Chondrus crispus

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Crondo crispo
A-D: Chondrus crispus
E-F: Gigartina mamillosa
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
Sottoregno Biliphyta
Phylum Rhodophyta
Classe Florideophyceae
Sottoclasse Rhodymeniophycidae
Ordine Gigartinales
Famiglia Gigartinaceae
Genere Chondrus
Specie C. crispus
Nomenclatura binomiale
Chondrus crispus
Stackhouse, 1797
Sinonimi

Fucus filiformis
Fucus crispus
Sphaerococcus norvegicus
Chondrus norvegicus
Halymenia platynus
Chondrus platynus
Polymorpha crispa

Il carragheen o crondo crispo (Chondrus crispus Stackhouse, 1797) è un'alga rossa che cresce nelle acque temperate di entrambe le coste atlantiche.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Il ciclo di vita del Chondrus crispus. È indicato se lo stadio è aploide o diploide e il tipo di carragenina presente.

È una alga piccola a cespuglio, con ramificazioni fitte di colore violetto rossiccio che arrivano a 15–30 cm di lunghezza, ricoprendo le rocce vicino alla costa dove l'acqua è più bassa.

Diffusione[modifica | modifica wikitesto]

Un Chondrus Crispus

Il Chondrus crispus è molto diffuso lungo le coste dell'Irlanda e della Gran Bretagna, ma si trova anche sulle coste dell'Islanda, delle isole Fær Øer,[1] sulle coste occidentali del Mar Baltico e della Spagna.[2] Si trova anche sulle coste atlantiche del Canada e degli Stati Uniti,[3] mentre la distribuzione al di fuori dell'Atlantico deve essere ancora verificata.

Utilizzi[modifica | modifica wikitesto]

Come l'agar-agar è stato usato per le proprietà addensanti, ma produce una gelatina più soffice di quella ottenuta dall'agar-agar e si usa per legare zuppe, stufati, salse e anche come addensante e stabilizzante sia alimentare (gelati)[4] che per utilizzi cosmetici.[5] Per questi utilizzi è indicato come E407 o E407b.

Tra i consumatori è anche conosciuta come muschio d'Irlanda o lichene. Le sue fronde sono raccolte a mano verso la fine dell'estate evitando di staccare la base della pianta ancorata al fondo, per consentirle di ricrescere nuovamente; vengono prima lavate in acqua salata per ripulirle dalla sabbia e poi lasciate seccare al sole ed al vento per circa dieci giorni, durante i quali si scolorano diventando di un bianco argenteo.

Come la dulse, il Carragheen prima della cottura necessita di un'accurata pulizia per eliminare eventuali pezzi di conchiglia trattenuti.

Quest'alga ha un alto contenuto di amidi, polisaccaridi che le conferiscono il potere addensante; tali amidi sono noti col nome di carragenine.

La carraghenina, dal punto di vista terapeutico sembra essere utile nella cura di disturbi come la dissenteria, le infezioni delle vie urinarie e le infezioni polmonari croniche; una densa bevanda a base di crondo crispo, limone e un dolcificante naturale veniva usata come Tonico del sistema respiratorio. Si narra che durante la seconda guerra mondiale quando le popolazioni delle isole che si affacciano sul Canale della Manica, essendo a corto di cibo, ne consumavano abbondanti quantità, si era verificata una diminuzione della frequenza dei raffreddori e delle infezioni bronchiali.

La carraghenina ha inoltre proprietà depurative e detossinanti, in particolare a livello del colon. L'alga esplica questa funzione depurativa meccanica per trascinamento grazie alla formazione di una massa gelatinosa. Allo stesso tempo i carraghenani (i gel formati dalla carraghenina) hanno proprietà chelanti, così come gli alginati della alghe brune. Tramite la chelazione i carraghenani sono in grado di eliminare dall'organismo residui chimici, metalli pesanti e sostanze radioattive.

Il Carragheen è ricco di minerali, soprattutto iodio ed è una buona riserva di vitamina C; diversamente dall'agar-agar non viene lavorato, per cui in proporzione se ne deve usare una maggior quantità. La preparazione richiede dapprima un ammollo breve in acqua e poi una buona cottura per addensarsi; se la cottura è breve si può consumare come una qualsiasi verdura di terra.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ F. Börgesen, Marine Algae of the Faröes, in Botany of the Faröes based upon Danish investigations Part II (Copenhagen Reprint 1970), 1903, p. 35, ISBN 90-6105-011-1.
  2. ^ P. S. Dixon & L. M. Irvine, Seaweeds of the British Isles. Vol. 1 Rhodophyta Part 1: Introduction, Nemaliales, Gigartinales, British Museum (Natural History) London, 1977, ISBN 0-565-00781-5.
  3. ^ W. R. Taylor, Marine Algae of the Northeastern Coast of North America, University of Michigan Press, Ann Arbor, 1972, ISBN 0-472-04904-6.
  4. ^ Stegenga, H., Bolton, J.J., and Anderson, R.J., 1997. Seaweeds of the South African West Coast. ed. Hall, A.V. Bolus Herbarium Number 18 Cape Town. ISBN 0-7992-1793-X
  5. ^ Roeck-Holtzhauer, Y.de, 1991. Uses of seaweeds in Cosmetics. in Guiry, M.D. and Blunden, G. 1991, Seaweed Resources in Europe: Uses and Potential. John Wiley & Sons ISBN 0-471-92947-6

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • D.F. Jackson. Algae, Man and the Environment, Syracuse University Press, New York 1968
  • V.J. Chapman. Seaweeds and their uses, The Camelot Press Ltd, London 1970
  • Alain Saury. Le Alghe sorgente di vita, Musumeci, Aosta 1984
  • Anzalone; Consonni. Le Alghe Vita-Scienza-Futuro, Consonni Corona Corp Ed, Milano 1997
  • Anzalone; Consonni. Prontuario di Alimentazione Nutriceutica con Alghe 1° ediz, Consonni Corp Ed, Milano 2002
  • Anzalone; Consonni. Le Alghe Rimedi Funzionali, Consonni Corona Corp Ed, Milano 2004
  • A. Zocco. Salute e bellezza con le alghe, Red Ed, Milano 2004

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