Carmela Baricelli

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

Carmela Baricelli (Casalbuttano ed Uniti, 25 gennaio 1861Cremona, 14 aprile 1946) è stata un'insegnante, giornalista e scrittrice italiana.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Figlia di Stefano e di Carolina Sartori (di professione filatrice), Carmela Baricelli è primogenita di otto figli, nessuno dei quali tuttavia le sopravviverà. Nel 1872 si trasferisce con la famiglia a Cremona dove rimarrà fino al 1904.

Nonostante il suo forte desiderio di intraprendere gli studi, fu costretta dalle circostanze a intraprendere sin da piccola la professione di sarta[1]. Nel 1873, però, si ribella platealmente per manifestare la sua intenzione di voler andare a scuola. Poiché già in grado di leggere e scrivere, è iscritta direttamente alla seconda elementare. Appena sei anni dopo, nel 1879, consegue il diploma di maestra. Si laurea nel 1887 a Pavia. Solo da quell'anno una legge consentiva alle donne l’accesso all'università (formalmente aperta fin dal 1870, ma in pratica tutte le iscrizioni femminili venivano respinte).

Tre anni dopo la laurea, Carmela inizia subito a insegnare presso l'istituto Anguissola di Cremona, dopo aver ottenuto il diploma di abilitazione all'insegnamento di lingua e lettere italiane nelle scuole magistrali. Lì inizierà a collaborare, nel 1885, come giornalista con “La provincia-Corriere di Cremona” firmando spesso con lo pseudonimo Malvina.

La sua lunga permanenza a Cremona si fa sentire, in quanto assume una posizione da protagonista nell'ambito delle lotte sociali caratteristiche di quel periodo.

Nel 1889 decide di essere più autonoma andando a vivere da sola, e porta con sé Cesare, il più piccolo dei fratellini, con il quale conviverà fino al 1901.

Nel 1892 è presente a Genova al congresso dal quale nascerà il Partito dei lavoratori italiani. Entra a far parte anche della commissione esecutiva della camera del lavoro di Cremona che nel 1893 aveva contribuito a fondare, ed è promotrice della lega per l’emancipazione femminile.

L'inizio del 1900 segna il principio di una lunga carriera, svolta in diversi istituti del Nord Italia. Dopo l'Istituto di Cremona, nel 1904 è la volta dell'Istituto Magistrale"Adelaide Cairoli" di Pavia, finché, dal 1912 al 1914, anni che coincidono con la sua militanza socialista, verrà trasferita, come lei stessa riferisce nella sua autobiografia, "per castigo delle mie idee che parevano rivoluzionarie"[1] , presso l'Istituto Magistrale di Padova. Successivamente verrà trasferita a Torino presso la Regia Scuola complementare autonoma «Margherita di Savoia» e, dopo un breve ritorno all' Anguissola di Cremona, assume l'incarico di preside presso l'Istituto Magistrale di Belluno.

Al di fuori della scuola è sempre in prima linea nell'organizzazione degli scioperi delle filande, tesi ad ottenere orari di lavoro più brevi, in quanto in quegli anni ammontavano a 12-14 ore, e almeno piccoli incrementi salariali.

Baricelli, nonostante i suoi vasti impegni, non ignorò un problema della società che le stava molto a cuore: l'alfabetizzazione e l'istruzione delle categorie sociali più deboli "da cui aspettiamo i grandi avvenimenti"[2].

Sostenendo la Società operaia Femminile di Cremona, presso la quale tiene conferenze volte all'istruzione popolare, unisce sua passione per il lavoro di insegnante a quella per la politica. Organizza, infatti, corsi si istruzione presso la Società operaia cremonese e dirige la scuola serale della Camera del lavoro, ottenendo, in questo modo, risultati proficui, nonché il riconoscimento dell'amministrazione comunale.

Baricelli mostra, inoltre, grande attenzione anche nei confronti di ciò che riguarda la professione di insegnante, battendosi per un equo adeguamento economico degli stipendi degli insegnanti, la parità del trattamento economico tra insegnanti di scuole maschili e femminili e l'uguaglianza nel trattamento di maestre e maestri. Propone un nuovo approccio alla metodologia di insegnamento e alla didattica, che prevede una diretta partecipazione dell'alunno, in netto contrasto con il tipo di istruzione prettamente passiva nei suoi confronti e basata su rigidi criteri di imposizione alla base della didattica dell'epoca.


L'attività politica e giornalistica[modifica | modifica wikitesto]

Tra la fine degli anni Ottanta e i primi anni del nuovo secolo, la Baricelli si dedicherà alla politica, legandosi al Partito Socialista italiano. Tuttavia l'inizio della sua attività politica risale a qualche anno prima e la vede in collaborazione con Leonida Bissolati nell'istituzione di dibattiti e conferenze, che la rendono nota fra i giovani socialisti cremonesi di fine Ottocento e operante all'interno di alcune realtà associative cittadine[3], quali la Società operaia femminile di mutuo soccorso, la Lega di resistenza femminile e la Lega di emancipazione femminile, motivo per il quale viene iscritta come elemento sovversivo nel casellario politico dell'Archivio centrale dello Stato. Con l'istituzione della Camera del Lavoro di Cremona, nel 1893, di cui è figura rappresentativa di spicco con un consenso di 308 dei 314 votanti[4] all'atto dell'istituzione, concretizza, insieme all'allora presidente Garibotti, la sua idea di organizzare ed educare gli operai tramite l'avviamento di una scuola serale e di assistenza ai disoccupati tramite l'istituzione di un vero e proprio ufficio di collocamento[5]. Tra sue le forti prese di posizione politiche si annovera anche la collaborazione con Bissolati per l'organizzazione dei primi scioperi delle lavoratrici impiegate nelle filande della realtà cremonese che hanno luogo a decorrere dal 1893. In piazza insieme alle filatrici, Baricelli, che esercita su di loro un notevole ascendente[6], chiede l'aumento di mezzo centesimo sulla paga oraria, l'abolizione delle multe e la riduzione a 13 ore, anziché 14, dell'impegno di lavoro giornaliero delle cernitrici[6].

Successivamente collaborerà con il giornale La Provincia- Corriere di Cremona, allora ad uscita trisettimanale, con lo pseudonimo di «Malvina», ricordando la scrittrice veneta e conferenziera proto femminista Malvina Frank. È questo l'inizio di una brillante attività giornalistica che verte in particolar modo sui problemi della scuola, della famiglia, temi di attualità, teatro e letteratura, sempre con un occhio di riguardo verso la condizione femminile. A Pavia, trasferitasi per motivipolitici presso l'Istituto magistrale «Adelaide Cairoli», è fondatrice del circolo L'Alleanza Femminile nel 1906, il cui obiettivo è favorire l'istruzione sociale e politica delle donne[7] e di una testata giornalistica, L'Alleanza, attraverso la quale riprende i problemi che più di tutti le stanno a cuore: la formazione e l'istruzione, senza per questo perdere di vista questioni di politica estera in un momento storico di poco precedente allo scoppio della Grande Guerra. Di nuovo trasferita per le sue idee rivoluzionarie[8], dapprima a Padova e successivamente a Torino, nel primo decennio del 1900, i rapporti di Baricelli con il Partito Socialista si rompono definitivamente.

La conversione[modifica | modifica wikitesto]

Dopo l'esperienza torinese e la delusione dell'esperienza socialista, Baricelli fa ritorno nella sua città, Cremona, nel 1919, mostrando una netta inversione di tendenza. Come riferisce Angelo Maria Telli nella biografia a lei dedicata, Lettera al Paradiso con nastro azzurro – biografia di Carmela Baricelli, ella «per la prima volta sceglie il silenzio di fronte ad eventi che pure avrebbero influenzato pesantemente la vita del Paese»[9], mostrando «il primo segnale di un cambiamento radicale nella Baricelli, da sempre abituata per temperamento a prendere posizione e a scendere in campo in prima persona»[9]. Dopo l'esperienza bellunese come preside dell'istituto magistrale della città,ritorna a Cremona nel 1931, dove inizia a frequentare la chiesa di Sant'Agata per arrivare, un anno più tardi, al definitivo riaccostamento alla religione. Trascorre gli ultimi anni della sua vita in un appartamento presso l'Istituto del «Buon Pastore» dove ha l'occasione di approfondire temi riguardanti la fede e si occupa dell'istruzione delle giovani sfortunate accolte dall'istituto.

Opere[modifica | modifica wikitesto]

  • Pensieri ed affetti. Alcuni nostri poeti, Cremona, Tip. Ronzi e Signori, 1890.
  • L’istruzione popolare. Libro di lettura per operai e contadini, Cremona, Lit. Parenti 1894.
  • L’ideale di Patria fondamento di civiltà. Discorso pronunciato all’Istituto “Cairoti” in Pavia in occasione delle solenni onoranze ai prodi Cairoli, Tipografia e Legatoria Ottani, 1900.
  • Tra fiori e messi. Guida pratica all’apprendimento dell’arte del comporre ed all’acquisto delle idee, Pavia, Tip. Editrice Ottani, 1900.
  • Una coscienza. Dramma romantico in quattro atti, Cremona, Tip. Fezzi, 1903.
  • Serto muliebre. Creazioni femminili de’ nostri maggiori poeti, Pavia, Stab. d’Arti grafiche Ottani-Bernasconi, 1904.
  • I vinti, ovvero il genio oppresso, Pavia, Officina d’arti grafiche Ottani-Bernasconi 1907.
  • Per la scuola e per la vita, libro di lettura per le Scuole Comm. e Tecniche femminili, Paravia 1910.
  • Il poema venduto. Seguito del romanzo I vinti. Pavia, Officina tipografica e scatolificio Lombardi Pezzoni e Sacchetti, 1911.
  • Ritorno alla fede sulle vie del Vangelo. Uno sguardo sul mondo, Brescia, Tip. Editrice Vescovile “Queriniana” dell’istituto Artigianelli, 1941.
  • I Vinti. Il Poema venduto. Roma, Nilalienum edizioni, 2023.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Baricelli (1941): Ritorno alla fede sulle vie del Vangelo. Uno sguardo sul mondo. Tip. Editrice vescovile "Queriniana" dell'Istituto Artigianelli: Brescia
  2. ^ Lettere di Carmela Baricelli, Archivio Domus Mazziniana, Pisa.
  3. ^ Angelo Maria Telli (2000): Lettera al Paradiso con nastro azzurro. Il Galleggiante, 2000. Pag. 116
  4. ^ Angelo Maria Telli: Lettera al Paradiso con nastro azzurro. Il Galleggiante. Pag. 116
  5. ^ Angelo Maria Telli (2000): Lettera al Paradiso con nastro azzurro, Il Galleggiante. Pag. 117
  6. ^ a b Angelo Maria Telli (2000): Lettera al Paradiso con nastro azzurro. Il Galleggiante. Pag. 54
  7. ^ Angelo Maria Telli (2000): Lettera al Paradiso con nastro azzurro. Il Galleggiante. Pag. 120
  8. ^ Baricelli (1941): Ritorno alla fede sulle vie del Vangelo. Uno sguardo sul mondo. Tip. Editrice vescovile "Queriniana" dell'Istituto Artigianelli: Brescia. Pag. 44
  9. ^ a b Angelo Maria Telli (2000): Lettera al Paradiso con nastro azzurro. Il Galleggiante. Pag. 215

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN90249664 · SBN MILV191075 · WorldCat Identities (ENviaf-90249664
  Portale Biografie: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di Biografie