Classe Hüdâvendigâr

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Classe Hüdâvendigâr
Descrizione generale
Tipoincrociatore protetto
Numero unità2
Ordine1891
CantiereTersâne-i Âmire di Costantinopoli, Turchia
Impostazione1892
Destino finaledemolita sullo scalo nel 1911
Caratteristiche generali
Dislocamento4.050 t
Lunghezza85,3 m
Larghezza15,02 m
Pescaggio6,1 m
Propulsione4 caldaie, 2 macchine a triplice espansione a 3 cilindri
Armamento
Armamento
  • 2 cannoni da 210 mm su affusti singoli
  • 6 da 150 mm
  • 4 da 105 mm su affusti singoli
  • 5 tubi lanciasiluri da 450 mm
dati tratti da The Ottoman Steam Navy, 1828–1923[1]
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La classe Hüdâvendigâr fu una classe navale di due incrociatori protetti della marina militare ottomana impostata nel 1892 e mai completata.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Dopo la grande espansione della marina ottomana avvenuta tra il 1861 e il 1876,[2] voluta dal sultano Abdul Aziz,[2] che portò la Osmanlı Donanması a divenire la terza potenza navale del mondo dietro a Gran Bretagna a Francia il suo successore, Abdul Hamid II, decise di tagliare i fondi destinati all'acquisto di nuovi mezzi, ma necessari anche alla manutenzione delle navi in servizio.[2] Durante la guerra tra Russia e Impero ottomano del 1877-1878[3] la flotta ottomana non diede una buona prova, anche se guidata da un valente ufficiale inglese, il bahrie limassi Hobart Pasha.[3] Tra l'inizio degli anni ottanta e anni novanta del XIX secolo,[3] il nuovo sultano decise di pensionare numerosi ammiragli[N 1] compreso Hobart Pasha, cancellando nel contempo numerosi contratti per la realizzazione di navi all'estero.[3] All'inizio degli anni novanta, per contrastare l'invecchiamento della flotta, fu deciso[3] di avviare un limitato piano di rafforzamento che verteva sulla realizzazione della nave da battaglia Abdul Kadir,[3] di due incrociatori protetti classe Hüdâvendigâr,[3] e su due più piccoli classe Feyza-i Bahri.[3]

Per la realizzazione del progetto dei due incrociatori protetti più grossi si guardò a quanto realizzato all'estero fino ad allora, con un occhio di riguardo ai paesi potenzialmente avversari nel Mediterraneo, come Italia, Spagna e Austria-Ungheria. A quell'epoca la Regia Marina aveva realizzato l'incrociatore protetto Giovanni Bausan,[N 2] e le tre unità classe Etna (varate tra il 1883 e il 1888). In Spagna si erano realizzati i tre incrociatori classe Reina Regente (scesi in mare tra il 1887 e il 1892), mentre i cantieri austro-ungarici avevano varato le due unità classe Kaiser Franz Joseph (1889-1890). Nel 1891 vennero ordinati i due incrociatori protetti classe Hüdavendigar, la cui prima unità fu impostata presso il cantiere navale Tersâne-i Âmire di Costantinopoli nel 1892.[1] L'armamento principale previsto verteva su due grossi cannoni da 210 mm,[1] relativamente pesanti per il dislocamento dell'unità.[4] La seconda unità della classe, la Selimieh,[1] venne ordinata nello stesso anno, ma la sua costruzione, sospesa già nel mese di luglio, venne definitivamente cancellata nel 1892.[1] La costruzione dell'unità capoclasse andò a rilento e fu arrestata nel 1897,[1] in quanto la categoria degli incrociatori protetti stava rapidamente divenendo obsoleta, sostituita sugli scali dagli incrociatori corazzati. Durante il conflitto con la Grecia,[3] avvenuto tra il febbraio 1896[5] e il settembre 1897,[6] la flotta da battaglia ottomana diede una pessima prova[N 3] e si rese evidente che urgeva un piano di rinforzo. Il Ministro della Marina, Hassan Rahmi Pasha,[7] convocò una commissione di inchiesta[7] che stilò un impietoso rapporto sullo stato della flotta, consegnato il 27 giugno 1897.[7] Nel 1904 l'Hüdâvendigâr era ancora largamente incompleto, e il comando della flotta stese un progetto per il suo completamento che prevedeva un armamento[4] largamente modificato.[N 4] Tuttavia la nave non fu mai completata, e venne demolita sullo scalo all'incirca nel 1911, in quanto ormai la marina ottomana aveva acquistato due moderni incrociatori protetti di produzione straniera, il Medjidieh e l'Hamidiye.

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Profondamente conservatore il Sultano riteneva gli ammiragli troppo progressisti.
  2. ^ Derivato dal cileno Esmeralda.
  3. ^ Per due volte le navi non riuscirono a salpare dal Mar di Marmara, neanche al traino dei rimorchiatori.
  4. ^ L'armamento previsto si basava su 2 cannoni da 150/45, 6 da 120/50, 4 da 76, 4 pezzi da 47 a tiro rapido, e 4 tubi lanciasiluri singoli da 450 mm.

Fonti[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (EN) Robert Gardiner (a cura di), Roger Chesneau e Eugene M. Kolesnik, All the World's Fighting Ship 1860-1905, London, Conway Maritime Press, 1979, ISBN 0-8317-0302-4.
  • (EN) Bernd Langensiepen e Ahmet Güleryüz, The Ottoman Steam Navy, 1828–1923, Oxford, Conway Maritime Press, 1995.
Periodici
  • Giuliano Da Frè, La guerra italo-turca. Le operazioni navali e anfibie (1911-1912), in Rivista Italiana Difesa, Chiavari, Giornalistica Riviera Soc. Coop., giugno 2011.