Casa del Fascio (Ferrara)

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Ex Casa del Fascio di Ferrara
Ex Casa del Fascio di Ferrara
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
LocalitàFerrara
IndirizzoViale Cavour, 75
Coordinate44°50′25.62″N 11°36′49.06″E / 44.84045°N 11.613627°E44.84045; 11.613627
Informazioni generali
CondizioniIn uso
Inaugurazione23 febbraio 1931
Stilecinquecentesco - razionalista
Realizzazione
ArchitettoGiorgio Gandini
IngegnereGandini
ProprietarioComune di Ferrara
CommittenteComune di Ferrara

L'ex Casa del Fascio di Ferrara è un edificio monumentale risalente alla fine degli anni venti, si trova a Ferrara in viale Cavour, al n. 75. Fu inaugurata il 23 febbraio 1931.[1]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

L'interno dell'ex Casa del Fascio

La prima idea di iniziare la costruzione di una nuova Casa del Fascio in viale Cavour, in sostituzione di quella preesistente in corso Giovecca, è del 1926[2] e allo scopo venne deciso di demolire un edificio che occupava l'area utilizzato come caserma e prima ancora come granaio pubblico. Il progetto iniziale fu dell'architetto Giorgio Gandini, che lo preparò nel 1928, contemporaneamente ad alcuni vicini "condomìni" e alla sede del Corriere Padano, conferendo così un assetto omogeneo all'intero quartiere.[1] Parte del portale seicentesco della facciata della vecchia costruzione fu trasportato nel cortile del Palazzo dei Diamanti nel 1931.

L'inaugurazione fu svolto alla presenza di Italo Balbo, Renzo Ravenna e delle più alte autorità locali.

L'opera rientrò nell'ambito della ricostruzione della città, successivamente chiamata Addizione Novecentista, e fu tra le iniziative urbanistiche che l'amministrazione comunale, guidata dal podestà Renzo Ravenna, mise in cantiere per dare un volto moderno alla città, per dare un aiuto all'occupazione e per seguire il desiderio di Italo Balbo di riportare Ferrara agli antichi splendori estensi. In tale disegno un notevole sostegno arrivò anche dalle pagine del Corriere Padano, allora diretto da Nello Quilici.[3][4]

Ex Casa del Fascio. Ala attualmente sede della Scuola Secondaria di I grado "T. Tasso"

Attualmente una parte dell'edificio è sede della Scuola Secondaria di I° grado Torquato Tasso,[5] mentre nel corpo centrale sono collocati gli uffici della Ragioneria Territoriale dello Stato di Ferrara.

Aspetti architettonici[modifica | modifica wikitesto]

Particolare di una porta

Il palazzo venne progettato per essere grandioso, con un corpo centrale affiancato da due avancorpi. Si fece largo uso di elementi marmorei e decorativi cinquecenteschi, con anticipazioni, negli interni, della moderna architettura razionalista.[1] Vennero previsti balconi, porticati e terrazzi, colonne e cornicioni imponenti. L'ampio atrio principale fu di concezione più razionalista e, unito all'importante scala, era rapportato alle dimensioni dell'intero edificio, che comprendeva oltre cento stanze. Rispose, nelle sue linee, alla volontà di rappresentanza del regime. L'edificio originale (prima dell'intervento di sopraelevazione) toccava i 17 metri di altezza.

Decorazioni disperse[modifica | modifica wikitesto]

Successivamente alla seconda guerra mondiale, l'edificio venne sopraelevato, facendo perdere sia decorazioni murali che plastiche,[1] tra cui al suo interno il Sacrario dei Martiri fascisti, legati all'Eccidio del Castello Estense del 20 dicembre 1920.[6]

Tale Sacrario, sempre opera di Gandini, ospitava busti eseguiti agli inizi degli anni trenta da Giuseppe Virgili[7][1][8] (Feliciano Bignozzi, Arturo Breveglieri, Angelo Pagnoni), Ulderico Fabbri (Paolo Accorsi, Franco Gozzi, Rino Moretti),[9] Enzo Nenci (Luigi Barbieri, Fausto Gori, Natalino Magnani, Edmo Squarzanti, Alberto Tognoli),[10][11] Antonio Alberghini (Agostino Ferioli, Napoleone Lenzi, Luigi Vaccari),[12] Laerte Milani (Guerrino Ghisellini, Aldino Grossi)[13] e Gaetano Galvani (Romildo Squarzoni, Ezio Varani).[14]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e Scardino.
  2. ^ Negli anni Trenta era la Casa del Fascio, su ricerca.gelocal.it. URL consultato il 20 novembre 2008 (archiviato dall'url originale il 27 marzo 2020).
  3. ^ L'attività del fascismo nell'amministrazione civica durante il decennio 1923-1932, Ferrara, 1933, pp. XIII-XIV
  4. ^ Ilaria Pavan, Il podestà ebreo, cap II, Amministrare la città, pp. 46-96.
  5. ^ Storia e tradizioni della nostra scuola, su scuole.comune.fe.it. URL consultato il 7 agosto 2014 (archiviato dall'url originale il 26 marzo 2015).
  6. ^ Vincenzo Caputo, L'insorgenza fascista ferrarese, 1920-1921. L'eccidio del Castello estense, Edizioni Settimo Sigillo, 2007.
  7. ^ Ravegnani, pp. 30, 38, 115
  8. ^ Arianna Fornasari, Giuseppe Virgili - Prima ipotesi di catalogo completo, Ferrara, Liberty house, 2014, pp. 40 e 43.
  9. ^ Ravegnani, pp. 14, 70, 104
  10. ^ Ravegnani, pp. 22, 62, 98, 122, 138
  11. ^ Giorgio Di Genova, Enzo Nenci (1903-1972): quaderno delle opere, a cura di Giorgio Nenci, Mantova, Publi Paolini, 2012, p. 38.
  12. ^ Ravegnani, pp. 46, 86, 146
  13. ^ Ravegnani, pp. 54, 78
  14. ^ Ravegnani, pp. 131, 154

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Ilaria Pavan, Il podestà ebreo. La storia di Renzo Ravenna tra fascismo e leggi razziali, Roma-Bari, Laterza, 2006, ISBN 88-420-7899-9.
  • Lucio Scardino, Itinerari di Ferrara moderna, Firenze, Alinea s.r.l., 1995, p. 113.
  • Giuseppe Ravegnani, Con i nostri morti in testa, Ferrara, S.A.T.E., 1935.

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]