Carlo Muscetta

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

Carlo Muscetta (Avellino, 22 agosto 1912Aci Trezza, 22 marzo 2004) è stato un critico letterario, poeta e antifascista italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nato e cresciuto ad Avellino, dove conosce Guido Dorso[1], Muscetta si laurea nel 1934 a Firenze con una tesi su Francesco De Sanctis e la Francia.

Nel 1937, si iscrive al Partito Nazionale Fascista ottenendo un posto di insegnamento a Pescara. Il 10 novembre 1939 partecipa ai Littoriali e si classifica primo in politica educativa. L'anno dopo, insieme a Giaime Pintor, entra a far parte della commissione giudicatrice dei Prelittoriali. Di formazione crociana, collabora nei primi anni quaranta alla rivista di Giuseppe Bottai, Primato. Per il gerarca fascista ha parole di grande ammirazione intellettuale.[2]

Si accosta successivamente al marxismo, e nel 1943 viene arrestato per cospirazione antifascista unitamente a Leone Ginzburg, che troverà poi la morte durante la prigionia a via Tasso[3]. A lui Muscetta dedicò Cultura e poesia di G. G. Belli, uno dei libri suoi più famosi, insieme agli studi su Boccaccio[4] e su De Sanctis[5].

Nel dopoguerra si iscrive al Partito d'Azione, per poi passare al Partito Comunista Italiano da cui si allontanerà nel 1957, per alcune divergenze con Palmiro Togliatti[6].

Svolge l'attività di professore di letteratura italiana presso le università di Catania e di Roma dal 1963 al 1983, nonché alla Sorbona di Parigi[7].

Dirige per l'Einaudi l'edizione delle opere del conterraneo Francesco De Sanctis e il Parnaso Italiano, per la Feltrinelli la Biblioteca dei classici italiani, per Laterza la monumentale Letteratura italiana. Storia e testi in 10 volumi e 20 tomi. Collabora a numerosi quotidiani e periodici. Studia a fondo l'opera poetica di Giuseppe Gioachino Belli e Vincenzo Padula. Traduce, fra l'altro, I fiori del male di Baudelaire, oltre a scrivere versi in proprio (Versi e versioni del 1986).

Nel 1956, in qualità di direttore della rivista Società, raccoglie le firme[8] di un manifesto di deplorazione dell'intervento sovietico in Ungheria, che viene sottoscritto da numerosi intellettuali di sinistra, noto come Manifesto dei 101.

Opere principali[modifica | modifica wikitesto]

  • Avventure e scoperte, Firenze, Sansoni, 1941
  • Metello e la crisi del neorealismo (1955)
  • Realismo e controrealismo (1958)
  • Ritratti e letture (1961)
  • Cultura e poesia in Giuseppe Gioachino Belli (1961)
  • Giovanni Boccaccio (1972)
  • Realismo, neorealismo, controrealismo (1976)
  • Leopardi. Schizzi, studi e letture (1976)
  • Gli eredi di Protopopov. Dissensi, consensi, indignazioni (1977)
  • Studi sul De Sanctis (1980)
  • Boccaccio (1981)
  • Pace e guerra nella poesia contemporanea da Alfonso Gatto a Umberto Saba (1984)
  • Versi e versioni (1986)
  • Don Chisciotte in Sicilia. Pagine di letteratura militante (1987)
  • Il Papa che sorrise al Belli (1989)
  • Giudizio di valore, Pagine critiche di storicismo integrale (1992)
  • L'erranza, memorie in forma di lettere (1992)

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Da lui definito "il Machiavelli di provincia": Francesco Saverio Festa, Fiorella Bruno, Bruno Ucci, Per conoscere Guido Dorso: i suoi libri e il suo carteggio, Centro di ricerca "Guido Dorso", Guida Editori, 1984, p. 18.
  2. ^ Mirella Serri, I redenti. Gli intellettuali che vissero due volte 1938-1948, Milano, Corbaccio, 2005.
  3. ^ D'Orsi, Angelo; Muscetta, Carlo, Eroi nostro malgrado: Carlo Muscetta racconta la sua amicizia con Leone Ginzburg, Historia Magistra: rivista di storia critica, 9, 2, 2012, Milano: Franco Angeli, 2012.
  4. ^ Del quale studiò anche il "culto dantesco": C. Muscetta, Giovanni Boccaccio, Laterza, 1972, p. 338, citato in Robert Hollander, Boccaccio's Dante and the Shaping Force of Satire, University of Michigan Press, 1997, pp. 22-23, in nota.
  5. ^ Secondo Alberto Asor Rosa, dei tre aspetti della riflessione di Muscetta "sempre presenti: lo storicimo, l'illuminismo e l'azionismo (...) lo storicismo è rintracciabile ovunque nel suo rigoroso desanctisismo": Antonello Plati, Asor Rosa: «Nel segno di De Sanctis la lezione di Carlo Muscetta», L'Irpinia, 20 gennaio 2015 .
  6. ^ Paolo di Stefano, Confidenze critiche di Carlo Muscetta, Corriere della Sera, 9 luglio 2009, pag 41
  7. ^ Luigi M. Reale, In ricordo di Carlo Muscetta, in «Italianistica Online», 23 marzo 2004.
  8. ^ "Le firme vengono per lo più raccolte da Giuliana Bertone, allora segretaria di redazione di Società, nella sede romana della casa editrice Einaudi dove c'era la redazione della rivista: I fatti d'Ungheria e il dissenso degli intellettuali di sinistra. Storia del manifesto dei 101 Articolo di Emilio Carnevali. MicroMega 9/2006.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Mirella Serri, I redenti. Gli intellettuali che vissero due volte. 1938-1948, Milano, Corbaccio, 2005.

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN41852917 · ISNI (EN0000 0001 2100 8667 · SBN CFIV021722 · BAV 495/120058 · LCCN (ENn79021074 · GND (DE119470802 · BNE (ESXX1082835 (data) · BNF (FRcb12021269m (data) · CONOR.SI (SL77422179 · WorldCat Identities (ENlccn-n79021074