Castelnuovo dell'Abate

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Castelnuovo dell'Abate
frazione
Castelnuovo dell'Abate – Veduta
Castelnuovo dell'Abate – Veduta
Panorama del paese
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione Toscana
Provincia Siena
Comune Montalcino
Territorio
Coordinate42°59′41″N 11°31′01″E / 42.994722°N 11.516944°E42.994722; 11.516944 (Castelnuovo dell'Abate)
Altitudine385 m s.l.m.
Abitanti231[1]
Altre informazioni
Cod. postale53024
Prefisso0577
Fuso orarioUTC+1
Nome abitanticastelnovese, castelnovesi[2]
PatronoMadonna
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Castelnuovo dell'Abate
Castelnuovo dell'Abate

Castelnuovo dell'Abate è una frazione del comune italiano di Montalcino, nella provincia di Siena, in Toscana.[3]

Origini del nome[modifica | modifica wikitesto]

Secondo Emanuele Repetti, l'etimologia di "Castelnuovo dell'Abate" deriverebbe dal fatto che fosse sorto in luogo di un più antico castellare (da qui il suffisso "-nuovo") e dall'influenza e dominio che per lungo periodo ebbero su di esso gli abati della vicina abbazia di Sant'Antimo.[4]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Non lontano dal Castelnuovo dell'Abate vennero rinvenuti da Ferrante Rittatore Vonwiller nell'area delle cave, in fondo alla cosiddetta "buca di Sant'Antimo", un vaso risalente all'età del bronzo e databile al III millennio a.C. e resti umani coevi scarnificati dal fuoco di due individui, testimonianza di una presenza umana sul territorio in epoca pre-etrusca.[5]

Castelnuovo dell'Abate nacque come possedimento dell'abbazia di Sant'Antimo (che ebbe il suo periodo di massimo splendore tra l'XI e il XII secolo, con ampia giurisdizione su chiese e territori circostanti[6]) su uno dei tre alti poggi che circondano la valle del torrente Starcia, affluente dell'Orcia.[7] Divenuto castello presumibilmente intorno al 1210, già alla metà dello stesso secolo risultava sottomesso alla Repubblica di Siena e poi, dagli inizi del secolo successivo, anche all'abbazia e alla famiglia Tolomei; la comunità, che nel 1320 aveva un territorio di 1 996,2 ha e una popolazione di circa 1 000 abitanti, era governata da un podestà e probabilmente aveva anche uno statuto proprio, andato perduto.[8] Nel 1360 venne riedificata la cinta muraria, opera in parte finanziata dalla Repubblica senese.[4]

In seguito alla peste nera, il paese visse un periodo di declino, fenomeno che investì anche l'abbazia di Sant'Antimo, i cui abati esercitavano sul castello un potere oramai puramente formale legato al pagamento di un canone annuo,[9] in merito al quale nella prima metà del XV secolo vi furono numerose contese fra il comune e l'abbazia.[10] Nel 1462, con la soppressione dell'abbazia per volere di papa Pio II, i beni di quest'ultima furono incamerati dallo Stato e passarono in gestione al vescovo di Montalcino.[11] Il paese, che nel 1466 contava appena 49 famiglie, alla fine dello stesso secolo visse una rinascita insieme ai vicini abitati di Sant'Angelo in Colle e Camigliano, contando all'incirca 300 abitanti.[12] La parrocchia di Castelnuovo dell'Abate nel 1594 contava 547 abitanti; nel 1640 ne aveva 429; nel 1675 era ridotta a 319; nel 1745 a soli 285 individui e nel 1785 a 306 (dei quali 124 residenti dentro le mura del paese);[13] mentre nel 1833 era risalita a 513 abitanti.[14]

Nel XV secolo venne redatto un nuovo statuto che fu oggetto successivamente di più revisioni: la prima nel 1550 e poi nel 1727 e nel 1736.[15] Nel 1777 Castelnuovo dell'Abate insieme ai comunelli circostanti venne annesso al comune di Montalcino nell'ambito delle riforme amministrative varate dal granduca Leopoldo II d'Asburgo-Lorena e divenne un importante snodo commerciale in quanto dogana tra Provincia inferiore e Provincia superiore (il cui confine corrispondeva al fiume Orcia) dalla quale transitava buona parte del commercio del monte Amiata.[16]

L'economia del piccolo borgo è basata soprattutto sul turismo (data la vicinanza con l'Abbazia di Sant'Antimo) e sull'agricoltura (è in questa zona che viene prodotto il famoso Brunello di Montalcino). Intorno al paese vi erano varie cave di alabastro bianco,[14] delle quali una è adibita a vigneto.[17]

Monumenti e luoghi d'interesse[modifica | modifica wikitesto]

Pieve dei Santi Filippo e Giacomo
La pieve dei Santi Filippo e Giacomo

La pieve dei Santi Filippo e Giacomo è il principale luogo di culto del paese e sorge nel centro abitato, sulla piazza. Ricevette il titolo di pieve dall'antica chiesa dedicata a san Giovanni Battista, situata a sud del borgo, documentata fin dall'VIII secolo e andata distrutta probabilmente nella prima metà del XIV. L'attuale edificio è di epoca tardoromanica, periodo cui afferiscono il portale del lato destro e le due monofore che si aprono nel fianco sinistro.[18] Esternamente caratterizzata da paramento murario in blocchi di travertino, con facciata a capanna, all'interno è a navata unica con soffitto a capriate. Nella chiesetta si trovava, sino agli anni ottanta del Novecento la statua lignea medioevale della Madonna col Bambino, patrona del paese, nell'abbazia di Sant'Antimo. In controfacciata, vi è una lunetta dipinta a fresco con il Beato Pietro Petroni, di Ventura Salimbeni.[14]

Palazzetto dei Vescovi
Il palazzetto dei Vescovi

Si trova lungo la principale arteria del paese, via Borgo di Mezzo, alla destra della pieve; La sua facciata, di impianto tardorinascimentale, è con pietre a vista cui si alternano elementi decorativi in pietra grigia, quali le bugne angolari, quelle che costituiscono le cornici delle finestre e del portone e i cornicioni. Alla famiglia Bellanti apparteneva anche il castello di Velona (o Verona), che sorge su un rilievo ad est del centro abitato.[14]

Palazzetto Bellanti

Sorge anch'esso lungo via Borgo di Mezzo, di fianco al palazzetto dei Vescovi. Fatto edificare dagli abati di Sant'Antimo e già esistente nel 1412,[19] fu radicalmente restaurato da Fabio de' Vecchi, vescovo di Montalcino dal 1664 al 1688.[14] L'edificio è caratterizzato da una facciata in mattoncini, tripartita orizzontalmente da cornicioni in pietra locale: nella fascia inferiore si trovano il portone con la cornice in bugnato e due finestre; in quella mediana, corrispondente al piano nobile, si aprono cinque grandi finestre rettangolari bordate anch'esse in pietra; la fascia superiore, invece, presenta altrettante finestrelle quadrate.[20]

Porta Nuova

Già esistente nel 1320, sorge all'estremità sud-orientale del paese; è inglobata entro un edificio abitativo ed è costituita da un passaggio coperto che si apre verso l'esterno con un arco a sesto ribassato in laterizio, mentre è ancora visibile il paramento murario in blocchi di tufo della struttura difensiva. L'altra porta, denominata "Scopetana", già non esisteva più all'epoca del Catasto Leopoldino (1765).[21]

Abbazia di Sant'Antimo
L'abbazia di Sant'Antimo

L'abbazia di Sant'Antimo è il monumento più importante del paese e sorge nella vallata a nord del centro abitato, nella valle dello Starcia.[22] Secondo la leggenda sarebbe stata fondata dallo stesso Carlo Magno, e nel 814 è documentata una cospicua donazione da parte di Ludovico il Pio;[23] a questa fase iniziale appartengono l'antica chiesa a navata unica, poi adibita a sacrestia e decorata nel XIV secolo con affreschi monocromi con Scene della vita di San Benedetto, e le pareti della sala capitolare, unici resti del complesso monastico.[24] La chiesa attuale venne edificata a partire dal 1118 utilizzando travertino e alabastro dalle cave locali, da maestranze eterogenee, con influssi dell'architettura sacra contemporanea francese e del sud Italia;[25] è a tre navate, senza transetto, con deambulatorio e tre cappelle radiali intorno all'abside semicircolare; al di sopra delle navatelle, vi è il matroneo, che si apre irregolarmente sulla chiesa con delle ampie bifore, dei quali quello di destra venne riadattato nel XV secolo ad appartamento abitabile.[26] Alle spalle dell'altare maggiore, si trova un grande Crocifisso in legno scolpito e dipinto in policromia, databile al 1200 circa, mentre al di sotto del presbiterio vi è una piccola cripta a pianta quadrangolare.[27]

Galleria d'immagini[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Castelnuovo dell'Abate, su italia.indettaglio.it. URL consultato il 30 dicembre 2017.
  2. ^ T. Cappello, C. Tagliavini, p. 129.
  3. ^ Frazioni del Comune di Montalcino, su comunedimontalcino.it. URL consultato il 30 dicembre 2017 (archiviato dall'url originale il 31 dicembre 2017).
  4. ^ a b E. Repetti, p. 566.
  5. ^ Storia e archeologia, su comunedimontalcino.it. URL consultato il 30 dicembre 2017 (archiviato dall'url originale il 14 agosto 2012).
  6. ^ D. Negri, p. 356.
  7. ^ A. Canestrelli, p. 3, n. 1.
  8. ^ P. Turrini, pp. 34-35.
  9. ^ A. Canestrelli, p. 22.
  10. ^ P. Turrini, pp. 37-38.
  11. ^ R. Cappelli, F. Cerruto, p. 9.
  12. ^ P. Turrini, pp. 39-40.
  13. ^ P. Turrini, p. 52.
  14. ^ a b c d e E. Repetti, p. 567.
  15. ^ P. Turrini, p. 39.
  16. ^ P. Turrini, pp. 52-53.
  17. ^ I Vigneti di Collemattoni, su collemattoni.it. URL consultato il 30 dicembre 2017.
  18. ^ M. Frati, Centro e periferia. Sant'Antimo e l'applicazione dei modelli architettonici nel suo territorio, in A. Peroni, G. Tucci (a cura di), p. 55.
  19. ^ A. Canestrelli, p. 20.
  20. ^ A. Canestrelli, tav. I.
  21. ^ P. Turrini, pp. 35.
  22. ^ R. Cappelli, F. Cerruto, pp. 3, 5.
  23. ^ Copia archiviata, su antimo.it. URL consultato il 30 dicembre 2017 (archiviato dall'url originale il 31 dicembre 2017).
  24. ^ A. Canestrelli, pp. 40-41.
  25. ^ M. Frati, Il cantiere di Sant'Antimo: restauri, trasformazioni, fasi costruttive, scelte spaziali, in A. Peroni, G. Tucci (a cura di), pp. 89-90.
  26. ^ D. Negri, pp. 358-360.
  27. ^ R. Cappelli, F. Cerruto, pp. 28, 31.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Emanuele Repetti, Dizionario Geografico Fisico Storico della Toscana, I, Firenze, 1835, ISBN non esistente.
  • Antonio Canestrelli, L'abbazia di S. Antimo : monografia storico artistica con documenti e illustrazioni, in Siena Monumentale, Siena, Lazzeri, 1910-1912, ISBN non esistente.
  • Daniele Negri, Chiese romaniche in Toscana, Pistoia, Tellini, 1978, ISBN non esistente.
  • Teresa Cappello e Carlo Tagliavini, Dizionario degli etnici e dei toponimi italiani, Bologna, Patron, 1981, ISBN non esistente.
  • Roberto Cappelli e Ferdinando Cerruto, L'Abbazia di S. Antimo, Siena, Cantagalli, 1982, ISBN non esistente.
  • Patrizia Turrini, Castelnuovo dell'Abate: beni comunitativi e usi civici dal medioevo all'epoca lorenese, in Anthimiana: studi e ricerche sull'abbazia di Sant'Antimo, n. 2, Castelnuovo dell'Abate, Edizioni di Sant'Antimo, 1998, ISSN 1720-8211 (WC · ACNP).
  • Adriano Peroni e Grazia Tucci (a cura di), Nuove ricerche su Sant'Antimo, Firenze, Alinea, 2008, ISBN 978-88-6055-198-6.

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