Ceramica pseudocalcidese

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Gruppo di Polifemo, anfora pseudocalcidese, Parigi, Museo del Louvre E 812

Con il termine pseudocalcidese si indicano due gruppi ceramici a figure nere della seconda metà del VI secolo a.C. che Andreas Rumpf ha distinto dalla ceramica "calcidese" propriamente detta, dalla quale sono tuttavia fortemente influenzati; l'analisi delle argille ha confermato l'affinità tra i due gruppi e la loro distinzione da quest'ultima.[1] Si tratta del Gruppo dell'anfora di Memnon (l'anfora eponima di questo gruppo era scomparsa per un lungo periodo ed è riapparsa sul mercato antiquario[2]) e del Gruppo dell'anfora di Polifemo. Come per la ceramica "calcidese" il luogo di produzione è sconosciuto; esemplari di questi gruppi sono stati trovati in Etruria e più raramente nel sud Italia e in Sicilia; è stato proposto che siano opera di ceramisti di origine ionica insulare attivi in Etruria e impegnati nella concorrenza alla più diffusa produzione "calcidese", riunendo elementi stilistici di differente provenienza (Fulvio Canciani)[2], ma più di recente è stato proposto (Mario Iozzo) che i due gruppi - che per concezione generale, per stile e in definitiva persino per la tecnica non possono essere troppo distinti dai vasi "calcidesi" - siano semplicemente il prodotto di un'altra bottega, attiva nel medesimo ambiente culturale, ma che attingeva a banchi di argilla non molto distanti da quelli che rifornivano la prima.

Il Gruppo di Polifemo è il più numeroso, con circa 60 vasi attribuiti, e il più antico, datato al momento centrale della produzione "calcidese", tra il 540 a.C. e il 520 a.C.; il Gruppo di Memnon comprende dodici esemplari o poco più, è databile agli anni 530-520 a.C. e presenta, sull'anfora eponima, iscrizioni in alfabeto ionico. Alcuni elementi stilistici di enntrambi i gruppi richiamano la bottega del pittore Lydos.[2]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Cook 1997, pp. 149-151.
  2. ^ a b c Canciani 1994, EAA, s.v. Calcidesi, vasi.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Robert Manuel Cook, Greek Painted Pottery, London ; New York, Routledge, 1997, ISBN 978-0-415-13859-8.
  • F. Canciani, Calcidesi, vasi, in Enciclopedia dell'arte antica classica e orientale (Secondo supplemento), Roma, Istituto della enciclopedia italiana, 1994.
  • F. Canciani, "Eine neue Amphora aus Vulci und das Problem der pseudochalkidischen Vasen", in JDI 95, 1980, pp. 140-162
  • M.Iozzo, Ceramica «calcidese». Nuovi documenti e problemi riproposti, “Atti e Memorie della Società Magna Grecia” S. III, vol. II (1993), Roma 1994 (in particolare Capitolo III)
  • M.Iozzo, Catalogo dei vasi «calcidesi» del Museo Archeologico Nazionale di Firenze, Pontedera 1996
  • M. Denoyelle-M. Iozzo, La céramique grecque d'Italie méridionale et de Sicile, Paris 2009
  • M. Iozzo, “La ceramica «calcidese». Temperie artistica e produzione artigianale a Rhegion in età arcaica”, in E. Lippolis (ed.), I Greci in Occidente. Arte e artigianato in Magna Grecia, Catalogo Mostra Taranto 1996, pp. 313-321
  • M.Iozzo, “Articolazione e struttura dell'officina «calcidese»: un tentativo di analisi attraverso l'esame stilistico”, in Céramique et peinture grecques: modes d'emploi, Rencontres de l'École du Louvre 26-28.4.1995, Paris 1999, pp. 289-303
  • M. Iozzo, “Un'anfora a New York: osservazioni sui vasi “calcidesi” e “pseudocalcidesi”, in Mediterranea VII, 2010, pp. 169-183
  • M. Iozzo, “Un eccezionale erotikon «calcidese»: Ninfe e Sileni nell’ebbrezza dionisiaca", in Ocnus 28, 2020, pp. 35-53

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