Castello di Schio

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Castello di Schio
La torre campanaria della chiesa di Santa Maria della Neve è ciò che resta della torre del castello
Ubicazione
Stato attualeBandiera dell'Italia Italia
RegioneVeneto
CittàSchio
IndirizzoVia Petitti di Roreto e Via Castello
Coordinate45°42′54.86″N 11°21′22.57″E / 45.715239°N 11.356269°E45.715239; 11.356269
Mappa di localizzazione: Nord Italia
Castello di Schio
Informazioni generali
TipoCastello medievale
Materialemattoni e pietre
Primo proprietarioMaltraversi, Conti di Vicenza
DemolizioneXVI secolo
Proprietario attualeComune di Schio
Visitabileno
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Il castello di Schio era un castello nel comune italiano di Schio del quale resta soltanto una torre merlata inglobata nella chiesa, sconsacrata, di Santa Maria della Neve. Il toponimo indica anche la zona centrale del centro abitato che ricorda appunto l'antica presenza del castello; l'intera area del castello, una sorta di piccola collinetta che si eleva in pieno centro cittadino, è adibita a parco pubblico.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Pianta del castello di Schio realizzata da Carlo Letter nel 1890 in base ai rilevamenti effettuati sul posto[1]

Da studi di toponomastica e rilievi di tipo archeologico si evince come nel solo alto vicentino - oltre che quello di Schio - ci fossero una ventina di castelli, come quello di Magré che si trovava in una collina poco distante.

Dai reperti archeologici emersi dagli scavi del 1919, l'epoca di fondazione del primitivo castello di Schio parrebbe risalire all'età del ferro, cosicché esso potrebbe essere stato costruito dalle popolazioni degli Euganei o dei Veneti. In epoca medioevale sorse qui il castello dei Maltraversi, conti di Vicenza, i quali, con la parentesi ezzeliniana, dominarono fino al 1311. Il castello passò alla città di Vicenza, quindi agli Scaligeri e nel 1314 fu danneggiato dai padovani. Nel 1382 fu dei Visconti, del conte Giorgio Cavalli che lo rinforzò, poi passò sotto Venezia[2].

Nel 1412, solo 6 anni dopo che la Serenissima aveva preso il controllo della zona di Schio, il castello venne smantellato[3], probabilmente per volontà di Vicenza che voleva così tenere il territorio scledense sotto controllo[4]. Schio era infatti retta da un vicario nominato da Vicenza, ma ambiva a divenire una Podestaria, con un Podestà nominato direttamente da Venezia, al pari di Lonigo e Marostica[4]. La comunità scledense inviò in più occasioni a Venezia suppliche, finalizzate al ripristino del castello di Schio: nel 1477, nel 1487 e infine nel 1508[4]. Durante il periodo della guerra della Lega di Cambrai la comunità di Schio assunse in varie occasioni atteggiamenti filo-imperiali, soprattutto finalizzati alla volontà di svincolarsi dal controllo del territorio da parte di Vicenza[4]: il castello quindi non venne rinforzato. Anzi, nel 1514 il castello fu demolito definitivamente per ordine di Venezia[5]: Bartolomeo d'Alviano aveva predisposto la distruzione dei castelli di Schio e Pievebelvicino; questo atto fu anche una risposta agli atteggiamenti di mancato riconoscimento, da parte della comunità locale, dell'autorità del vicario scelto da Vicenza, Gaetano Repeta[4].

Da quell'epoca, del castello di Schio resta memoria in un dipinto di Francesco Verla, datato 1512 e conservato nella chiesa di San Francesco[1]; ma non è chiaro quanto l'autore abbia rispettato la fisionomia reale del sito. Si ritiene che la struttura complessiva del castello comprendesse posti di guardia esterni, collocati lungo le direttrici di accesso allo stesso; almeno uno di questi è ancora esistente, pur se trasformato in civile abitazione[1].

Dell'antico castello, oggi rimangono solo la spianata con i resti dei basamenti di due torri ora scomparse, la torre campanaria merlata con l'orologio installato nel 1900 (di fatto considerata la torre civica di Schio) e l'attigua chiesa di santa Maria della Neve, sorta negli ultimi anni del XIV secolo, ma riedificata nel Settecento.

Uno degli ingressi del rifugio antiaereo

Negli anni quaranta, sotto il colle del castello, fu realizzato un rifugio antiaereo scavato nella roccia. Tale tunnel, munito di due entrate e rinforzato in calcestruzzo, ha una superficie interna di circa 500 metri quadrati e una lunghezza di circa 100 metri. Tra il 2008 e il 2010 il rifugio è stato liberato da detriti, restaurato ed adibito alla stagionatura e maturazione di vini e formaggi locali, grazie al microclima interno particolarmente favorevole[6].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c AA.VV. Schio. Il centro storico, pp. 162-163, Edizione del Comune di Schio, 1981
  2. ^ AA.VV. Schio. Guida rapida alla città e ai suoi dintorni, pag. 48-49. Associazione scledense giornalisti e scrittori, 1989.
  3. ^ Paolo Snichelotto "Voglio che sii erretto un hospitale qui in Schio: l’ospedale Baratto dalle origini al Primo Novecento", pag 13 del vol. 2° dell'opera di AA.VV., L'archivio svelato: il convento di San Francesco e gli ospedali nella società scledense tra XV e XX secolo. Ed. Comitato Archivio Baratto, 2007
  4. ^ a b c d e Paolo Snichelotto, Quaderni di Schio n.3 n.s., Tra Repubblica e Impero. Schio nel turbine della guerra di Cambrai (1508-1517), Schio, Edizioni Menin, 2010
  5. ^ MuseiAltoVicentino - Schio
  6. ^ Latterie vicentine - La grotta del castello, su latterievicentine.it. URL consultato l'11 febbraio 2014 (archiviato dall'url originale il 21 febbraio 2014).

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]