Chiesa di San Fantin

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Chiesa di San Fantin
La facciata
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneVeneto
LocalitàVenezia
Coordinate45°26′01.92″N 12°20′02.76″E / 45.433868°N 12.3341°E45.433868; 12.3341
Religionecattolica
TitolareFantino il Vecchio
Patriarcato Venezia
ArchitettoAntonio Abbondi
Stile architettonicorinascimentale

La chiesa di San Fantin (adattamento veneziano del nome di San Fantino) è un edificio religioso della città di Venezia, situato nel sestiere di San Marco, di fronte al Gran Teatro La Fenice e di fianco all'Ateneo Veneto.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Secondo le fonti avrebbe origini molto antiche, alcuni ne collocano la nascita intorno al VI secolo per opera della famiglia Molino o Da Molin (come oratorio privato, però alcuni autori veneziani scrivono che fosse stata la famiglia Pisani a erigere la prima chiesa) mentre è maggiormente accreditata la costruzione intorno al 996 (ma nel 966 è già attestata una chiesa con lo stesso titolo)[1] grazie all'iniziativa delle famiglie patrizie Barozzi, Aldicina e Equilia; esisteva sicuramente nel 1127, anno nel quale faceva testamento uno Stefano Fuscari de confinio Sancti Phantini.[1] Si suppone che l'erezione a parrocchia sia da far risalire all'XI secolo, in un periodo in cui si ebbe una ridefinizione dell'amministrazione ecclesiastica in città. Più volte distrutta da incendi, fu ricostruita nel XII secolo dai Pisani e ancora, a partire dal 25 marzo 1507, su progetto di Antonio Abbondi detto lo Scarpagnino, con l'aggiunta della cappella ad opera di Jacopo Tatti detto il Sansovino, che ne portò a termine la ricostruzione nel 1564.[2]

All'interno, sull'altare maggiore, è presente una statua marmorea di circa cm 160, di Giuseppe Bernardi Torretti, che «rappresenta san Fantino nella tipica iconografia del cavaliere romano / martire: identica iconografia in un arazzo conservato nella stessa chiesa», questa iconografia è dovuta al fraintendimento dell'appellativo cavallaro (colui che accudisce i cavalli) – proprio del santo – con quello di cavaliere; a Venezia il santo è ritenuto – per motivi ignoti – patrono degli scaletèri (pasticcieri).[1]

Nel XVIII secolo divenne collegiata. Nel 1807 i decreti napoleonici soppressero la parrocchia e il suo capitolo inglobandola a San Moisè. Tutt'oggi ne è vicariale.[1]

In passato era affiliata a Santa Maria Zobenigo e il parroco riceveva da quest'ultima l'acqua santa[3].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d Scordino, p. 11.
  2. ^ Scordino, p. 10.
  3. ^ Informazioni dal Sistema Informativo Unificato per le Soprintendenze Archivistiche, su siusa.archivi.beniculturali.it. URL consultato il 13 gennaio 2013 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Marino Viganò, Magistri, architetti e ingegneri. Dalla regione dei laghi alla Terraferma e nel Dominio da mar, in Giorgio Mollisi (a cura di), Svizzeri a Venezia nella storia, nell'arte, nella cultura, nell'economia dalla metà del Quattrocento ad oggi, in Arte&Storia, a. 8, n. 40, settembre-ottobre 2008, pp. 137-138.
  • Antonio Scordino, La chiesa veneziana di San Fantino il Calabrese, in Brutium, anno LXX, n. 1-2, 1991, pp. 10-11.

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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