Diocesi di Blera

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Blera
Sede vescovile titolare
Dioecesis Blerana
Chiesa latina
Sede titolare di Blera
La chiesa di Santa Maria Assunta di Blera
Arcivescovo titolareHenryk Józef Nowacki
Istituita1970
StatoItalia
RegioneLazio
Diocesi soppressa di Blera
ErettaV secolo
SoppressaXI secolo
unita alla diocesi di Tuscania
Dati dall'annuario pontificio
Sedi titolari cattoliche
San Vivenzio, dipinto del Seicento, nella cripta della chiesa Santa Maria Assunta e San Vivenzio di Blera.

La diocesi di Blera (in latino: Dioecesis Blerana) è una sede soppressa e sede titolare della Chiesa cattolica.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Incerte sono le origini della diocesi di Blera o Bieda nella Tuscia viterbese. Le memorie locali ricordano come primo vescovo della città e suo patrono, san Vivenzio, il cui episcopato è tradizionalmente collocato fra il 457 e il 487.[1]

Un altro santo è annoverato nella storia di Blera, san Sensio (chiamato anche Sensia o Senzia), eremita e martire, secondo patrono della città, ricordato nel martirologio romano il 25 maggio. La sua chiesa, in civitate Blerana, venne arricchita da papa Leone IV verso la metà del IX secolo; la stessa chiesa è menzionata anche nel Liber Censuum.[2]

Secondo il Liber pontificalis, Blera fu la patria d'origine di papa Sabiniano, che pontificò dal 604 al 606.[3]

L'esistenza della diocesi è documentata con certezza sul finire del V secolo con il vescovo Massimo, storicamente documentato in diverse occasioni. Nel 487 prese parte al concilio lateranense indetto da papa Felice III per discutere della disciplina da adottare nei confronti dei vescovi e del clero africani che, a causa delle persecuzioni di Unnerico, avevano abiurato la fede cattolica. Il suo nome è associato a una decretale dello stesso papa dell'anno successivo, in cui vengono affrontati i casi dei cristiani che hanno ricevuto dagli ariani un secondo battesimo. Massimo prese poi parte ai tre concili romani indetti nel 499, nel 501 e nel 502 all'epoca dello scisma della Chiesa romana a causa dell'elezione di due pontefici, Simmaco e Laurenzio; nel 502 intervenne per difendere le tesi del pontefice nella difesa dei beni della Chiesa. Deve essere identificato con il nostro vescovo, il Massimo menzionato in una lettera di papa Gelasio I (492-496), ma senza indicazione della sede di appartenenza.[4]

Incerta è l'attribuzione a Blera del successivo vescovo, Romano, che nel 595 prese parte al concilio romano indetto da Gregorio Magno e dove furono promulgati sei decreti circa l'organizzazione e la vita interna della Chiesa romana. Infatti, le diverse lezioni riportate dai manoscritti, Blentanae o Bleranae, hanno portato alcuni storici ad attribuire Romano alla diocesi di Blanda in Calabria; tuttavia, come afferma Pietri, la sede di Blanda era vacante nel 592 e ad eccezione dei vescovi di Taormina, Sorrento, Napoli e Ravenna, gli altri vescovi che presero parte al concilio del 595 provenivano tutti dall'Italia centrale.[5]

Nel VII secolo abbiamo altri due vescovi di Blera, Formino e Amatore, che parteciparono ai concili romani del 649 e del 680 dove fu condannata l'eresia monotelita. Nell'VIII e IX secolo si conoscono cinque vescovi di Blera, Giovanni, Gaudioso, Passivo, Andrea e Bonifacio, noti per la loro partecipazione a concili romani indetti dai pontefici. Anche il vescovo Sicco nel X secolo partecipò ai sinodi pontifici del 963 e del 969; inoltre Sicco fu datario durante il pontificato di papa Giovanni XIII.[6]

Sul finire dell'XI secolo le diocesi di Blera e di Centocelle furono soppresse ed unite a quella di Tuscania. L'ultimo vescovo che portò ancora il titolo di Blera fu Riccardo, menzionato nel 1093, il cui nome, scolpito nella chiesa di san Pietro a Tuscania, recita: Richardus, praesul Tuscanus, Centumcellicus atque Bledanus.

Dal 1970 Blera è annoverata tra le sedi vescovili titolari della Chiesa cattolica; dall'8 febbraio 2001 l'arcivescovo, titolo personale, titolare è Henryk Józef Nowacki, nunzio apostolico.

Cronotassi[modifica | modifica wikitesto]

Vescovi[modifica | modifica wikitesto]

  • San Vivenzio
  • Massimo † (prima del 487 - dopo il 502)
  • Romano † (menzionato nel 595)[7]
  • Firmino † (menzionato nel 649)
  • Amatore † (menzionato nel 680)
  • Giovanni I † (menzionato nel 721)
  • Gaudioso † (menzionato nel 743)[8]
  • Passivo † (menzionato nell'826)
  • Andrea † (menzionato nell'853)
  • Bonifacio † (prima dell'861 - dopo l'879)
  • Sico (Sicone) † (prima del 963 - dopo il 969)[6]
  • Giovanni II † (prima del 1024 - dopo il 1026)[6][9]
  • Benedetto di Bleda † (menzionato nell'aprile 1048)[6]
  • Ingelberto † (prima di aprile 1051 - dopo agosto 1067 ?[10])[6]
  • Giselberto † (menzionato nel 1080)
  • Riccardo † (menzionato nel 1093)[6]

Vescovi titolari[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Alberti, Storia di Bieda…, pp. 40-49.
  2. ^ Kehr, Italia pontificia, II, p. 205.
  3. ^ Louis Duchesne, Le Liber Pontificalis. Texte, introduction et commentaire, vol. I, Paris, 1886, p. 315.
  4. ^ Charles Pietri, Luce Pietri (ed.), Prosopographie chrétienne du Bas-Empire. 2. Prosopographie de l'Italie chrétienne (313-604), Roma, École française de Rome, 2000, vol. II, pp. 1472-1473.
  5. ^ Pietri, Prosopographie chrétienne du Bas-Empire, II, pp. 1913-1914.
  6. ^ a b c d e f Gerhard Schwartz, Die besetzung der bistümer Reichs italiens…, pp. 255-256.
  7. ^ Questo vescovo è attribuito da alcuni autori (Gams) anche al 601; ma il documento che lo menziona è un falso diploma di Gregorio Magno.
  8. ^ Questo vescovo è attribuito anche alla diocesi di Blanda.
  9. ^ Monumenta Germaniae Historica, Die Konzilien Deutschlands und Reichsitaliens 1023-1059, a cura di Detlev Jasper, Hannover, 2010, p. 93, riga 3 e nota 52. Al concilio del 1027 prese parte il vescovo Iohanne […]nse; non essendo definita la sede di appartenenza, secondo Jasper potrebbe trattarsi del vescovo di Blera, oppure degli omonimi vescovi di Orte o di Terracina, documentati in questo stesso periodo.
  10. ^ L'Ingilbertus documentato nel 1067, che Schwartz attribuisce col beneficio del dubbio a Blera, appartiene, secondo Signorelli, alla diocesi di Tuscania, mentre Kehr e altri autori lo assegnano alla diocesi di Tursi.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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