettino Giacomo. Ancora benedettino era il vescovo Giovanni II, che nel 1113 sottoscrisse il privilegio che il metropolita Senne di Capua concesse alla Chiesa di Caserta.

La costante presenza dei benedettini di Montecassino nel territorio diocesano si affievolì con l'avvento di Federico II di Svevia; sotto la diretta giurisdizione degli abati cassinesi rimase solo la frazione di Sorbello fino al XX secolo.

Importante fu anche la presenza dei francescani. Secondo una tradizione locale lo stesso san Francesco avrebbe dimorato in diocesi per diversi anni. Alla sua intercessione si deve anche la miracolosa rianimazione di un bambino colpito dalle macerie di una casa in crollo, come raccontano Tommaso da Celano e Bonaventura da Bagnoregio.

Al concilio di Trento la diocesi fu rappresentata dal vescovo Galeazzo Florimonte (1552-1565), umanista e letterato, famoso per aver ispirato Giovanni Della Casa nella scrittura del Galateo, che proprio dal vescovo sessano prende il nome.

Al vescovo Giovanni Placido (1566-1591) si deve la prima attuazione delle normative di riforma stabilite a Trento. Fu lui probabilmente il fondatore del seminario, celebrò due sinodi diocesani nel 1569 e nel 1573, riformò la distribuzione delle rendite delle parrocchie e obbligò i canonici alla residenza. L'opera di riforma della vita della diocesi continuò con i vescovi successivi Alessandro Riccardi (1591-1604) e Fausto Rebagli (1604-1624).

Il XVI secolo fu un periodo molto attivo dal punto di vista laicale per la fondazione di numerose confraternite a Sessa Aurunca: San Biagio (1513), la Misericordia (1536), Santissimo Sacramento (1541), Santissimo Rosario (1573), Santissimo Crocifisso (1575), Santissima Concezione (1579). In seguito sorsero anche le confraternite di San Carlo Borromeo (1615), di San Michele (1665) e del Santissimo Rifugio (1760).

Il periodo napoleonico fu terribile per la diocesi, che venne saccheggiata dalle truppe francesi nel 1799 e vide la fucilazione di molti civili e sacerdoti; il vescovo Pietro De Felice (1797-1814), invece, fu mandato in esilio ad Assisi e rientrò solo nel 1809. Dopo il concordato di Terracina tra papa Pio VII e il re delle Due Sicilie Ferdinando I di Borbone, con la bolla De utiliori del 27 giugno 1818 il Pontefice soppresse la diocesi di Carinola e ne accorpò il territorio alla diocesi di Sessa.

Nel secolo successivo i vari vescovi susseguitisi cercarono di combattere la povertà e la disuguaglianza sociale ed accrescere la cultura del posto, non sempre con esiti felici: emblematico è il caso di Ferdinando Girardi, vescovo dal 1848 al 1866, che si inimicò il clero borghese e nobile e fu da questo denunciato di essere un carbonaro ed un borbonico, venendo poi condannato ed esiliato a Fassoli nel 1860.[4] Da segnalare è la visita effettuata nel 1850 da papa Pio IX, esule nel Regno delle Due Sicilie, e re Ferdinando II, che insieme visitarono la città e la cattedrale.[5]

Significativo fu l'episcopato di Giovanni Maria Diamare (1888-1914), che si impegnò in particolare sul piano culturale: a lui si deve infatti la fondazione della biblioteca diocesana, che volle intitolata a papa Leone XIII, la sistemazione dell'archivio storico e la stesura di una storia della diocesi, Memorie critico-storiche della chiesa di Sessa Aurunca, pubblicata in due volumi tra il 1906 e il 1907. Il successore Fortunato de Santa (1914-1938) celebrò un sinodo diocesano per far conoscere il nuovo codice di diritto canonico, pubblicato nel 1917.

Il 30 aprile 1979, insieme a Capua, la diocesi di Sessa Aurunca entrò a far parte della provincia ecclesiastica dell'arcidiocesi di Napoli.[6]

Il museo diocesano, anche questo iniziato dal vescovo Diamare, fu arricchito con altre opere dai vescovi Costantini (1962-1982) e Napoletano (1994-2013); quest'ultimo in particolare decise il trasferimento del museo dall'antica sede dell'episcopio nel nuovo museo presso l'ex monastero di San Germano di Sessa Aurunca.[7]

Dal 23 febbraio 2023 è unita in persona episcopi alle diocesi di Teano-Calvi e di Alife-Caiazzo.

Cronotassi dei vescovi[modifica | modifica wikitesto]

Si omettono i periodi di sede vacante non superiori ai 2 anni o non storicamente accertati.

Statistiche[modifica | modifica wikitesto]

La diocesi nel 2020 su una popolazione di 92.000 persone contava 88.730 battezzati, corrispondenti al 96,4% del totale.

anno popolazione presbiteri diaconi religiosi parrocchie
battezzati totale % numero secolari regolari battezzati per presbitero uomini donne
1949 60.000 60.000 100,0 66 60 6 909 7 15 42
1970 73.920 74.230 99,6 64 49 15 1.155 15 60 49
1980 95.930 96.500 99,4 52 40 12 1.844 2 16 110 51
1990 106.800 110.000 97,1 59 41 18 1.810 20 113 42
1999 73.990 74.240 99,7 58 39 19 1.275 7 21 100 42
2000 74.300 75.000 99,1 52 39 13 1.428 7 16 96 42
2001 74.500 76.000 98,0 50 39 11 1.490 7 14 97 42
2002 74.500 76.000 98,0 53 41 12 1.405 7 15 98 42
2003 85.500 87.720 97,5 53 41 12 1.613 7 14 98 42
2004 85.500 87.720 97,5 50 38 12 1.710 7 15 71 42
2010 86.900 88.900 97,8 54 41 13 1.609 8 13 52 42
2014 88.300 90.300 97,8 55 43 12 1.605 6 12 63 42
2017 88.000 92.000 95,7 55 43 12 1.600 6 12 50 42
2020 88.730 92.000 96,4 48 36 12 1.848 6 12 50 42

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Annuario diocesano 2013, p. 59.
  2. ^ Sulla figura di questo santo: Lanzoni, Le diocesi d'Italia dalle origini al principio del secolo VII, pp. 179-184.
  3. ^ Kehr, Italia pontificia, VIII, p. 268.
  4. ^ Generazione Aurunca, Sessa Aurunca e “l’Anatema delle 7° generazioni” del Vescovo Girardi., su GenerazioneAurunca.it, 2 aprile 2018. URL consultato il 5 aprile 2018 (archiviato dall'url originale il 6 aprile 2018).
  5. ^ Roberto Guttoriello, Sessa Aurunca e le "preziose" carte della Diocesi, 2012, pp. 4-6.
  6. ^ AAS 71 (1979), pp. 562-563.
  7. ^ Informazioni sul museo diocesano di Sessa da Beweb - Beni ecclesiastici in web.
  8. ^ Nel concilio indetto da papa Gelasio I nel 495 prese parte un vescovo di nome Fortunato. Gli atti conciliari tuttavia non riportano la sede di appartenenza dei vescovi; Fortunato potrebbe essere perciò vescovo di Sessa, ma anche di Anagni o di Foligno. Charles Pietri, Luce Pietri (ed.), Prosopographie chrétienne du Bas-Empire. 2. Prosopographie de l'Italie chrétienne (313-604), École française de Rome, vol. I, Roma 1999, pp. 861-862.
  9. ^ Monumenta Germaniae Historica, Leges. Constitutiones et acta publica imperatorum et regum, vol. I, p. 52.
  10. ^ Monumenta Germaniae Historica, Scriptores, vol. VII, Chronica et gesta aevi Salici, p. 715. Kehr, Italia pontificia, vol. VIII, p. 269 nº 4.
  11. ^ Ughelli (Italia sacra, vol. VI, col. 535) inserisce questo vescovo nella cronotassi di Sessa in base alla bolla di Atenolfo II di Capua, che tuttavia è del 1032, non del 1092. Cappelletti, pur riconoscendo l'errore di Ughelli, a sua volta accetta l'esistenza di Benedetto II. Questo vescovo è ignorato da Kehr: tolta la bolla di Atenolfo null'altro documenta l'esistenza di questo prelato.
  12. ^ Secondo il Necrologio cassinese morì il 23 febbraio di un anno sconosciuto.
  13. ^ Cronotassi nel sito web della diocesi.
  14. ^ Controversa la cronologia di questo vescovo, menzionato dagli autori in periodi diversi, dal VI al XII secolo. Lanzoni, Le diocesi d'Italia dalle origini al principio del secolo VII, pp. 184-185.
  15. ^ a b c d e f g Kamp, Kirche und Monarchie…, vol. I, pp. 186-188.
  16. ^ Eletto dal capitolo dei canonici il 31 marzo 1323, ottenne la conferma pontificia solo nel 1326 (Cappelletti, p. 221).
  17. ^ Cappelletti, p. 221.
  18. ^ Così Gams. Tuttavia, secondo Eubel, il successivo vescovo, Francesco Guastaferro, è confermato dalla Santa Sede già il 22 novembre 1505.
  19. ^ Nominato vescovo titolare di Ezani.
  20. ^ Già amministratore apostolico dal 3 dicembre 2022 al 19 marzo 2023, giorno della presa di possesso della diocesi.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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