Diocesi di Lemellefa

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Lemellefa
Sede vescovile titolare
Dioecesis Lemellefensis
Chiesa latina
Vescovo titolareJosef Stübi
Istituita1933
StatoAlgeria
Diocesi soppressa di Lemellefa
Eretta?
Soppressa?
Dati dall'annuario pontificio
Sedi titolari cattoliche

La diocesi di Lemellefa (in latino: Dioecesis Lemellefensis) è una sede soppressa e sede titolare della Chiesa cattolica.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Lemellefa, identificabile con Bordj-Redir nell'odierna Algeria, è un'antica sede episcopale della provincia romana della Mauritania Sitifense.

La città vide cruenti scontri tra le fazioni cattoliche e donatiste della comunità cristiana, che culminarono con l'uccisione dei diaconi Primo e Donato all'interno della basilica cittadina. Il fatto è ricordato dal martirologio romano alla data del 9 febbraio: «A Lemelléfa in Africa settentrionale, commemorazione dei santi Primo e Donato, diaconi e martiri, anch'essi uccisi dagli eretici in chiesa, mentre cercavano di difendere l'altare.»[1] Questo martirio è attestato da Ottato nella sua opera De schismate donatistarum.

Sono due i vescovi noti di questa antica diocesi. Primoso era vescovo nel 362 circa, quando i donatisti occuparono con la forza la sua chiesa e che cercò invano di difendere la sua causa nel concilio donatista di Theveste nel 363.[2] Giacomo prese parte al sinodo riunito a Cartagine dal re vandalo Unerico nel 484 ed in seguito venne esiliato.[3]

Dal 1933 Lemellefa è annoverata tra le sedi vescovili titolari della Chiesa cattolica; dal 20 dicembre 2022 il vescovo titolare è Josef Stübi, vescovo ausiliare di Basilea.

Cronotassi[modifica | modifica wikitesto]

Vescovi residenti[modifica | modifica wikitesto]

  • Primoso † (prima del 362 circa - dopo il 363)
  • Giacomo † (menzionato nel 484)

Vescovi titolari[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Martirologio Romano. Riformato a norma dei decreti del Concilio ecumenico Vaticano II e promulgato da papa Giovanni Paolo II (PDF), Città del Vaticano, Libreria editrice vaticana, 2004, p. 192.
  2. ^ Mandouze, Prosopographie de l'Afrique chrétienne, p. 915, Primosus 1.
  3. ^ Mandouze, Prosopographie de l'Afrique chrétienne, p. 577, Iacobus 3.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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