Squilla mantis

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Canocchia


Squilla mantis

Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Sottoregno Eumetazoa
Phylum Arthropoda
Subphylum Crustacea
Classe Malacostraca
Sottoclasse Hoplocarida
Ordine Stomatopoda
Sottordine Unipeltata
Superfamiglia Squilloidea
Famiglia Squillidae
Genere Squilla
Specie S. mantis
Nomenclatura binomiale
Squilla mantis
Sinonimi

Cancer mantis

Nomi comuni

heuschreckenkrebs (DE) skoulíki (EL)
mantis shrimp (EN) galera (ES) squille (FR)
Nomi regionali italiani:
pannocchia, panocchia, stracciavocc (Abruzzo), sparnocchia,
spernocchia, scrificio (Campania); canocchia (Emilia-Romagna)
balestrin, sigà de maa, sighea, çigařa (Liguria)
panocchia o nochia (Marche), cecala, caraviedde (Puglia)
cambara de fangu, solegianu de mari (Sardegna)
astrea, stria, streusa, schirifizu (Sicilia), canocia
(Veneto), Sgarrabocca (Civitavecchia, Lazio), Friuli-Venezia Giulia)
, Cicala (Toscana)

La pannocchia o canocchia[1] (Squilla mantis Linnaues 1758) è un crostaceo della famiglia degli Squillidae che può raggiungere una lunghezza massima di 20 cm. Nel linguaggio comune viene a volte chiamata "cicala di mare", termine usato però anche per Scyllarus arctus, specie appartenente a famiglia e ordine differenti con cui non va confusa.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Ha una corazza di colore bianco-grigiastra con riflessi rosati e con due caratteristiche macchie ovali bruno-violacee sulla coda simili a occhi, volti a ingannare il predatore e attrarlo laddove l’esoscheletro è maggiormente resistente. La forma è allungata. Vive ad una profondità che va dai 10 m ai 200 m sui fondi sabbiosi, fangosi costieri, spesso in prossimità della foce dei fiumi o dello sbocco dei canali. È un animale solitario, vive durante il giorno in gallerie scavate nel fondo e di notte esce alla ricerca di cibo o per la riproduzione.

Pesca[modifica | modifica wikitesto]

Viene generalmente catturata con le reti a strascico o le reti da posta. Viene altresì catturata con piccole nasse a forma di gabbiette dove si colloca un'esca costituita da piccoli pesci, specialmente la sarda.

Riproduzione[modifica | modifica wikitesto]

La femmina depone numerose uova durante la primavera. Dalle uova nascono delle piccole larve che trascorrono una lunga vita in piena acqua, come costituenti del plancton, prima di subire la metamorfosi.[2]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Decreto Ministeriale n°19105 del 22 settembre 2017 - Denominazioni in lingua italiana delle specie ittiche di interesse commerciale, su politicheagricole.it.
  2. ^ Alessandro Minelli, Il grande dizionario illustrato degli animali, Firenze, Edizioni primavera, 1992, p. 78, ISBN 8809452445.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Egidio Trainito, Atlante di flora e fauna del Mediterraneo edizione 2004, Milano, Il Castello, 2004, ISBN 88-8039-395-2.

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

  • Federcoopesca.it. URL consultato il 30 agosto 2007 (archiviato dall'url originale il 27 settembre 2007).
  • Encarta.it, su it.encarta.msn.com. URL consultato il 30 agosto 2007 (archiviato dall'url originale il 23 marzo 2009).
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