Boicottaggio dei bus a Montgomery

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Il boicottaggio dei bus a Montgomery (in inglese Montgomery Bus Boycott) fu una protesta civile e politica che iniziò nel 1955 a Montgomery, capitale dell'Alabama.

Le prime proteste[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1955 all'interno degli autobus di Montgomery vi erano tre settori: un settore solo per i bianchi (i primi 10 posti davanti), uno dedicato solo agli afroamericani (gli ultimi 10 posti in fondo) ed un settore di sedici posti intermedi che potevano essere utilizzati da entrambi[1], ma nel caso non vi fossero stati posti a sedere disponibili in questa zona comune intermedia, eventuali passeggeri afroamericani seduti erano obbligati a cedere il posto a passeggeri bianchi rimasti in piedi.

Rosa Parks[modifica | modifica wikitesto]

Rosa Parks con alla sua sinistra, di profilo, Martin Luther King (1955)

Il 1º dicembre 1955 Rosa Parks, una donna afrostatunitense che lavorava come sarta in un grande magazzino, venne arrestata ed accusata di aver violato le leggi sulla segregazione, in quanto si era fermamente rifiutata di alzarsi dal suo posto nel momento in cui era salito un bianco ad autobus pieno.[2] La città reagì a questa ulteriore violenza con incendi di autobus e distruzione di alcuni negozi. Venne avvertito dell'accaduto Martin Luther King e, su proposta di L. Roy Bennett, presidente della Interdenominational Alliance, si decise di operare il boicottaggio, decretando che dal 5 dicembre 1955 tutti i neri non avrebbero più dovuto utilizzare gli autobus.[3] Nel frattempo fu emessa la sentenza che riguardava la Parks: la donna venne condannata al pagamento di una multa pari a 14 dollari.[4] (al valore attuale circa 153$)

Boicottaggio dei mezzi pubblici[modifica | modifica wikitesto]

Il boicottaggio dei mezzi pubblici assunse proporzioni sempre più vaste man mano che la notizia si diffuse: la comunità afroamericana godeva del supporto dei tassisti afroamericani, che avevano adeguato le loro tariffe a quelle degli autobus.[5] Tale aiuto era però in violazione delle leggi in vigore: all'epoca, come ricordava Clyde Sellers, era stabilita una tariffa minima per la corse dei taxi, 45 centesimi contro i 10 richiesti, e i tassisti furono dunque costretti a rispettare tale obbligo.[6]

Il ricorso alle auto[modifica | modifica wikitesto]

Martin Luther King durante una conferenza, nel novembre del 1964

Grazie alla consulenza e all'esperienza di Theodore Jemison, si decise quindi di ricorrere all'aiuto di autisti che dovevano trasportare le persone concentrate in luoghi denominati "di raccolta". L'adesione fu alta e vennero messe a disposizione circa trecento auto.[7] Fra gli autisti vi erano due donne, A.W. West e la celebre Jo Ann Robinson.[8]

La polizia teneva sotto osservazione alcuni elementi chiave del boicottaggio: il 26 gennaio 1956, quando il pastore King diede un passaggio ad alcune persone, venne inseguito da una volante e, con la scusa di aver superato il limite di velocità,[9] venne arrestato e incarcerato,[10] ma alla fine venne rilasciato.

La conclusione[modifica | modifica wikitesto]

Il 21 febbraio 1956 venne proclamata illegale l'azione di boicottaggio in virtù di una vecchia legge del 1921 sull'anti-boicottaggio,[11] portando al nuovo arresto del futuro premio Nobel,[12] condannato poi al pagamento di una multa di 500 dollari.

Il 19 giugno 1956, la Corte Distrettuale degli Stati Uniti stabilì che la segregazione forzata di passeggeri neri e bianchi sugli autobus che vigeva da tempo a Montgomery, e che era stata causa di tutte le vicende, violava la Costituzione degli Stati Uniti d'America. Tale affermazione venne poi consolidata nella decisione avvenuta successivamente il 13 novembre 1956, quando la Corte Suprema degli Stati Uniti dichiarò fuorilegge la segregazione razziale sui mezzi di trasporto pubblici in quanto incostituzionale.

Il boicottaggio terminò quindi il 21 dicembre 1956, dopo 382 giorni di durata.[13] In quel giorno, all'arrivo del primo autobus in città, vi salirono Martin Luther King, Edgar Nixon, Ralph Abernathy e Glenn Smiley, un reverendo bianco che sedeva al fianco del futuro premio Nobel.[14]

L'autobus su cui si svolse il notorio episodio.

Curiosità[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Jessica McElrath, The Everything Martin Luther King, Jr. Book: The Struggle, the Tragedy, the Dream, pag 70, Everything Books, 2007, ISBN 978-1-59869-528-1.
  2. ^ Si veda per i dettagli Josè Luis Roig e Carlota Coronado, Martin Luther King. Un cuore libero, San Paolo, 2004, pp. 49-51, ISBN 88-215-5132-6.
  3. ^ Le aspettative prevedevano un'adesione del 60%, ma il successo fu molto più alto. Si veda Martin Luther King Jr, a cura di Clayborne Carson, I have dream, (ristampa) pp. 55-56, Mondadori, 2010, ISBN 978-88-04-49893-3.
  4. ^ Jessica McElrath, The Everything Martin Luther King, Jr. Book: The Struggle, the Tragedy, the Dream, pag 75, Everything Books, 2007, ISBN 978-1-59869-528-1.
  5. ^ Martin Luther King (Jr.), Clayborne Carson, University of California Press, 1997, The Papers of Martin Luther King, Jr (Volume 3): Birth of a new age, December 1955-December 1956, pag 7, ISBN 978-0-520-07952-6.
  6. ^ Jean Darby, Martin Luther King, Jr, pag 37, Twenty-First Century Books, 1990, ISBN 978-0-8225-4902-4.
  7. ^ Martin Luther King Jr, a cura di Clayborne Carson, I have dream, (ristampa) pag 66, Mondadori, 2010, ISBN 978-88-04-49893-3.
  8. ^ Valerie J. Matsumoto, Blake Allmendinger, Beacon Press, 1999, University of California Press , pag 164, ISBN 978-0-520-21149-0.
  9. ^ si affermò che l'auto andasse a 30 miglia all'ora quando il limite era di 25 miglia, si veda Martin Riches William Terence, The civil rights movement: struggle and resistance (seconda edizione), pag 46, Palgrave Macmillan, 2004, ISBN 978-1-4039-1604-4.
  10. ^ Jean Darby, Martin Luther King, Jr, pp. 39-40, Twenty-First Century Books, 1990, ISBN 978-0-8225-4902-4.
  11. ^ Jessica McElrath, The Everything Martin Luther King, Jr. Book: The Struggle, the Tragedy, the Dream, pag 80, Everything Books, 2007, ISBN 978-1-59869-528-1.
  12. ^ Si stilarono delle liste e molti afroamericani si presentarono spontaneamente agli uffici della polizia. Martin Luther King Jr, a cura di Clayborne Carson, I have dream, (ristampa) pag 88, Mondadori, 2010, ISBN 978-88-04-49893-3.
  13. ^ Jessica McElrath, The Everything Martin Luther King, Jr. Book: The Struggle, the Tragedy, the Dream, pag 83, Everything Books, 2007, ISBN 978-1-59869-528-1.
  14. ^ Josè Luis Roig e Carlota Coronado, Martin Luther King. Un cuore libero, San Paolo, 2004, p. 79, ISBN 88-215-5132-6.

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