Cocytius antaeus

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Cocytius antaeus
Cocytius antaeus
Stato di conservazione
Specie non valutata[1]
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Sottoregno Eumetazoa
Superphylum Protostomia
Phylum Arthropoda
Subphylum Tracheata
Superclasse Hexapoda
Classe Insecta
Sottoclasse Pterygota
Coorte Endopterygota
Superordine Oligoneoptera
Sezione Panorpoidea
Ordine Lepidoptera
Sottordine Glossata
Infraordine Heteroneura
Divisione Ditrysia
Superfamiglia Bombycoidea
Famiglia Sphingidae
Sottofamiglia Sphinginae
Tribù Sphingini
Genere Cocytius
Hübner, 1816
Specie C. antaeus
Nomenclatura binomiale
Cocytius antaeus
(Drury, 1773)
Sinonimi

Amphonyx medor
Butler, 1875
Amphonyx tapayusa
Moore, 1883
Cocytius cluentius
Troschel, 1900
Cocytius henrici
Pinchon, 1969
Sphinx annonae
Shaw, 1802
Sphinx antaeus
Drury, 1773
Sphinx hydaspus
Cramer, 1777
Sphinx iatrophae
Fabricius, 1775
Sphinx jatrophae
Fabricius, 1775
Sphinx medor
Stoll, 1782

Cocytius antaeus (Drury, 1773)[2] è un lepidottero appartenente alla famiglia Sphingidae, diffuso in America Settentrionale, Centrale e Meridionale. Rappresenta l'unica specie attualmente riconosciuta del genere Cocytius Hübner, 1816.[3]

Etimologia[modifica | modifica wikitesto]

Il nome del genere si ricava dall'aggettivo latino cocytius = di Cocito, fiume dell'Averno.[4]

L'epiteto specifico deriva invece dal latino Antaeus = Anteo, gigante affrontato da Ercole.[4]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Adulto[modifica | modifica wikitesto]

Il colore di fondo della pagina superiore dell'ala anteriore è un marroncino intenso, più scuro nel maschio, con geometrie nerastre disposte anche lungo la costa. Si osserva una zona semitrasparente, sita posteriormente alla nervatura CuA1, dovuta ad una minore densità delle scaglie alari, che sulla pagina inferiore appaiono piliformi. La zona nerastra posteriore rispetto ad M3 risulta più marcata.[3][5]

Tavola tratta dal "De uitlandsche kapellen: voorkomende in de drie waereld-deelen Asia, Africa en America" di Cramer e Stoll (1779), con al centro Cocytius antaeus[6]

Nella regione postdiscoidale, una banda color camoscio decorre, con andamento sinusoidale, dal margine costale fino a quello interno, mentre la parte distale delle nervature appare più chiara rispetto al resto della campitura. Non è chiaramente individuabile una macchia discale, ma sono tuttavia presenti due piccole macchie biancastre tondeggianti in posizione subcostale, meno evidenti nella femmina. L'apice non è falcato, mentre il termen presenta una lievissima dentellatura, non sempre apprezzabile. Il tornus è evidente e più stretto nella femmina.[3][5]
La pagina inferiore dell'ala anteriore ha tonalità comprese tra il giallo ocra della zona basale (più spento nella femmina) ed il marroncino della fascia terminale; si possono inoltre riscontrare striature più chiare nel postmarginale, in corrispondenza delle terminazioni delle nervature.[3]
L'ala posteriore mostra una evidente sezione trasparente triangolare, posteriore rispetto a M1, che partendo con angolo acuto in corrispondenza della regione submarginale, prosegue allargandosi verso la zona basale, senza tuttavia raggiungere la zona anale. Si nota anche una plica semitrasparente posteriormente a CuA2. La fascia terminale è larga e marrone scuro, e tende ad allargarsi in corrispondenza dell'angolo anale, qui ben distinguibile. La pagina inferiore dell'ala riprende le tonalità dell'anteriore, anche qui più sfumata nella femmina.[3][5]
Il capo presenta occhi molto grandi, una spirotromba sviluppata ed antenne filiformi ed uncinate all'estremità, di lunghezza pari a circa la metà della costa. Il terzo segmento dei palpi labiali rivela un "corno" appuntito su ambo i lati.[3][5]
Il torace è brunastro dorsalmente (più chiaro nella femmina), mentre ventralmente appare di un bianco-giallastro.[3][5]
Osservando il maschio, nel primo paio di zampe, le tibie sono un po' più lunghe, nel secondo paio nettamente più lunghe, e nel terzo paio un po' più corte dei rispettivi primi segmenti tarsali, e reggono speroni tipicamente allungati; il pulvillus è presente, mentre il paronychium mostra due lobi su ogni lato. Ancora nelle zampe anteriori, i tarsi hanno struttura affine a quella di Amphonyx duponchel, ma nel primo segmento, munito esclusivamente di spine esterne, il pettine è costituito solo da uno o due processi spinosi, per il resto poco presenti nei rimanenti segmenti. Nella femmina i tarsi anteriori rivelano quattro file di spine, mentre le tibie anteriori sono un po' più allungate.[3]
L'addome, più affusolato nel maschio, è brunastro dorsalmente e biancastro sulla superficie ventrale, con bande gialle dorsolaterali appena accennate.[3][5]
Nel genitale maschile, l'uncus appare strutturato a doppio arco, se osservato lateralmente, con apice appuntito ventralmente e alquanto acuminato. Lo gnathos ricorda abbastanza quello di Amphonix lucifer, ma rispetto a questo si rivela dotato di superfici più parallele e con apice smussato e tronco. La valva è ampia, munita di una profonda invaginazione in prossimità dell'attaccamento dell'harpe, e con svariate setole. L'harpe a sua volta mostra un tozzo processo subcilindrico di struttura claviforme, in quanto dilatato e marcatamente seghettato all'apice. La juxta è rappresentata da una tasca a forma di collare, aperta ventralmente, e rivestita di processi piliformi. Si nota pure un edeago provvisto di un singolo piccolo dente in posizione subapicale.[3]
Nel genitale femminile possiamo invece scorgere una piastra ostiale ben sviluppata, nonché ampiamente sclerotizzata anche a livello apicale, ma dotata di scaglie esigue o addirittura assenti, pressoché tronca e con superficie laterale inspessita o ricurva. L'ostium bursae risulta libero, con bordi meno sollevati di quanto riscontrabile in Amphonyx lucifer e in Pseudococytius beelzebuth, con la base più ravvicinata rispetto all'apice.[3]
L'apertura alare varia da 126 a 178 mm, con la femmina nettamente più grande del maschio.[7]

Uovo[modifica | modifica wikitesto]

Le uova, spesso deposte sulla pagina inferiore della foglia della pianta nutrice, sono sferoidali, di colore giallo-brunastro e con superficie micropilare depressa.[7]

L'entomologo britannico Dru Drury (1725-1803) che nel 1773 descrisse per primo la specie[2]

Larva[modifica | modifica wikitesto]

La colorazione dello stadio larvale è giallo-verdognola nei primissimi stadi di sviluppo, per poi virare decisamente verso un verde brillante negli stadi successivi. Il bruco maturo, che può superare i 20 g di peso ed è ricoperto di una impercettibile peluria, mostra una linea dorsale rossastra e due marcate linee bianche diagonali ai lati dell'addome, che appaiono come ideale proseguimento del cornetto caudale, disposto sull'ottavo urotergite; tale cornetto, inizialmente affusolato e nerastro, dopo le prime mute si trasforma in un'appendice conica più tozza e bitorzoluta, di tonalità rosso-brunastra. Il capo è piccolo, di un verde un po' più spento rispetto al resto del corpo, mentre le pseudozampe appaiono rossastre e munite di uncini disposti su doppia mesoserie. Sui fianchi sono chiaramente distinguibili gli stigmi, rappresentati da piccole macchie ellissoidali brunastre, talvolta attraversate in senso dorso-ventrale da una piccola linea bianca. È inoltre possibile scorgere, sempre sui fianchi, una serie di pallide bande trasversali, appena accennate, che passano molto vicine ad ogni singola apertura spiracolare.[7][8]

Pupa[modifica | modifica wikitesto]

La crisalide è adectica ed obtecta, con un cremaster poco sviluppato; le colorazioni variano dall'arancio intenso al nerastro lucido, con un lungo processo uncinato all'estremità cefalica; si rinviene all'interno di un bozzolo dalle pareti sottili, posto negli strati superficiali della lettiera del sottobosco.[7][8]

Biologia[modifica | modifica wikitesto]

Comportamento[modifica | modifica wikitesto]

La specie ha abitudini diurne. Prima dell'accoppiamento, le femmine richiamano i maschi grazie ad un feromone rilasciato da una ghiandola posta all'estremità addominale.[7]
È possibile che la pupa raggiunga la superficie del terreno poco prima dell'emersione dell'adulto dal bozzolo, che di regola avviene circa 30 giorni dopo l'impupamento.[7]

Periodo di volo[modifica | modifica wikitesto]

In Florida la specie è multivoltina, con adulti campionati in tutti i mesi dell'anno. In Costa Rica non sono stati rinvenuti adulti solo a marzo e ottobre. In Bolivia, invece, esemplari adulti sono stati documentati a marzo, ottobre e dicembre.[7]

Alimentazione[modifica | modifica wikitesto]

Gli adulti si alimentano del nettare di svariate specie di fiori, ma le larve attaccano esclusivamente le foglie delle Annonaceae, tra cui:[7][9]

Va peraltro aggiunto che l'interazione tra Annona glabra e Cocytius antaeus permette a quest'ultima specie di effettuare una impollinazione entomogama, a vantaggio dell'epifita Dendrophylax lindenii (Orchidaceae).[7][10]

Parassitoidismo[modifica | modifica wikitesto]

Sono noti fenomeni di parassitoidismo, ai danni delle larve di Cocytius antaeus, da parte di imenotteri appartenenti alla famiglia Braconidae e ditteri della famiglia Tachinidae.[7]

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

L'ecozona neotropicale

L'areale della specie si estende all'interno dell'ecozona neotropicale, pur raggiungendo anche la parte più meridionale dell'ecozona neartica, e comprende: gli Stati Uniti meridionali (Arizona, Texas, Mississippi, Georgia, Florida e Carolina del Sud, ma con sconfinamenti occasionali fino in Illinois e New Jersey), il Messico (Tamaulipas, Veracruz e Quintana Roo), le isole Bahamas, Cuba, le Cayman, la Giamaica (locus typicus della specie), Haiti, la Repubblica Dominicana, Porto Rico, Saint Kitts e Nevis, Montserrat, la Dominica, la Guadalupa, la Martinica, Saint Lucia, Barbados, Trinidad e Tobago, Bonaire, Curaçao, il Belize (Corozal, Cayo, Stann Creek e Toledo), il Guatemala (Izabal), l'Honduras, El Salvador, il Nicaragua (León, Managua e Granada, probabilmente Carazo, Masaya e Rivas), la Costa Rica (Guanacaste, Limón, Heredia, Puntarenas, Alajuela, San José e Cartago), Panama, la Colombia, il Venezuela (Aragua, Bolívar, Guárico, Miranda e Monagas), la Guyana, il Suriname, la Guyana francese, l'Ecuador, le isole Galápagos, il Perù, il Brasile (Amazonas, Pará, Acre, Rondônia, Maranhão, Alagoas, Distretto Federale, Bahia, Minas Gerais, San Paolo, Paraná e Rio Grande do Sul), la Bolivia (Santa Cruz e La Paz), il Paraguay, il Cile settentrionale, l'Argentina settentrionale (Salta, Tucumán, Formosa, Chaco e Misiones) e l'Uruguay.[2][3][5][7][11][12]

L'habitat è rappresentato da foreste tropicali, e sub-tropicali, dal livello del mare fino a modeste altitudini.[7]

Tassonomia[modifica | modifica wikitesto]

Sinonimi[modifica | modifica wikitesto]

Relativamente al genere Cocytius, si segnalano due sinonimi:

  • Amphionyx Lucas, 1856 in Sagra, Hist. fis. pol. nat. Isla Cuba (2) 7(2, Insectos): 298 - Specie tipo: Amphionyx hydaspus = Sphinx hydaspus Cramer, 1777.[13]
  • Ancistrognathus Wallengren, 1858 - Öfvers. K. VetenskAkad. Förh. Stockh. 15: 138 - Specie tipo: Sphinx jatrophae Fabricius, 1775[14]

Per quanto riguarda Cocytius antaeus sono stati riportati i seguenti sinonimi:[3][11]

  • Amphonyx medor Butler, 1875 - Trans. Zool. Soc. London 9: 599 - Locus typicus: Messico (sinonimo eterotipico)[15]
  • Amphonyx tapayusa Moore, 1883 - Proc. Lit. Philos. Soc. Lpool 36: 327-377 - Locus typicus: San Paolo, Brasile (sinonimo eterotipico)[16]
  • Cocytius cluentius Troschel, 1900 - Ent. newa. Phil. 11: 334 - Locus typicus: Chicago, Stati Uniti d'America (sinonimo eterotipico)[17]
  • Cocytius henrici Pinchon, 1969 - Faune des Antilles françaises 2: 162-163 (sinonimo eterotipico)[18]
  • Sphinx annonae Shaw, 1802 - In Shaw, Nodder & Nodder, 1802. Naturalist's Miscellany 14: tavv. 566-567 - Locus typicus: Suriname (sinonimo eterotipico)[19]
  • Sphinx antaeus Drury, 1773 - Illust. Nat. Hist. Exot. Insects 2: tav. 25, fig. 1 - Locus typicus: Giamaica (sinonimo omotipico, basionimo)[2]
  • Sphinx hydaspus Cramer, 1777 - Uitl. Kapellen 2 (9-16): 149 (indice), pag. 31, tav. 118, fig. A - Locus typicus: Suriname (sinonimo eterotipico)[6]
  • Sphinx iatrophae Fabricius, 1775 - Syst. Ent.: 538 - Locus typicus: America (sinonimo eterotipico)[20]
  • Sphinx jatrophae Fabricius, 1775 - Syst. Ent.: 538 - Locus typicus: America (sinonimo eterotipico)[20]
  • Sphinx medor Stoll, 1782 - In Cramer, Uitl. Kapellen 4: 215, tav. 394, fig. A - Locus typicus: Suriname (sinonimo eterotipico)[21]

Sottospecie[modifica | modifica wikitesto]

Al momento non vengono individuate sottospecie, per quanto in passato alcuni autori riconoscessero Cocytius antaeus medor (= Sphinx medor) come sottospecie distinta, presente tra la Florida e l'Uruguay.[5][7]

Conservazione[modifica | modifica wikitesto]

Lo stato di conservazione della specie non è stato ancora valutato dall'IUCN.[1]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b The IUCN Red List of Threatened Species, su iucnredlist.org. URL consultato il 15 giugno 2013.
  2. ^ a b c d Dru Drury, Illustrations of exotic entomology containing upwards of six hundred and fifty figures and descriptions of foreign insects, interspersed with remarks and reflections on their nature and properties. 2: tav. 25, fig. 1, Londra, 1773.
  3. ^ a b c d e f g h i j k l m CATE Creating a Taxonomic eScience, su cate-sphingidae.org. URL consultato il 15 giugno 2013.
  4. ^ a b Castiglioni, L. & Mariotti, S., IL - Vocabolario della lingua latina, Brambilla, A. & Campagna, G., 30ª ristampa, Torino, Loescher, 1983 [1966], p. 2493, ISBN 978-8820166571, LCCN 76485030, OCLC 848632390.
  5. ^ a b c d e f g h Bernard D'Abrera, Sphingidae Mundi. Hawk Moths of the World. Based on a Checklist by Alan Hayes and the collection he curated in the British Museum (Natural History), 1ª ed., Faringdon, Oxon., SN7 7DR United Kingdom, E.W. Classey Ltd., 1986, pp. 22-23, ISBN 086096 022 6.
  6. ^ a b (NLFR) Pieter Cramer, Caspar Stoll, De uitlandsche kapellen, voorkomende in de drie waereld-deelen Asia, Africa en America by een verzameld en beschreeven door den Heer Pieter Cramer... - Papillons exotiques des trois parties du monde l'Asie, l'Afrique et l'Amerique / rassemblés et décrits par Mr. Pierre Cramer..., vol. 2 (9-16), Amsterdam e Utrecht, Chez S.J. Baalde, Chez Barthelmy Wild, 1779 [1777], 149 (indice), pag. 31, tav. 118, fig. A. URL consultato il 15 giugno 2013.
  7. ^ a b c d e f g h i j k l m Silkmoths, su silkmoths.bizland.com. URL consultato il 15 giugno 2013.
  8. ^ a b (EN) Scoble, M. J., Higher Ditrysia, in The Lepidoptera: Form, Function and Diversity, seconda edizione, London, Oxford University Press & Natural History Museum, 2011 [1992], pp. 328-341, ISBN 978-0-19-854952-9, LCCN 92004297, OCLC 25282932.
  9. ^ The Plant List, su theplantlist.org. URL consultato il 15 giugno 2013.
  10. ^ Ghost Orchid (Dendrophylax lindenii) Information Page at The Florida's Native and Naturalized Orchids Website., su flnativeorchids.com. URL consultato il 12 giugno 2013 (archiviato dall'url originale il 3 marzo 2016).
  11. ^ a b Funet, su ftp.funet.fi. URL consultato il 15 giugno 2013.
  12. ^ Butterflies and Moths of North America, su butterfliesandmoths.org. URL consultato il 15 giugno 2013.
  13. ^ Ramon De La Sagra, Historia fisica, politica y natural de la isla de Cuba, vol. 7, Parigi, Imprenta de Maulde Y Renou, 1856, 298.
  14. ^ Natural History Museum - Butterflies and Moths of the World, su nhm.ac.uk. URL consultato il 15 giugno 2013.
  15. ^ (EN) Arthur Gardiner Butler, Revision of the Heterocerous Lepidoptera of the family Sphingidae, in Transactions of the Zoological Society of London, vol. 9, Londra, 1875, pp. 599, tav. 10. URL consultato il 15 giugno 2013.
  16. ^ (EN) Frederic Moore, Dukinfield Jones, E., Metamorphoses of Lepidoptera from San Paulo, Brazil, in the Free Public Museum, Liverpool - With nomenclature and descriptions of new forms, in Proceedings of the Literary and Philosophical Society of Liverpool, vol. 36, Liverpool, 1883, pp. 327-377. URL consultato il 15 giugno 2013.
  17. ^ (EN) A. Troschel, (notula), in Entomological news, and proceedings of the Entomological Section of the Academy of Natural Sciences of Philadelphia, vol. 11, Philadelphia, gennaio 1900, pp. 334. URL consultato il 15 giugno 2013.
  18. ^ (FR) Robert Pinchon, Paul Enrico, Les Papillons, in Faune des Antilles françaises, 2, Caen, Ozanne, 1969, 162-163. URL consultato il 15 giugno 2013.
  19. ^ (LAEN) George Shaw, Nodder, Frederick Polydore; Nodder, Richard P., The naturalists' miscellany : or Coloured figures of natural objects; drawn and described immediately from nature, vol. 14, Londra, Nodder & Co., 1802, tavv. 566-567. URL consultato il 15 giugno 2013.
  20. ^ a b (LA) Johann Christian Fabricius, Systema entomologiae : sistens insectorvm classes, ordines, genera, species, adiectis synonymis, locis, descriptionibvs, observationibvs, Flensbvrgi et Lipsiae, Officina Libraria Kortii, 1775, 538. URL consultato il 15 giugno 2013.
  21. ^ (NLFR) Caspar Stoll, Pieter Cramer, De uitlandsche kapellen, voorkomende in de drie waereld-deelen Asia, Africa en America by een verzameld en beschreeven door den Heer Pieter Cramer... - Papillons exotiques des trois parties du monde l'Asie, l'Afrique et l'Amerique / rassemblés et décrits par Mr. Pierre Cramer..., vol. 4, Amsterdam e Utrecht, Chez S.J. Baalde, Chez Barthelmy Wild, 1782 [1779], 215, tav. 394, fig. A. URL consultato il 15 giugno 2013.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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