Chiesa della Madonna delle Pianelle

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Santuario della Madonna delle Pianelle
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneFriuli-Venezia Giulia
LocalitàNimis
Coordinate46°11′41.8″N 13°15′11.7″E / 46.194944°N 13.25325°E46.194944; 13.25325
Religionecattolica
Arcidiocesi Udine

Il santuario della Madonna delle Pianelle è una chiesetta di culto cattolico romano situata su una collinetta poco fuori Nimis (UD), lungo la strada statale che porta a Tarcento. Risale al 1467 e, secondo la tradizione, fu costruita dopo l'apparizione della Madonna e il miracolo dello spostamento delle fondamenta; l'edificio attuale fu ristrutturato tra il 1773 ed il 1778 e subì ulteriori rimaneggiamenti in seguito. É rivolta ad Oriente. La facciata è sormontata da un timpano, porta un affresco ed iscrizione che ricordano l’origine della chiesa, ed é preceduta da un portico costruito “per volontà del popolo” (iscrizione sulla facciata) nel 1900, allorché furono fatte ex novo la cantoria in controfacciata (illuminata da due finestre), l’organo e la facciata stessa. Sul lato sinistro (nord) del presbiterio si erge anche il campanile del Santuario, di media altezza, costruito nel 1647 e sopraelevato nel 1986, con pianta quadrata e cella campanaria aperta con bifore, contenente tre campane del 1925, che si suonano solo a mano.

Il piccolo organo Zanin del 1896 è stato restaurato di recente con contributo di una Fondazione del territorio

All'interno vi sono diversi dipinti. Spicca la Sacra Famiglia di Tita Gori (Nimis, 1870-1941), pala dell’altare di sinistra, realizzata ad affresco nel 1889, prima opera dell’artista. Splendidi affreschi sulle pareti, realizzati il 1926 e il 1933 da Giacomo Monai (allievo del Gori) e aiuti, raccontano la vita della Madonna, in quattro quadri: la Presentazione al tempio, l’Immacolata Concezione, l’Assunzione e l’Annunciazione. Il soffitto, che recava la Nascita di Maria, crollò nel Novecento. Tali affreschi sostituirono quelli di Gian Paolo Thanner, già da tempo rovinati e imbiancati, che sono stati quindi ricuperati e ora si trovano, seppure in frammenti, nel Duomo di S. Stefano su dei tabelloni.

L’interno, con lesene e finestre a mezzaluna (più altre quattro a illuminare l’altar maggiore), si compone di un’aula di medie dimensioni e di un santuario diviso da arco sacro e balaustrata marmorea, ed è per intero riccamente decorato a tromp l’oeil con cassettoni, bordure e fregi. Sulla volta del presbiterio ci son dipinti, infine, lo Spirito Santo coi titoli di Maria presi dalle litanie lauretane.

L'altar maggiore in marmi policromi, con quattro colonne corinzie e arco spezzato, é un voto di Giuseppe Liruti del 1731. É distante circa 1,5 mt dalla parete di fondo, dotato di tabernacolo, circondato da un coro ligneo imbottito di modesta fattura. Porta in mezzo la venerata immagine della s. Vergine, scolpita in pietra d’Aurisina da artista locale nel Quattrocento.

Vi sono due altari laterali, in due nicchie, di dimensioni simili a quello maggiore, in marmo bianco di Carrara e rosso di Verona, con due colonne di ordine composito, arco spezzato mosso sovrastato da putti e Spirito Santo. Furono costruiti nel 1783-84 da Giacomo Pischiutti di Gemona. Quello di sinistra porta la già citata pala del Gori (probabilmente sostituita a una settecentesca di s. Giuseppe). Fortunatamente, la chiesa non ha subito danni spesso causati dai consueti rimaneggiamenti caratteristici della seconda metà del Novecento. A seguito di un incendio, che non distrusse la chiesa, nella notte del 9 settembre 2018, venne divorata dalle fiamme la pala dell'altare di destra, raffigurante S. Osvaldo, S. Valentino e S. Nicolò, dipinta da Giulio Antonio Manin nel 1786.[1] Nel 2019 la chiesa è stata sottoposta a lavori di restauro e pulizia per rimediare ai danni dell'incendio. La pala del Manin è stata pallidamente riprodotta tramite stampa su tela collocata nella posizione originaria e la chiesa è stata ripulita dal fumo che aveva scurito gli affreschi.

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