Chiesa di Santo Stefano (Genova)

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Abbazia di Santo Stefano
La facciata
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneLiguria
LocalitàGenova
IndirizzoPiazza Santo Stefano, 2, 16121, Genova
Coordinate44°24′23″N 8°56′21″E / 44.406389°N 8.939167°E44.406389; 8.939167
Religionecattolica di rito romano
Arcidiocesi Genova
Consacrazione972
Stile architettonicoromanico
Inizio costruzioneX secolo
CompletamentoXVII secolo
L'interno

La chiesa di Santo Stefano (o abbazia di Santo Stefano) è uno dei più noti luoghi di culto cristiani di Genova, e la sua comunità parrocchiale fa parte del Vicariato di Carignano - Foce dell'arcidiocesi di Genova.
Situata su un'altura che sovrasta la centralissima via XX Settembre è stata uno degli esempi maggiormente significativi dell'architettura romanica presenti nel capoluogo ligure.
In questa chiesa venne battezzato Cristoforo Colombo e si ritiene che venne battezzato anche il giovane Balilla.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La chiesa nel 1892, prima delle demolizioni per la realizzazione di Via XX Settembre

Fu dal 972 al 1431 di proprietà dei monaci dell'abbazia di San Colombano di Bobbio[1][2][3], poi dal 1529 al 1797 di pertinenza dei monaci benedettini di Monte Oliveto.

Importanti lavori di restauro - che richiesero peraltro l'abbattimento di alcune cappelle - furono compiuti alla fine del XIX secolo in occasione dell'ampliamento dell'allora via Giulia, oggi via XX Settembre. Chiusa per quasi tutta la prima metà del Novecento, la chiesa è stata completamente ristrutturata tra il 1946 ed il 1955, anno in cui venne consacrata al culto dal cardinale Giuseppe Siri. Il parroco ha il titolo di abate.

La fondazione della nuova chiesa con abbazia intitolata a Santo Stefano, risale al 972, da parte del vescovo di Genova Teodolfo[4][5], che intese così porre rimedio ad una distruzione compiuta da una incursione saracena nel 934. L'abbazia, insieme al territorio dell'odierna Portoria venne donata all'abbazia di San Colombano di Bobbio.

Oltre a Portoria l'abbazia aveva numerose proprietà e rendite di mulini nelle zone della Val Bisagno da Struppa fino alla Foce ed altre proprietà in Carignano, Porta Soprana del Piano di Sant'Andrea, Albaro, Acquasola, San Martino, San Fruttuoso (Genova), Paverano, Marassi, Quezzi, Staglieno, Molassana, Cavassolo, Casamavari, Prato, San Martino e San Siro di Struppa, Zinistedo, Bavari, Creto di Montoggio, Val Polcevera, Campi, Granarolo, Rivarolo, Begato, Garbo e Fregoso, Fegino, Bolzaneto, Multedo e Pegli, Arenzano, Gallaneto, Langasco e Santo Stefano di Larvego Campomorone, Stura di Masone, Prato Larini e Carasco[6].

Vicino al monastero nel Borgo Santo Stefano vi era anche un ospedale attestato nel 1120.

Fra il 982 ed il 998 vi è l'inserimento, fra i beni della nascente abbazia, dell'antica cella monastica di San Pietro della Porta, l'odierna Chiesa di San Pietro in Banchi con le proprietà del Riale di Soziglia ed altri in Genova; precedentemente dipendenza diretta dell'abbazia bobbiense.[7]

Il vescovo Giovanni introduce i benedettini di Santo Stefano nella chiesa dei Santi Nazario e Celso in Albaro[8][9]. Inoltre ad Albaro i benedettini hanno anche la chiesa di San Vito e la chiesa di Santa Giusta, e nel cuore di Genova anche la chiesa di Santa Croce. In val Bormida i benedettini possedono anche la chiesa di Santo Stefano di Sezzadio[10].

Nel 1027 passa ai benedettini la Chiesa di Santa Margherita ed i possedimenti di Marassi.

Dall'XI secolo in varie donazioni si costituisce il feudo di Villaregia (odierno Santo Stefano al Mare) e l'omonica chiesa parrocchiale, e con le donazioni della contessa Adelaide di Susa il monastero possiede un ampio territorio, ed inoltre possiede la chiesa di Santo Stefano di Sanremo[11] e la Chiesa di San Giuliano di Noli.

Il monastero estenderà i propri interessi imprenditoriali, oltre che alla proficua attività molitoria, pure all'industria vinaria e alla panificazione. Inoltre ha la concessione di uno dei diciassette bagni pubblici (balneum) esistenti a Genova nel Medioevo, situato lungo il Rivo torbido con annesse proprietà.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

La chiesa vista dalla sottostante via XX Settembre

L'attuale edificio sorse sui resti di una piccola chiesa del V secolo intitolata a San Michele Arcangelo. Il documento più antico che ne fa menzione è un atto di donazione risalente al 1º aprile 965.

Entrata dell'unica navata sinistra. La facciata della chiesa infatti si presenta asimmetrica

La chiesa di Santo Stefano ha una pianta rettangolare ad una sola navata, con un presbiterio sopraelevato sotto al quale si trova una cripta, probabilmente il nucleo originario della piccola chiesa dedicata a San Michele. La cupola, ricostruita in laterizio nel 1306 dall'abate Niccolò Fieschi, ha forma ottagonale e allo stesso secolo è ritenuta databile la cella campanaria. La parte inferiore del campanile è di datazione incerta ma si ritiene che sia antecedente alla chiesa e che in origine svolgesse funzioni di torre di guardia.

La chiesa venne elevata a parrocchia posteriormente al 1054, ed è menzionata come tale in una bolla papale di Innocenzo II del 1134 ed è sicuramente posteriore al 1054. Nel 1217 fu ricostruita sul modello della chiesa abbaziale di Bobbio e fu riconsacrata dai cardinali Ugolino Conti (futuro papa Gregorio IX) e Sinibaldo Fieschi (futuro papa Innocenzo IV). Alla chiesa venne donata la reliquia del braccio di santo Stefano, contenuta in un cofano bizantino d'argento, che era in possesso dell'abate di Bobbio san Bertulfo dal 628.

Nel 1431 la chiesa divenne una "commenda", affidata al cardinale Lorenzo Fieschi, secondo una decisione presa nel 1401 papa Bonifacio IX. Nel 1479 venne annessa alla chiesa una cappella con cantoria marmorea. L'ultimo commendatario, il santo Gian Matteo Giberti, vescovo di Verona nel 1529 affidò la chiesa e il convento all'abbazia territoriale di Monte Oliveto Maggiore, che ne entrò in possesso la prima domenica di quaresima del 1530.

Il campanile della chiesa

Il monastero venne demolito nel 1535 e fu ricostruito alla metà del Seicento a una quota superiore e un nuovo pavimento venne costruito nella chiesa sopra quello antico a mosaico, facendo scomparire l'antica cripta. I monaci di Monte Oliveto nel 1759 costruirono il nuovo coro. Restarono i proprietari fino al 1775 e continuarono ad occuparla come ospiti fino al 1797. Successivamente la chiesa ed il complesso furono affidati al clero secolare, che vi era presente fin dal 1776. Al parroco spettano ancor oggi il titolo e le insegne di abate.

Un tentativo di restauro della vecchia chiesa era stato avviato alla fine del XIX secolo ad opera dell'architetto Alfredo d'Andrade. Nello stesso periodo la zona in cui sorgeva la chiesa fu interessata dai lavori relativi all'edificazione di via XX Settembre, con lo smantellamento della vicina porta degli Archi e la rimozione della discesa che collegava il sagrato con la sottostante via Giulia, al cui posto ora sorge il porticato della nuova via, e l'edificazione del ponte Monumentale.

Un'altra prospettiva della chiesa. Il sottostante porticato, che riprende le tipiche bande bianche e nere dell'architettura genovese, è stato realizzato a cavallo tra il XIX ed il XX secolo in occasione della realizzazione di via XX Settembre.

Nel 1904 iniziò la creazione di una nuova chiesa accanto alla vecchia, sempre in stile romanico. La chiesa "gemella", inaugurata nel 1908, fu danneggiata pochi anni dopo, il 17 gennaio 1912, dal crollo della navata sinistra di quella vecchia. Morto l'architetto d'Andrade nel 1915, la situazione rimase bloccata. Entrambe le chiese furono pesantemente danneggiate dai bombardamenti della seconda guerra mondiale (23 ottobre, 7 novembre 1942 e notte tra il 7 e l'8 agosto 1943): Santo Stefano vide distrutta metà della facciata e buona parte del tetto.

L'arcivescovo di Genova, il cardinale Giuseppe Siri, volle la ricostruzione della vecchia chiesa romanica, ed i lavori, iniziati nel 1946 si conclusero con la consacrazione l'11 dicembre 1955. I lavori di rifacimento, su progetto di Cesare Galliano e di Cesare Barontini, comportarono la realizzazione di tredici altari, l'applicazione di vetri istoriati alle cinque grandi finestre del coro e al rosone di facciata e l'erezione di un pulpito riproducente quello della cattedrale di Spalato.

La parrocchia di Santo Stefano includeva la zona di Portoria, sino al Colle, passando per Vico Dritto di Ponticello dove era la casa di Cristoforo Colombo.

Dal 2004, nei giorni festivi, nella chiesa viene officiata anche la liturgia per i fedeli della Chiesa cattolica di rito bizantino-ucraino[12].

All'interno conserva notevoli dipinti di epoca manierista e barocca, fra cui spiccano:

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Valeria Polonio Felloni Il monastero di San Colombano di Bobbio dalla fondazione all'epoca carolingia, Genova 1962, pp. 136 (Fonti e studi di storia ecclesiastica, II)
  2. ^ Eleonora Destefanis Il Monastero Di Bobbio in Eta Altomedievale
  3. ^ C. Cipolla - G. Buzzi Codice Diplomatico del Monastero di S. Colombano di Bobbio fino all'anno MCCVIII - Volumi I-II-III, in Fonti per la Storia d'Italia, Tipografia del Senato, Roma 1918
  4. ^ Aldo Padovano, Felice Volpe, La grande storia di Genova Enciclopedia - Volume primo, Artemisia Progetti Editoriali, 2008, p. 142
  5. ^ Società Ligure di Storia Patria, Donazione di Santo Stefano nel 972 da parte del vescovo Teodolfo ai monaci di Bobbio ed altre loro proprietà a Genova e provincia, Conferimento dei vescovi di Genova ai Benedettini di Bobbio ed intitolazioni a San Colombano - Capitolo Terzo, pp. 438-457
  6. ^ Codice diplomatico del monastero di Santo Stefano di Genova, a cura di Marta Calleri - Volume I (965-1200), ed. Società Ligure di Storia Patria, Genova 2009 (Fonti per la storia della Liguria, XXIII)
  7. ^ Ferretto A. I primi documenti della chiesa di San Pietro in Banchi, in Il Cittadino, 12-2-1918
  8. ^ Archivio di Stato di Genova, Monastero di Santo Stefano, mazzo I/72; originale. L.T. Belgrano, Cartario cit. (sopra, nota 1)
  9. ^ A. Remondini, "Parrocchie suburbane di Genova, notizie storico-ecclesiastiche", Tipografia delle letture cattoliche, Genova, 1882
  10. ^ Chiesa di S. Stefano di Sezzadio - Storia
  11. ^ Chiesa di Santo Stefano nella Pigna di Sanremo, su lapignadisanremo.net. URL consultato il 1º luglio 2019 (archiviato dall'url originale il 25 giugno 2018).
  12. ^ Comunità ucraina presso la chiesa di Santo Stefano Archiviato l'8 marzo 2009 in Internet Archive..
  13. ^ AAVV, p.60.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Archivio di Stato di Genova, Carte del Monastero di Santo Stefano, Archivio Segreto 1508-1523bis. Le buste 1508-1522 contengono documenti, numerati progressivamente, degli anni 971-1797; la 1523 documenti dal 1191 al 1648 con numerazione autonoma; la 1523bis quella relativa ai secoli XVI-XVII. Le numerazioni risalgono agli inizi degli anni Ottanta del secolo XX. Si veda anche Liguria monastica, Cesena 1979 (Italia Benedettina, II), pp. 144-146.
  • Codice beriano, Frammento di Poliptico di Santo Stefano, Biblioteca Civica Berio, B.C.B., m.r. I.4.15
  • Bernardo Poch, Miscellanea di storia ligure, B.C.B., m.r. IV.5.7-14
  • F. Federici, Coll. 1, Collectanea o sia Fasti delle cose della Liguria, ms. anno 1644 in A.C.G., fondo Brignole-Sale, 104.F.5
  • F. Federici, Coll. 2, Collectanea o sia Fasti delle cose della Liguria, ms. anno 1644 in A.S.G., ms. 46.
  • Gian-Tommaso Campi, Storia cronologica dell'abazia, e chiesa di Santo Stefano di Genova, ricavata da autentiche scritture ed iscrizioni, Genova 1776
  • Riflessioni sulla storia cronologica dell’Abbazia, e Chiesa di S. Stefano pubblicata da RR. Monaci Olivetani umiliati al Trono Serenissimo dà Parrochiani della stessa Chiesa, in Genova, Casamara delle cinque lampade, 1777
  • Documenta, quibus probatur bonum ius abbatis, et monachorum S. Stephani super bonis, quae in iisdem describuntur, et falso ad curamanimarum, sive ad parochiam spectavisse, et spectare jactantur, Genuae 1778
  • M. Staglieno, Il borgo di S. Stefano ai tempi di Colombo, Genova 1881
  • A. Ferretto, Un inventario di libri e di arredi della chiesa di S. Stefano fatto nel 1327, in «Rivista storica benedettina», III (1908), pp. 489-494
  • C.Ceschi, La cripta della chiesa di Santo Stefano, in Bollettino Ligustico III, 1951
  • L.De Simoni, La chiesa di Santo Stefano dove fu battezzato Colombo, in Studi Colombiani, 1951
  • A.M. Boldorini, Il cartario del monastero di Santo Stefano di Genova dal 965 al 1300, a.a., 1960-1961
  • AAVV, Pittori genovesi a Genova nel '600 e nel '700, Stabilimento d'arti grafiche Amilcare Pizzi, 1969.
  • G.Odicini, L'abbazia di Santo Stefano a Genova - Mille anni dalla ricostruzione ad oggi, 1972
  • G.Odicini, Le lapidi recenti collocate nell'abbazia di Santo Stefano, 1977
  • Gregorio Penco Storia del monachesimo in Italia: dalle origini alla fine del Medioevo Ed. Jaca Book 1983
  • Enrico Basso, Un'abbazia e la sua città: Santo Stefano di Genova (sec. X-XV), 1997 - Gribaudo
  • Giovanni Ferrero Genova - Bobbio: frammento di un legame millenario, Genova 2003
  • D. Ciarlo, Documentazione notarile (secoli XI-XVI) nei manoscritti membranacei del monastero di Santo Stefano di Genova, in «Atti della Accademia Ligure di Scienze e Lettere», s. VI, IX (2006)
  • Codice diplomatico del monastero di Santo Stefano di Genova, a cura di Marta Calleri - Volume I (anni 965-1200), ed. Società Ligure di Storia Patria, Genova 2009 (Fonti per la storia della Liguria, XXIII)
  • Codice diplomatico del monastero di Santo Stefano di Genova, a cura di Domenico Ciarlo - Volume II (anni 1201-1257), ed. Società Ligure di Storia Patria, Genova 2008 (Fonti per la storia della Liguria, XXIV)
  • Codice diplomatico del monastero di Santo Stefano di Genova, a cura di Domenico Ciarlo - Volume III (anni 1258-1293), ed. Società Ligure di Storia Patria, Genova 2008 (Fonti per la storia della Liguria, XXV)
  • Codice diplomatico del monastero di Santo Stefano di Genova, a cura di Domenico Ciarlo - Volume IV (anni 1294-1327), ed. Società Ligure di Storia Patria, Genova 2008 (Fonti per la storia della Liguria, XXVI)
  • Chartarum, Torino 1836-1853 (Historiae Patriae Monumenta, I, VI)
  • M.C. Cipolla, La tachygraphie Ligurienne au XIe siècle, in Mélanges Julien Havet: recueil de travaux d'erudition dédiés a la memoire de Julien Havet (1853-1893), Paris 1895 (rist. Genève 1972), pp. 87-96
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  • L.T. Belgrano, Cartario genovese, in «Atti della Società Ligure di Storia Patria», II, parte I, 1870, pp. 3-6
  • G. Rossi, Pietro Paganetti e la Storia ecclesiastica della Liguria, in «Giornale storico e letterario della Liguria», VII, 1906, p. 430
  • A. Ferretto, L’ospedale ed i bagni di Santo Stefano, in «La Madonna della Guardia», XIII/4-5 (1908), p. 111
  • L. Giordano, I Benedettini nella Liguria Occidentale, in Collana storico-archeologica della Liguria Occidentale, I, Imperia 1931, pp. 39-40
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  • S. Origone, Mulini ad acqua in Liguria nei secoli X-XV, in Saggi di storia ligure, «Clio», X, 1974, pp. 89-120
  • F. Cellerino, La Chiesa, in Genova antica e medievale, I, Genova 1993, pp. 65-80
  • M. Calleri, Per la storia del primo registro della curia arcivescovile di Genova. Il manoscritto 1123 dell’Archivio Storico del Comune di Genova, n.s.,XXXV/1 (1995), pp. 21-57
  • V. Polonio, Monasteri e paesaggio nel suburbio genovese: la Val Bisagno tra X e XIII secolo, in «Atti della Società Ligure di Storia Patria», n.s., XXXVII/2 (1997), p. 44
  • G. Petti Balbi, Sugli stretti e continuati rapporti tra Santo Stefano e i diversi rami genealogici dei Visconti, in I Visconti di Genova: identità e funzioni dei Carmadino (secoli XI-XII), in «Archivio Storico Italiano», CLVIII (2000), pp. 679-720
  • C. Soave, Le carte del monastero di Sant’Andrea della Porta di Genova, 1109-1370, in Fonti per la storia della Liguria, XVIII, p. V, Genova 2002
  • Gabriella Airaldi Storia della Liguria vol. II - Il caso di Bobbio e delle "vie marenche", Ed. Marinetti 1820 - Genova ottobre 2009, pag.110-120 - ISBN 978-88-211-8032-3
  • G. Rossi, Sulla Villa Regia ligure antica Porciana, in «Archivio Storico Italiano», s. 3a, XVIII (1873), pp. 384-390
  • N. Calvini, A. Sarchi, Il Principato di Villaregia, Sanremo, 1ª ed. 1977, 2ª ed. 1981
  • N. Calvini, Pagine di storia sanremasca. La Bauma e il Convento di San Romolo. La chiesa di S. Stefano in Sanremo. Libri pro e contro Sanremo nel secolo XVIII, Sanremo 1978

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