Daigo-ji

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Daigo-ji
StatoBandiera del Giappone Giappone
RegioneKansai
LocalitàKyoto
Coordinate34°57′04″N 135°49′10″E / 34.951111°N 135.819444°E34.951111; 135.819444
ReligioneBuddismo Shingon
TitolareYakushi
FondatoreRigen Daishi
Completamento874
Sito webwww.daigoji.or.jp/
 Bene protetto dall'UNESCO
Monumenti storici dell'antica Kyoto (città di Kyoto, Uji e Otsu)
 Patrimonio dell'umanità
TipoCulturale
Criterio(ii) (iv)
PericoloNon in pericolo
Riconosciuto dal1994
Scheda UNESCO(EN) Historic Monuments of Ancient Kyoto (Kyoto, Uji and Otsu Cities)
(FR) Scheda

Il Daigo-ji (醍醐寺?, Daigo-ji) è un tempio del Buddismo Shingon situato nell'area Fushimi di Kyoto, Giappone. L'immagine principale del tempio (honzon) rappresenta Yakushi, il Buddha della guarigione e della medicina nel Buddismo Mahāyāna. Daigo, letteralmente "ghi", viene usato in senso figurato come significato di "crème de la crème", ed è una metafora della parte più profonda del pensiero Buddista.[1]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Il Daigo-ji venne fondato nell'874, agli inizi del periodo Heian, da un discepolo di Kobo Daishi, il monaco Shōbō, noto come Rigen Daishi (832-909).[2]

Il complesso venne poi sviluppato e ampliato durante il regno dell’imperatore Daigo, che nel 930 dopo un periodo di malattia e la successiva abdicazione al trono a favore del figlio Firo Akira, entrò come sacerdote buddista nel tempio[3], con il nome di Hō-kongō. Morì poco dopo all'età di 46 anni e venne lì sepolto. Il tempio da allora assunse il suo nome[4].

Tesori nazionali[modifica | modifica wikitesto]

Diverse strutture, tra cui la Sala d'oro (kondō) e la Pagoda a cinque piani (Goju-No-To), fanno parte dei Tesori Nazionali del Giappone. Il tempio possiede 18 tesori nazionali specificamente designati, compresi anche gli edifici e altre opere, e diverse decine di importanti beni culturali. I dipinti murali al piano terra del Goju-No-To sono ritenuti all'origine della storia dell'arte del buddismo esoterico giapponese[5] e sono stati oggetto di una ricerca accademica che ha avuto il riconoscimento del Premio Imperiale della "Japanese Academy" nel 1960.[6]

Come parte dei Monumenti storici dell'antica Kyoto, nel 1994 il Daigo-ji è stato inserito dall'UNESCO nella lista del patrimonio dell'umanità.

La Pagoda a cinque piani del Daigo-ji venne eretta nel 951, durante il regno dell'imperatore Murakami, figlio dell'imperatore Daigo, ed è il più antico edificio di Kyoto. Fu una delle strutture che sopravvisse alla guerra Ōnin nel XV secolo.

Giardino[modifica | modifica wikitesto]

A più di sette secoli dalla fondazione del Daigo-ji, Toyotomi Hideyoshi (1536-1598), la cui opera fu determinante per la ricostruzione di alcuni edifici danneggiati dagli incendi, tenne la famosa festa dei fiori di ciliegio, chiamata Daigo no hanami (1598)[7][8], all'interno del Sanbō-in, nel tempio secondario. I colori vivaci delle foglie di acero attirano molti turisti nella stagione autunnale.

Il mausoleo dell'imperatore Suzaku, conosciuto come Daigo no misasagi, si trova nei pressi del Daigo-ji.

Struttura[modifica | modifica wikitesto]

Pagoda a cinque piani

Il Daigo-ji è strutturato in tre parti: Sanbō-in, Shimo-Daigo (Daigo Inferiore), e Kami-Daigo (Daigo Superiore),[9] rispettivamente il più vecchio, il più selvaggio e il più vicino alla cima della montagna (Daigo-san).

Il Sanbō-in e lo Shimo-Daigo, situati sulla base della montagna, sono facilmente accessibili e rappresentano la principale attrazione turistica del tempio.

Il Kami-Daigo invece, trovandosi sulla cima della montagna, richiede una lunga ed impegnativa escursione e riceve meno visite.

I sentieri intorno al Sanbō-in possono essere attraversati liberamente, mentre per visitare il Sanbō-in, il museo che ospita capolavori dei periodi Heian (X-XII secolo) e Kamakura (XIII-XIV), lo Shimo-Daigo, e il Kami-Daigo è richiesto il pagamento di un biglietto, cumulativo per i primi tre, distinto per il Kami-Daigo.

Il Sanbō-in è costituito da un insieme di complessi murali, connessi tramite percorsi delineati da ciliegi in fiore. Comprende il complesso del tempio, incluso il noto giardino del tè, il museo e altre costruzioni, ed è molto vitale durante la stagione di fioritura dei ciliegi.

Lo Shimo-Daigo è costituito da un grande recinto, contenente salette staccate (Seiryugu Main Hall (Honden), Soshi-Hall (sala dedicata alla Rigen-Daishi), sala Fudo, Dai Kodo, Nyonin Hall e Benten Hall) e cui il più antico edificio sopravvissuto in Giappone, e alcuni spazi aperti.

Il Kami-Daigo si erge sulla cima della montagna. L'ingresso si raggiunge passando attraverso lo Shimo-Daigo, oppure intraprendendo un percorso accanto a Shimo-Daigo costituito da una scalinata che arriva fino alla sommità. È necessaria circa un'ora di cammino per raggiungere il complesso principale. A metà percorso si trovano un punto di ristoro e un piccolo santuario. All'ingresso del complesso principale è situata la Daigo-Sui, una sorgente d'acqua santa, che è stata l'origine del Daigo-ji e di altri edifici. Dopo altri quindici minuti a piedi si raggiunge la vetta, dove ci sono altre sale, in particolare il Kaisan-dō (開山堂? lett. "sala dei fondatori"), da cui è possibile avere un'ampia vista della città sottostante. Al di là della cima, il retro della montagna presenta altri sentieri escursionistici e l'Oku-no-in (奥之院? lett. "santuario interiore"), una grotta con diverse statue, raggiungibile in venti minuti di camminata lungo un sentiero accidentato. Vista la difficoltà nel raggiungerlo, è raramente visitato da turisti; si svolge un evento al tempio la prima domenica di Marzo. Vicino all'Oku-no-in si trova la Higashi-no-nozoki (東の覗き? prospettiva ad est) che offre una visione diversa della città.[10]

Eventi[modifica | modifica wikitesto]

Kami-Daigo

Il 24 agosto del 2008, il Juntei Kannon-dō, una sala situata in cima alla collina ad est del tempio, è stata distrutta da un incendio. Si trovava nella parte del Kami-Daigo, l'undicesimo dei 33 templi del Kansai Kannon Piligrimage. La struttura risale al 1968. Questo ha portato alla chiusura temporanea della parte alta (Kami-Daigo-ji) per il restauro, riaperta il primo luglio del 2009.[11]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) William Edward Soothill e Lewis Hodous, A dictionary of Chinese Buddhist terms : with Sanskrit and English equivalents and a Sanskrit-Pali index, London, K. Paul, Trench, Trubner & Co., 1937, OCLC 3456727.
  2. ^ (EN) Richard Ponsonby Fane, Kyoto: The Old Capital of Japan, 794-1869, a cura di Izuru Shimmura, Kyoto, Ponsonby Memorial Society, 1956, p. 115, OCLC 36644.
  3. ^ (EN) Jien Fujiwara, The Future and the Past: A Translation and study of the Gukanshō an interpretative history of Japan written in 1219, a cura di Delmer M. Brown, Ichirō Ishida, Berkeley, University of California Press, 1979, p. 293, OCLC 5145872.
  4. ^ (FR) Isaac Titsingh, Julius von Klaproth, Siyun-zai Rin-siyo (a cura di), Nipon o daï itsi ran: ou, Annales des empereurs du Japon, Paris, Printed for the Oriental Translation Fund, 1834, p. 134, OCLC 5850691.
  5. ^ World Heritage Kyoto Daigoji Temple [collegamento interrotto], su daigoji.or.jp, 2008. URL consultato l'11 agosto 2016.
  6. ^ Japan Academy, Imperial Price, su japan-acad.go.jp, May 18, 1960.
  7. ^ (EN) Alison Main e Newell Platten, The Lure of the Japanese Garden, New York, W.W. Norton, 2002, p. 27, OCLC 49238869.
  8. ^ (EN) Daniel Sosnoski, Introduction to Japanese Culture, Tokyo, Tuttle, 1996, p. 12, ISBN 0804820562, OCLC 36213380.
  9. ^ Guida al Daigo-ji, su viamichelin.it (archiviato dall'url originale il 13 settembre 2016).
  10. ^ ~4.上醍醐寺*東の覗き/醍醐寺回峯道~山ある記!, su hayabusa02.blog114.fc2.com.
  11. ^ 拝観案内, su daigoji.or.jp (archiviato dall'url originale il 4 ottobre 2018).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Brown, Delmer and Ichiro Ishida, eds., The Future and the Past: a translation and study of the 'Gukanshō,' an interpretive history of Japan written in 1219, Berkeley: University of California Press, 1979.
  • Ponsonby Fane, Richard, Kyoto: The Old Capital of Japan, 794-1869, Kyoto, The Ponsonby Memorial Society, 1956.
  • Titsingh Isaac, Julius von Klaproth, Siyun-zai Rin-siyo, Nipon o daï itsi ran, ou, Les Annales des empereurs du Japon, Paris, Royal Asiatic Society Oriental Translation Society of Great Britain and Ireland, 1834.
  • Varley, H. Paul, ed., [Kitabatake Chikafusa, Jinnō Shōtōki, 1359], A Chronicle of Gods and Sovereigns: Jinnō Shōtōki of Kitabatake Chikafusa, New York, Columbia University Press, 1980.

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Controllo di autoritàVIAF (EN129028319 · LCCN (ENn82092296 · GND (DE1086313887 · J9U (ENHE987009999750005171 · NDL (ENJA00314312 · WorldCat Identities (ENlccn-n82092296
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