Bunyip

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Un bunyip attacca una donna aborigena

Il bunyip (traducibile come diavolo o spirito)[1] è una creatura del folklore australiano. Si tratta di un animale della mitologia aborigena, che sembra presentare somiglianze con animali estinti conosciuti. Segnalazioni del bunyip si sono avute in tutta l'Australia fin dalla prima epoca coloniale. Al riguardo sono state formulate varie ipotesi.

Caratteristiche[modifica | modifica wikitesto]

Le descrizioni del bunyip sono molto diverse tra loro. In genere viene dato per una specie di mostro lacustre. Le caratteristiche comuni alle varie descrizioni aborigene sono il muso canino, la pelliccia nera, la coda di cavallo, le pinne e le zanne corte ma dalla forma simile a quelle di tricheco o le corna. Secondo la leggenda si apposta nelle paludi, nelle acque stagnanti dei billabong, nei ruscelli, nei letti dei fiumi e nelle pozze d'acqua. Di notte si odono le sue grida raccapriccianti mentre divora qualunque animale si avventuri nel suo territorio.

Ricerca iniziale[modifica | modifica wikitesto]

All'inizio della colonizzazione dell'Australia, si diffuse l'idea che il bunyip fosse davvero una nuova specie animale da scoprire. I primi coloni europei, poco avvezzi alla vista e ai rumori della particolare fauna del nuovo continente, pensavano fosse un altro degli strani animali dell'isola, giungendo talvolta ad attribuirgli i versi e le grida a loro sconosciute.

Il “teschio del bunyip”[modifica | modifica wikitesto]

Il presunto teschio del bunyip.

Nel 1846, la scoperta di un teschio di forma inconsueta in una zona isolata (la riva del fiume Murrumbidgee nel Nuovo Galles del Sud), ricollegata al presunto "verso del bunyip", sembrò offrire una prova materiale concreta dell'esistenza dell'animale. Intorno al reperto si fece frettolosamente clamore. Esso finì addirittura in esposizione all'Australian Museum di Sydney nel luglio 1847, come cranio di un esemplare di specie ignota. Gli effetti della suggestione sull'opinione pubblica non tardarono. Il Sidney Morning Herald riferì come molte persone avessero abbandonato ogni remora a parlare dei loro avvistamenti: "Quasi tutti si sono subito resi conto di aver udito 'strani rumori' notturni dalle lagune, o di aver visto 'forme nereggianti' nell'acqua". Ma le possibilità di equivoco erano esaurite, e l'assenza di ulteriori riscontri portò a concludere, senza troppe indagini, che si trattasse piuttosto di uno scherzo della natura (presumibilmente un cavallo o un vitello sfigurato). Presto dimenticato, il presunto "teschio del bunyip" fece perdere le proprie tracce.[2]

Con l'avanzare dell'esplorazione europea dell'Australia, si fece sempre più strada la convinzione che il bunyip non esistesse affatto. I ripetuti tentativi degli avventurieri australiani di catturare o almeno avvistare l'animale sfociarono nel modo di dire "a che serve cercare il bunyip?", usato per significare un'impresa completamente sterile o impossibile.

Il “bunyip di Greta”[modifica | modifica wikitesto]

Il "bunyip di Greta" era l'esemplare che si riteneva fosse vissuto nella regione delle paludi di Greta, nel Victoria. La gente del luogo aveva spesso sentito un forte rimbombo provenire misteriosamente dall'acquitrino, ma nessuna delle frequenti battute di caccia era riuscita a stabilirne la provenienza. Bonificate le paludi, il rumore era cessato. Alcuni abitanti di Greta credettero che il bunyip fosse migrato in un'altra zona, altri ritennero che fosse morto a causa della scomparsa del suo habitat.[3]

Ipotesi[modifica | modifica wikitesto]

Uno scheletro di diprotodonte (Diprotodon australis)

Nonostante la completa assenza di prove materiali documentate dell'esistenza del bunyip, la criptozoologia suggerisce che le leggende aborigene sull'animale siano reminiscenze del diprotodonte, o di altro animale della megafauna australiana estinto intorno ai 50.000 anni fa, come il procoptodonte[4] o il quinkana.[5][6]

Le grida del opossum o del koala possono essere facilmente interpretate come quelle del bunyip, tant'è vero che la maggioranza delle persone si sorprende di scoprire che questi animali sono capaci di tali ruggiti. Anche la civetta ululante, un uccello notturno che vive nei pressi delle paludi e dei billabong nel bush australiano, è a volte accreditata di produrre i cosiddetti versi del bunyip. Il volatile è noto per il suo richiamo facilmente scambiato per un grido di donna o di fanciullo. Altre specie di uccelli, come i tarabusi e gli occhioni willaroo, emettono grida raccapriccianti, anch'esse talvolta attribuite al bunyip. Tutte le ipotesi diventano però poco plausibili se si considera che gli aborigeni, vissuti in Australia per tanto tempo, conoscono bene i versi dei vari animali.

Una possibile spiegazione della leggenda del bunyip si fonda sulla sua segnalazione nel sistema fluviale Murray-Darling. Qui infatti, durante le piene, risale notoriamente il fiume l'otaria orsina, restando poi presa entro il bacino quando la piena cessa. Si ricordano dozzine di otarie uccise o catturate fino a nord di Canberra[senza fonte] (fra l'altro, in stretta prossimità di zone in cui è stato segnalato il bunyip). Vedendo questo animale per la prima volta, un aborigeno delle regioni interne lo troverebbe completamente sconosciuto e impressionante. Inoltre, molte delle descrizioni note del bunyip presentano qualche somiglianza con la fisionomia delle foche.

Il bunyip nella cultura di massa[modifica | modifica wikitesto]

Un'illustrazione del 1935 raffigurante il bunyip

La figura del bunyip è molto popolare in Australia, dove ha prestato il suo nome anche alla geografia. Nel Victoria si trovano una città di Bunyip e un fiume Bunyip.

Un settimanale locale pubblicato nella città di Gawler, in Australia Meridionale, si intitola The Bunyip. Pubblicato in origine come opuscolo dalla Gawler Humbug Society, nel 1863, scelse questo nome con la motivazione che "il bunyip è il tipico esempio di fandonia australiana" (il termine humbug traduce infatti imbroglio, fandonia).[7]

La creatura è sfruttata anche in letteratura. La raccolta di favole The Brown Fairy Book (1904) dello scozzese Andrew Lang include la storia di un bunyip. L'animale appare inoltre in libri illustrati per l'infanzia quali, ad esempio, il popolare The Bunyip of Berkeley's Creek, di Jenny Wagner.[8] Esso descrive un bunyip alla ricerca di sé stesso, che ferma tutti i passanti chiedendo "com'è fatto un bunyip?". Al libro ispirò il suo nome la House of the Gentle Bunyip di Clifton Hill, una community house fondata negli anni settanta e salvata dalla demolizione da un lungo picchettaggio nel 1997.[9]

Sempre per i ragazzi, il bunyip è stato protagonista di spettacoli fin dagli anni cinquanta, con la rappresentazione teatrale The Bunyip and the Satellite di Barry Humphries (poi approdata in televisione). Per questa via il bunyip è stato subito esportato, in particolare negli Stati Uniti con il personaggio di Bertie the Bunyip.[10] Il filone televisivo è stato naturalmente fortunato, e negli anni ottanta ha ricordato nuove raffigurazioni della creatura. Anche nella serie Streghe il bunyip fa la sua apparizione come una delle tante creature diaboliche, ed è descritto nel Libro delle Ombre. Più di recente, in un episodio di South Park, la creatura interpreta nientemeno che il ruolo di Dio.

Il bunyip ha la sua parte anche nel cinema e nella musica. Un film del 1986, Il mistero del lago scuro, ha rappresentato un bunyip di nome Donkegin, che infesta uno stagno. Una band reggae neozelandese (1998-2003) si chiamava Bunyip.

Esistono infine ricostruzioni meccaniche della creatura nei parchi divertimenti australiani, come il celebre Big Banana di Coffs Harbour (circuito in monorotaia che ripercorre fra l'altro la mitologia aborigena), e ovviamente ci sono anche bunyip a gettone. Il nome della creatura è sfruttato anche nei videogiochi, come Final Fantasy X, e nei MMORPG, come RuneScape. Un Bunyip compare anche nel videogioco Ty la tigre della Tasmania. La creatura è menzionata anche nel noto film per bambini australiano Dot e il Canguro della Aussie Children,apparendo in uno dei numeri musicali del cartone. Dot vede un'immagine del mostro sul muro di caverna, e le viene spiegata, da parte di alcuni pipistrelli, la leggenda del Bunyip, che lo dipinge come un mostro pericoloso e aggressivo, descritto come "In parte animale, in parte uccello", per la confusione e l'orrore di Dot e della cangura.

Nel film Godzilla II - King of the Monsters vi è un mostro noto come Titanus Bunyip. Non si vede ma il suo nome compare su degli schermi, che indicano che è monitorato nell'Avamposto 99, situato presso l'Ayers Rock.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ La traduzione tuttavia non riflette compiutamente il ruolo del bunyip nella mitologia aborigena e le sue possibili origini. Sembra piuttosto un tentativo dei coloni europei di riformulare in termini più familiari un concetto a loro sconosciuto. Il significato originario della parola bunyip poteva essere semplicemente diprotodonte o palorcheste; il bunyip, come attualmente inteso, è una creatura leggendaria distinta dalle altre entità incorporee della mitologia aborigena, che reca probabilmente traccia di veri animali preistorici.
  2. ^ (EN) Resoconto sul presunto teschio del bunyip
  3. ^ S. E. Ellis. A History of Greta. Lowden Publishing. Kilmore, 1972.
  4. ^ Animale simile al canguro, dal muso tondeggiante, capace di sollevare gli arti anteriori fin sopra la testa.
  5. ^ Specie di coccodrillo di terra.
  6. ^ Karl Shuker, Capitolo 5, in In search of prehistoric animals; Do giant extinct creatures still exist?, 1ª edizione, Blanchford, 1995, ISBN 0-7137-2469-2.
    «Già nel 1924, C. W. Anderson dell'Australian Museum suggerì che le storie sul bunyip derivassero da leggende aborigene sugli estinti diprodonti - un'opinione riproposta molto più di recente in Kadimakara (1985) dagli zoologi australiani Tim Flannery e Michael Archer, che proposero i palorchestidi come possibili candidati.»
  7. ^ The Bunyip, su Home Page, The Bunyip, settimanale di Gawler, 7 giugno 2000. URL consultato il 26 maggio 2007 (archiviato dall'url originale il 21 luglio 2006).
    «Sotto la dignità ottocentesca della Gawler coloniale correva un sottofondo di eccitazione. Da qualche parte, nella mitezza del pomeriggio primaverile, un'antiquata tipografia ticchettava un ritmo monotono con intenzioni inaudite in città. Poi il sottofondo esplose in un'onda di giubilo - il primo giornale di Gawler, The Bunyip, era nelle strade.»
  8. ^ Jenny Wagner. The Bunyip of Berkeley's Creek. ISBN 0-14-050126-6
  9. ^ (EN) Alloggi più accessibili al Gentle Bunyip
  10. ^ (EN) Bertie the Bunyip

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