Concilio in Trullo

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
(Reindirizzamento da Concilio Trullano)
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Concilio in Trullo o Quinisesto (Quinisextium)
Concilio ecumenico delle Chiese cristiane
Data 692
Accettato da ortodossi
Concilio precedente Concilio di Costantinopoli III
Concilio successivo Concilio di Nicea II
Convocato da Imperatore Giustiniano II
Presieduto da Imperatore Giustiniano II
Partecipanti 226 dalle chiese orientali
Argomenti disciplina
Documenti e pronunciamenti base della legge canonica ortodossa

Il concilio in Trullo (dal luogo dove si svolse), detto anche Concilio Quinisesto (Quinisextum), si tenne a Costantinopoli nel 692. Le disposizioni approvate da questo concilio sono ritenute, dagli ortodossi, non come un nuovo concilio ecumenico, bensì come un completamento delle decisioni dei concili ecumenici di Costantinopoli del 553 e del 680-681.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Il concilio fu convocato dall'imperatore Giustiniano II per elaborare canoni disciplinari di sviluppo alle decisioni del V e VI concilio ecumenico: da ciò prende il nome di "Concilio Quinisesto" (quinto e sesto). Fu convocato all'insaputa della chiesa occidentale e vi parteciparono 226 vescovi orientali: il vescovo Basilio di Creta, la cui diocesi dipendeva da Roma, firmò i canoni conclusivi aggiungendovi di rappresentare il papa, non avendo però alcun mandato.

È detto anche "in trullo" o "trullano" perché si svolse nel palazzo imperiale (il "trullo" - greco τροῦλλος - era la cupola della sala dove erano trattati gli affari di Stato).

Nel I canone il concilio ribadì le condanne contro le eresie stabilite dai precedenti concili (in particolare quelle del VI Concilio ecumenico contro il monotelismo).

Gli altri 101 canoni hanno carattere esclusivamente disciplinare e alcuni erano già stati precedentemente enunciati. Col secondo canone il concilio recepì gli 85 Canoni Apostolici, attribuiti inverosimilmente a papa Clemente I, dei quali solo 50 erano stati approvati dai papi successivi.

Anche altri dei canoni successivi erano stati già ripetutamente rifiutati dal papa: ad esempio il III canone del I Concilio di Costantinopoli e il XXVIII canone del Concilio di Calcedonia stabilivano la superiorità del vescovo di Costantinopoli su tutti gli altri vescovi, a parte il papa, e quindi il suo diritto di nominare i vescovi di Alessandria, Antiochia e Gerusalemme (gli altri tre patriarcati). Il concilio trullano volle dichiarare la superiorità dal Patriarca di Costantinopoli anche sul Pontefice romano. Inoltre il concilio eliminò le norme a favore del celibato dei preti, da sempre però contrarie alla prassi vigente in Oriente sin dai tempi apostolici; in particolare il divieto per i chierici sposati di avere figli, sotto pena di sospensione. Inoltre condannò alcune piccole differenze liturgiche affermatesi recentemente nella chiesa latina come contrarie agli usi apostolici.

Vennero trattati anche argomenti circa la venerazione delle immagini: in particolare il canone 73 richiama l'importanza della Santa Croce e della sua venerazione, il canone 82 prescrive di rappresentare Cristo in forma umana e non simbolica, come Agnello.

«Dal punto di vista teologico questo canone è di estrema importanza perché fornisce una base dottrinale alla rappresentazione delle immagini: è il rifiuto dell'arte simbolica della prima Chiesa a vantaggio dell'icona»[1].

Il canone 68 minaccia di scomunica coloro che distruggono un manoscritto dell'Antico o del Nuovo Testamento o che lo cedono a librai o profumieri perché venga riutilizzato come carta da imballaggio; il 73 specifica che la Croce non venga tracciata a terra, dove corre il rischio di essere calpestata; il canone 100, contro i dipinti lascivi e impuri, proibisce "di eseguire d'ora in poi rappresentazioni sia su lastre che in altro modo (bassorilievi o pitture) che ammaliano lo sguardo corrompendo lo spirito e portano vergognose vampate di piacere"[2].

Di particolare rilievo come prima completa definizione all'interno di un concilio risulta la definizione del "peccato" come "malattia dello spirito" all'interno del canone 102. Il medesimo canone pone pure le condizioni per la pratica della "akrivìa" e della "oikonomìa" come fondamento della prassi di guarigione del peccatore all'interno della spiritualità orientale.

Come viene pure annotato da Paolo Diacono, al termine del concilio l'imperatore inviò a Roma una delegazione armata, agli ordini del protospatario Zaccaria, per estorcere la firma di papa Sergio I, ma il papa venne protetto dalle truppe imperiali di stirpe latina di stanza a Ravenna e dalle altre truppe imperiali di stanza in Italia, e subito accorse a Roma. Qui Zaccaria venne assediato, costringendo alla fuga le truppe di Giustiniano e lo stesso Zaccaria rischiò di venir giustiziato, se in difesa della sua vita non fosse intervenuto lo stesso papa Sergio I.[3] Il concilio Quinisesto non venne mai riconosciuto dalla Chiesa di Roma, anche se nel corso del VII concilio ecumenico, circa cento anni dopo, il papa Adriano I scrisse al patriarca Tarasio una ambigua lettera di approvazione dei canoni disciplinari del "sesto concilio", il cui significato e validità sono controversi (Tarasio aveva precedentemente scritto che non vi era stato un nuovo concilio, ma solo una sessione suppletiva del concilio precedente).[senza fonte]

Partecipanti[modifica | modifica wikitesto]

Nel 2013 è stata pubblicata l'edizione critica degli atti del concilio in Trullo, ad opera di Heinz Ohme, con l'aiuto di Reinhard Flogaus e Christof Rudolf Kraus. A partire dai numerosi manoscritti, gli editori hanno ricostruito l'elenco dei 226 prelati che sottoscrissero gli atti conciliari di proprio pugno.[4]

L'elenco che segue è quello pubblicato alle pagine 62-86 dell'opera Concilium Constantinopolitanum a. 691/92 in Trullo habitum (Concilium Quinisextum). La lista riporta nell'ordine:

Elenco dei firmatari degli atti conciliari[modifica | modifica wikitesto]

  1. Paolo di Costantinopoli
  2. Pietro di Alessandria
  3. Giorgio di Antiochia
  4. Anastasio di Gerusalemme
  5. Giovanni di Nuova Giustinianopoli[5]
  6. Ciriaco di Cesarea
  7. Stefano di Efeso
  8. Basilio di Gortina
  9. Stefano di Ancira
  10. Sisinnio di Durazzo
  11. Stefano di Sardi
  12. Pietro di Nicomedia
  13. Giorgio di Nicea
  14. Giovanni di Calcedonia
  15. Giovanni di Side
  16. Leonzio di Sebastea
  17. Giovanni di Amasea[6]
  18. Giovanni di Pompeopoli di Cilicia
  19. Isidoro di Anazarbo
  20. Macrobio di Seleucia di Isauria
  21. Giustino di Tiana
  22. Sergio di Gangra
  23. Cipriano di Claudiopoli di Onoriade
  24. Costantino di Neocesarea del Ponto
  25. Giovanni di Pessinonte[7]
  26. Sisinnio di Stauropoli
  27. Elia di Iconio
  28. Stefano di Antiochia di Pisidia
  29. Giovanni di Perge
  30. Teopempto di Mocisso
  31. Teodoro di Fasi
  32. Tiberio di Gerapoli
  33. Elia di Dadima
  34. Giorgio di Bizia
  35. Teognosto di Pompeopoli di Paflagonia
  36. Stefano di Smirne
  37. Zaccaria di Leontopoli di Isauria
  38. Teopempto di Apamea di Bitinia
  39. Mosé di Germia
  40. Sisinnio di Mitilene
  41. Giorgio di Milasa
  42. Giorgio di Selimbria
  43. Teofilatto di Metimna
  44. Giovanni di Cio
  45. Giorgio di Chersoneso di Zechia
  46. Teodoro di Cotrada
  47. Epifanio di Eucaita
  48. Giorgio di Eno
  49. Teodoro di Camuliana
  50. Mamalo di Mesembria
  51. Paolo di Germa
  52. Giovanni di Abido
  53. Andrea di Miletopoli
  54. Staurachio di Adriania
  55. Sisinnio di Lampsaco
  56. Andrea di Filippi
  57. Silvano di Lemno
  58. Andrea di Amfipoli
  59. Isidoro di Edessa
  60. Margarites di Stobi
  61. Paolo di Nissa
  62. Teodoro di Terme
  63. Platone di Ciscisso
  64. Giorgio di Camaco
  65. Mamas di Tiberiade
  66. Zoeto di Cristopoli
  67. Paolo di Priene
  68. Patrizio di Magnesia al Meandro
  69. Antonio di Ipepa
  70. Giovanni di Anea
  71. Giorgio di Paleopoli
  72. Sisinnio di Nisa
  73. Giovanni di Focea
  74. Giovanni di Sion
  75. Zotico di Bareta
  76. Mirone di Tralle
  77. Gregorio di Caloe
  78. Costantino di Mirina
  79. Stefano di Magnesia al Sipilo
  80. Gregorio di Euaza
  81. Niceta di Cidonia
  82. Teopempto Cisamo
  83. Sisinnio di Chersoneso di Creta
  84. Gregorio di Tavio
  85. Giovanni di Giuliopoli
  86. Michele di Aspona
  87. Andrea di Mnizo
  88. Stefano di Verinopoli di Galazia
  89. Giovanni di Saitte
  90. Anastasio di Meonia
  91. Teodoto di Aureliopoli
  92. Giovanni di Dascilio
  93. Sisinnio di Basilinopoli
  94. Giorgio di Cadossia
  95. Giovanni di Elenopoli
  96. Giovanni di Neocesarea di Bitinia
  97. Simeone di Teotochiana[8]
  98. Cosma di Preneto
  99. Teodoro di Nuova Giustiniana
  100. Isidoro di Gordoserba
  101. Anastasio di Linoe
  102. Tates di Colibrasso
  103. Teodoro di Orimna
  104. Conone di Case
  105. Conone di Cotenna
  106. Teodoto di Carallia
  107. Conone di Coracesio
  108. Giorgio di Siedra
  109. Callinico di Colonia di Armenia
  110. Fozio di Nicopoli di Armenia
  111. Gregorio di Satala di Armenia
  112. Fozio di Sebastopoli di Armenia
  113. Teodoro di Amasea
  114. Sergio di Andrapa
  115. Fozio di Ibora
  116. Giorgio di Zela
  117. Giovanni di Corico
  118. Pietro di Zefirio
  119. Basilio di Epifania
  120. Paolo di Irenopoli di Cilicia
  121. Teodoro di Castabala
  122. Sisinnio di Claudiopoli di Isauria
  123. Teodoro di Olba
  124. Paolo di …[9]
  125. Sisinnio di Siluana[10]
  126. Cosma di Dalisando di Isauria
  127. Giorgio di Irenopoli di Isauria
  128. Zaccaria di Antiochia di Isauria
  129. Stefano di Adraso
  130. Pietro di Celenderi
  131. Cosma di Domeziopoli
  132. Basilio di Sbida
  133. Marco di Zenopoli di Isauria
  134. Domezio di Tiziopoli
  135. Giorgio di Arabisso
  136. Giovanni di Cucuso
  137. Giovanni di Faustinopoli
  138. Stefano di Sasima
  139. Zoilo di Amastri[11]
  140. Giorgio di Gionopoli
  141. Foca di Dadibra
  142. Giovanni di Sora
  143. Giorgio di Crazia
  144. Stefano di Eraclea Pontica
  145. Narses di Cerasonte
  146. Domezio di Polemonio
  147. Salomone di Claneo
  148. Teodoro di Amorio
  149. Teodoro di Trocmade
  150. Giovanni di Germocolonia[12]
  151. Segerma di Orcisto
  152. Giorgio di Sinodio[13]
  153. Elpidio di Terme di Sant'Agapeto
  154. Zemarco di Sidima
  155. Giorgio di Enoanda
  156. Teodoro di Arassa
  157. Giovanni di Tlos
  158. Menas di Pinara
  159. Giorgio di Xanto
  160. Teopempto di Stratonicea
  161. Costantino di Alabanda
  162. Giorgio di Illarima
  163. Giorgio di Antiochia al Meandro
  164. Teodoro di Eraclea al Latmo
  165. Paolo di Cibira
  166. Magno di Eriza
  167. Eugenio di Trapezopoli
  168. Andrea di Eueragape (Euergata)[14]
  169. Cirico di Ancira Ferrea
  170. Platone di Sebaste di Frigia
  171. Filippo di Cadi
  172. Teodoro di Pelte
  173. Basilio di Acmonia
  174. Anastasio di Tiberiopoli
  175. Cosma di Colossi
  176. Gregorio di Ezani
  177. Costantino di Giustinianopoli[15]
  178. Giovanni di Sinao
  179. Mamas di Anemurio[16]
  180. Leonzio di Dorileo
  181. Alessandro di Nacolia
  182. Patrizio di Primnesso
  183. Teodoro di Mideo
  184. Agapeto di Augustopoli di Frigia
  185. Giorgio di Otro
  186. Giovanni di Poliboto
  187. Teofilatto di Fitea
  188. Anonimo di Cotieo[17]
  189. Costantino di Barata
  190. Eustazio di Amblada
  191. Conone di Vasada
  192. Teodosio di Verinopoli di Licaonia
  193. Longino di Mistia
  194. Cirico di Derbe
  195. Alessandro di Omona
  196. Paolo di Sozopoli di Pisidia
  197. Costantino di Timando
  198. Teodoro di Binda
  199. Marino di Filomelio
  200. Sisinnio di Neapoli
  201. Giorgio di Sagalasso
  202. Costantino di Timbriade
  203. Conone di Laodicea Combusta
  204. Giovanni di Adada
  205. Patrizio di Limne
  206. Conone di Siniando
  207. Stefano di Titiasso
  208. Pietro di Seleucia Ferrea
  209. Platone di Magido
  210. Zaccaria di Lagina
  211. Giorgio di Codrula
  212. Paolo di Silio
  213. Costantino di Eudociade
  214. Giovanni di Adriane
  215. Teodoro di Doara
  216. Conone di Colonia di Cappadocia
  217. Eustazio di Parnasso
  218. Michele di Nazianzo
  219. Faustino di Zigana
  220. Giovanni di Petra
  221. Stefano di Paro
  222. Giorgio di Thera[18]
  223. Isidoro di Samo
  224. Giovanni di Mossina
  225. Stefano di Attuda
  226. Mariano di Citarizo

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Charles Murray, Art and Early Church.
  2. ^ Leonid Uspenskij, La Teologia dell'Icona, p. 55-62.
  3. ^ John N.D. Kelly, Gran Dizionario Illustrato dei Papi, p. 231
  4. ^ Concilium Constantinopolitanum a. 691/92 in Trullo habitum (Concilium Quinisextum), edidit Heinz Ohme, adiuvantibus Reinhard Flogaus et Christof Rudolf Kraus, «Acta conciliorum oecumenicorum», series secunda, volumen secundum, pars quarta, Berlin/Boston, 2013, pp. 62-86.
  5. ^ Questo è il nome della sede che si trova nella firma del metropolita Giovanni di Cipro che, a causa dell'occupazione dell'isola da parte degli arabi, si trovava in esilio in Ellesponto.
  6. ^ Gli atti del concilio riportano le sottoscrizioni di due vescovi di Amasea, Giovanni e Teodoro, il primo tra i metropoliti, il secondo tra i vescovi suffraganei (nº 113).
  7. ^ Giovanni è il nome riportato dall'edizione critica degli atti (p. 66, nº 25). L'edizione online della Prosopographie der mittelbyzantinischen Zeit (nº 3719), citando come propria fonte uno studio di Heinz Ohme (Das Concilium Quinisextum und seine Bischofsliste, Berlin/New York, 1990), precedente all'edizione critica degli atti, chiama il vescovo Costantino e non Giovanni.
  8. ^ Negli atti Simeone sottoscrisse come vescovo ἐπίσκοπος τῆς Θεοτοκιανῶν πόλεως τῆς Βιθυνῶν (episcopos tes Theotokianon poleos tes Bithynon).
  9. ^ La sede di questo vescovo, che apparteneva alla provincia dell'Isauria, non è riportata nell'edizione critica.
  10. ^ Negli atti, Sisinnio appone la sua firma come ἐπίσκοπος πόλεως Σιλουανῶν τῆς Ἰσαύρων (episcopos poleos Silouanon tes Isauron). Gli editori attribuiscono questo vescovo alla sede di Selinonte in Isauria.
  11. ^ Rappresentato dal diacono Giorgio.
  12. ^ Sede suffraganea di Pessinonte, attestata dalle Notitiae Episcopatuum del patriarcato di Costantinopoli dal VII al XII secolo. Jean Darrouzès, Notitiae episcopatuum Ecclesiae Constantinopolitanae. Texte critique, introduction et notes, Paris, 1981, indice p. 492, voce Germokoloneia.
  13. ^ Sede suffraganea di Pessinonte, attestata dalle Notitiae Episcopatuum del patriarcato di Costantinopoli dal X al XII secolo. Jean Darrouzès, Notitiae episcopatuum Ecclesiae Constantinopolitanae. Texte critique, introduction et notes, Paris, 1981, indice p. 515, voce Synodia.
  14. ^ Andrea sottoscrive come ἐπίσκοπος πόλεως Εὐεραγάπων Πακατιανῆς (episcopos poleos Eueragapon Pacathianes); questa sede, appartenente alla provincia della Frigia Pacaziana, è sconosciuta alle Notitiae Episcopatuum del patriarcato di Costantinopoli. Gli editori della Prosopographie der mittelbyzantinischen Zeit (nº 634) identificano questa sede con quella di Ceretapa, anche se questa identificazione è controversa.
  15. ^ Diocesi della Frigia Pacaziana nota nelle Notitiae Episcopatuum del patriarcato di Costantinopoli anche con il nome di Oinoukômè. Jean Darrouzès, Notitiae episcopatuum Ecclesiae Constantinopolitanae. Texte critique, introduction et notes, Paris, 1981, indice p. 506, voce Oinoukomè.
  16. ^ Rappresentato dal presbitero Giovanni.
  17. ^ Rappresentato dal diacono Giovanni.
  18. ^ L'odierna isola di Santorino.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN149459225 · LCCN (ENn91043430 · GND (DE3043591-2 · J9U (ENHE987007289258705171 · WorldCat Identities (ENlccn-n91043430