Caviola

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Caviola
frazione
Caviola – Veduta
Caviola – Veduta
L'antica chiesa della Beata Vergine della Salute di Caviola (1713-1715)
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione Veneto
Provincia Belluno
Comune Falcade
Territorio
Coordinate46°21′51.59″N 11°53′47.18″E / 46.36433°N 11.89644°E46.36433; 11.89644 (Caviola)
Altitudine1 090 m s.l.m.
Abitanti629[1]
Altre informazioni
Cod. postale32020
Prefisso0437
Fuso orarioUTC+1
Nome abitantiCaviolesi
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Caviola
Caviola

Caviola è una frazione del comune di Falcade.

Geografia fisica[modifica | modifica wikitesto]

Il paese si trova in Valle del Biois nella provincia di Belluno, nella regione Veneto. Sorge a 1090 metri sul livello del mare. Adagiato in una zona prativa, lungo l'ultimo tratto del torrente Tegosa, affluente di sinistra del Biois, è chiuso a nord dalla catena delle Cime d'Auta.

Etimologia[modifica | modifica wikitesto]

Anticamente il luogo era indicato col nome Maso di Salpian, cioè maso "su al piano". Sul nome successivo, Caviola, sono state proposte diverse etimologie.

Secondo lo studioso Silvio Pellegrini[2]:

  • il nome potrebbe essere collegato con il tipo Cavià, Caviazza, Caviette
  • il toponimo Caviola può trarre origine da gente feltrina che portava tale nome personale e che si trasferì in Val Biois. Pellegrino Caviola detto il Feltrino è attestato a Caviola dal 1572 al 1629, assieme ad un Ambros Caviola della Villa di Limana, che muore nel 1633 in una cascina di Valfredda

Secondo lo studioso Giacomo Magliaretta[3]:

  • il toponimo deriva forse dal nome personale latino Cavilius, da Antonio Caviola, primo abitatore e fondatore.
  • oppure da caveus luogo incavato a semicerchio.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Le Regole[modifica | modifica wikitesto]

Dopo il Mille, nella valle del Biois, si costituiscono i primi insediamenti stabili. La popolazione adotta forme di organizzazione sociale democratiche: le Regole. L'assemblea dei capifamiglia, con pari dignità, amministra i beni pubblici. Nel Basso Agordino le Regole erano 13, nell'Alto erano 10. Sappade e Caviola costituivano una Regola autonoma rispetto a quella di Falcade.

La Repubblica di Venezia[modifica | modifica wikitesto]

Dagli inizi del '400 il territorio passa sotto il governo della Repubblica di Venezia, che legalizza le strutture sociali già esistenti, concedendo ampie autonomie. L'organismo delle Regole dura fino alla caduta della Repubblica di Venezia nel 1797.

Invasioni[modifica | modifica wikitesto]

Nel Cinquecento e nel Seicento la Valle del Bios è più volte saccheggiata da invasori penetrati nella valle attraverso il valico di San Pellegrino:

  • nel 1439 passano le truppe del Duca Filippo Maria Visconti in guerra con la Serenissima;
  • nel 1487 è la volta dell'esercito di Sigismondo d'Austria;
  • dal 1508 al 1510 imperversano gli imperiali di Massimiliano I d'Austria guidati dal condottiero austriaco Leonardo Felzer.

Ogni volta sono incendi, carestie, epidemie, morte e distruzione.

L'Austria[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1797 Napoleone cede la Repubblica Veneta all'Austria e la dominazione austriaca dura fino al 1866.

Il Regno d'Italia[modifica | modifica wikitesto]

Con la Terza Guerra d'Indipendenza il Veneto passa al Regno d'Italia e la Valle del Biois diventa una terra di confine fino alla Prima Guerra Mondiale.

La seconda guerra mondiale[modifica | modifica wikitesto]

Il 20 agosto 1944 ebbe inizio la strage della valle del Biois, durante la quale i tedeschi incendiarono l'abitato di Caviola. Stessa sorte toccò alle frazioni di Fregona, Fedèr, Tegosa, Tabiadòn, Garés. Furono uccise una quarantina di persone, fra civili e partigiani. Ogni anno una cerimonia commemorativa pubblica ricorda il terribile evento.

Nel 1974 lo scultore Augusto Murer scolpì un monumento ai martiri dell'eccidio che ora è collocato in piazza Sandro Pertini.

Antiche testimonianze[modifica | modifica wikitesto]

Il villaggio viene citato per la prima volta in un documento del 1358.[4]

"Caviola, con la sua bianca chiesetta isolata più verso Ovest" (pag. 152) e ancora "Caviola (distrutta in parte pochi anni or sono, da un incendio) ove hanno sede la tintoria Cappello e la Società Commerciale, abitanti 440." (pag. 305)

  • 1910: Scrive G. Feruglio[6]: "Caviola è costruita in gran parte con case di legno, intorno stanno coltivi di granturco, orzo e patate".

Calamità naturali[modifica | modifica wikitesto]

La val Biois fu spesso colpita da disastrose alluvioni che devastavano i paesi: le più gravi furono quelle del 1686 e del 1707, 1966 e l'ultima di Vaia nel 2018.

Monumenti[modifica | modifica wikitesto]

Chiesa parrocchiale di San Pio X

L'antica chiesa della Beata Vergine della Salute domina il paese dall'alto del colle, Colàz, ed è Monumento Nazionale. Venne edificata fra il 1713 e il 1715, per iniziativa del sacerdote veneziano don Giovanni Olmo. La comunità, rappresentata dalla riunione dei capifamiglia, espressione della Regola di Sappade e di Caviola, approvò il progetto con 52 voti a favore e 4 contrari. Tutti gli abitanti collaborarono alla sua realizzazione e nel 1732 si ebbe la cerimonia della Consacrazione. L'interno della chiesa custodisce alcune opere di valore artistico:

  • L'altar maggiore del Settecento, dell'epoca di costruzione della chiesa.
  • La statua della Vergine, realizzata nel 1847, dall'artista gardenese Giovanni Matteo Rungaldini.
  • L'altare laterale (proveniente dalla vecchia chiesa della Pieve di Canale d'Agordo) con la pala della Madonna del Rosario di un seguace di Nicolò de Stefani.
  • Un armadio intagliato dallo scultore Giovanni Marchiori, nativo di Caviola.
  • Un quadro raffigurante i Santi Patroni della Valle del pittore Pietro Antonio Andrich (1839-1904).

La nuova chiesa parrocchiale, dedicata a San Pio X, è stata inaugurata nel 1958. Di pregevole contiene un Cristo di Dante Moro.[7]

Località nei dintorni[modifica | modifica wikitesto]

  • Iore [8]
  • La cascata di Barezze
  • Sappade
  • Valt
  • Fregona
  • Fedèr
  • Forcella Lagazzon

Escursioni[modifica | modifica wikitesto]

  • Lac Negher [9]
  • Cime d'Auta Orientali [10]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ circa
  2. ^ Silvio Pellegrini, I nomi locali della Val Biois, Firenze 1977.
  3. ^ Giacomo Magliaretta, Val Biois un nome, come e perché, p. 18.
  4. ^ Bepi Pellegrinon, Falcade attraverso i secoli, p. 121.
  5. ^ Ottone Brentari, Guida storico-alpina di Belluno-Feltre. Primiero-Agordo-Zoldo, p. 152 e p. 305
  6. ^ G. Feruglio,Guida turistica del Cadore Zoldo ed Agordino, Tolmezzo 1910.
  7. ^ Bepi Pellegrinon, Falcade attraverso i secoli, pp.121-122.
  8. ^ Accesso - Jore Archiviato il 5 ottobre 2013 in Internet Archive.
  9. ^ LeMontagne - Da Vallada Agordina al romantico Lac dei Negher
  10. ^ Cima d'Auta Orientale

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Fabio Donetto, Gabriele Pizzolato, Dolomiti agordine 57 passeggiate ed escursioni con varianti e note storiche, Editore Danilo Zanetti, Caerano di San Marco 2009. ISBN 9788895302393
  • Giorgio Fontanive, Escursioni in Alto Agordino, CIERRE Edizioni, 1996. ISBN 8885923658
  • Dario Fontanive, Guida turistica della Valle del Biois, Edizione Grafica Sanvitese, 2005.
  • Dino Dibona, Guida insolita ai misteri, ai segreti, alle leggende e alle curiosità delle Dolomiti, Newton Compton Editori, 2010 ISBN 978-88-541-1982-6
  • Ottone Brentari, Guida storico-alpina di Belluno-Feltre. Primiero-Agordo-Zoldo,Bassano 1887. Riedizione anastatica di Atesa Editore, Bologna, giugno 2006.
  • Bepi Pellegrinon, Quando a Falcade la meridiana segnava il tempo, Nuovi sentieri 1982.
  • Bepi Pellegrinon, Falcade attraverso i secoli, Nuovi Sentieri Editore, Prima Edizione 1971, Seconda edizione luglio 1983.
  • Bepi Pellegrinon, Un ricordo dall'Agordino, collana "Vecchie cartoline della Vallata", Nuovi Sentieri Editore
  • Silvio Pellegrini, I nomi locali della val Biois, Firenze 1977.
  • Giacomo Magliaretta, Val Biois un nome, come e perché, Nuovi Sentieri Editore, agosto 1979.
  • Ferdinando Tamis, Parrocchie dell'Agordino, Agordo 1949 in "Storia dell'Agordino", Vol. II, 1981.
  • Giuseppe Vallenzasca, Della Falcadina. Trattato patologico-clinico, Venezia 1840.
  • Francesco Pellegrini, Cenni storici sul Canale d'Agordo, Belluno 1876.
  • Enzo Demattè, La valle coi santi alle finestre, Milano 1968.
  • Giacomo Pagani, La casa storica di Falcade. Tradizioni e costumi della Valle del Biois, Belluno 1970.
  • Livia Tognetti Cagnati, Leggende Falcadine, 1972.
  • Livia Tognetti Cagnati, Folclore di Falcade, 1973.
  • Dino Dibona, Leggende e storie insolite delle Dolomiti, Newton Compton Editore 2008. ISBN 978-88-541-2416-5

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Vista di Caviola - Webcam

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