Dilitio (Star Trek)

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Dilitio
Una calcite rosa utilizzata nell'episodio La pelle del male della serie Star Trek: The Next Generation per rappresentare il dilitio
Classificazione StrunzII/X.00-00
Formula chimicaLi2Te[1]
Proprietà cristallografiche
Gruppo cristallinoTrimetrico
Sistema cristallinoOrtorombico, disfenoidale[1]
Parametri di cellaa = 7.67, b = 14.55, Z = 12; V = 855.96 Den(Calc)= 3.29[1]
Gruppo puntuale2 2 2[1]
Gruppo spazialeP 222[1]
Proprietà fisiche
Densità3,1-3,5 g/cm³; media 3,3[1] g/cm³
Durezza (Mohs)5[1]
SfaldaturaDistinta secondo {001}[1]
FratturaFragile, concoide[1]
ColoreBruno bottiglia, bruno-ambra[1]
LucentezzaAdamantina, resinosa[1]
OpacitàDa trasparente a traslucida[1]
StriscioBianco[1]
Diffusioneraro
Si invita a seguire lo schema di Modello di voce – Minerale

Il dilitio (in inglese dilithium) è un minerale immaginario dell'universo fantascientifico di Star Trek, utilizzato nel motore a curvatura come fonte di controllo della reazione materia/antimateria nel nucleo di curvatura.

Risulta in particolare indispensabile per fornire la grande quantità di energia per la propulsione a curvatura (warp drive) delle navi stellari della Flotta Stellare. Non va confuso con il (vero) dilitio, che è una molecola diatomica del litio: la molecola del dilitio di Star Trek è costituita da due atomi di litio uniti però a uno di tellurio.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Nell'universo di Star Trek, prima che venissero scoperte le sue caratteristiche utili per i motori a curvatura (in inglese warp drive), il dilitio era considerato solamente un minerale raro con struttura cristallina insolita, oppure era usato per scopi estetici, come accade su Troyius. La ricerca, l'estrazione, la purificazione del dilitio rappresentano un'attività di gran rilevanza economica, strategica e politica per la Federazione dei Pianeti Uniti.

Nel 2286 Spock scopre che il dilitio esaurito può essere ricristallizzato con l'esposizione ai raggi gamma. In anni successivi si scopre una tecnica di ricomposizione della matrice theta che permette una ricristallizzazione più efficiente. Verso la fine degli anni 2360, le tecniche di ricristallizzazione sono avanzate a un punto tale che è possibile effettuare la ricristallizzazione del dilitio quando si trova nell'alloggiamento della camera di reazione dei motori.

Caratteristiche[modifica | modifica wikitesto]

  • Abito cristallino: il dilitio allo stato di quiete è un normale cristallo semitrasparente stabile.
  • Forma in cui si presenta in natura: cristallina (cristalli di dilitio).

Origine e giacitura[modifica | modifica wikitesto]

Annichilazione materia-antimateria[modifica | modifica wikitesto]

L'annichilazione di materia e antimateria è un processo che produce una gran quantità di energia in modo incontrollato; il suo sfruttamento è possibile solamente controllando la reazione attraverso il dilitio. I cristalli del minerale catalizzano e attivano l'annichilazione mediante un allineamento efficace dei due fasci confinati di particelle e antiparticelle. L'allineamento dei due flussi è seguito dalla focalizzazione all'interno del reattore.

Per svolgere la catalisi i cristalli devono essere attivati in continuazione, ma ciò comporta una lenta decristallizzazione del minerale e l'esaurimento delle sue proprietà; anche un sovraccarico produce la distruzione della struttura cristallina, l'esaurimento del dilitio e un'emissione elevata di radiazioni.

Sinonimi[modifica | modifica wikitesto]

Radan[2]

Scheda tecnica[modifica | modifica wikitesto]

  • Densità di elettroni: Densità Bulk: 2,70 gm/cc[1]
  • Indice di fermioni[1]:
  • Fotoelettricità[1]:
    • PEDilitio: 337,37 barn/elettrone
    • U=PeDilitio x ρ Densità di Elettroni: 910,08 barn/elettroni
  • Indice di radioattività: GRapi: 0 (Il dilitio non è radioattivo)[1]

Citazioni e omaggi[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q (EN) Dilithium, su Mineralogy Database, David Barthelmy.
  2. ^ (EN) Dilithium, su Memory Alpha, Fandom.
  3. ^ (EN) M.P.C. 109631 (PDF), su Minor Planet Center, The International Astronomical Union, 31 marzo 2018.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]