Chiesa di Santa Maria delle Grazie (Bellinzona)

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Chiesa di Santa Maria delle Grazie
La facciata della chiesa
StatoBandiera della Svizzera Svizzera
CantoneCanton Ticino
LocalitàBellinzona
IndirizzoVia Convento 1, 6500 Bellinzona
Coordinate46°11′06.86″N 9°01′08.33″E / 46.18524°N 9.01898°E46.18524; 9.01898
Religionecattolica di rito romano
TitolareMadonna delle Grazie
Diocesi Lugano
Consacrazione1505
Stile architettonicostile tardogotico
Completamento1482

La chiesa di Santa Maria delle Grazie[1] è una chiesa francescana di Bellinzona.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La costruzione della chiesa, assieme all'intero complesso conventuale dei Frati Minori al quale essa apparteneva, prese il via attorno al 1480[2]. La struttura della chiesa e quella del convento ubbidiscono all'impostazione tipica degli edifici religiosi di ispirazione francescana realizzati in quegli anni tra Piemonte e Lombardia; impostazione si vuole dettata dallo stesso Bernardino da Siena (chiamata pertanto "modulo bernardiniano")

La chiesa, edificata anche grazie alle donazioni di importanti famiglie bellinzonesi, venne ufficialmente consacrata nel 1505, con la dedicazione a Santa Maria delle Grazie. Ha mantenuto nel tempo l'originale forma gotica con una facciata a capanna molto semplice, connotata da due ampie finestre e da un portale a sesto acuto nella cui lunetta trova posto un affresco (ormai poco leggibile) raffigurante un'Adorazione dei pastori.

L'edificio fu devastato da un incendio scoppiato il 31 dicembre 1996[2]

Architettura e opere[modifica | modifica wikitesto]

L'interno a navata unica vede, coerentemente al modulo bernardiniano, una vasta parete trasversale[2] che crea una netta divisione tra la parte riservata ai fedeli e quella riservata ai religiosi. Le due parti dovevano essere separate da un "tramezzo" poggiante su tre archi ogivali, destinato ad essere interamente affrescato con le storie della Vita e Passione di Cristo, in modo che le scene dipinte potessero fungere da ausilio visivo alle predicazioni dei presbiteri.[2]

Gli affreschi del tramezzo - recentemente restaurati dopo il devastante incendio scoppiato il 31 dicembre 1996 - costituiscono una notevolissima testimonianza artistica ispirata dalla spiritualità francescana[2]; essa richiama subito alla mente le omologhe pareti dipinte da Martino Spanzotti nella Chiesa di San Bernardino ad Ivrea e da Gaudenzio Ferrari nella Chiesa di Santa Maria delle Grazie a Varallo. Al centro della parete è posta la grande scena della Crocifissione[2] avente dimensione sei volte più grande delle altre 15 scene che illustrano il racconto evangelico dalla Annunciazione alla Resurrezione di Cristo.
Le singole scene sono separate da lesene decorate con motivi a grottesche che riflettono il gusto rinascimentale dell'epoca.

Bottega degli Scotto, affreschi del tramezzo, Scena della Crocifissione (particolare), 1513-15

Il linguaggio artistico dell'ignoto autore del ciclo di affreschi fa riferimento ad una cultura pittorica di area milanese che presenta - in particolare nella scarsa attenzione ai paesaggi e nella ruvidità di talune scene- non poche reminiscenze tardo gotiche e si mostra indifferente alla lezione leonardesca.
Per tali ragioni la datazione degli affreschi è stata collocata da alcuni critici negli anni tra il 1495 ed il 1505.[2] Tuttavia la critica più aggiornata ritiene che, proprio sulla base della tipologia delle decorazioni a grottesche, ed anche tenendo conto delle numerose analogie figurative con l'omologa parete di Varallo, tende a posticipare la datazione verso il 1513-15. In merito alla identificazione dell'autore si ritiene dover far riferimento ad una pluralità di artisti della bottega milanese degli Scotto, alla quale apparteneva anche quello Stefano Scotto che influenzò l'apprendistato artistico di Gaudenzio Ferrari; bottega che, a quella data, doveva guardare come modello alle opere dell'artista valsesiano.[3]

Dei tre archi ogivali sui quali poggia il tramezzo, quello centrale porta all'aula che era riservata ai frati, i due laterali fanno da ingresso (attraverso pregevoli cancellate in ferro battuto) ad altrettante cappelle con volte a crociera: quella di sinistra è dedicata a Sant'Antonio di Padova, mentre quella di destra è dedicata, come l'intera chiesa, a Santa Maria delle Grazie. Questa seconda cappella contiene una suggestiva rappresentazione della Dormitio Virginis[2] formata da un affresco murale di notevole pregio, databile ai primi decenni del XVI secolo, raffigurante gli apostoli mentre assistono al trapasso della Madonna, mentre una coeva statua lignea si offre alla venerazione come simulacro della Vergine morente. L'affresco, in virtù delle affinità stilistiche già rilevate nel tramezzo, era stato in passato erroneamente attribuito al giovane Gaudenzio Ferrari.

L'aula riservata ai fedeli contiene, lungo il lato nord, altre tre cappelle dedicate rispettivamente a San Bernardino (con un pregevole affresco che raffigura San Bernardino tra i santi Sebastiano e Rocco attribuito alla cerchia di Ambrogio Bergognone[2]), a San Francesco ed all'Immacolata Concezione, dogma particolarmente caro all'ordine francescano.

Oltrepassando il tramezzo si accede all'aula quadrata, con volta a crociera, riservata ai religiosi. Vi sono collocati il presbiterio (rialzato in epoca successiva alla edificazione della chiesa) ed il coro con interessanti stalli lignei del XVIII secolo. Sull'arco trionfale del coro è affrescata una Annunciazione, anch'essa attribuita alla cerchia del Bergognone[2].

La chiesa conserva anche pietre tombali e cancellate in ferro battuto dei secoli XVI-XVIII.[2]

Dell'antico convento costruito assieme alla chiesa, rimangono notevoli resti architettonici sia pure rimaneggiati e destinati oggi ad uso civile. Si sono conservati, in particolare, resti del chiostro che, con le volte a crociera sostenute da colonne o da pilastri, si dispongono lungo due lati del cortile. Sulle sue pareti si osserva un interessante ciclo di affreschi seicenteschi raffiguranti episodi della Vita di San Francesco[2].

Galleria d'immagini[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Chiesa di Santa Maria delle Grazie - Inventario dei beni culturali (archiviato dall'url originale il 27 settembre 2013).
  2. ^ a b c d e f g h i j k l Bellinzona Turismo & Events (a cura di), Benvenuti a Bellinzona.
  3. ^ Vedasi Edoardo Villata, Gaudenzio Ferrari. Gli anni di apprendistato , pag.55-56 in Villata E., Baiocco S., "Gaudenzio Ferrari, Gerolamo Giovenone: un avvio e un percorso", Allemandi, 2004. Le parentele con gli affreschi della chiesa di Varallo sono molteplici. Esse vanno dalla scena dell'Adorazione dei Magi (che deriva con evidenza dallo stesso cartone utilizzato a Varallo nella Cappella delle Grazie) ai brani – come il gruppo delle “dolenti” nella scena della Crocifissione – che imitano con meno qualità il tramezzo affrescato da Gaudenzio Ferrari.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Johann Rudolf Rahn, I monumenti artistici del medio evo nel Cantone Ticino, traduzione di Eligio Pometta, Bellinzona, Tipo-Litografia di Carlo Salvioni, 1894. p. 57-58.
  • Siro Borrani, Il Ticino Sacro. Memorie religiose della Svizzera Italiana raccolte dal sacerdote Siro Borrani prevosto di Losone, Tip. e Libreria Cattolica di Giovanni Grassi, Lugano 1896.
  • Virgilio Gilardoni, Inventario delle cose d'arte e di antichità, II, Distretto di Bellinzona, Edizioni dello Stato, Bellinzona 1955, 119-136; Idem, Le sinopie del Bramantino in Santa Maria delle Grazie di Bellinzona e le compagnie vaganti di pittori lombardi della fine del Quattro e dei primi del Cinquecento, in «Studies in the History of Arts Dedicated to William E. Suida on his Eightieth Birthday», London 1959, 218-225; Idem, Bellinzona. Santa Maria delle Grazie, in «Ticinensia», XXV-XXX, Casagrande, Bellinzona 1967, 91-120.
  • Venanzio Belloni, Bellinzona: Affreschi in Santa Maria delle Grazie, Genova, SAGA, 1975.
  • Ugo Orelli, S. Maria delle Grazie di Bellinzona, in «Helvetia Sacra» V.I. Der Franziskusorden. Die Franziskener-Terziarinnen in der Schweiz. Die Minimen in der Schweiz, Bern 1978, 483-490.
  • Bernhard Anderes, Guida d'Arte della Svizzera Italiana, Edizioni Trelingue, Porza-Lugano 1980, 15-18.
  • Gianni Romano, in Zenale e Leonardo. Tradizione e rinnovamento della pittura lombarda, catalogo della mostra, Milano 1982, 84.
  • Alessandro Nova, I tramezzi in Lombardia fra XV e XVI secolo: scene della Passione e devozione francescana, in «Il Francescanesimo in Lombardia: storia e arte», Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo 1983.
  • Luigi Gianola, I dipinti rinascimentali della chiesa di Santa Maria delle Grazie: note sui modi esecutivi in relazione ai problemi attributivi, in «Zeitschrift für schweizerische Archäologie und Kunstgeschichte», 44, 1987, 161-170.
  • Kornelia Imesch Oehry, Die Kirchen der Franziskanerobservaten in der Lombardei, im Piemont und ihre «Letnerwände». Architektur und Dekoration, Essen 1991.
  • Andrea Di Lorenzo, in Mina Gregori (a cura di) Pittura a Como e nel Canton Ticino dal Mille al Settecento, Cariplo, Milano, 1994, 283.
  • Mauro Natale, La pittura del Rinascimento a Como e nella Svizzera italiana, in Mina Gregori (a cura di) Pittura a Como e nel Canton Ticino dal Mille al Settecento, Cariplo, Milano, 1994, 34-35.
  • Kornelia Imesch Oehry, Franziskanische Ordenpolitik und Bildprogrammatik. Die Leben-Jesu-Fresken von Santa Maria delle Grazie in Bellinzona, Oberhausen 1998; Eadem, Gli affreschi del tramezzo di Santa Maria delle Grazie a Bellinzona: comprensione dell'immagine e struttura narrativa al servizio dei Francescani, in Edoardo Agustoni, Rossana Cardani Vergani, Elfi Rüsch (a cura di), «Pittura medievale e rinascimentale nella Svizzera Italiana. Atti del convegno. Lugano, 28 marzo 1998» Lugano 2000, 86-95.
  • Luciano Vaccaro, Giuseppe Chiesi, Fabrizio Panzera, Terre del Ticino. Diocesi di Lugano, Editrice La Scuola, Brescia 2003.
  • Edoardo Villata, Gaudenzio Ferrari. Gli anni di apprendistato, in Edoardo Villata, Simone Baiocco, "Gaudenzio Ferrari, Gerolamo Giovenone: un avvio e un percorso", Allemandi, Torino 2004.
  • Giorgio Mollisi, I Pozzi a Bellinzona e Morbio, in "Arte&Storia", 31, 2006, 40-51.
  • Patrizio Pedrioli, Il restauro: i precedenti e le scelte di oggi, in «La chiesa e il convento di Santa Maria delle Grazie», Bellinzona 2007.
  • Davide Fignon, Sulle tracce di Stefano Scotto: un contributo alla storia della pittura lombarda tra '400 e '500, in «Arte Cristiana», XCV, Cinisello Balsamo 2007.
  • Patricia Cavadini Bielander, Chiesa di Santa Maria delle Grazie, in Guida d'arte della Svizzera italiana, Edizioni Casagrande, Bellinzona 2007, 31-34.
  • Laura Andreozzi, Vincenzo Foppa in Sant'Angelo Vecchio a Milano, in «Prospettiva», 125, 2007, 35-37.
  • Andrea Spiriti, Giorgio Mollisi, I Pozzi di Valsolda e gli Avogadro di Tradate. Una collaborazione tra Ticino e Lombardia (con una prima catalogazione delle opere), in Arte&Storia, anno 8, numero 43, aprile-giugno 2009, Edizioni Ticino Management S.A., Lugano 2009.
  • Edoardo Villata, Per la giovinezza di Gaudenzio Ferrari: riforme e controriforme, in «Gaudenzio Ferrari (1475-1546) e il suo tempo. Atti del convegno», Momo 2009, 25-45.
  • Lara Calderari, Bellinzona. Santa Maria delle Grazie, in Giovanni Agosti, Jacopo Stoppa, Marco Tanzi (a cura di), «Il Rinascimento nelle terre ticinesi. Da Bramantino a Bernardino Luini. Itinerari», Officina Libraria, Milano 2010.
  • Giovanni Agosti, Jacopo Stoppa, Marco Tanzi (a cura di), Il Rinascimento lombardo (visto da Rancate), in «Il Rinascimento nelle terre ticinesi. Da Bramantino a Bernardino Luini. Officina Libraria, Milano 2010.
  • Giuseppe Chiesi, «Fiat conventus». Santa Maria delle Grazie e i Francescani a Bellinzona nel tardo Quattrocento, in «La chiesa e il convento di Santa Maria delle Grazie a Bellinzona. Storia e restauri», Bellinzona 2011.
  • Lara Calderari, Maestri, bottegai, artisti: Arte e architettura dalle origini al Settecento, in Ibidem, Bellinzona 2011.

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