Prata (famiglia)

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I da Prata furono una nobile famiglia friulana.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Origini e apogeo[modifica | modifica wikitesto]

La dinastia dei Prata assunse rilevanza nell'ambito della storia del Friuli solamente dopo l'anno 1000; nonostante ciò essa poteva vantare delle origini ben più antiche, risalenti a qualche importante famiglia della nobiltà germanica[1]. Probabilmente tra la fine del X secolo e l'inizio dell'XI presso la località di Prata di Sopra (oggi frazione di Prata di Pordenone) sorse la prima struttura fortificata di quello che fu il loro feudo, e dal quale trassero il nome. Questo primo castello era situato in una posizione strategica, in grado di controllare il punto in cui il Noncello confluisce nel Meduna[2]. Al di là delle leggende, le prime notizie relative a questa famiglia risalgono al 1112, quando in un documento venne citato Gabriele I da Prata. Dal figlio Guecello nacquero Gabriele II e Federico; quest'ultimo, ricevendo in eredità i castelli di Porcia e Brugnera, diede origine alla famiglia di Porcia.

Nel 1220 Gabriele II strinse un'alleanza con i vescovi di Feltre e di Belluno e per questo venne attaccato dai Trevigiani che distrussero i suoi fortilizi di Brugnera e Prata. Suo figlio Guecello II vide confermati i diritti feudali dal Patriarca di Aquileia Bertoldo e sappiamo che i suoi possedimenti si estendevano su circa trentacinque villaggi. Fu inoltre podestà di Padova e amico di Ezzelino da Romano, appoggiandolo durante il suo tentativo di conquistare il Friuli.

Alla caduta del "Tiranno", i figli Gabriele e Guecelletto ebbero l'incarico di trattare la pace con il nuovo Patriarca Gregorio di Montelongo. Le condizioni furono molto pesanti, ma i da Prata riuscirono comunque a mantenere prestigio e potenza.

La caduta[modifica | modifica wikitesto]

Guglielmino da Prata si rese celebre all'inizio del Quattrocento schierandosi con Papa Gregorio XII, in opposizione con l'antipapa Benedetto XIII e i suoi sostenitori, il Patriarca Antonio Panciera e la Repubblica di Venezia. Lo stesso pontefice fu ospite nel Castello da Prata mentre raggiungeva Cividale, dove avrebbe tenuto un concilio.

La reazione del patriarca non tardò ad arrivare: dopo la frettolosa chiusura del concilio, le truppe del Panciera devastarono i feudi di Guglielmino, che tuttavia non desistette. Frattanto il da Prata stipulava un accordo con i Veneziani, ma il patto venne meno nel giro di un anno.

Tra il 1418 e il 1420 la Serenissima occupava il Friuli. I da Prata rimasero acerrimi nemici di Venezia, cui infersero una pesante sconfitta nel 1419. La risposta della Repubblica non tardò a venire: l'esercito veneziano devastò l'abitato da Prata e il castello fu completamente raso al suolo. La contea fu assegnata ai Floridi di Spilimbergo, mentre i da Prata, finiti in esilio, si estinsero nel giro di qualche decennio. Infatti l'ultimo signore da Prata, Guglielmino, sconfitto e bandito come ribelle, fuggì esule dapprima in Croazia e poi definitivamente in Ungheria, dove il suo casato si estinse, pare, nei conti Palffy (1419).[3]

Membri illustri[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Roberto Gargiulo, Storia di Brugnera, Edizioni Biblioteca dell'Immagine, novembre 2010, pp. 46-47, ISBN 978-88-6391-037-7.
  2. ^ Roberto Gargiulo, Storia di Brugnera, Edizioni Biblioteca dell'Immagine, novembre 2010, p. 52, ISBN 978-88-6391-037-7.
  3. ^ Francesco Boni De Nobili, Araldica in contrada di San Marco a Pordenone, Pordenone 2007. Cfr.anche Francesco Boni De Nobili, La croce e la spada. Le armi araldiche nei luoghi di culto a Pordenone, Pordenone 2010. Sui di Porcia vedi I Porcia. Avogari del Vescovo di Ceneda, condottieri della Serenissima, Principi dell'Impero, Atti del convegno 9 aprile 1994, Castello Vescovile di Vittorio Veneto, De Bastiani ed. 1994

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • La Storia, su comune.prata.pn.it, Comune di Prata di Pordenone. URL consultato il 24 gennaio 2012.
  • Antonella Talotti - Giusi Talotti, "Che io sia intitulato Conte di Prata". Le vicende della famiglia Florido dal XV al XVII secolo, Euro 92 Editoriale, Pordenone 2014.
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