Convenzioni ex art. 26

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La convenzione ex art. 26 è una tipologia di contratto quadro utilizzata in Italia negli appalti pubblici.

Il nome deriva dall'art. 26 della legge 488/1999[1], che affida a Consip, per conto del Ministero dell'economia e delle finanze, il ruolo di stipulare tali contratti. Successivamente, le direttive comunitarie 2004/17/CE[2] e 2004/18/CE[3], introducendo l'accordo quadro, hanno ricondotto in tale tipologia contrattuale anche le convenzioni ex art. 26.

Il 'punto ordinante' della pubblica amministrazione sul MEPA riempie un carrello della spesa dei beni e servizi già aggiudicati dalla centrale acquisti con questo peculiare contratto quadro e poi emette al fornitore un ordinativo firmato digitalmente.

In Italia, le due direttive sono state recepite nel Codice dei contratti pubblici. La possibilità di stipulare tale tipologia di contratto è stata estesa alle centrali regionali di committenza con la legge 296/2006[4], art. 1, c. 456.

Le caratteristiche[modifica | modifica wikitesto]

Nel settore degli appalti pubblici per convenzione ex art. 26 si intende, quindi, un contratto-quadro[5] con cui Consip o le centrali di committenza regionali individuano - a seguito di procedura di gara - un fornitore che si impegna ad accettare ordini dalle amministrazioni di riferimento fino al raggiungimento del massimale contrattuale. Il modello di funzionamento si basa su di un rapporto trilaterale, reso disponibile dalla centrale di committenza e che si perfeziona direttamente tra fornitore e amministrazione richiedente.

Le convenzioni ex art. 26 sono idonee per approvvigionamenti standardizzabili e, attraverso l'aggregazione della domanda, consentono di ottenere rilevanti economie di scala sia in termini di processo sia di risparmio sugli acquisti.

Nel 2000, Consip stipula la prima convenzione per l'acquisto di "servizi di telefonia".

Vantaggi per le amministrazioni Vantaggi per i fornitori
  • semplificazione del processo con riduzione dei tempi e oneri di approvvigionamento
  • riduzione dei prezzi unitari di acquisto
  • aumento trasparenza e concorrenza
  • abbattimento costi gestione contenziosi
  • accesso facilitato al mercato pubblico
  • possibilità di diventare fornitore per più amministrazioni con un'unica gara
  • garanzia di un processo negoziale improntato alla massima trasparenza

Note[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • R. Caranta (2012), I contratti pubblici, G. Giappichelli editore, Torino, ISBN 978-88-348-2599-0.
  • A. Massari, M. Montalti e P. Oliveri Accursio (2013), L'accordo quadro negli appalti pubblici, Maggioli editore, Santarcangelo di Romagna, 2013, ISBN 883-87-7806-X.
  • R. Morzenti Pellegrini (2008), Convenzioni in Italia, V., Enciclopedia degli enti locali. Appalti, contratti, convenzioni. Vol. 3, Giuffrè editore, Milano, 2008, pp. 763-775, ISBN 978-88-141-3993-2.
  • D. Solenne (2013), Codice degli appalti pubblici e regolamento di attuazione, Maggioli editore, Santarcangelo di Romagna, ISBN 978-88-387-8035-6.
  • A. Valletti (2014), La flessibilità negli appalti pubblici. Accordi quadro, convenzioni e contratti aperti, Maggioli editore, Santarcangelo di Romagna, ISBN 978-88-916-0754-6.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]