Chiesa di San Cassiano (Venezia)

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Chiesa di San Cassiano
Esterno
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneVeneto
LocalitàVenezia
Coordinate45°26′22.92″N 12°19′54.96″E / 45.439701°N 12.331932°E45.439701; 12.331932
Religionecattolica di rito romano
TitolareCassiano di Imola
Patriarcato Venezia
Consacrazione1376
Stile architettonicoBarocco
Inizio costruzioneVIII secolo
CompletamentoXVII secolo

La chiesa di San Cassiano (in veneziano San Cassan) è un luogo di culto cattolico di Venezia, situato nel sestiere di San Polo, poco distante da Ca' Corner della Regina.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La chiesa fu probabilmente costruita nel X secolo, anche se alcune fonti riportano nello stesso sito l'esistenza di una chiesa risalente al 726; in origine la chiesa era dedicata a Santa Cecilia. Nel 926 si ha una fondamentale ricostruzione ad opera delle famiglie Michiel, Miani, Miotto. Nel 1105 un grave incendio la danneggiò. Nel 1188 la chiesa venne accolta sotto la protezione della Santa Sede e venne dedicata anche a San Cassiano. Seguirono ulteriori ricostruzioni. La consacrazione ufficiale risale al 25 luglio 1367. Nel 1611 si attuò la ultima ricostruzione che però interessò solo l'interno della chiesa. Nel XIX secolo si decise di smantellare il portico che affiancava la facciata.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Esterno[modifica | modifica wikitesto]

Il campanile del XIII secolo

Esternamente, la chiesa di San Cassiano si presenta in un sobrio stile barocco. La facciata principale, a salienti poco accentuati, è priva di qualsiasi decorazioni ed è coperta con intonaco grigio, ad eccezione della parte bassa del settore corrispondente alla navata centrale, che presenta uno zoccolo in blocchi di pietra.

Il fianco destro, invece, è diviso in tre settori da quattro lesene tuscaniche che sorreggono idealmente il cornicione di coronamento; in ciascuno di essi si apre una grande finestra a lunetta. Alla sinistra della chiesa si erge la torre campanaria romanica, del XIII secolo, con cella campanaria che si apre sull'esterno con una trifora per lato, questa parte finale del campanile risale al 1350 ed è di stile gotico-bizantino.

Interno[modifica | modifica wikitesto]

Interno della chiesa di San Cassiano

L'interno della chiesa di San Cassiano, riccamente decorato con stucchi barocchi, è di pianta rettangolare a tre navate della medesima altezza coperte con volta a crociera e divise da due file di colonne corinzie in marmo.

Un percorso iniziale comporta l'osservazione del soffitto con volta a botte, dipinto da Costantino Cedini (pittore a cavallo tra settecento-ottocento di ascendenza tiepolesca) con Gloria di santa Cecilia e san Cassiano. Davanti e dietro al grande dipinto del soffitto troviamo due monocromi del Cedini che rappresentano il Martirio di san Cassiano e il Martirio di santa Cecilia. Dello stesso autore sono anche i due monocromi che sovrastano le due cappelle ai lati del presbiterio. Quello di destra rappresenta la Samaritana al Pozzo, quello di sinistra Agar con l'angelo ed Ismaele.

Nel presbiterio, si trova il pregevole altare maggiore, con statue e rilievi, del tedesco Enrico Merengo (Heinrich Meyring); il paliotto marmoreo, presenta i tre rilievi: la Cena di Emmaus, Ultima Cena, Cristo in casa del fariseo Simone, di Tommaso Rues. L'ancona, ospita la pala del Tintoretto raffigurante la Resurrezione di Cristo con i santi Cassiano e Cecilia. Ai lati sempre di Jacopo Tintoretto troviamo a destra La discesa al Limbo, a sinistra La Crocefissione. Queste opere furono volute dalla Scuola del Santissimo Sacramento. Sopra le pale laterali del Tintoretto dominano due lunette dipinte da autore incerto, forse Costantino Cedini, dedicate al culto del Santissimo Sacramento.

La Cappella laterale a destra del presbiterio è nota come la Cappella della Visitazione, in omaggio alla Scuola della Visitazione. Qui troviamo tre opere di Leandro Bassano: sopra l'altare L'incontro di Elisabetta e Maria, a sinistra L'annunciazione a san Zaccaria, a destra La nascita di Giovanni Battista. Sono ritratti anche i dodici confratelli della Scuola. Gli episodi sono tratti dal vangelo di Luca. La Cappella è sovrastata da un soffitto a cupola dipinto da autore ignoto (Cedini?).

La Cappella laterale a sinistra del presbiterio, ricca in marmi policromi, fu ordinata dall'abate Carlo del Medico nel 1756, anch'essa con il supporto della Scuola del Santissimo Sacramento. In alto al centro tra nubi bianche compare il triangolo simbolo della Trinità. Sopra l'altare troviamo la pala di Marianna Angeli Pascoli (1790–1846) che rappresenta la Madonna con il Bambino e Margherita Maria Alocoque e altri santi francesi. Margherita Maria Alacoque fu una santa francese che fondò il culto del Sacro Cuore negli ultimi decenni del '600.

Riprendendo il percorso interno della chiesa dobbiamo tornare alla navata destra dove vediamo una discreta pala di Rocco Marconi con San Giovanni Battista tra i santi Pietro, Paiolo, Marco e Girolamo. L'altare fu eretto dalla Scuola degli Osti. Il secondo altare è opera relativamente recente, anche se abbellito da marmi preziosi e da una elegante scultura della Vergine Immacolata. L'altare venne retto dopo la fase napoleonica. Nel terzo altare troviamo un bel crocefisso ligneo del cinquecento. Nello spazio retrostante si trovava la famosa pala di Antonello da Messina, commissionata da Pietro Bon, nota coma la Pala di San Cassiano; quello che resta, è ora a Vienna al Kunsthistorisches Museum.

Passando alla navata sinistra nel primo altare si trova la pala di Matteo Ponzone che rappresenta Cristo in croce e quattro santi ai suoi piedi: Lorenzo, Domenico, Francesco e Bernardo. Nel 1652 il Capitolo della chiesa concesse alla famiglia Minelli di Bergamo di costruire questo altare in ringraziamento della entrata nella nobiltà veneziana. Superata la porta della sagrestia ed il fonte battesimale, troviamo il secondo altare con la pala di Lattanzio Querena, raffigurante Sant'Antonio che riceve dall'Angelo Gesù Bambino.

Ritornando alla porta della sagrestia, si entra in un ambiente unico a Venezia: la cappella di San Carlo Borromeo, nota anche come la cappella dell'abate Carlo del Medico che la commissionò nel 1746. Esempio di ambiente rococò, sul soffitto vediamo un affresco di Giambattista Pittoni Gloria di santa Cecilia e san Cassiano. Dello stesso autore è la piccola pala sopra l'altare con la Vergine con il Bambino ed i santi Carlo Borromeo e Filippo Neri. La cappella estremamente elegante è circondata da dossali lignei, sopra i quali a destra troviamo un Martirio di San Cassiano di Antonio Balestra ed un'Orazione nell'orto di Leandro Bassano.

Il soffitto di Costantino Cedini

Opere già in San Cassiano: Antonello da Messina, Pala di San Cassiano, oggi i tre pezzi residui sono nel Kunsthistorisches Museum di Vienna

Organo a canne[modifica | modifica wikitesto]

Organo a canne

Il parapetto della cantoria è decorato da tre dipinti di Andrea Meldolla, detto lo Schiavone (Zara, 1510 – Venezia, 1563) con Storie della vita di San Cassiano. L'organo a canne è opera di Pietro Nacchini opus 80, del 1734, in seguito riformato e restaurato da Angelo e Agostino Callido e restaurato nel 2004 da Franz Zanin.

Lo strumento è a trasmissione integralmente meccanica, con due tastiere, entrambe con prima isottava scavezza, di 57 note ciascuna, ed una pedaliera a leggio di 21 note (la 21° aziona il Tamburo) costantemente unita al manuale anch'essa con prima ottava scavezza.

La cassa lignea[1], dipinta a finto marmo, è coronata da un frontone semicircolare sorretto da due lesene corinzie, una per lato. La mostra è composta da 23 canne di principale con bocche a scudo allineate orizzontalmente e disposte in cuspide unica con ali laterali. Per le caratteristiche tecniche dell'organo vedi schema a fine paragrafo.

Di fianco alla cantoria sulle pareti destra e sinistra si trovano due lunette, dipinte olio su tela di Andrea Schiavone: a destra un episodio della Storia di Jefte, a sinistra il Giudizio di Salomone.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Immagine della cassa (JPG), su sovenice.com. URL consultato l'8 maggio 2021 (archiviato dall'url originale l'11 aprile 2013).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Sandra Carnio Del Soldà, La chiesa dei Santi Cassiano e Cecilia, Venezia, Marsilio, 2014.
  • Marcello Brusegan, Le chiese di Venezia, Roma, Newton Compton, 2007.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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