Chiesa di Sant'Ambrogio (Brugherio)

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chiesa di Sant'Ambrogio
La chiesa (detta anche "chiesetta") di Sant'Ambrogio a Brugherio. La facciata è di rivestimento neoromanico.
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneLombardia
LocalitàBrugherio
IndirizzoVia dei Mille, 112, 20861 Brugherio MB e Via dei Mille, 110
Coordinate45°32′47.26″N 9°18′50.29″E / 45.54646°N 9.31397°E45.54646; 9.31397
Religionecattolica
Arcidiocesi Milano
Stile architettonicoromanico e gotico

La chiesa di Sant'Ambrogio è un edificio annesso all'omonima cascina, presente sul territorio di Brugherio.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Cascina Sant'Ambrogio.

Le origini: Sant'Ambrogio e Santa Marcellina[modifica | modifica wikitesto]

Il coenobium e le reliquie[modifica | modifica wikitesto]

Secondo la tradizione orale[1] e letteraria[2], l'area su cui sorge attualmente la cascina e la chiesetta era occupata, nel IV secolo, da una villa[3] di proprietà del vescovo di Milano, Ambrogio. Questi, volendo che la sorella Marcellina avesse a disposizione, insieme ad altre nobili vergini che si erano consacrate alla castità, un luogo adatto per la contemplazione e la preghiera, decise di donarle questo terreno. Ambrogio era solito ritirarsi in questi luoghi per meditare e scrivere, conversando e diffondendo la fede cristiana insieme alla sorella nei villaggi di campagna, ovvero nei pagi:

«In questa solitudine Marcellina e le compagne aggiungevano alla preghiera, alla meditazione e alla vita penitente, l'apostolato dell'esempio. In mezzo a quei campi e tra quei boschi, la Santa adempiva a una missione apostolica; predicava con gli stessi esempi di sua vita angelica e delle sue compagne. Richiamiamoci alla mente quel secolo IV e pensiamo che la fede aveva ben fatto grandi acquisti nella città e tra le persone civili, ma l'idolatria regnava ostinata e cieca in molti luoghi della campagna e nei pagi, donde venne il nome di «pagano» agli idolatri. Sant'Ambrogio parla spesso di gentili e adoratori di idoli anche in Milano e specie nel contado, come del resto a Roma, e delle leggi imperiali contro la idolatria, che non erano osservate. Ora su queste tenebre come sarà piovuta vivifica la luce e la grazia di quelle vergini sante!»

Ambrogio, in segno di affetto, avrebbe donato una parte delle Reliquie dei Magi (giunte a Milano come dono dell'imperatore al vescovo Eustorgio) alla sorella, reliquie che sarebbero state conservate con devozione nel corso dei secoli[4], finché non furono "ritrovate" dal cardinale Federico Borromeo e traslate nella chiesa parrocchiale[5][6]. Della presenza di Marcellina in un luogo fuori Milano ne parla anche Francesco Petrarca nel suo De vita solitaria, sostenendo che avesse trovato requie su di un sito ove, all'epoca del soggiorno meneghino del poeta laureato, sorgeva una "Chiesa di Sant'Ambrogio Ad Nemus"[7].

Le testimonianze della Chiesa dal XVI al XVIII secolo[modifica | modifica wikitesto]

Chiesa di Sant'Ambrogio al tramonto

Attraverso una scarna documentazione archivistica, sappiamo che il complesso del monastero era appartenuto ad una serie di ordini religiosi: benedettine, agostiniane ed infine umiliate[8] e che, sul sito dell'attuale chiesa, ce ne doveva essere un'altra risalente al XII secolo[9]. Queste ultime, nel 1539, si trasferirono nel monastero di Santa Caterina la Chiusa di Milano, mantenendo sempre la proprietà del monastero, con tutti i benefici e i diritti che ne conseguivano[10]. Tra i beni del complesso monastico, quasi sicuramente, c'era anche una cappella ove le monache si ritiravano per la preghiera. La deduzione trova attendibilità in base alla relazione della visita pastorale tenuta dal cardinale Federico nel 1596 ove si parla, quasi con taglio antitetico, da un lato del precario stato architettonico (che verrà risolto con una serie di restauri fino al 1621[11]), dall'altro della ricchezza degli arredi sacri che essa conteneva[12]. La chiesa sarà presente anche nelle mappe realizzate del Catasto Teresiano del 1763[13][14], in cui compare un edificio direttamente posto lungo la strada (attuale Via dei Mille) che collega con Carugate[15].

Il XIX secolo e il restauro del 1886[modifica | modifica wikitesto]

In seguito alla soppressione degli ordini monastici da parte di Napoleone Bonaparte, la cascina con l'annessa chiesa fu venduta a vari proprietari terrieri[16]. La chiesetta fu restaurata, come si espliciterà meglio nella sezione dedicata all'aspetto artistico e architettonico, nel 1886. Fu in tale occasione furono rinvenuti alle pareti affreschi del XIV secolo, raffiguranti sant'Ambrogio tra i fratelli Satiro e Marcellina e i santi martiri Sebastiano e Fabiano papa[17].

Tra '900 e anni 2000[modifica | modifica wikitesto]

Nel corso del XX secolo, l'anno 1953 è significativo per la Chiesa. In occasione del 1600º anniversario della velatio[18] di Marcellina, i proprietari della Cascina, i signori Cavajoni-Bologna, decisero di apportare una serie di ristrutturazioni agli affreschi della chiesa e alla realizzazione della lunetta che campeggia sulla facciata. Le celebrazioni culminarono il 31 ottobre[19], quando l'abate mitrato di Sant'Ambrogio di Milano, Monsignor Ennio Bernasconi, giunse sul luogo e tessé l'elogio non solo di Marcellina e dei suoi fratelli, ma anche la cura con cui i proprietari si preoccuparono di restaurare l'edificio[20]. Seguirono altri restauri di minore portata nel 1959[21]. Al giorno d'oggi, il piccolo luogo di culto[22] è oggetto d'interesse di varie iniziative culturali, tra cui spicca quella di "Ville Aperte", volta a riscoprire le bellezze di Monza e della Brianza. La Chiesa e l'omonima cascina, infatti, sono state incluse nell'edizione 2009[23].

Arte e architettura[modifica | modifica wikitesto]

La facciata dopo il restauro del 1886[modifica | modifica wikitesto]

L'edificio che tutt'oggi possiamo osservare da Via Dei Mille risale, per l'aspetto esteriore, alla fine del XIX secolo. Nel 1886 il proprietario del cascinale di S. Ambrogio era Ercole Gnecchi, il quale restaurò la chiesa decadente[17]. In primo luogo, il Gnecchi si occupò di rifare la facciata, ora in laterizio secondo lo stile lombardo[24]. La facciata è divisa da una cornice marcapiano in due sezioni: la parte superiore presenta al centro una lunetta raffigurante sant'Ambrogio benedicente contornata da un arco a tutto sesto e, al fianco di tale lunetta, vi sono posizione due monofore a tutto sesto[16], il tutto sormontato da un timpano appena accennato; la parte inferiore della facciata presenta il portale a strombatura. Per architrave è stato usato quello originario di stile paleocristiano, raffigurante al centro una croce greca, affiancata dai simboli degli evangelisti Marco (Leone) e Giovanni (Aquila)[16][24]. Numerosi sono i riferimenti alla basilica di Sant'Ambrogio di Milano: il timpano e la facciata in laterizio[25]. Il timpano della facciata è sormontato da una piccola torre[26].

Interno della chiesa, particolare del presbiterio con una copia della Pala di Giusto di Ravensburg.

Elementi architettonici interni[modifica | modifica wikitesto]

La pianta della chiesa è caratterizzata da una piccola navata absidata[26], coperta da una volta a capanna sostenuta da capriate lignee aventi orditure decorate[16]. La pavimentazione è realizzata di pianelle di laterizio, mentre le pareti sono tinteggiate di un sobrio color pergamena, rifinite con zoccolo a riquadri policromi[26]. L'altare è preceduto da un arco a tutto sesto e sul timpano che si trova sopra l'arco ove sono raffigurati ai lati due angeli oranti dove compare un ovale che racchiude la croce raggiata Salus mundi[24][26]. La volta del presbiterio è decorata da spicchi azzurri stellati e costole di mattoni[16]. Il presbiterio racchiude sotto di sé un altare realizzato in pietra. Il presbiterio è separato dal resto della chiesa da una balaustra in stile gotico, realizzato della stessa pietra dell'altare.

Affreschi e dipinti[modifica | modifica wikitesto]

Gli affreschi parietali: il restauro del 1953[modifica | modifica wikitesto]

In occasione del restauro del 1953, il team guidato dal prof. Franco Milani[21] fece rinvenire alla luce alcuni affreschi parietali risalenti al secolo XV[21]. Il primo (sulla parete di sinistra) raffigura san Fabiano Papa e san Sebastiano, mentre il secondo (sulla parete di destra) i tre fratelli santi Ambrogio, Marcellina e Satiro[27]. Gli affreschi, al momento dell'inizio dei lavori, si presentavano danneggiati dall'umidità e coperti da strati di calce. Quest'ultimo atto era compiuto come gesto di prevenzione igienica in occasione di epidemie, col risultato di danneggiare gravemente l'opera. Oltre a ciò, nel corso del tempo grossi squarci e profonde fenditure intaccarono alcune parti dell'intonaco, danneggiando ulteriormente gli affreschi. A seguito del ritrovamento, i restauratori ritennero necessario un accurato rinsaldamento delle crepe ed un consolidamento degli intonaci. Gli affreschi si presentano in discreto stato di conservazione, rappresentati da gamme di cromie chiare, mostrando un effetto decorativo che preannuncia la soave cromia lombarda quattrocentesca.

Considerazioni[modifica | modifica wikitesto]

Conclusosi il restauro, gli storici dell'arte hanno messo in rilievo alcune analogie e/o caratteristiche particolari. In primo luogo, appare molto interessante il modello iconografico usato per raffigurare il vescovo Ambrogio: non più vecchio, ma imberbe e giovanile[16] come il san Sebastiano raffigurato al suo fianco. Gli stilemi utilizzati per gli affreschi parietali e per le decorazioni nel complesso si avvicinano maggiormente alla sensibilità gotica (per esempio, gli ornati posti sopra la Pala sull'altare sono di stile gotico[28]) Si può approssimare deducendo che l'artista si fosse formato sugli stilemi pittorici provenienti dall'area centro-settentrionale dell'Europa, ancorati ancora sullo stile gotico, ma poi addolciti attraverso le prime lezioni giottesche lombarde, esattamente come l'autore della cosiddetta Pala di Giusto di Ravensburg[29].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ La tradizione orale è raccolta nel libro Brugherio. La nostra gente, a cura del Movimento Terza Età di Brugherio.
  2. ^ Guardasi la bibliografia
  3. ^ Nell'accezione romana del termine, per Villa si indicava un possedimento terriero destinato, principalmente, come luogo di ritiro dalle fatiche della vita cittadina.
  4. ^ Brugherio. La nostra gente, p. 11.
  5. ^ Cfr. Brugherio
  6. ^ Brugherio, Chiesa di Sant'Ambrogio e Oratorio di Santa Marcellina, su romanicobrianza.it. URL consultato il 3/3/2015 (archiviato dall'url originale il 7 febbraio 2015).
  7. ^ Francesco Petrarca, De vita solitaria, a cura di Guido Martellotti – Pier Giorgio Ricci - Enrico Carrara et alii, collana Francesco Petrarca – Prose, II, 4, Milano – Napoli, Riccardo Ricciardi Editore, 1955, pp. 430-433.
  8. ^ Velatio di Santa Marcellina, p. 72.
    «Le monache, probabilmente benedettine, nel 1450 furono fuse con religiose umiliate ed agostiniane.»
  9. ^ Luciana Tribuzio Zotti - Giuseppe Magni, Una città nel segno dei Magi, p. 68.
  10. ^ Luciana Tribuzio Zotti e Giuseppe Magni, Una città nel segno dei Magi, p. 57.
  11. ^ Luciana Tribuzio Zotti - Giuseppe Magni, Una città nel segno dei Magi, p. 67.
  12. ^ Luciana Tribuzio Zotti - Giuseppe Magni, Una città nel segno dei Magi, pp. 66-67.
  13. ^ Luciana Tribuzio Zotti - Giuseppe Magni, Una città nel segno dei Magi, pp. 67-68.
  14. ^ Nel medesimo anno ci fu anche la visita pastorale compiuta dall'arcivescovo di Milano, cardinale Giuseppe Pozzobonelli.
  15. ^ Velatio di Santa Marcellina, 2ª Edizione, Milano, Edizioni Marcelline, 2013, p. 71.
    «La tenuta di S. Ambrogio, che dipendeva da Carugate prima che S. Carlo erigesse la Parrocchia di Brugherio (1578)...»
  16. ^ a b c d e f Vicky Porfidio, Brugherio: i suoi luoghi, la sua storia, Brugherio, Comune di Brugherio, 2009, p. 39.
  17. ^ a b Anna Maria Sibilla, Cascina Sant'Ambrogio, p. 20.
  18. ^ Vale a dire della consacrazione monastica di Marcellina, avvenuta a Roma nel 353 dalle mani di papa Liberio.
  19. ^ Anna Maria Sibilla, Cascina Sant'Ambrogio di Brugherio, p. 22.
  20. ^ Ennio Bernasconi, Nella villa di campagna di S. Marcellina. Discorsi di Mons. Ennio Bernasconi Abbate Mitrato di S. Ambrogio nell'Oratorio di Sant'Ambrio a Brugherio, 1959, p. 13.
  21. ^ a b c Velatio di Santa Marcellina, p. 72.
  22. ^ Si celebra il martedì sera alle ore 20.30 (a turno con la Chiesa di Santa Margherita (Brugherio)) la Santa Messa Orari Sante Messe (orario invernale) della Comunità Pastorale Epifania del Signore, su epifaniadelsignore.it. URL consultato il 3/3/2015 (archiviato dall'url originale il 2 aprile 2015).
  23. ^ Ville Aperte 2009, su provincia.mb.it. URL consultato il 3/3/2015 (archiviato dall'url originale il 24 settembre 2015).
  24. ^ a b c Vicky Porfidio, Chiesetta di S. Ambrogio, su monzaebrianzainrete.it. URL consultato il 2/3/2015 (archiviato dall'url originale il 27 febbraio 2015).
  25. ^ Luigi Ghezzi - Raffaele Bagnoli, La Cascina Sant'Ambrogio di Brugherio.
    «Sopra la porta vi è un timpano appena accennato, che con tutto l'insieme della costruzione è un richiamo, certo inteso e voluto, alla basilica ambrosiana di Milano.»
  26. ^ a b c d Ennio Bernasconi, Nella villa di campagna di S. Marcellina. Discorsi di Mons. Ennio Bernasconi Abbate Mitrato di S. Ambrogio nell'Oratorio di Sant'Ambrio a Brugherio, p. 32.
  27. ^ Luigi Ghezzi - Raffaele Bagnoli, La Cascina Sant'Ambrogio di Brugherio.
    «Delle pitture che un tempo ornavano le pareti dell'oratorio due sole sono salve: l'una a sinistra della porta d'entrata, raffigurante i santi Martiri Sebastiano e Fabiano Papa; l'altra a destra con S.Ambrogio il fratello S. Satiro e la sorella S.Marcellina.»
  28. ^ Brugherio: geografia, storia ed economia, Brugherio, Comune di Brugherio, p. 255.
  29. ^ Con altre parole, Vicky Porfidio (vedi Brugherio: i suoi luoghi, la sua storia, cit., p.39) scrive che: "Nonostante una certa rigidità di impianto e alcune ingenuità nella rappresentazione anatomica delle figure, tali affreschi rivelano apprezzabili tentativi di resa espressiva nei volti e la ricerca di delicati effetti cromatici".

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Bernasconi, Ennio, Nella villa di campagna di S. Marcellina. Discorsi di Mons. Ennio Bernasconi Abbate Mitrato di S. Ambrogio nell'Oratorio di Sant'Ambrio a Brugherio, volume conservato nella Sezione di Storia Locale della Biblioteca civica di Brugherio, 1959.
  • Biraghi, Luigi, Vita di Santa Marcellina, 1867.
  • Brugherio: geografia, storia ed economia, volume conservato presso la Sezione di Storia Locale della Biblioteca Civica di Brugherio
  • Ghezzi Luigi – Bagnoli Raffaele, La Cascina Sant'Ambrogio di Brugherio, Tipografia delle Missioni, Milano 1942.
  • Movimento Terza Età (a cura di), Brugherio. La nostra gente, Brugherio 1992.
  • Petrarca, Francesco, De vita solitaria, II, 4, pp. 430–433, in Francesco Petrarca – Prose, a.c. di Guido Martellotti – Pier Giorgio Ricci - Enrico Carrara, et alii, Riccardo Ricciardi Editore, Milano – Napoli 1955.
  • Tribuzio Zotti, Luciana, Brugherio. Luoghi memorabili, Edizioni Parole Nuove, Brugherio 1989.
  • Tribuzio Zotti, Luciana - Magni, Giuseppe, Una città nel segno dei Magi: Brugherio 1613-2013, edito a cura dell'Associazione Kairòs, Brugherio 2012.
  • Sibilla, Anna Maria, La Cascina Sant'Ambrogio
  • Velatio di Santa Marcellina, a cura delle Suore Marcelline, Edizioni Marcelline, Milano 2013 (2ª Edizione).

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