Cristalloscopia

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La cristalloscopia[1] (talvolta si usa anche il termine inglese scrying) è la cristallomanzia studiata come fenomeno paranormale.[2] In italiano non sempre c'è differenza tra cristalloscopia e cristallomanzia, anche se quest'ultima, più propriamente, si riferisce alla semplice pratica divinatoria.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

La cristalloscopia consiste nell'usare un corpo traslucido (generalmente una sfera di cristallo) messa a contrasto con una parete scura o un panno scuro (talvolta viene usato invece uno specchio[2] o comunque una superficie riflettente, come uno specchio d'acqua), concentrando la mente o lo sguardo allo scopo di far comparire presunte immagini.[1] Le immagini che sembrano comparire possono essere osservate solo dal medium o sensitivo, oppure anche da altre persone; si afferma, senza prove certe, che siano state fotografate.[2]

In ambito paranormale il fenomeno in questione, per il quale non vi sono prove effettive di veridicità, viene considerato una forma di chiaroveggenza o telepatia, oppure una manifestazione di proiezioni soggettive riguardanti fatti presupposti se a osservarli è solo il presunto sensitivo; viceversa, quando il fenomeno viene asseritamente osservato da più persone, acquista una valenza per cui si può parlare di fenomeni ideoplastici, alla stregua di presunte materializzazioni.[2]

Interpretazione[modifica | modifica wikitesto]

Le immagini vengono interpretate con simboli e icone tradotte in azioni future riguardanti i temi della vita dell'individuo preso in esame (per esempio: l'amore, la fortuna o la carriera). Quando queste espressioni vengono usate a scopo prettamente divinatorio (usando sempre corpi incolori come sfere di cristallo, o anche bicchieri pieni d'acqua), la tecnica viene chiamata più propriamente cristallomanzia.[3]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Cristalloscopia in Vocabolario – Treccani, su treccani.it. URL consultato il 25 giugno 2013.
  2. ^ a b c d Dizionario del paranormale, Milano, Mondadori, 1992.
  3. ^ Paolo Albani, Paolo della Bella, Forse Queneau. Enciclopedia delle scienze anomale, Bologna, Zanichelli, 1999, p. 120, ISBN 9788808260703.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]