Carlo Sorcinelli

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Carlo Gualtiero Sorcinelli
NascitaPorto Recanati, 27 febbraio 1920
MorteBocche di Bonifacio, 10 aprile 1944
Cause della morteAssassinio
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegia Marina
Anni di servizio1941-1944
GradoSottotenente di vascello
GuerreSeconda guerra mondiale
CampagneGuerra di liberazione italiana
Comandante diMAS 505
Decorazionivedi qui
Studi militariRegia Accademia Navale di Livorno
dati tratti da Marina Difesa[1]
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Carlo Gualtiero Sorcinelli (Porto Recanati, 27 febbraio 1920Mare di Corsica presso le Bocche di Bonifacio[2], 10 aprile 1944) è stato un militare e marinaio italiano, decorato di Medaglia d'oro al valor militare alla memoria durante il corso della seconda guerra mondiale.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Porto Recanati il 27 febbraio 1920, figlio di Oscar Renato e Lidia Mangarini.[3] Si arruolò nella Regia Marina nel 1938, iniziando a frequentare la Regia Accademia Navale di Livorno, compiendo alcune crociere di addestramento a bordo della nave scuola Cristoforo Colombo.[3] Uscì dall'Accademia il 28 agosto 1941 con il grado di guardiamarina, imbarcandosi sull'incrociatore leggero Luigi di Savoia Duca degli Abruzzi e poi sul cacciatorpediniere Camicia Nera.[1] Divenuto sottotenente di vascello, dal maggio al settembre 1943 prestò servizio sulla nave scuola Amerigo Vespucci.[3] Sbarcato per divenire insegnante presso l'Accademia Navale, dopo la firma dell'armistizio dell'8 settembre 1943 iniziò a combattere contro i tedeschi.[1] Già decorato sul campo con una Medaglia di bronzo e due Croci di guerra al valor militare, fu assegnato al Gruppo Mezzi d'Assalto, e poi trasferito in dicembre alla flottiglia MAS de La Maddalena, per assumere il comando del MAS 505.[3]

Il 10 aprile 1944,[1] mentre a bordo del suo M.A.S. 505 stava navigando alla volta di Bastia,[4] per svolgere una missione di collegamento fu ucciso da alcuni marinai ammutinatisi.[5] I sottufficiali Giuseppe Cattaneo e Adelchi Vedana, e i sottocapi Antonio Cesare Dorio, Egidio Silvestri e Federico Azzalin Altovillo si impossessarono dell'unità con le armi,[6] e, oltre a lui uccisero anche il tenente di vascello Primo Sarti, e il capitano di fregata Marcello Pucci Boncambi, ferendo anche un altro sottufficiale, e diressero poi per Porto Santo Stefano, dove consegnarono il MAS ai tedeschi.[6] Questi ultimi disposero che le salme dei tre ufficiali fossero tumulate nel cimitero di Orbetello con tutti gli onori militari, alla presenza di un picchetto armato italo-tedesco.[6] Tutti e tre gli ufficiali furono successivamente decorati con la Medaglia d'oro al valor militare alla memoria.[6]

Appena saputo del fatto il principe Junio Valerio Borghese,[6] comandante della X MAS della Marina Nazionale Repubblicana, diede ordine di arrestare e processare gli esecutori materiali dell'assassinio,[6] ma essi erano già stati scarcerati dai tedeschi, malgrado le furiose proteste della marina della RSI, dopo aver passato un breve periodo di detenzione nel carcere di Perugia.[6] Dopo la fine della guerra la sua salma venne esumata il 10 luglio 1945 e sottoposta ad autopsia, e il processo agli autori materiali, nel frattempo emigrati nelle Americhe, iniziò a La Spezia il 23 maggio 1947.[6] Dopo undici anni, i due autori principali del fatto, Giuseppe Cattaneo e Federico Azzalin Altovillo, furono condannati a trenta anni di carcere, che per effetto delle varie amnistie e condoni si ridussero a due.[6]

A Carlo Sorcinelli è stata intitolata una via di Taranto[7].

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Giovane ufficiale già distintosi per coraggio ed abnegazione in precedenti fatti d'arme, in comando di M.A.S. che si trasferiva in base navale avanzata, veniva aggredito insieme ad altri due ufficiali da elementi faziosi che con armi alla mano intimavano di cedere alloro intendimento di consegnare l'unità al nemico oppressore della Patria- divisa. Malgrado la difficile situazione del momento e sebbene gli altri due ufficiali fossero già caduti, affrontava coraggiosamente gli aggressori, ma dopo impari lotta corpo a corpo, cadeva a sua volta colpito al petto da raffica di fucile mitragliatore, vittima del profondo senso di dedizione al dovere. Sacrificando se stesso riaffermava le più nobili tradizioni dell'onore militare e riscattava dall'onta la propria unità. Mar Tirreno, 10 aprile 1944.[8]»
— Decreto del Capo Provvisorio dello Stato 15 agosto 1947
Medaglia di bronzo al valore militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Ufficiale di rotta di cacciatorpediniere di scorta a convoglio, nel corso di un aspro combattimento notturno contro superiori forze navali nemiche, disimpegnava il suo compito con sereno coraggio e perizia professionale. Nonostante l'intenso fuoco avversario, coadiuvava validamente il comandante nell'attacco contro un gruppo di cacciatorpediniere e un incrociatore che, colpito da siluro, esplodeva affondando rapidamente. Canale di Sicilia, notte del 2 dicembre 1942
— Regio Decreto 2 giugno 1944.
Croce di guerra al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Imbarcato su incrociatore, colpito durante una missione di scorta a convoglio, da offesa subacquea nemica, spontaneamente si offriva con serena fermezza ed elevato senso del dovere, di recarsi nei locali inferiori della nave parzialmente allagati per contribuire al governo dell'unità con mezzi di fortuna, rimanendo per un'intera notte e, malgrado o sprigionarsi di gas tossici, nell'assolvimento del suo difficile compito
— Determinazione 1 aprile 1942
Croce di guerra al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Ufficiale di rotta di C.T., di scorta a convoglio, durante un violento attacco di aerei nemici che da bassa quota mitragliavano l'unità, provocando numerosi feriti tra il personale a lui vicino, adempiva efficacemente con sereno coraggio ed alto senso del dovere i suoi compiti e provvedeva con perizia alla continuazione del servizio nonostante le avarie verificatesi durante la navigazione
— Determinazione del 14 gennaio 1943.

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni[modifica | modifica wikitesto]


Fonti[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d Marina Difesa.
  2. ^ Il processo del "Mas 505" a Firenze, in L'Unità, 21 giugno 1952, p. 5 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
  3. ^ a b c d Combattenti Liberazione.
  4. ^ Raul Cristoforetti (a cura di), L'ammutinamento del MAS 505, su capodomo.it. URL consultato il 7 marzo 2018.
  5. ^ Tasselli 1997, p. 34.
  6. ^ a b c d e f g h i Tasselli 1997, p. 35.
  7. ^ Via Carlo Sorcinelli a Taranto..
  8. ^ Dettaglio decorato, su quirinale.it. URL consultato il 26 luglio 2014..

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Erminio Bagnasco, I MAS e le motosiluranti italiane 1906-1968, Roma, Ufficio Storico Marina Militare, 1969.
  • Giuseppe Fioravanzo, La Marina dall'8 settembre 1943 alla fine del conflitto, Roma, Ufficio Storico Marina Militare, 1971.
  • Gruppo Medaglie d'Oro al Valor Militare, Le Medaglie d'Oro al Valor Militare volume secondo (1941-1959), Roma, Tipografia regionale, 1965.
  • Sergio Nesi, Decima Flottiglia Nostra, Milano, Ugo Mursia Editore, 1986.
Periodici
  • Silvio Tasselli, La scomparsa del MAS 541, in Storia Militare, n. 45, Parma, Ermanno Albertelli Editore, giugno 1997, pp. 32-38.

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]