Diocesi di Senigallia

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Diocesi di Senigallia
Dioecesis Senogalliensis
Chiesa latina
Suffraganea dell'arcidiocesi di Ancona-Osimo
Regione ecclesiasticaMarche
 
Mappa della diocesi
Collocazione geografica
Collocazione geografica della diocesi
 
VescovoFrancesco Manenti
Vicario generaleAldo Piergiovanni
Vescovi emeritiGiuseppe Orlandoni
Presbiteri81, di cui 71 secolari e 10 regolari
1.498 battezzati per presbitero
Religiosi10 uomini, 59 donne
Diaconi15 permanenti
 
Abitanti130.500
Battezzati121.345 (93,0% del totale)
StatoItalia
Superficie580 km²
Parrocchie57 (4 vicariati)
 
ErezioneV secolo
Ritoromano
CattedraleSan Pietro Apostolo
Santi patroniMadonna della Speranza
Paolino di Nola
IndirizzoPiazza Garibaldi 3, 60019 - Senigallia (Ancona), Italia
Sito webwww.diocesisenigallia.it
Dati dall'Annuario pontificio 2021 (ch · gc)
Chiesa cattolica in Italia
Il palazzo vescovile di Senigallia, dove hanno sede anche il museo diocesano e l'archivio storico vescovile.
La basilica collegiata di Santa Croce di Ostra.
L'abbazia di San Gervasio (V-VI secolo) nel territorio di Mondolfo.

La diocesi di Senigallia (in latino Dioecesis Senogalliensis) è una sede della Chiesa cattolica in Italia suffraganea dell'arcidiocesi di Ancona-Osimo appartenente alla regione ecclesiastica Marche. Nel 2020 contava 121.345 battezzati su 130.500 abitanti. È retta dal vescovo Francesco Manenti.

Sono patroni della diocesi san Paolino di Nola (commemorato il 4 maggio) e la Madonna della Speranza (2 febbraio).

Territorio[modifica | modifica wikitesto]

La diocesi si estende sul territorio di 16 comuni delle Marche:

Sede vescovile è la città di Senigallia, dove si trova la basilica cattedrale di San Pietro Apostolo. A Ostra sorge la basilica collegiata di Santa Croce.

Il territorio si estende su 580 km² ed è suddiviso in 57 parrocchie, raggruppate in 4 vicariati foranei: Senigallia, Ostra-Arcevia, Mondolfo-Corinaldo, Chiaravalle; e 14 unità pastorali.[5]

Sono tre i santuari diocesani: il santuario della Madonna della Rosa a Ostra, il santuario di Santa Maria Goretti a Corinaldo e il santuario San Pasquale Baylón a Ostra Vetere.[6]

Lo stesso argomento in dettaglio: Parrocchie della diocesi di Senigallia.

Istituti religiosi[modifica | modifica wikitesto]

Nel 2017 sono presenti in diocesi le seguenti comunità religiose:[7]

Istituti religiosi maschili[modifica | modifica wikitesto]

Istituti religiosi femminili[modifica | modifica wikitesto]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La diocesi di Senigallia risale presumibilmente al V secolo ed inizialmente comprendeva il territorio della città romana di Sena Gallica e l'ager circostante. Il primo vescovo storicamente documentato è Venanzio, che partecipò al sinodo di Roma celebrato nel novembre 502 sotto papa Simmaco. Allo stesso sinodo era presente anche Martiniano, vescovo della confinante diocesi di Ostra, che si estendeva nella media valle del Misa. Questa diocesi fu successivamente inglobata in quella di Senigallia, probabilmente in corrispondenza dell'abbandono della città romana di Ostra, circa alla metà del VI secolo.

Secondo la tradizione, all'epoca del presunto vescovo Sigismondo (fine del VI secolo) arrivarono miracolosamente a Senigallia via mare le reliquie Gaudenzio, martire e vescovo di Rimini, per il quale la regina Teodolinda avrebbe costruito una basilica a lui dedicata.

Scarne sono le notizie sulla diocesi e i vescovi dal VI al X secolo. Sono noti i nomi di una quindicina di vescovi per questo periodo, molti dei quali presero parte ai concili celebrati a Roma dai pontefici, da Mauro, che figura tra i padri che attesero al concilio lateranense del 649, ad Attone I, documentato in diverse occasioni dal 968 al 996.

Sono note anche diverse abbazie benedettine, che dopo il Mille decaddero e scomparvero. Tra queste la più antica è l'abbazia di San Gaudenzio, che prese il nome del santo identificato con il vescovo di Rimini. L'unica superstite è l'abbazia di Santa Maria in Castagnola di Chiaravalle, presso la località romana di Sestia, che nel 1147 passò ai monaci cisterciensi e fu unita alla diocesi il 31 agosto 1771.[8]

Nel 1057 papa Vittore II per sovvenire alla povertà del vescovo di Fossombrone, distaccò dalla diocesi di Senigallia la massa di Sorbetolo e l'attribuì alla mensa vescovile di Fossombrone con tutti i diritti: così Loretello, Nidastore, Montesecco, San Pietro e Palazzo divennero parte integrante della diocesi di Fossombrone.

Al vescovo Benno e ai suoi successori, papa Onorio III, con la bolla In eminenti[9] del 29 maggio 1223, concesse e confermò tutti i privilegi e i possedimenti della mensa episcopale di Senigallia. Oltre a indicare le parrocchie e i confini della diocesi, la bolla riporta che all'epoca la cattedrale era dedicata a San Giovanni Battista. In seguito, dopo la distruzione della città ad opera dei Saraceni nel 1264, fu eretta la cattedrale in onore di San Paolino, consacrata dal vescovo Filippo il 4 maggio 1271.

Nel XIV secolo, il vescovo Giovanni d'Ancona, a causa della decadenza di Senigallia, chiese ed ottenne di trasferire la sede episcopale a Corinaldo.

Nel 1563 la diocesi, fino a quel momento immediatamente soggetta alla Santa Sede, entrò a far parte della provincia ecclesiastica dell'arcidiocesi di Urbino.

La diocesi fu tra le prime in Italia ad istituire il seminario vescovile, reso obbligatorio dal concilio di Trento nel 1563. Non si conosce la data esatta della sua istituzione, ma di certo la sua esistenza è documentata già nel 1578; alcuni sinodi diocesani, in particolare quelli del 1564, del 1565 e del 1573, affrontarono esplicitamente la questione della sua fondazione e del suo sostentamento. Inizialmente aveva sede nel palazzo vescovile di Senigallia. Verso la metà del XVII secolo alcuni edifici di proprietà della diocesi vennero adattati per ospitare il seminario, finché il nuovo seminario venne costruito e ultimato nel 1731.[10] A seguito del sinodo del 1592 vengono pubblicati sei decreti, che danno norme di disciplina ecclesiastica, ma è più importante il sinodo del 1627 che applica alla diocesi le deliberazioni del Concilio di Trento. Dopo cent'anni, nel 1727 un nuovo sinodo pubblica quattro costituzioni: una teologica, una sacramentaria, una organizzativa e una amministrativa. Nel 1737 si tiene un nuovo sinodo: in quest'occasione il vescovo Rizzardo Isolani ripubblica i decreti del sinodo del 1627, conferma le deliberazioni di quello del 1727 e pubblica le Costituzioni, articolate in 51 capitoli che vertono sulla dottrina cristiana, sui Sacramenti, sui luoghi di culto e sui cimiteri, sulle suppellettili sacre e sulle istituzioni ecclesiastiche. Bernardino Honorati indisse un sinodo nel 1791, che sfociò in un Titulus prooemialis in tre articoli: sulla fede, sulla dottrina cristiana, sulla predicazioni e da altri due titoli, sui chierici e sulle cose sacre.[11]

L'attuale cattedrale, la quinta della diocesi, fu voluta dal cardinale Bernardino Honorati; i lavori, iniziati nel 1762, furono ultimati nel 1790; la chiesa fu consacrata con il titolo di San Pietro apostolo il 4 luglio 1790. La facciata invece fu rifatta nel 1877 e finanziata da papa Pio IX, originario di Senigallia.

Tito Maria Cucchi celebra il sinodo diocesano nel 1904, pubblicando dopo i documenti introduttivi tre parti: sulla fede, sulle persone, sui sacramenti e altre azioni sacre.[11][12]

Nel 1983 si celebra il sinodo presieduto dal vescovo Odo Fusi Pecci, per dare attuazione alle riforme del Concilio Vaticano II. Le costituzioni sinodali sono promulgate l'anno successivo; comprendono 10 capitoli: Il popolo di Dio; I ministeri ordinati; La vita di speciale consacrazione; La organizzazione pastorale; Pastorale dell’insegnamento della Parola di Dio; Pastorale liturgica; Pastorale della carità; Beni culturali e beni artistici; Beni temporali; Il procedimento giudiziale.[11]

Nel 1984 sono state annesse alla diocesi di Senigallia le parrocchie di Caudino e di Costa, frazioni di Arcevia, staccate dalla diocesi di Nocera Umbra e Gualdo Tadino.[13]

L'11 marzo 2000 la diocesi è stata staccata dalla provincia ecclesiastica dell'arcidiocesi di Urbino-Urbania-Sant'Angelo in Vado ed è stata resa suffraganea della sede metropolitana di Ancona-Osimo.[14]

Istituzioni culturali diocesane[modifica | modifica wikitesto]

La casa natale di papa Pio IX a Senigallia, oggi sede del museo dedicato al pontefice e della «Biblioteca diocesana Mastai Ferretti».

Nel 1992, con decreto del vescovo Odo Fusi Pecci, è stata istituita la «Pinacoteca diocesana di arte sacra» ospitata nel piano nobiliare del palazzo vescovile di Senigallia. Ospita numerose opere d'arte del patrimonio artistico-religioso della diocesi, con dipinti dal XVI al XIX secolo, tra cui la Madonna del Rosario, grande dipinto (1596-1599) di Federico Barocci. Nel palazzo vescovile ha sede anche l'archivio storico diocesano.

La casa natale di Pio IX è sede del museo dedicato al pontefice del XIX secolo. Dal 1974 ospita inoltre la biblioteca diocesana, con un patrimonio librario superiore a 37.000 volumi. Tra questi tutte le opere, oltre mille volumi, pubblicate su Pio IX.[15]

Cronotassi dei vescovi[modifica | modifica wikitesto]

Si omettono i periodi di sede vacante non superiori ai 2 anni o non storicamente accertati.

Statistiche[modifica | modifica wikitesto]

La diocesi nel 2020 su una popolazione di 130.500 persone contava 121.345 battezzati, corrispondenti al 93,0% del totale.

anno popolazione presbiteri diaconi religiosi parrocchie
battezzati totale % numero secolari regolari battezzati per presbitero uomini donne
1950 109.919 110.000 99,9 162 111 51 678 63 283 49
1970 109.960 110.000 100,0 151 111 40 728 42 281 57
1978 117.000 117.600 99,5 134 99 35 873 47 265 60
1990 117.450 118.250 99,3 130 89 41 903 44 213 56
1999 117.100 118.200 99,1 116 86 30 1.009 1 31 143 57
2000 117.100 118.200 99,1 112 86 26 1.045 1 27 141 57
2001 119.550 120.788 99,0 106 83 23 1.127 1 23 137 57
2002 117.145 120.148 97,5 104 83 21 1.126 1 21 130 57
2003 117.145 120.148 97,5 100 81 19 1.171 1 19 128 57
2004 118.200 122.829 96,2 98 79 19 1.206 1 19 138 57
2010 122.151 128.580 95,0 94 77 17 1.299 5 17 105 57
2014 120.205 130.714 92,0 85 72 13 1.414 15 13 80 57
2017 119.780 128.795 93,0 75 65 10 1.597 15 10 58 57
2020 121.345 130.500 93,0 81 71 10 1.498 15 10 59 57

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Dal 1º gennaio 2014 Trecastelli riunisce gli ex comuni di Ripe, Castel Colonna e Monterado.
  2. ^ Appartengono alla diocesi di Fano-Fossombrone-Cagli-Pergola le parrocchie con sede nelle frazioni di Palazzo e Nidastore, mentre la frazione di Avacelli appartiene all'arcidiocesi di Camerino-San Severino Marche.
  3. ^ Fa eccezione la parrocchia di Santa Maria della Carità nella frazione Grancetta, che appartiene all'arcidiocesi di Ancona-Osimo.
  4. ^ Fa parte della diocesi anche la chiesa di Stacciola, frazione del comune di San Costanzo, annessa alla parrocchia Santa Giustina di Mondolfo.
  5. ^ Vicarie e unità pastorali | Diocesi di Senigallia, su www.diocesisenigallia.it. URL consultato il 12 gennaio 2016.
  6. ^ Elenco dal sito web della diocesi.
  7. ^ Elenco dal sito web della diocesi.
  8. ^ Dal sito Beweb - Beni ecclesiastici in web.
  9. ^ Testo della bolla in Cappelletti, Le Chiese d'Italia: dalla loro origine sino ai nostri giorni, vol. III, pp. 388-390.
  10. ^ Dal sito web della diocesi.
  11. ^ a b c Storia dei sinodi diocesani, dal sito diocesano
  12. ^ (LA) Synodus dioecesana ab Illustrissimo ac Reverendissimo Tito Maria Cucchi, Episcopo Senogalliensium et comite, celebrata in ecclesia cathedrali Diebus V et VI Septembris anno MCMIV
  13. ^ (LA) Congregazione per i Vescovi, Decreto Conferentia Episcopalis, AAS 76 (1984), pp. 911-912.
  14. ^ (LA) Bolla Quo maiori, AAS 92 (2000), pp. 568-569.
  15. ^ Dal sito web della diocesi.
  16. ^ a b I nomi di Bonifacio e Sigismondo sono contenuti in alcuni racconti agiografici «destituiti di ogni prova e assai sospetti»; inoltre il nome di Sigismondo, «certamente borgognone, in un prelato della Media Italia del secolo VI è più che sospetto» (Lanzoni, pp. 492-493). Lanzoni tuttavia non esclude completamente che Bonifacio e Sigismondo siano stati vescovi di Senigallia, ma non nel VI secolo.
  17. ^ Questo vescovo è noto unicamente per un'iscrizione, trovata nel 1856, nella quale non vi sono elementi che permettono una sua datazione. Cappelletti, III, p. 381.
  18. ^ I vescovi documentati dal 649 all'877 sono menzionati dagli atti dei concili romani del VII, VIII e IX secolo, pubblicati dalle Monumenta Germaniae Historica nella serie Leges e nella sottoserie Concilia (1893-2010).
  19. ^ a b c d e f g Schwartz, Die besetzung der bistümer Reichsitaliens unter den sächsischen und salischen kaisern…, p. 253.
  20. ^ (DELA) Kurt Reindell, Die Briefe des Petrus Damiani, Teil 1, München, 1983, pp. 334-336, nº 34.
  21. ^ a b c Alberto Polverari, Cronotassi dei Vescovi di Senigallia, Fano, Editrice Fortuna, 1992.
  22. ^ Secondo Cappelletti, questo anonimo potrebbe essere lo stesso Giacomo II.
  23. ^ Questo vescovo è escluso dal Cappelletti, che lo identifica con Trasmondo I.
  24. ^ Rafael Lazcano, Episcopologio agustiniano, Guadarrama (Madrid), Agustiniana, 2014, vol. I, p. 478.
  25. ^ Durante la vacanza della sede, fu nominato amministratore apostolico Giusto Recanati.
  26. ^ Il 12 maggio 1879 fu nominato arcivescovo titolare di Petra di Palestina.
  27. ^ Durante la vacanza della sede, furono nominati amministratori apostolici: Giovanni Battista Pardini (1965 - 1968) e Costanzo Micci (1968 - 1971).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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