Castel Rafenstein

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Castel Rafenstein
Burgruine Rafenstein
Ubicazione
Stato attualeBandiera dell'Italia Italia
RegioneTrentino-Alto Adige
CittàSan Genesio Atesino
IndirizzoVia Rafenstein, 38
Coordinate46°31′34.41″N 11°21′25.74″E / 46.526225°N 11.35715°E46.526225; 11.35715
Mappa di localizzazione: Trentino-Alto Adige
Castel Rafenstein
Informazioni generali
TipoCastello
Altezza692 m s.l.m.
Inizio costruzioneXIII secolo
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Il Castel Rafenstein o anche detto Castel Sarentino (Burgruine o Schloss Rafenstein in tedesco), è un castello situato a nord-ovest di Bolzano. L'imponente struttura si eleva sul pendio occidentale della Val Sarentino, a sud-est di San Genesio, al di sopra della gola del Talvera.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Antica cartolina raffigurante il castello nel tardo XIX secolo, già rovina
Il castello nel 2004, prima dei restauri

Nel medioevo e ancora all'inizio dell'era moderna il complesso era importante per la sua posizione presso una via commerciale che collegava San Genesio a Bolzano passando appunto per il Rauhenbühel (letteralmente "colle aspro") - attestato sin dal 1316 quale "Rouhenpuhel"[1] - il quale dette il nome anche al castello.

Già nel XIII secolo vennero costruiti palazzo e mura di cinta, mentre nel XIV secolo il castello venne ampliato con l'edificazione di serraglio, torre d'ingresso e ala sud. Nel XVI secolo il castello venne infine fortificato con serraglio e bastione circolare in base alle nuove esigenze militari in modo da poter difendere il complesso dalle armi da fuoco. All'inizio del XVII secolo l'ala abitabile venne rialzata.

Attorno al 1600 qui Marx Sittich von Wolkenstein, feudatario del castello, redasse la sua rinomata Landesbeschreibung von Tirol ("Descrizione storico-statistica della contea del Tirolo").[2]

All'inizio del XIX secolo il castello venne abbandonato e da allora cadde in rovina. Oggi alcuni bastioni e le mura di cinta sono stati in parte abbattuti. In lontananza il nucleo della costruzione bianco-calcarea dà l'impressione di essere una grezza costruzione mai completata ed abbandonata.

Dal 2008 il castello è oggetto di un importante restauro che ne conservi le strutture murarie a rischio crollo.[3] Nel maggio 2014 le strutture sono ritornate visitabili e quindi accessibili agli interessati.[4]

Come raggiungerlo[modifica | modifica wikitesto]

Le rovine di Castel Rafenstein (692 m s.l.m.) possono essere raggiunte con una corta salita da Bolzano che raggiunge però il 33% di pendenza e che inizia a destra rispetto alla stazione a valle della funivia di San Genesio seguendo il torrente. La salita è consigliata ad escursionisti. La stessa rovina può essere poco sicura e non può essere visitata internamente. La vista che si gode sulla conca bolzanina e verso nord nella Val Sarentino è tuttavia mozzafiato.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Hannes Obermair, Bozen Süd - Bolzano Nord. Schriftlichkeit und urkundliche Überlieferung der Stadt Bozen bis 1500 - Scritturalità e documentazione archivistica della Città di Bolzano fino al 1500. Vol. 1: Regesten der kommunalen Bestände 1210-1400, Bolzano, Comune di Bolzano, 2005, p. 188, n. 286, ISBN 88-901870-0-X.
  2. ^ Landesbeschreibung von Südtirol, verfasst um 1600 von Marx Sittich von Wolkenstein (Schlern-Schriften, 34), Innsbruck, Universitätsverlag Wagner, 1936, e Stefan Benz, Marx Sittich von Wolkensteins Landesbeschreibung von Südtirol, in «Die Wolkensteiner. Facetten des Tiroler Adels in Spätmittelalter und Neuzeit» (Veröffentlichungen des Südtiroler Landesarchivs, 30), Innsbruck, 2009, pp. 295-321.
  3. ^ Armin Torggler, Burgruine Rafenstein - Geschichte und Restaurierung der Burgruine über dem Bozner Talkessel, in «Der Schlern», 83, 2009, pp. 22-35.
  4. ^ Paolo Campostrini, Castel Rafenstein riapre sabato dopo un restauro lungo 5 anni, in Alto Adige, 21 maggio 2014. URL consultato il 7 aprile 2021 (archiviato dall'url originale il 30 maggio 2014).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (DE) Art. Rafenstein, in Oswald Trapp (a cura di), Tiroler Burgenbuch, vol. 8: Raum Bozen, Bolzano, Athesia 1989. ISBN 88-7014-495-X

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