Chiesa di San Cristoforo alla Certosa

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Chiesa di San Cristoforo alla Certosa
Chiesa di San Cristoforo e accessi al cimitero monumentale
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneEmilia-Romagna
LocalitàFerrara
IndirizzoVia Borso 50, 44121 Ferrara
Coordinate44°50′43.21″N 11°37′36.63″E / 44.845335°N 11.626842°E44.845335; 11.626842
Religionecattolica
TitolareSan Cristoforo
Arcidiocesi Ferrara-Comacchio
ArchitettoBiagio Rossetti
Inizio costruzione1498
Completamento1551
Sito webwww.ferraratua.it/

La chiesa di San Cristoforo alla Certosa si trova a Ferrara in piazza Borso d'Este 50, parte integrante del cimitero monumentale della Certosa di Ferrara.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Borso d'Este nel 1452 volle che a Ferrara fosse costruito un grande monastero ed invitò per tale fine i monaci di Grenoble, dell'ordine certosino. Come da tradizione dell'ordine, si scelse un luogo isolato, lontano dal centro cittadino. Solo vari decenni dopo, con l'Addizione Erculea voluta da Ercole I d'Este ed affidata all'architetto di corte Biagio Rossetti il complesso venne a trovarsi vicino al nuovo baricentro cittadino e compreso all'interno delle mura di Ferrara.

La chiesa recente venne edificata a partire dal 1498, accanto al primitivo luogo di culto. Il tempio rappresenta l'opera più matura di Biagio Rossetti[1] anche se per alcuni studiosi i documenti storici non ne suffragano in modo certo la paternità. L'apertura al culto fu possibile solo nel 1551.[2]

I monaci vennero espropriati della chiesa e del monastero con le soppressioni napoleoniche. Acquistata dal comune di Ferrara venne riaperta al culto nel 1813 e l'area adiacente fu destinata a cimitero pubblico, che divenne monumentale. La chiesa primitiva e il chiostro vennero in seguito abbattuti per costruire un portico che caratterizza la piazza antistante. Fu gravemente danneggiata durante la seconda guerra mondiale ed andarono distrutti il campanile, la copertura dell'abside ed il frontone sud del transetto. Già a partire dal primo dopoguerra e per tutto il XX secolo è stata oggetto di diversi interventi di restauro e consolidamento.[3]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Interno

Esterno[modifica | modifica wikitesto]

La facciata è incompiuta e pare fosse destinata ad accogliere un rivestimento marmoreo[2]. Nel Settecento fu aggiunto il monumentale portale marmoreo sormontato dallo stemma dell'ordine certosino, realizzato su disegno di Gaetano Barbieri dai veronesi Pietro Puttini e Francesco Zoppo (i due putti).[3]

Interno[modifica | modifica wikitesto]

L'interno è grandioso, a navata unica e con sei cappelle laterali. I bassorilievi marmorei collocati alle basi dei pilastri sono dell'inizio del 1500 e raffigurano imprese araldiche della casata estense, in particolare quelle di Borso d'Este (paraduro, pozzo, unicorno), Ercole I (diamante, quercia, idra), Alfonso I (granata). Sono presenti anche molti simboli religiosi certosini.[4]

Nella chiesa sono conservate opere di Nicolò Rosselli, Ludovico Carracci, Agostino Carracci, Sebastiano Filippi, Francesco Naselli, Giacomo Parolini, Giuseppe Antonio Ghedini e di altri pittori ferraresi del tardo Cinquecento.[2]

Sopravvissuta alle confische napoleoniche e al bombardamento del gennaio 1944, poi arrotolata, senza protezione e in balia di eventi atmosferici, è tornata dopo quasi 80 anni nella sua sede (parete sinistra del presbiterio) una grande tela (circa 36 metri quadrati) di Giuseppe Avanzi rappresentante l'Apparizione della Beata Vergine e San Pietro ai compagni di San Brunone, recuperata grazie a un lungo e accurato restauro[5]. Sulla parete destra è prevista la collocazione, una volta terminato il restauro, di un altro dipinto di Avanzi di analoghe dimensioni, raffigurante l'Apparizione di san Brunone a Ruggero Conte di Sicilia prima della battaglia.[6]

Sull'altare maggiore è presente un pregevole ciborio ligneo, progettato dall'architetto Nicolò Donati e realizzato nel 1597 da Marc'Antonio Maldrato. Il coro ligneo da 56 stalli a tarsie prospettiche è attribuito a Pier Antonio degli Abbati e proviene dalla chiesa di Sant'Andrea.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ C.Bassi 3, p. 101.
  2. ^ a b c M.Toffanello, p. 94.
  3. ^ a b Roda.Sitti, pp. 32,33.
  4. ^ B.Ghelfi, pp. 88-89.
  5. ^ Francesco Franchella, Il ritorno di Avanzi, forte asse con Ferrara, in Il Resto del Carlino, ed. Ferrara, p. 20
  6. ^ Arte, l'imponente tela di Giuseppe Avanzi si presenta al pubblico, dopo 80 anni. Sgarbi: 'Grande scenografia teatrale. Luogo da vedere', su Cronaca Comune, 18 settembre 2023. URL consultato il 18 settembre 2023.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Fonti[modifica | modifica wikitesto]

  • Carlo Bassi, Nuova guida di Ferrara. Vita e spazio nell'architettura di una città emblematica, Ferrara, 2G editrice (Ristampa anastatica dell'edizione del 1981 edita da Italo Bovolenta), 2012, ISBN 8889248149.
  • Marcello Toffanello, Ferrara: la città rinascimentale e il delta del Po, Roma, Libreria dello Stato, Istituto poligrafico e Zecca dello Stato, 2005, SBN IT\ICCU\UFE\0989716.
  • Barbara Ghelfi (testi), Ferrara estense. Guida storico-artistica, Cinisello Balsamo, Silvana editoriale, 2004, SBN IT\ICCU\MOD\0889784.
  • Carlo Bertelli, Carlo Bassi, Micaela Torboli, Diego Marani, San Cristoforo alla Certosa a Ferrara, Milano, Skira, 2007, ISBN 978-88-6130-357-7.

Approfondimenti[modifica | modifica wikitesto]

  • Roberto Roda e Renato Sitti (a cura di ), La Certosa di Ferrara, Padova, Interbooks, 1985, SBN IT\ICCU\CFI\0100378.
  • Rita Fabbri, Elisabetta Lopresti, Giuliana Marcolini (a cura di), La Certosa di San Cristoforo. Testimone di arte e architettura cartusiana in terra estense, Manfredi Edizioni, Imola, 2018, ISBN 9788899519612.

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