Codex Carolinus

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Testo dalla Lettera ai Romani 15,3-8.

Il Codex Carolinus (o Codice Carolingio) è un manoscritto onciale del Nuovo Testamento, scritto in lingua gotica e latina, comunemente datato al VI-VII secolo. Il testo gotico, rilevato dalla sigla Car; e quello latino, identificato dalla sigla gue (secondo una tradizionale convenzione) oppure da 79, riproducono il testo della “Vetus latina”, che a sua volta è traduzione della fonte greca.[1] Questo manoscritto, parte di un voluminoso complesso di altri codici, è un palinsesto. Le sue 4 pagine erano già state usate per altri testi, i quali furono inizialmente decifrati ad opera di Franz Anton Knittel.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Il Codex Carolinus è uno dei rarissimi documenti della Bibbia gotica. Presenta un testo molto parziale e frammentato, solo i capitoli 11-15 (Romani 11,33-12,5; 12,17-13,5; 14,9-20; 15,3-13)[2] della lettera ai Romani di San Paolo, redatti su quattro facciate di pergamena di dimensioni di 26,5 x 21,5 cm. I contenuti si presentano su due colonne, ciascuna delle quali composta da 27 righe, con il testo gotico a sinistra, e quello latino a destra.[3] Il testo non è, certamente, diviso per capitoli e versetti e le abbreviazioni dei sacri nomi, impiegate nella stessa maniera sia per il latino che per il gotico, sono segnalati sul lato sinistro dello scritto.[4]

Il più esterno dei fogli contiene il Codex Guelferbytanus 64 Weissenburgensis, mentre quello più in profondità le Etymologiae di Isidoro di Siviglia con sei lettere di quest'ultimo, il Codex Guelferbytanus A e Codex Guelferbytanus B.[5]

Storia del Codex Carolinus[modifica | modifica wikitesto]

Foglio 256, verso, con i testi 12, 17 e 13, 1 della Lettera ai Romani. Il testo latino sta a sinistra.

Il Codex Carolinus è paleograficamente databile al sesto o settimo secolo (secondo Tischendorf non oltre il sesto), probabilmente in Italia.[6] Niente tuttavia si sa della sua storia più recente. Nel XII o XIII secolo quattro suoi fogli furono usati come supporto per altro testo con sottoiscrizioni latine. La sua storia è legata a quella dei codici presenti nello stesso fascicolo, cioè il Codex Guelferbytanus A ed il Codex Guelferbytanus B.[7]

Gli esperti del settore così ricostruiscono il tragitto di servizio del Codex Carolinus: Bobbio (Italia), Abbazia di Wissembourg (Alsazia), Magonza (Germania), e Praga (Cechia). Infine, secondo i citati autori, esso venne comprato 1689 dal duca Carlo I di Brunswick.

Il Codex Carolinus venne scoperto da alcuni ricercatori nella metà del XVIII secolo nella Biblioteca Ducale di Wolfenbüttel. La prima descrizione apparve in una conferenza di Jakob Friedrich Heusinger.[8]

Franz Anton Knittel decifrò anche il testo latino del Codex Carolinus insieme ad alcuni testi greci[9] e ne pubblicò la versione qualche anno dopo.

Tuttavia Knittel nell'estensione delle parole (e frasi) abbreviate incappò in diversi errori, specialmente nel testo latino, in cui aveva lasciato diverse lacune nella ricostruzione del testo, come si può constatare nel ripristino dei brani 11,35; 12,2; 15,8 della Lettera ai Romani. Tischendorf rivide la ricostruzione del testo che completò anche con la rilettura delle abbreviazioni dei “Nomina Sacra”, pubblicando la nuova versione nel 1855.[10]

Attualmente il Codex Carolinus occupa il posto n. 4148 nella Herzog August Bibliothek di Wolfenbüttel.

Esempi di espansione di testi “condensati” (Romani 11,33-12,2)[modifica | modifica wikitesto]

Testo gotico (folio 277 recto, 1 col.)[modifica | modifica wikitesto]

Testo della Lettera ai Romani 11,33-12,1 secondo la redazione di Knittel.
Secondo Knittel[11]
Jah witubnijs goths
qhaiwa unusspilloda sind
stauos is
jah unbilaistidai
wigos is
Qhas auk ufkuntha
frathi fanins
aiththau qhas imma
raginens was
Aiththau qhas imma
frumozo f . .
jah fragildaidau imma
Uste us imma
jah thairh ina
jah in imma alla
immuh wulthus
du aivam amen
Bidja nuizwis brothrjus
thairh bleithein goths
usgiban leika izwara
saud qwiwana weihana
waila galeikaidana gotha
andathahtana
blotinassu izwarana
ni galeikoth izwis
thamma aiwa
Secondo Falluomini[12]
Jah witubnijs g(u)þ(i)s
hvaiwa unusspilloda si(n)d
stauos ïs
jah unbilaistidai
wigos ïs
Hvas auk ufkunþa
[.]raþi f(rauj)ins
aiþþau hvas ïmma
raginens was
Aiþ[.]au hvas ïmma
fr[../.]a gaf
jah fragildaidau ïmma
uste us ïmma
jah thairh ina
jah ïn ïmma alla
ïmmuh wulþus
du aiwam amen
Bi[.]ja nu ïzwis broþrjus
þairth bleiþein g(u)þ(i)s
usgiban leika ïzwara
saud qiwana weihana
waila galeikaidana g(u)þa
andaþahtana
blotinassu ïzwara(n)a
ni galeikoþ ïzwis
þamma aiwa

Testo latino (folio 277 recto, 2 col.)[modifica | modifica wikitesto]

Redazione secondo Tischendorf di Romani 11,33-12,5
Secondo Knittel[11]
et scientiae Dei
quam in enarrabilia sunt
iudicia eius
et non adsequaende
viae eius
Quis enim cognovit
intellectum Domini
aut quis ei
consiliarus fuit
aut quis ei
prius dedit
et retribuatur illi
quoniam ex illo
et per illum
in illo omnia
illi gloria
in secula amen
Rogo ergo vos fratres
per misericordiam Dei
exbibere corpora vestra
hostiam vivam sanctam
placentem Deo
consideratum
cultum vestrum
ne assimiletis
vos seculo
Secondo Tischendorf[13]
et scientiae di
quam scrutabilia sunt
iudicia eius
et investigabiles
viae eius
Quis enim cognobit
sensum dni
aut quis illi
consiliarus fuit
aut quis
prior dedit illi
et reddetur ei
quoniam ex illo
et per ipsum
et in ipso omnia
ipsi gloria
in secula amen
Obsecro itaq vos fratres
per misericordiam di
ut exhibeatis corpora vestra
hostiam vivam scam
placentem do
rationabile
obsequium vestru  
nolite configurari
huic mundo

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Bruce M. Metzger, The Early Versions of the New Testament, Oxford University Press, 1977, Oxford, p. 378–382, ISBN = 0-19-826170-5
  2. ^ Falluomini 1999.
  3. ^ Franz Anton Knittel, Fragmenta Versionis Ulphilanae, publikigita en 1763, Upsalo.
  4. ^ Gothica
  5. ^ Caspar René Gregory, Textkritik des Neuen Testaments, Hinrichs'sche Buchhandlung, 1900, Leipzig, volumo 1.
  6. ^ Editio Octava maiora, vol. III, p. 1111.
  7. ^ Gregory e Scrivener.
  8. ^ Heusinger, Jakob Friedrich (1752). De quattuor Evangeliorum Codice Graeco, quem antiqua manu membrana scriptum Guelferbytana bibliotheca servat. Guelf.
  9. ^ Scrivener, Frederick Henry Ambrose; Edward Miller (1894). A Plain Introduction to the Criticism of the New Testament 1 (4th ed.). London: George Bell & Sons.
  10. ^ Tischendorf, Constantin von (1855). Anecdota sacra et profana. Leipzig. pp. 153–158.
  11. ^ a b (LA) Franz A. Knittel, Fragmenta Versionis Ulphilanae, p. 1.
  12. ^ Gothic text in Falluomini's reconstruction at the Digitale Edition der Handschrift Cod. Guelf. 64 Weiss.
  13. ^ Constantin von Tischendorf, Anecdota sacra et profana (Lipsiae 1855), p. 155.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Carla Falluomini, Der sogenannte Codex Carolinus von Wolfenbüttel. (Codex Guelferbytanus 64 Weissenburgensis): mit besonderer Berücksichtigung der gotisch-lateinischen Blätter (255, 256, 277, 280), Wiesbaden, Harrassowitz, 1999, ISBN 3-447-04230-3.
  • Carla Falluomini, Textkritische Anmerkungen zur Gotischen Bibel. AnnalSS 5, 2005 (2009).
  • Hans Henning, Der Wulfila der Bibliotheca Augusta zu Wolfenbüttel (Codex Carolinus), 1913).

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]