Clavicembalo elettrico

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Clavicembalo elettrico
Clavessin électrique
Particolare della struttura.
Informazioni generali
OrigineFrancia
Invenzione1759
InventoreJean-Baptiste Thillais Delaborde
Classificazione52
Elettrofoni a generatori elettromeccanici
Uso
Prototipo di strumento musicale
Genealogia
 Antecedenti
Carillon

Il clavicembalo elettrico (in francese: clavessin électrique o clavecin électrique) è uno strumento musicale ideato nel 1759 dal fisico e matematico francese Jean-Baptiste Thillais Delaborde[1][2], e risulta essere il più antico strumento musicale azionato elettricamente ad essere giunto fino ai nostri giorni[3][4]. Il prototipo di Delaborde è attualmente conservato presso la Biblioteca nazionale di Francia di Parigi.

Il nome clavicembalo è inappropriato per tale strumento, in quanto esso non presenta alcuna analogia con il cordofono barocco, essendo invece molto più prossimo ad un carillon. Tale scelta è stata fatta da Delaborde per conferire maggiore dignità allo strumento, sostenendo la netta superiorità della sua invenzione rispetto ad un carillon[5].

Come annotava lo stesso Delaborde, il timbro dello strumento assomigliava ad un registro organistico di tremolo[3].

Storia dello strumento[modifica | modifica wikitesto]

Origini[modifica | modifica wikitesto]

Stampa del testo di Delaborde.

Delaborde descrisse per la prima volta il suo strumento in due lettere nel Journal de Trevoux e successivamente in un'opera dal titolo Le clavessin électrique: avec une nouvelle théorie du méchanisme et des phénomènes de l'électricité (Il clavicembalo elettrico: con una nuova teoria del meccanismo e dei fenomeni dell'elettricità), pubblicata a Parigi presso gli editori Guerin et Delatour[6] nel 1761[1][7].

L'autore lo descrive nella seguente maniera[7]:

«La materia elettrica n'è l'anima, come l'aria è quella dell'organo; il globo fa le veci del mantice, e 'l conduttore del porta-vento. Nell'organo il tasto è come un freno, con cui si modera l'azione dell'aria; ho posto lo stesso freno alla materia elettrica, malgrado la sensibilità sua, la sua agilità. L'aria rinchiusa nell'organo vi geme, fino a tanto che l'organista, come un altro Eolo, le apre le porte del suo carcere. Se egli togliesse nello stesso tempo tutte le barriere che l'arrestano, altro non produrrebbe che una confusione e un disordine grandissimo, egli però fa farla sortire [...] con discernimento. La materia elettrica dimora ancor essa come rinchiusa, e si fa sentire inutilmente all'intorno delle campane del nuovo cembalo, fino a tanto che le vien data la libertà, coll'abbassare i tasti: ne sorte allora con celerità grande, cessa però d'operare, subito che i tasti rimontano. Questa specie di cembalo ha eziandio un vantaggio, che gli altri non hanno; cioè che laddove ne' cembali ordinarj il suono non continua che indebolendosi; nell'organo e nel cembalo elettrico conserva tutta la forza che le dita rimangono su i tasti.»

Lo studio della generazione di suoni per mezzo di fenomeni elettrici iniziò verso gli anni Trenta del XVIII secolo[8], e il clavicembalo di Delaborde ne divenne uno degli esempi più noti[8] pur venendo anche definito nei decenni successivi alla sua invenzione una "fantasticheria senza utilità" (rêverie sans utilité)[1][9].

Struttura e funzionamento[modifica | modifica wikitesto]

Schema di funzionamento del clavicembalo elettrico (Bakken Library, Minneapolis).

Lo strumento era una sorta di carillon basato su un meccanismo analogo ai moderni campanelli elettrici. Per ogni nota erano presenti due campane unisone, che con il rispettivo battente (uno per ogni coppia di campane) pendevano da delle sbarre di ferro. Tali sbarre erano caricate da un generatore elettrico. Era presente una tastiera, impiegata dal musicista per suonare lo strumento. Ogni tasto era una leva collegata ad un interruttore elettrico. Alla pressione del tasto corrispondente ad una nota, una delle due campane veniva messa a terra ed isolata, scaricandosi. Il battente, per effetto di forze elettriche, oscillava dunque tra la campana carica e quella scarica, percuotendole ed emettendo il suono dello strumento fino a quando il tasto non veniva rilasciato[3]. Avendo un tasto per ogni nota, abbinato ad una campana intonata, era possibile usare lo strumento per suonare musica scritta per strumenti a tastiera, come il clavicembalo o l'organo[10][11].

Analogie con il clavicembalo oculare[modifica | modifica wikitesto]

Delaborde annota come il pubblico godesse anche di uno spettacolo visivo nelle esecuzioni al buio, grazie alle scintille di dovute alla chiusura dei contatti elettrici, cosicché il suo clavessin diveniva allo stesso tempo acustico e oculare[10]. L'idea del clavicembalo elettrico potrebbe derivare dal clavecin oculaire (in italiano: clavicembalo oculare o clavicembalo a colori) inventato nel 1725 dal gesuita Louis Bertrand Castel[12][13].

Molto tempo prima Athanasius Kircher aveva creduto di trovare un'analogia tra i suoni e i colori: questo principio diede origine agli esperimenti circa il clavicembalo di Castel, il quale supponendo che i sette colori del prisma si riferissero esattamente alle sette note musicali, fece corrispondere nel suo strumento musicale il do al blu, il do♯ al celeste, il re al verde, il re♯ al verde oliva, il mi al giallo, il fa all'aurora, il fa♯ all'arancio, il sol al rosso, il sol♯ al cremisi, il la al viola, il la♯ all'indaco e il si al blu iris. L'ottava riproponeva la stessa gamma di colori ma con una tonalità più chiara. I colori erano distribuiti secondo una certa gradazione fra i tasti dello strumento, cosicché ogni tasto produceva con la percussione un colore, secondo i principi stabiliti dallo stesso Castel. Lo scopo era quello di preparare l'occhio alla sensazione piacevole che fanno sull'orecchio la melodia e l'armonia degli accordi[10].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c François-Joseph Fétis, Arthur Pougin, Biographie universelle des musiciens et bibliographie générale de la musique par F.J. Fétis : supplément et complément, Henri Fournier, 1837. (consultabile anche online)
  2. ^ (EN) Timeline: History of the Synthesizer (before 1900), in Synthmuseum.com, http://www.synthmuseum.com/index.html, 16 novembre 2006. URL consultato il 14 febbraio 2012.
  3. ^ a b c The New Grove Dictionary of Music and Musicians, voce La Borde, Jean-Baptiste de
  4. ^ Un possibile strumento musicale che facesse uso di fenomeni elettrici, antecedente il clavecin électrique, è il Denis d'or, nel quale però l'elettricità non era parte integrante del meccanismo di generazione del suono ma era usata per ottenere effetti particolari, a discrezione del musicista. Le caratteristiche esatte di questo strumento non sono certe, in quanto di esso non restano che scarse testimonianze scritte.
  5. ^ Le journal des sçavans, combiné avec les mémoires de Trévoux, Marc Michel Rey, Amsterdam 1759.
  6. ^ Joseph Aignan Sigaud de la Fond, Dictionnaire De Physique, vol. 1, 1781. (consultabile anche online)
  7. ^ a b Giuseppe Bertini, Dizionario storico-critico degli scrittori di musica e de' più celebri artisti di tutte le nazioni sì antiche che moderne, 1814
  8. ^ a b Edith Lecourt, Le sonore et la figurabilité, Éditions L'Harmattan, 2006, ISBN 9782296151055. (consultabile anche online)
  9. ^ Pierre Guillot, Les Jésuites et la musique: le Collège de la Trinité à Lyon, 1565-1762, Editions Mardaga, 1991, ISBN 9782870094013. (consultabile anche online)
  10. ^ a b c AA. VV., Dizionario delle origini, invenzioni e scoperte nelle arti, nelle scienze, nella geografia, nel commercio, nell'agricoltura, Bonfanti, Milano 1831
  11. ^ Aimé-Henri Paulian, Dizionario portatile di fisica, Venezia, presso Silvestro Gatti, 1794 pp. 326-328.
  12. ^ Roland Mortier - Hervé Hasquin, Autour du père Castel et du clavecin oculaire, in Études sur le XVIIIe siècle, vol. XXIII, Éditions de l'Université de Bruxelles, Bruxelles 1995.
  13. ^ Benedetta Saglietti, Dal clavecin oculaire di Castel al clavier à lumières di Skrjabin in S. Messina - P. Trivero (a cura di), Metamorfosi dei Lumi 6. Le belle lettere e le scienze, Accademia, Torino 2012, pp. 187–205 online.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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