Chiesa cattolica in Messico

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Chiesa cattolica in Messico
L'antica basilica di Nostra Signora di Guadalupe
Anno2014
Cattolici121 milioni
Popolazione130 milioni
Parrocchie7.165
Presbiteri16.234
Seminaristi6.538
Diaconi permanenti908
Religiosi5.671
Religiose27.031
Primatecardinale Carlos Aguiar Retes
Presidente della
Conferenza episcopale
Rogelio Cabrera López
Nunzio apostolicoJoseph Spiteri
Santi patroniNostra Signora di Guadalupe
CodiceMX

La Chiesa cattolica in Messico è parte della Chiesa cattolica universale, sotto la guida spirituale del Papa e della Santa Sede. Secondo il censimento del 2000 contava 101.456.786 battezzati con più di 5 anni, pari a circa il 92% dell'intera popolazione.

Il mantello di San Juan Diego su cui è apparsa l'immagine della Madonna di Guadalupe è la principale meta di pellegrinaggi delle Americhe

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Evangelizzazione[modifica | modifica wikitesto]

L'evangelizzazione del Messico è avvenuta ad opera dei missionari che accompagnavano i conquistadores e gli esploratori spagnoli. Le prime missioni dipendevano dall'arcidiocesi di Siviglia, di cui la prima diocesi messicana, la diocesi Carolensis eretta da papa Leone X nel 1519, era suffraganea.

Il primo vescovo di Città del Messico, il francescano Juan de Zumárraga, impiantò in Messico la prima tipografia delle Americhe e si spese per l'istituzione della prima università del continente, la Reale e Pontificia Università del Messico, che sarà inaugurata il 21 settembre 1551.

La prima arcidiocesi metropolitana messicana fu l'arcidiocesi di Città del Messico, a partire dal 12 febbraio 1546. Rimase l'unica arcidiocesi fino al 1863.

L'evangelizzazione degli indios si protrasse per tutto il XVIII secolo e anche oltre. Nella parte settentrionale del paese i gesuiti, fondarono le famose missioni di Río Yaqui, Río Mayo e di Pimeria. Si distinse fra loro il sacerdote italiano Eusebio Francesco Chini, chiamato padre Kino. Nel 1767 i gesuiti furono espulsi e dovettero abbandonare le ben avviate missioni che si estendevano su un vastissimo territorio.

La Rivoluzione messicana[modifica | modifica wikitesto]

Prime schermaglie[modifica | modifica wikitesto]

All'inizio degli anni dieci del XX secolo, i Costituzionalisti di Venustiano Carranza denunciarono l'ingerenza clericale nella politica messicana. Protestavano di non perseguitare il Cattolicesimo ma di voler ridurre l'influenza politica della Chiesa. Tuttavia, la campagna dei Costituzionalisti non sfociò immediatamente in un nessun'azione formale.

Costituzionalisti in azione (1914)[modifica | modifica wikitesto]

Successivamente Álvaro Obregón e i Costituzionalisti intrapresero delle misure volte a ridurre la profonda influenza politica della Chiesa cattolica. Il 19 maggio 1914, le forze di Obregón condannarono il vescovo Andrés Segura e altri uomini di Chiesa a 8 anni di carcere per la loro presunta partecipazione ad una ribellione. Durante il periodo in cui Obregón ebbe il controllo di Città del Messico (febbraio 1915), impose alla Chiesa il pagamento di 500.000 pesos per alleviare le sofferenze dei poveri.

Venustiano Carranza assunse la presidenza il 1º maggio 1915. Carranza e i suoi seguaci ritenevano che il clero sobillasse il popolo contro di lui attraverso la propaganda. Divennero sempre più frequenti le violenze, tollerate dalle autorità, nei confronti dei cattolici: nel 1915 vennero assassinati ben 160 sacerdoti. Subito dopo che Carranza ebbe il totale controllo del Messico, emanò una nuova Costituzione con l'intento di ridurre il potere politico della Chiesa.

La Costituzione del 1917[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Costituzione del Messico.

Nella Costituzione Messicana furono introdotti articoli anticlericali:

  • L'articolo 3 rese obbligatoria l'istruzione laica nelle scuole messicane.
  • L'articolo 5 mise fuori legge i voti religiosi e gli ordini religiosi.
  • L'articolo 24 proibì il culto fuori dagli edifici ecclesiastici.
  • Con l'articolo 27 alle istituzioni religiose fu negato il diritto di acquisire, detenere o amministrare beni immobili e tutti i beni ecclesiastici, compresi quelli di scuole e ospedali, furono dichiarati proprietà nazionale.
  • Con l'articolo 130 il clero fu privato del diritto di voto e del diritto di commentare questioni politiche.

Il governo messicano fu estremamente pervicace nel suo intento di eliminare l'esistenza legale della Chiesa cattolica in Messico. La costituzione ebbe il risultato di acuire il conflitto fra Chiesa e stato.

Sviluppi[modifica | modifica wikitesto]

Per otto anni questi provvedimenti non furono rigorosamente messi in atto dal governo messicano. Intanto le violenze continuavano. Nel 1921 un attentatore tentò di distruggere il più importante simbolo del cristianesimo messicano: il mantello con l'immagine della Madonna di Guadalupe, conservato nell'omonimo santuario. La bomba, nascosta in un mazzo di fiori deposto vicino all'altare, produsse gravi danni alla basilica, ma il mantello rimase intatto.

Questa politica ebbe termine nel giugno del 1926, quando il Presidente del Messico Plutarco Elías Calles (che affermava che "la Chiesa è la sola causa di tutte le sventure del Messico"), emanò un decreto noto come “Legge Calles”, con cui metteva in atto l'articolo 130 della Costituzione. La Chiesa era urtata dalla rapidità della decisione di Calles e in particolare dall'articolo 19, che prevedeva la registrazione obbligatoria del clero, perché permetteva al governo di immischiarsi negli affari religiosi.

La Chiesa cattolica prese quindi posizione contro il governo. I cattolici messicani, di concerto con il Vaticano, risposero inizialmente con iniziative di protesta non violente, tra le quali il boicottaggio di tutti i prodotti di fabbricazione statale (ad esempio il consumo di tabacchi crollò del 74%) e la presentazione di una petizione che raccolse 2 milioni di firme (su 15 milioni di abitanti). Il governo non diede alcuna risposta e la Chiesa decise infine un estremo gesto simbolico: la sospensione totale del culto pubblico. A partire dal 1º agosto 1926, in tutto il Messico non si sarebbe più celebrata la Messa né i sacramenti, se non clandestinamente.

La rivolta dei Cristeros[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Guerra cristera.

Lo scontento degenerò in aperte violenze quando oltre 5.000 Cristeros diedero inizio a una ribellione armata. Il governo messicano e i cattolici ingaggiarono un sanguinoso conflitto che durerà per tre anni.

Enrique Gorostieta Velarde

Nel 1927 si formò un vero e proprio esercito ribelle, forte di 20.000 uomini, che in seguito aumentarono fino a 50.000, al comando del generale Enrique Gorostieta Velarde. Le bandiere degli insorti recavano il motto ¡Viva Cristo Rey! e l'effigie della Madonna di Guadalupe; quotidianamente si recitava il Rosario. All'esercito si affiancavano le "brigate Santa Giovanna d'Arco", formazioni paramilitari femminili che giunsero a contare 25.000 membri, tra cui anche giovani di soli 14 anni. Tra il 1927 e il 1929 tutti i tentativi di schiacciare la ribellione fallirono; gli insorti anzi presero il controllo di vaste zone nel sud del paese.

Cristeros impiccati nello stato di Jalisco

La Chiesa messicana e il Vaticano, tuttavia, non diedero mai il loro aperto sostegno alla ribellione (il che non impedì al governo di giustiziare anche numerosi sacerdoti che non ne facevano parte), e agirono per giungere ad una soluzione pacifica. Il 21 giugno 1929 furono così firmati gli Arreglos ("accordi"), che prevedevano l'immediato cessate il fuoco e il disarmo degli insorti. I termini dell'accordo, mediati (o piuttosto imposti) dall'ambasciatore degli Stati Uniti, erano però estremamente sfavorevoli alla Chiesa: in pratica tutte le leggi anticattoliche rimanevano in vigore.

Le encicliche di Pio XI[modifica | modifica wikitesto]

I rapporti tra stato e Chiesa restarono tesi. Dopo aver denunciato la grave situazione messicana con l'enciclica Iniquis Afflictisque del 18 novembre 1926 con veemenza tale da definire i provvedimenti governativi frutto "di superbia e di demenza" papa Pio XI tornò sulla questione il 29 settembre 1932 con l'enciclica Acerba Animi di tenore non diverso dalla precedente. Negli ultimi anni del pontificato di Pio XI i rapporti diplomatici con il Messico ebbero un leggero miglioramento, per le promesse del governo, che però furono del tutto disattese: gli stati messicani fecero a gara per limitare il numero dei sacerdoti autorizzati (l'importante stato di Veracruz impose addirittura un solo sacerdote ogni centomila abitanti) aggiungendo come clausole una specifica età per i sacerdoti e addirittura l'obbligo di contrarre matrimonio civile e altri vescovi furono espulsi dal paese. Molti sacerdoti si rifugiarono all'estero. Alcuni, rimasti in patria, celebravano clandestinamente e furono per questo imprigionati e non di rado assaliti durante la celebrazione: alle violenze si accompagnava la profanazione. Trattamento forse peggiore subirono le religiose, condannate a patire ogni tormento in carcere.

Il 28 marzo 1937 Pio XI scrisse la terza enciclica Firmissimam Constantiam sulla situazione della Chiesa messicana. Le esortazioni alla resistenza dei fedeli, già contenute nelle precedenti encicliche, si concentravano ora sulla vita religiosa domestica e famigliare, visto che pubblicamente l'istruzione cattolica era proscritta e la pastorale tradizionale non poteva essere garantita per l'assenza forzata dei sacerdoti. L'avvio di trattative con il governo messicano, che la Santa Sede aveva favorito con la revoca dell'interdetto, fu bruscamente interrotto dal governo messicano, deciso a mantenere una politica fanaticamente anticlericale. L'enciclica giunge lucidamente a paragonare le persecuzioni messicane con la tragica situazione della Russia staliniana.

In tutt'e tre le encicliche Pio XI elogia ampiamente i vescovi, i sacerdoti e i fedeli messicani, che si mantennero in larga parte fedeli alla Chiesa e seppero dare coraggiosa testimonianza durante le persecuzioni. Da notare anche l'assenza di ogni riferimento alla rivolta dei Cristeros, una sollevazione spontanea che sfuggiva ad ogni controllo ecclesiastico.

La seconda metà del XX secolo[modifica | modifica wikitesto]

La strenua lotta contro la criminalità e il narcotraffico ha caratterizzato l'impegno della Chiesa nella seconda metà del XX secolo. Il 24 maggio 1993 nel parcheggio del Guadalajara International Airport fu assassinato l'arcivescovo di Guadalajara cardinale Juan Jesús Posadas Ocampo: la sua automobile fu crivellata con 14 colpi di pistola. Si scoprì in seguito che i mandanti dell'omicidio erano Juan Francisco Murillo Díaz detto "El Güero Jaibo" e Édgar Nicolás Villegas detto "El Negro", membri di spicco del Cartello di Tijuana. Posadas Ocampo è stato inserito da papa Giovanni Paolo II nella lunga lista dei martiri del XX secolo.

Il secolo XXI[modifica | modifica wikitesto]

Una Via Crucis all'aperto, nella diocesi di Tlaxcala.

Nel nuovo millennio, la Chiesa affronta il problema della diffusione delle sette, delle difficoltà economiche degli emarginati e degli operai, la presenza multietnica e l'emigrazione interna.
La Chiesa è sempre nel mirino delle organizzazioni dei narcotrafficanti. Dal 1993 al 2009 vengono uccisi quindici presbiteri, tra i quali il cardinal Ocampo. Uno dei crimini più recenti si è verificato il 13 giugno 2009 nella regione di Guerrero: un sacerdote e due seminaristi sono stati assassinati.

Mappa degli stati del Messico per percentuale di cattolici.

Organizzazione ecclesiastica[modifica | modifica wikitesto]

Mappa delle diocesi e delle province ecclesiastiche del Messico (aggiornata al 2017).

Nell'ambito del rito romano, il territorio messicano è suddiviso in 19 arcidiocesi metropolitane e 78 diocesi, con 16.234 preti e 33.900 uomini e donne appartenenti a istituti di vita consacrata.

Vi sono poi due eparchie rispettivamente per i cattolici della Chiesa maronita e della Chiesa cattolica greco-melchita. I cattolici di rito armeno dipendono dall'esarcato apostolico dell'America Latina e Messico con sede in Argentina.

Chiesa latina[modifica | modifica wikitesto]

Chiesa maronita[modifica | modifica wikitesto]

Chiesa greco-melchita[modifica | modifica wikitesto]

Chiesa armena[modifica | modifica wikitesto]

Circoscrizioni ecclesiastiche rette da cardinali[modifica | modifica wikitesto]

Attualmente in Messico ci sono 2 circoscrizioni ecclesiastiche rette da cardinali:

Statistiche[modifica | modifica wikitesto]

La Chiesa cattolica in Messico al termine dell'anno 2014 su una popolazione di 119.713.000 abitanti contava 110.007.000 battezzati, corrispondenti al 91,9% del totale.

anno popolazione presbiteri diaconi religiosi parrocchie
battezzati totale % numero secolari regolari battezzati per presbitero uomini donne
2010[1] 99.635.000 108.426.000 91,8
16.234
12.328
3.906
6.137
827
5.641
28.288
6.744
2014[2] 110.007.000 119.713.000 91,9
16.896
12.931
3.965
6.511
908
5.671
27.031
7.165

Nunziatura apostolica[modifica | modifica wikitesto]

La delegazione apostolica del Messico è stata istituita verso la metà dell'Ottocento.

La nunziatura apostolica del Messico è stata istituita il 21 settembre 1992 con il breve Qui pro Nostro di papa Giovanni Paolo II.

Delegati apostolici[modifica | modifica wikitesto]

...

...

Nunzi apostolici[modifica | modifica wikitesto]

Conferenza episcopale[modifica | modifica wikitesto]

Logo della Conferenza dell'episcopato messicano.

La Conferenza è uno dei membri del Consiglio episcopale latinoamericano (CELAM).
Elenco dei presidenti della Conferenza dell'episcopato messicano:

Elenco dei vicepresidenti della Conferenza dell'episcopato messicano:

Elenco dei segretari generali della Conferenza dell'episcopato messicano:

Il 12 marzo 2007 la Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti ha confermato san Rafael Guízar Valencia patrono dei vescovi messicani.[4]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Dati statistici dal sito del Vaticano in occasione del viaggio di papa Benedetto XVI in Messico.
  2. ^ Dati statistici dal sito del Vaticano in occasione del viaggio di papa Francesco in Messico.
  3. ^ Índice General
  4. ^ Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, decreto 12 marzo 2007, Prot. 296/07/L, vedi Notitiae, 2007, nn. 491-492, p. 381

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]