Clinopodium grandiflorum

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Mentuccia montana
Clinopodium grandiflorum
Classificazione APG IV
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
(clade) Angiosperme
(clade) Mesangiosperme
(clade) Eudicotiledoni
(clade) Eudicotiledoni centrali
(clade) Asteridi
(clade) Euasteridi I
Ordine Lamiales
Famiglia Lamiaceae
Sottofamiglia Nepetoideae
Tribù Mentheae
Sottotribù Menthinae
Classificazione Cronquist
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
Sottoregno Tracheobionta
Superdivisione Spermatophyta
Divisione Magnoliophyta
Classe Magnoliopsida
Sottoclasse Asteridae
Ordine Lamiales
Famiglia Lamiaceae
Tribù Mentheae
Genere Clinopodium
Specie C. grandiflorum
Nomenclatura binomiale
Clinopodium grandiflorum
(L.) Kuntze, 1891
Sinonimi

Calamintha grandiflora
(L.) Moench., 1794

Nomi comuni

Mentuccia a fiori grandi

La mentuccia montana (nome scientifico Clinopodium grandiflorum (L.) Kuntze, 1891) una pianta perenne della famiglia delle Lamiaceae.[1]

Etimologia[modifica | modifica wikitesto]

Il nome generico (Clinopodium) deriva da una parola greca "klinopodion" (formata da due parole: "klino" = pendenza, adagiarsi o letto e "podos" o "podios" = un piede), già usata da Dioscoride (Anazarbe, 40 circa – 90 circa), medico, botanico e farmacista greco antico che esercitò a Roma ai tempi dell'imperatore Nerone, e fa riferimento alla forma di manopola dell'infiorescenza.[2] Secondo altre etimologie, facendo riferimento ad uno dei sinonimi di questa pianta (Satureja grandiflora Scheele, il significato potrebbe essere "salato".[3] L'epiteto specifico (grandiflorum) fa riferimento alle dimensioni dei fiori.[4][5]

Il nome scientifico della pianta è stato definito per la prima volta da Linneo (1707 – 1778) con il nome di Melissa grandiflora, perfezionato successivamente nel nome attuale dal botanico tedesco Carl Ernst Otto Kuntze (Lipsia, 23 giugno 1843 – Sanremo, 27 gennaio 1907) nella pubblicazione "Revisio Generum Plantarum: vascularium omnium atque cellularium multarum secundum leges nomeclaturae internationales cum enumeratione plantarum exoticarum in itinere mundi collectarum... Leipzig" (2: 513, 515. 1891)[6] del 1891.[7]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Il portamento
Le foglie
Infiorescenza
I fiori

Queste piante raggiungono un'altezza di 20–50 cm. La forma biologica è emicriptofita scaposa (H scap), ossia in generale sono piante erbacee, a ciclo biologico perenne, con gemme svernanti al livello del suolo e protette dalla lettiera o dalla neve e sono dotate di un asse fiorale eretto e spesso privo di foglie. La pubescenza è formata da peli crespi lunghi fino a 1 mm.[8][9][10][11][12]

Radici[modifica | modifica wikitesto]

Le radici sono secondarie derivate da un fittone.

Fusto[modifica | modifica wikitesto]

La parte aerea del fusto è legnosa con portamento strisciante. I rami fioriferi sono eretti e semplici. La sezione trasversale del fusto presenta spigoli accentuati (forma tetragonale) ossia ha una sezione quadrangolare a causa della presenza di fasci di collenchima posti nei quattro vertici.

Foglie[modifica | modifica wikitesto]

Le foglie sono disposte a simmetria opposta rispetto al fusto; sono picciolate (lunghezza del picciolo: 1 cm). La forma della lamina è ovata (larghezza da 2 a 4 cm; lunghezza da 3 a 5 cm) con il margine della lamina fogliare acutamente dentato. Sulla faccia abassiale sono presenti delle nervature. Le stipole sono assenti.

Infiorescenza[modifica | modifica wikitesto]

Le infiorescenze, ramose, sono degli spicastri fogliosi più o meno unilaterali (verticillastri) costituiti da un insieme di più fiori che si sviluppano contemporaneamente da un dato livello del fusto o da un nodo. Nell'infiorescenza sono presenti pochi fiori e in genere sono più grandi delle foglie ascellanti. I peduncoli dei fiori sono lunghi 3 – 5 mm.

Fiore[modifica | modifica wikitesto]

I fiori sono ermafroditi, zigomorfi, tetrameri (4-ciclici), ossia con quattro verticilli (calicecorollaandroceogineceo) e pentameri (5-meri: la corolla e il calice sono a 5 parti).

  • Formula fiorale. Per la famiglia di queste piante viene indicata la seguente formula fiorale:
X, K (5), [C (2+3), A 2+2] G (2), (supero), drupa, 4 nucule[9][11]
  • Calice: ll calice del fiore è del tipo gamosepalo e sub-bilabiato con superficie pubescente. Il tubo, a forma cilindrica lungo 7 – 8 mm, termina con alcuni denti lunghi 4 – 5 mm. La superficie del calice è percorsa da circa 13 nervature longitudinali.
  • Corolla: la corolla, gamopetala, è a simmetria bilaterale (zigomorfa). La forma è bilabiata (struttura 2/3) per una lunghezza di circa 25 – 35 mm. Il tubo è conico, leggermente rigonfio verso l'apice e pubescente. Delle due labbra, quello superiore è bilobo, quello inferiore è trilobo. Il colore è in genere violetto.
  • Androceo: gli stami sono quattro didinami (il paio anteriore è più lungo), sono visibili e sporgenti (avvicinati al labbro superiore della corolla); gli stami sono tutti fertili. I filamenti sono glabri. Le teche si presentano da parallele a divaricate: sono separate alla deiscenza. I granuli pollinici sono del tipo tricolpato o esacolpato.
  • Gineceo: l'ovario è supero formato da due carpelli saldati (ovario bicarpellare) ed è 4-loculare per la presenza di falsi setti divisori all'interno dei due carpelli. La placentazione è assile. Gli ovuli sono 4 (uno per ogni presunto loculo), hanno un tegumento e sono tenuinucellati (con la nocella, stadio primordiale dell'ovulo, ridotta a poche cellule).[13] Lo stilo inserito alla base dell'ovario (stilo ginobasico) è del tipo filiforme. Lo stigma è bilobato o privo di lobi e capitato. In genere il pistillo è dimezzato (uno dei due rami è meno sviluppato). Il nettario è abbondante.
  • Fioritura: fiorisce nel periodo che va da luglio ad agosto (settembre).

Frutti[modifica | modifica wikitesto]

Il frutto è uno schizocarpo composto da 4 nucule glabre e lisce. Le nucule sono provviste di areole ed hanno delle varie forme, dimensioni e colori. La deiscenza è basale o laterale.

Riproduzione[modifica | modifica wikitesto]

  • Impollinazione: l'impollinazione avviene tramite insetti tipo ditteri e imenotteri (impollinazione entomogama).[9][14] In particolare la pianta è bottinata dalle api.
  • Riproduzione: la fecondazione avviene fondamentalmente tramite l'impollinazione dei fiori (vedi sopra).
  • Dispersione: i semi cadendo a terra (dopo essere stati trasportati per alcuni metri dal vento – disseminazione anemocora) sono successivamente dispersi soprattutto da insetti tipo formiche (disseminazione mirmecoria). I semi hanno una appendice oleosa (elaisomi, sostanze ricche di grassi, proteine e zuccheri) che attrae le formiche durante i loro spostamenti alla ricerca di cibo.[15]

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

Distribuzione della pianta
(Distribuzione regionale[16] – Distribuzione alpina[17])

Fitosociologia[modifica | modifica wikitesto]

Areale alpino[modifica | modifica wikitesto]

Dal punto di vista fitosociologico alpino Clinopodium grandiflorum appartiene alla seguente comunità vegetale:[17]

  • Formazione: comunità forestali
    • Classe: Carpino-Fagetea
      • Ordine: Fagetalia sylvaticae
        • Alleanza: Fagion sylvaticae

Areale italiano[modifica | modifica wikitesto]

Per l'areale completo italiano Clinopodium grandiflorum appartiene alla seguente comunità vegetale:[19]

  • Macrotipologia: vegetazione anfibia di fiumi, sorgenti e paludi
    • Classe: Phragmito australis- Magnocaricetea elatae
      • Ordine: Phragmitetalia australis
        • Alleanza: Phragmition communis
          • Suballeanza: Phragmitenion communis

Descrizione: la suballeanza Phragmitenion communis è relativa a vegetazione costituita da graminacee alte, sensibili ai periodi di emersione, strettamente legate ad ambienti di acqua dolce, distinguendosi quindi da altre suballeanza relative a comunità di ambienti salmastri. La suballeanza è distribuite su tutto il territorio italiano, dove le condizioni ecologiche ne consentono la vegetazione. È inoltre caratterizzata da una certa ricchezza floristica, ma anche da popolamenti monospecifici, caratterizzati da individui che si riproducono per via vegetativa. Questa biocenosi (o suballeanza) colonizza le aree marginali dei sistemi di acqua dolce italiani. È quindi tipicia delle zone prossime alla costa dei laghi, alle rive dei fiumi e delle aree umide ad essi limitrofi.[20]

Specie presenti nella biocenosi Phragmitenion communis:[20] Lythrum salicaria, Lycopus europaeus, Calystegia sepium, Agrostis stolonifera, Bidens frondosa, Bidens tripartita, Mentha aquatica, Schoenoplectus lacustris, Alisma plantago-aquatica, Veronica anagallis-aquatica, Sparganium erectum, Typha latifolia, Phalaris arundinaceae Glyceria maxima.

Altre alleanze/suballeanze per la specie di questa voce sono:[19]

  • Phragmitenion communis
  • Scirpenion maritimi
  • Juncenion maritimi
  • Thlaspienion stylosi
  • Adenostylion alpinae
  • Hypochoerenion achyrophori
  • Ononidenion ornithopodioides
  • Cerastio arvensis-Cynosurenion cristati
  • Trifolio resupinati-Cynosurenion cristati
  • Danthonio decumbentis-Caricenion insularis
  • Berberidenion vulgaris
  • Osmundo regalis-Alnion glutinosae
  • Hyperico hircini-Alnenion glutinosae
  • Ulmenion minoris
  • Lathyro veneti-Fagenion sylvaticae
  • Ostryo carpinifoliae-Tilienion platyphylli
  • Lonicero caprifoliae-Carpinenion betuli
  • Pulmonario apenninae-Carpinenion betuli
  • Roso serafinii-Juniperenion nanae
  • Epipactido atropurpureae-Pinion mugo
  • Piceenion excelsae
  • Chrysanthemo rotundifoliae-Piceenion

Tassonomia[modifica | modifica wikitesto]

La famiglia di appartenenza del genere (Lamiaceae), molto numerosa con circa 250 generi e quasi 7000 specie[11], ha il principale centro di differenziazione nel bacino del Mediterraneo e sono piante per lo più xerofile (in Brasile sono presenti anche specie arboree). Per la presenza di sostanze aromatiche, molte specie di questa famiglia sono usate in cucina come condimento, in profumeria, liquoreria e farmacia. La famiglia è suddivisa in 7 sottofamiglie: il genere Clinopodium è descritto nella tribù Mentheae (sottotribù Menthinae) che appartiene alla sottofamiglia Nepetoideae.[21]

Per questa specie il basionimo è: Melissa grandiflora L., 1753.[17]

Nella pubblicazione "Flora d'Italia" di Sandro Pignatti questa pianta è indicata con il nome di Calamintha grandiflora (L.) Moench.

Sottospecie[modifica | modifica wikitesto]

Per questa specie è riconosciuta la seguente sottospecie:[1]

  • Clinopodium grandiflorum subsp. baborense (Batt.) Govaerts, 1999 - Distribuzione: Algeria e Marocco

Sinonimi[modifica | modifica wikitesto]

Questa entità ha avuto nel tempo diverse nomenclature. L'elenco seguente indica alcuni tra i sinonimi più frequenti:[1]

  • Acinos grandiflorus (L.) G.Don ex Loudon
  • Calamintha atlantica Coss.
  • Calamintha grandiflora (L.) Moench
  • Calamintha grandiflora var. glabrata Vandas
  • Calamintha grandiflora f. glandulosa (Bosnjak) Šilic
  • Calamintha grandiflora var. micrantha (K.Koch) K.Koch
  • Calamintha grandiflora f. oblongifolia Rohlena
  • Calamintha grandiflora f. rhombifolia Rohlena
  • Calamintha mairei Sennen
  • Calamintha montana Garsault
  • Clinopodium grandiflorum (L.) Stace
  • Faucibarba grandiflora (L.) Dulac
  • Melissa grandiflora L.
  • Melissa grandiflora var. micrantha K.Koch
  • Satureja grandiflora (L.) Scheele
  • Satureja grandiflora var. glandulosa Bosnjak
  • Thymus grandiflorus (L.) Scop.

Sinonimi per la sottospecie baborense

  • Calamintha baborensis Batt.
  • Calamintha grandiflora subsp. baborensis (Batt.) N.Galland
  • Satureja baborensis (Batt.) Briq.
  • Satureja grandiflora subsp. baborensis (Batt.) Maire

Specie simili[modifica | modifica wikitesto]

Alcune specie dello stesso genere possono essere confuse con quella di questa voce. Il disegno qui sotto mostra le differenze più significative del fiore tra queste specie (da Pignatti).

A: C. grandiflorum - B: C. menthifolium subsp. menthifolium - C: C. menthifolium subsp. ascendens - D: C. nepeta subsp. nepeta - E: C. nepeta subsp. glandulosum

Altre notizie[modifica | modifica wikitesto]

La mentuccia a fiori grandi in altre lingue è chiamata nei seguenti modi:

  • (DE) Großblütige Bergminze
  • (FR) Sarriette à grandes fleurs
  • (EN) Greater Calamint

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c Clinopodium grandiflorum, su The Plant List. URL consultato il 19 ottobre 2016.
  2. ^ David Gledhill 2008, pag. 111.
  3. ^ Botanical names, su calflora.net. URL consultato il 4 ottobre 2016.
  4. ^ David Gledhill 2008, pag. 183.
  5. ^ Botanical names, su calflora.net. URL consultato il 19 ottobre 2016.
  6. ^ BHL – Biodiversity Heritage Library, su biodiversitylibrary.org. URL consultato il 19 ottobre 2016.
  7. ^ The International Plant Names Index, su ipni.org. URL consultato il 19 ottobre 2016.
  8. ^ Kadereit 2004, pag. 241.
  9. ^ a b c Tavole di Botanica sistematica, su dipbot.unict.it. URL consultato il 7 settembre 2015 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
  10. ^ Pignatti, vol. 2 – pag. 482.
  11. ^ a b c Judd, pag. 504.
  12. ^ Strasburger, pag. 850.
  13. ^ Musmarra 1996.
  14. ^ Pignatti, vol. 2 – pag. 437.
  15. ^ Strasburger, pag. 776.
  16. ^ Conti et al. 2005, pag. 65.
  17. ^ a b c d e Aeschimann et al. 2004, Vol. 2 - pag. 140.
  18. ^ EURO MED - PlantBase, su ww2.bgbm.org. URL consultato il 20 ottobre 2016.
  19. ^ a b Prodromo della vegetazione italiana, su prodromo-vegetazione-italia.org, p. Calamintha grandiflorum. URL consultato il 19 ottobre 2016.
  20. ^ a b Prodromo della vegetazione italiana, su prodromo-vegetazione-italia.org, p. 16.1.1.1 SUBALL. PHRAGMITENION COMMUNIS RIVAS-MARTÍNEZ IN RIVAS-MARTÍNEZ, COSTA, CASTROVIEJO & E. VALDÉS 1980. URL consultato il 19 ottobre 2016.
  21. ^ Olmstead 2012.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • David Gledhill, The name of plants (PDF), Cambridge, Cambridge University Press, 2008. URL consultato il 20 ottobre 2016 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
  • Eduard Strasburger, Trattato di Botanica. Volume secondo, Roma, Antonio Delfino Editore, 2007, p. 850, ISBN 88-7287-344-4.
  • Judd S.W. et al, Botanica Sistematica – Un approccio filogenetico, Padova, Piccin Nuova Libraria, 2007, ISBN 978-88-299-1824-9.
  • Alfio Musmarra, Dizionario di botanica, Bologna, Edagricole, 1996.
  • Richard Olmstead, A Synoptical Classification of the Lamiales, 2012. URL consultato il 30 aprile 2019 (archiviato dall'url originale il 17 settembre 2019).
  • Kadereit J.W, The Families and Genera of Vascular Plants, Volume VII. Lamiales., Berlin, Heidelberg, 2004, p. 241.
  • Sandro Pignatti, Flora d'Italia. Volume 2, Bologna, Edagricole, 1982, p. 482, ISBN 88-506-2449-2.
  • D.Aeschimann, K.Lauber, D.M.Moser, J-P. Theurillat, Flora Alpina. Volume 2, Bologna, Zanichelli, 2004, p. 140.
  • F.Conti, G. Abbate, A.Alessandrini, C.Blasi, An annotated checklist of the Italian Vascular Flora, Roma, Palombi Editore, 2005, p. 65, ISBN 88-7621-458-5.

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