Catherine Howard

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Disambiguazione – Se stai cercando l'omonima nobildonna, dama di compagnia di Elisabetta I d'Inghilterra, vedi Catherine Howard, duchessa di Nottingham.
Catherine Howard
Miniatura di Hans Holbein il giovane, ritenuta ritraente Catherine Howard
Regina consorte d'Inghilterra
Stemma
Stemma
In carica28 luglio 1540 –
23 novembre 1541
PredecessoreAnna di Clèves
SuccessoreCatherine Parr
TrattamentoSua Maestà
Altri titoliLady d'Irlanda
Nascita1523 ca.
MorteTorre di Londra, 13 febbraio 1542
Luogo di sepolturaChiesa di San Pietro ad Vincula
Casa realeHoward per nascita
Tudor per matrimonio
PadreEdmund Howard
MadreJoyce Culpeper
Consorte diEnrico VIII d'Inghilterra
Firma

Catherine Howard (1523 circa – Londra, 13 febbraio 1542[1][2]) è stata una nobildonna inglese, regina consorte d'Inghilterra e Irlanda come quinta moglie del re Enrico VIII Tudor.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Non è nota la data esatta di nascita di Catherine Howard, che deve collocarsi tra il 1520 e il 1523 circa. L'ambasciatore francese Charles Marillac le attribuì un'età di diciott'anni all'epoca delle nozze con Enrico VIII, età sulla quale concorda anche lo storico Lacey Baldwin Smith, autore dell'opera più dettagliata dedicata alla giovane regina,[3] che propone come probabile data di nascita l'anno 1521. Il nome della giovane risulta, in alcuni scritti, sillabato come "Catherine", altrove "Katheryn" o "Kathryn".

Catherine era nipote del potente Duca di Norfolk, nonché cugina prima di Anna Bolena. Nonostante l'alto lignaggio della famiglia la giovane era cresciuta in condizioni di relativa povertà. Il padre, Lord Edmund, pur essendo stato investito del titolo di cavaliere nel 1515 non fece ulteriore carriera e passò gran parte della propria vita oberato dai debiti. Catherine era probabilmente una dei più giovani dei circa dieci figli che Lord Edmund ebbe dalla moglie, Joyce Culpeper, cui si univano altri figli avuti dalla madre nel primo matrimonio. La madre di Catherine era già morta quando la figlia era ancora una bambina, mentre il padre morì a Calais attorno al 1539, poco prima che la figlia entrasse a servizio di Anna di Clèves.

Catherine trascorse l'infanzia a Oxenheath e alla sua educazione provvide per gran parte Agnes Tylney, duchessa vedova di Norfolk, nella cui residenza di Lambeth erano ospitate ed educate altre giovani di origine aristocratica, secondo un'usanza tipica del sedicesimo secolo. Durante gli anni trascorsi sotto la tutela della duchessa vedova, la giovane Catherine rimase coinvolta in una serie di scandali che, in seguito, una volta divenuta regina, avrebbero compromesso la sua reputazione.

La prima avventura di Catherine risale circa al 1536, anno in cui era stato assunto come insegnante di musica un giovane gentiluomo del posto, Henry Mannox: "alle gentili e lusinghiere insistenze di Mannox gli permisi diverse volte di toccare e sfiorare le parti segrete del mio corpo, cosa che per onestà io non avrei dovuto permettergli e lui non avrebbe dovuto chiedermi". In seguito la duchessa vedova sostenne di avere allontanato Mannox non appena scoperto che egli cercava di insidiare la sua giovane protetta, tanto più che le origini nobiliari di Catherine rendevano impossibile un eventuale matrimonio con un semplice insegnante di musica. Lo stesso Mannox, anni dopo, pur ammettendo che tra i due vi era stato "più di quanto sia conveniente", giurò di non averla mai "conosciuta carnalmente".[4]

La successiva relazione di Catherine con Francis Dereham, un giovane che viveva a pagamento a Lambeth, ebbe conseguenze più serie, dal momento che i due si chiamavano reciprocamente "marito" e "moglie". A tal proposito la stessa Catherine dichiarò: "Francis Dereham, con molte lusinghe, mi piegò ai suoi propositi viziosi e ottenne prima di giacere sul mio letto in farsetto e calzamaglia, poi dentro il letto e infine giacque nudo con me e fece con me quel che fa un uomo con sua moglie, molte e svariate volte ma quanto spesso non lo so".[4] Secondo le leggi dell'epoca una promessa di matrimonio, anche poco formale, se seguita dalla consumazione conferiva al vincolo la forza di un matrimonio vero e proprio. A riprova della serietà del legame vi è il fatto che il giovane Dereham affidasse a Catherine i propri risparmi prima di partire per l'Irlanda nel 1538.

Tuttavia l'interesse della giovane per quello che all'epoca reputava il proprio marito si sopì dopo la partenza di Dereham per l'Irlanda e l'ingresso a corte al seguito di Anna di Clèves; proprio a corte, probabilmente all'inizio del 1540 Catherine conobbe il giovane e ambizioso Thomas Culpeper, suo lontano cugino e gentiluomo di camera del re e probabilmente intrecciò una relazione con lui. Fu a questo punto che entrò in scena Enrico: il sovrano ormai cinquantenne, deluso dall'aspetto della nuova regina e indispettito perché le nozze si erano rivelate politicamente meno vantaggiose del previsto, incominciò a interessarsi a lei.

All'epoca in cui attirò l'attenzione del re, Catherine aveva tra i diciotto e i vent'anni. Era soprannominata "parvissima puella" ovvero "fanciulla davvero minuscola", con riferimento alla giovane età e probabilmente alla bassa statura. L'ambasciatore Charles Marillac la definì "di media bellezza", lodandone la dolcezza e la grazia del volto e l'abitudine di vestire secondo la moda francese e le attribuì un'età di circa diciotto anni.[4][5][6] Pur non avendo avuto alcuna formale istruzione, la giovane Catherine diversamente dalla maggior parte delle donne sue contemporanee, nobili e non, era almeno in grado di leggere e scrivere, anche se a fatica.[7]

Il matrimonio con Enrico VIII[modifica | modifica wikitesto]

Un mese dopo il divorzio da Anna di Clèves, della quale Catherine era dama di corte, fu dunque celebrato il quinto matrimonio dell'ormai imponente sovrano d'Inghilterra: il 28 luglio 1540 ebbero luogo le nozze a Oatlands Palace, nel Surrey. Enrico VIII era perdutamente innamorato della nuova giovane sposa, da lui ribattezzata "rutilans rosa sine spina" ovvero "rosa rosseggiante e senza spine".

La nuova regina era appena uscita dall'adolescenza e non possedeva la cultura e la formazione appropriate per il delicato ruolo che era chiamata a svolgere. Nel novembre del 1540 già si pose in attrito con l'arcivescovo Lee per il diritto di patronato dell'arcidiaconato di York, che voleva assegnare a uno dei suoi cappellani appena il posto si fosse reso vacante per la morte dell'arcidiacono in carica, fatto poco gradito a Lee che lo interpretava come una mancanza di carità nei confronti di un uomo prossimo alla dipartita.

L'anno seguente la giovanissima sovrana nominò quale proprio segretario personale Francis Dereham, ovvero colui che un tempo aveva chiamato "marito", forse per evitare ricatti o scandali dovuti al suo passato. I rapporti con Maria, la figlia maggiore del re, non erano buoni: la sovrana lamentava di non essere trattata con lo stesso rispetto e la stessa benevolenza dimostrata a Jane Seymour e ad Anna di Clèves.[4] I rapporti con la precedente sovrana, Anna di Clèves, del cui seguito aveva brevemente fatto parte, erano estremamente cordiali, tanto che, durante le celebrazioni per il Natale del 1540 le due giovani trascorsero quasi tutte le serate danzando insieme, mentre il re, tormentato dai dolori alle gambe, si ritirava a dormire presto.[4]

In quel momento però nulla sembrava turbare i sentimenti di Enrico che aveva deciso di portare con sé la moglie in un viaggio ufficiale: una spedizione nel Nord del Paese, forse con l'intento di farla incoronare a York. In questo frangente, attorno ai primi mesi del 1541, Catherine riprese la sua relazione con il cortigiano Thomas Culpeper. A questo punto la relazione tra i due era ben nota al seguito della regina.

Nel novembre del 1541, al ritorno dei sovrani dal viaggio ufficiale, un'ex dama di compagnia della duchessa di Norfolk, Mary Hall, fece pervenire a corte lettere anonime nelle quali dipingeva la regina come "una donna immorale, nel vivere e nel carattere" e l'accusava di avere avuto diversi amanti prima delle nozze con il re e che tale circostanza era stata di pubblico dominio.[4] Alcune cameriere del dormitorio in cui Catherine aveva alloggiato a Lambeth confermarono le relazioni avute dalla giovane con Mannox e con Dereham; la famiglia al completo si dissociò dalla giovane, disconoscendone le azioni e giungendo a distruggere il suo ritratto presente nella galleria della residenza di Lambeth.

La reazione di Enrico VIII fu spietata: numerosi esponenti della famiglia Howard, compresi vari fratelli e sorelle della regina e l'ultrasessantenne duchessa vedova di Norfolk, furono arrestati con l'accusa di alto tradimento e rinchiusi nella Torre di Londra, anche se, nel giro di un anno, vennero liberati con il perdono reale. Dereham e in seguito Culpeper, trovato in possesso di una compromettente lettera d'amore scritta da Catherine, furono arrestati e torturati, dopodiché la stessa regina venne arrestata il 12 novembre.

Dereham e Culpeper, giudicati colpevoli di alto tradimento, furono giustiziati il 10 dicembre 1541, Culpeper per decapitazione e Dereham venendo prima impiccato e poi squartato. Le teste mozzate dei due uomini vennero esposte sul London Bridge, dove rimasero fino al 1546[8]. Catherine fu privata del titolo di regina, i suoi beni furono confiscati e lei stessa venne rinchiusa nell'ex abbazia di Syon, dove piombò in uno stato di depressione che costrinse i carcerieri a sottrarre qualsiasi oggetto con cui avrebbe potuto cercare di suicidarsi[4]. A seguito delle ammissioni di Dereham e Culpeper, l'arcivescovo Cranmer le suggerì di appellarsi al precedente fidanzamento con Dereham e alla successiva consumazione. Ciò avrebbe comportato automaticamente la nullità del matrimonio con il sovrano, vanificando ogni accusa di adulterio e le avrebbe garantito di avere salva la vita. La giovane tuttavia rifiutò di considerare questa possibilità, asserendo che non vi era stata alcuna promessa di matrimonio tra lei e Dereham e che egli le avrebbe "usato violenza"[8]. Nella speranza di essere graziata, e ancora dietro consiglio dell'arcivescovo Cranmer, Catherine scrisse una sgrammaticata lettera confessione indirizzata al re, definendosi "la suddita più dolente della Maestà Vostra e la più vile del mondo", implorando pietà "per la mia giovane età, la mia ignoranza, la mia debolezza, l'umile confessione dei miei peccati e il mio umile affidarmi alla Vostra clemenza e misericordia"[9].

Accusata di avere condotto una vita "abominevole, meschina e viziosa" prima e durante il matrimonio fu deportata alla Torre di Londra l'11 gennaio 1542 e ivi decapitata all'alba del 13 febbraio 1542.

La notte prima dell'esecuzione, appena le fu comunicato di prepararsi per essere giustiziata il giorno seguente, si tramanda che Catherine abbia richiesto che le venisse portato il ceppo nella propria cella per esercitarsi a poggiarvi il capo[8]; tuttavia, il mattino successivo, la giovane apparve talmente debole da avere bisogno di essere sorretta per salire sul patibolo. Nel suo ultimo discorso al popolo Catherine chiese perdono e proclamò il proprio amore per il re, dichiarando che la morte era "giusta e meritata" per i propri crimini e supplicando i presenti di pregare per lei. Non corrisponde a verità la leggenda secondo cui le sue ultime parole sarebbero state "Muoio come una regina, ma preferirei morire come moglie di Culpeper"[4]. Al momento della morte Catherine Howard aveva tra i diciotto e i ventun anni ed era stata regina per poco più di diciotto mesi.

Immediatamente dopo la regina fu decapitata la vedova di George Boleyn, Lady Jane Rochford, che era stata dama di compagnia della regina ed era stata accusata di averne favorito la tresca con il giovane Thomas Culpeper, il che costituiva alto tradimento. La donna, durante la prigionia, aveva subito un tracollo nervoso, ma ciò non valse a salvarle la vita in quanto il Parlamento inglese aveva appena approvato, su ordine del sovrano, una legge che consentiva di giustiziare anche le persone insane di mente.

Entrambe le donne furono sepolte sotto il pavimento della Chiesa di San Pietro ad Vincula, dove sei anni prima erano stati seppelliti Anna Bolena e il fratello George.

Nella cultura[modifica | modifica wikitesto]

Catherine è stata più volte portata sulle scene, dal cinema alla televisione, nella musica e nella letteratura:

Ascendenza[modifica | modifica wikitesto]

Genitori Nonni Bisnonni Trisnonni
John Howard, I duca di Norfolk Robert Howard  
 
Margaret de Mowbray  
Thomas Howard, II duca di Norfolk  
Katherine de Moleyns William de Moleyns  
 
Anne Whalesborough  
Edmund Howard  
Frederick Tilney Philip Tilney  
 
Isabel Thorpe  
Elizabeth Tilney  
Elizabeth Cheney Lawrence Cheney  
 
Elizabeth Cockayne  
Catherine Howard  
William Culpeper John Culpepper  
 
Catherine Charles  
Richard Culpeper  
Elizabeth Ferrers William Ferrers  
 
Philippa Clifford  
Joyce Culpeper  
Ottwell Worsley Richard Worsley  
 
Catherine Clark  
Isabel Worsley  
Rose Trevor Edward Trevor  
 
Angharad Puleston  
 

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ https://www.treccani.it/enciclopedia/caterina-howard-regina-d-inghilterra/
  2. ^ http://www.enciclopediadelledonne.it/biografie/kathryn-howard/
  3. ^ Lacey Baldwin Smith, A Tudor Tragedy, pp. 209-211
  4. ^ a b c d e f g h Antonia Fraser, Le sei mogli di Enrico VIII, ed. Mondadori
  5. ^ Jean Kaulek (a cura di), Correspondence Politique de M. de Castillon et de Marillac p. 218
  6. ^ Agnes Strickland, The Lives of the Queens of England from the Norman Conquest, III volume, p. 118
  7. ^ Maria Dowling, Humanism in the Age of Henry VIII, 1986
  8. ^ a b c Lacey Baldwin Smith, A Tudor tragedy: the life and times of Catherine Howard, J. Cape, 1961
  9. ^ Estratto da The Calendar of the Manuscripts of the Marquis of Bath Preserved at Longleat, Wiltshire Volume II, pagg. 8-9

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Regina consorte d'Inghilterra Successore
Anna di Clèves 1540 - 1541 Caterina Parr
Controllo di autoritàVIAF (EN84307163 · ISNI (EN0000 0000 7818 7179 · BAV 495/104217 · CERL cnp00398884 · LCCN (ENn50056174 · GND (DE118721143 · J9U (ENHE987007259433805171 · WorldCat Identities (ENlccn-n50056174