Precetti del Bodhisattva

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I Precetti del Bodhisattva (sanscrito: bodhisattvasaṃvara; cinese 菩薩戒 púsàjiè; giapponese bosatsukai; coreano 보살계 bosalgye; vietnamita bồ tát giái, giới; tibetano byang-chub sems-dpa'i sdom) sono un insieme di regole del Buddismo Mahāyāna la cui osservanza è prescritta per coloro che dopo aver pronunciato il "Voto del bodhisattva" intraprendono questa via di perfezionamento spirituale.

Questi precetti sono elencati nei Canoni buddisti cinese e tibetano conservando alcune differenze tra loro.

I precetti del Bodhisattva nel Canone cinese[modifica | modifica wikitesto]

Nel Canone cinese questi precetti sono elencati nel Brahmajālasūtra (梵網經 Fànwǎng jīng, giapp. Bonmō kyō, Il Sutra della rete di Brahma, conservato nel Lǜbù al T.D. 1484, è conservato solo nel Canone cinese) dove vengono suddivisi in:

I Dieci Precetti maggiori[modifica | modifica wikitesto]

"Dieci precetti maggiori" (十重戒, shízhòngjiè, giapp. jūjūkai) che corrispondono a:

  1. non uccidere;
  2. non rubare;
  3. non procurare offese con la sessualità[1];
  4. non mentire;
  5. non vendere bevande alcoliche [2];
  6. non parlare degli "errori" degli altri;
  7. non vantarti, non sminuire gli altri;
  8. non essere geloso o avaro;
  9. non conservare risentimenti;
  10. non insultare i Tre gioielli.

I Quarantotto Precetti minori[modifica | modifica wikitesto]

"Quarantotto precetti minori" (四十八輕戒, sìshíbā qīngjiè, giapp. shijūhachi kyōkai) che corrispondono a:

  1. non offendere il maestro e gli altri confratelli;
  2. non consumare alcol e invitare coloro che lo consumano a desistere;
  3. non mangiare carne;
  4. non consumare aglio, allium victorialis (茖葱), scalogno, cipolle, porri, assafetida e gli altri cinque tipi di cibo speziato;
  5. invitare gli altri a pentirsi dei comportamenti inadeguati;
  6. richiedere sempre gli insegnamenti (Dharma) e fare le offerte;
  7. non trascurare alcun insegnamento o spiegazione della "dottrina";
  8. non uscire dal Mahāyāna;
  9. non mancare di curare chi è malato;
  10. non possedere armi;
  11. non prestarsi come ambasciatore o inviato durante una guerra;
  12. non praticare attività commerciali che si fondino sulla sofferenza altrui (vendita di schiavi, animali, etc.)
  1. non accusare falsamente gli altri componenti del saṃgha;
  2. non causare incendi;
  3. non impartire alcun insegnamento che sia inferiore alla dottrina Mahāyāna;
  4. non nascondere gli insegnamenti;
  5. non pretendere (non insistere nella richiesta) le donazioni;
  6. non insegnare ciò che non si conosce in modo adeguato;
  7. non vantare sé stesso, non denigrare gli altri;
  8. adoperarsi sempre per la "illuminazione" degli esseri senzienti;
  9. non esercitare la violenza ed evitare la vendetta;
  10. non essere arrogante;
  11. non lesinare gli insegnamenti sul Dharma;
  12. mettere sempre in pratica le dottrine Mahāyāna;
  13. non accettare alcuna donazione per sé stessi;
  14. guidare il saṃgha in modo saggio e pertinente;
  15. non accettare alcun invito che danneggi il saṃgha;
  1. non praticare alcuna discriminazione quando si invita qualcuno;
  2. non accettare mezzi di sussistenza che risultino inadatti;
  3. non compiere mediazioni negli affari dei laici;
  4. aiutare i monaci sottomessi dai potenti e sottrarre alla compravendita gli oggetti sacri;
  5. evitare di promuovere sofferenza agli esseri senzienti (commercio di armi, allevamento di animali per cibarsene, truffare o rubare i beni altrui);
  6. non assistere a spettacoli impropri e divertimenti distraenti (lotte, giochi, etc.)
  7. mai accantonare la bodhicitta, e nemmeno sospenderla per breve tempo;
  8. esprimere voti a favore degli altri esseri senzienti;
  9. essere pronti a sacrificare la vita pur di non tradire le proprie scelte;
  1. evitare di vivere in territori pericolosi qualora si decidesse di praticare l'ascesi;
  2. scegliere il posto a noi adatto durante le Assemblee del Dharma;
  3. coltivare i meriti leggendo e spiegando i testi del Dharma;
  4. non discriminare quando si conferiscono i precetti;
  5. non insegnare per denaro, fama o potere personale;
  6. non presentare i precetti a persone che seguono vie errate;
  7. evitare di aggirare i precetti;
  8. onorare i sutra e le regole morali;
  9. non evitare di insegnare agli esseri senzienti;
  10. non predicare in condizioni non adeguate;
  11. non sottomettersi a leggi contrarie al Dharma.
  12. non compiere azioni dannose per il Dharma.

I precetti del Bodhisattva nel Canone tibetano[modifica | modifica wikitesto]

I voti di Bodhicitta contemplano tutti i precetti precedenti e sono riferiti sia a coloro che hanno preso l'impegno di Bodhicitta sia per aver ricevuto un'iniziazione tantrica e in particolar modo di Maha Anuttara Yoga.[3]

I tre principi[modifica | modifica wikitesto]

  • Nutrire costantemente l'auspicio di poter essere utile agli altri
  • Abbandonare tutto ciò che può essere causa di danno agli altri.
  • Coltivare tutto ciò che può servire come base per il bene degli altri.

I diciotto voti radice di Bodhicitta[modifica | modifica wikitesto]

Essi consistono nel non commettere le seguenti azioni:

  1. Elogiare se stessi e sminuire gli altri per il piacere di ricavare offerte, rispetto, venerazione e profitto in generale pretendendo di essere un maestro;
  2. Non dare aiuto materiale o insegnamenti di Dharma a coloro che soffrono o sono senza protezione, per avarizia e desiderio di accumulare conoscenza per se stessi;
  3. Benché una persona ammetta la sua colpa nell'averci offeso e ci chieda scusa, non prestarle ascolto e portare rancore;
  4. Condannare gli insegnamenti di Buddha e insegnare visioni errate;
  5. Impossessarsi delle offerte fatte ai tre gioielli del Rifugio, rubandole furtivamente, rubandole con forza o con altri sistemi;
  1. Disprezzare il Tripitaka dicendo che tali scritture non costituiscono l'insegnamento del Buddha;
  2. Espellere monaci dal monastero o dal Sangha, anche se hanno trasgredito i loro voti;
  3. Commettere una delle cinque azioni atroci come quella di uccidere il proprio padre, madre, un Arhat, ferire intenzionalmente un BUddha o causare una divisione nel Sangha dando credito o diffondendo idee settarie;
  4. Sostenere idee contrarie all'insegnamento di Buddha, come il settarismo, la miscredenza nei Tre Gioielli, nel Karma e così via;
  5. Distruggere i centri abitati per mezzo del fuoco, di bombe, inquinamento magia nera;
  1. Insegnare la vacuità a coloro che non sono maturi per comprenderla;
  2. Distogliere gli altri dall'impegno verso la piena Illuminazione e incoraggiarli a lavorare solamente per la loro liberazione individuale dalla sofferenza;
  3. Spingere gli altri ad abbandonare gli impegni della disciplina morale;
  4. Far sì che gli altri abbiano le nostre stesse idee sbagliate sugli insegnamenti dell'Hīnayāna, come pure, disprezzare tali insegnamenti dicendo che praticandoli non si arriva al Nirvana;
  5. Praticare, sostenere o insegnare il Dharma per trarne profitto personale o fama e contemporaneamente dire che la propria motivazione è pura e che sono gli altri a praticare il Dharma con tali cattivi scopi;
  1. Sostenere falsamente di aver realizzato la vacuità profonda e che se gli altri arrivassero alla stessa comprensione profonda che noi abbiamo, diventerebbero nobili e altamente realizzati come noi;
  2. Prendere i doni fatti ad altri e far sì che gli altri ci diano le cose che erano originariamente da offrire ai Tre Gioielli;
  3. Prendere qualcosa ai monaci che praticano la meditazione e darla coloro che recitano sole le scritture;

I quarantasei voti ausiliari[modifica | modifica wikitesto]

I Quarantasei voti ausiliari dei Bodhisattva consistono nell'abbandono delle seguenti azioni:

    In relazione alla generosità.
  1. Non offrire ogni giorno ai Tre Gioielli di Rifugio con il corpo, la parola e la mente, le prostrazioni, l'elogio e la contemplazione delle loro qualità eccellenti, al fine di sviluppare il rispetto e la fede in loro;
  2. Seguire e tradurre in azioni, a causa di insoddisfazione, il desiderio di ottenere e possedere le cose;
  3. Non rispettare i monaci anziani che potrebbero essere dei Bodhisattva;
  4. Non rispondere a domande alle quali siamo in grado di rispondere;
  5. Non accettare gli inviti di altri, a causa di odio o per offenderli; per l'orgoglio di considerare noi stessi appartenenti ad un rango superiore e quindi di non dover stare con gente umile, o per il timore che le persone di rango più elevate ci potrebbero disprezzare se ci vedessero con persone umili;
  6. Non accettare in dono denaro e così via, per collera, orgoglio o gelosia;
  7. Non insegnare il Dharma a coloro che desiderano apprenderlo;
    In relazione alla disciplina
  8. Ignorare, non perdonare e non aiutare coloro che hanno infranto la loro disciplina morale;
  9. Non insegnare a qualcuno un aspetto del Dharma che desidera imparare e che siamo in qualificati a insegnare, solo perché non fa parte della nostra pratica o del nostro interesse;
  10. Non commettere una delle sette azioni non virtuose del corpo e della parola con la motivazione di Bodhicitta, quando le circostanze lo rendano necessario, dicendo che far ciò vuol dire andar contro gli impegni della disciplina morale;
  1. Non commettere una delle sette azioni non virtuose del corpo e della parola con la motivazione di Bodhicitta, quando le circostanze lo rendano necessario, a causa di mancanza di compassione;
  2. Accettare cose ottenute con uno qualsiasi dei mezzi scorretti per procurarsi da vivere, cioè: adulazione, insinuazione, corruzione, coercizione o inganno;
  3. Avere come proprio interesse principale le attività frivole come i divertimenti, lo sport, il bere e il comportarsi superficialmente e cos' distrarre la propria mente e sprecare del tempo che potrebbe essere usato più costruttivamente per la pratica del Dharma;
  4. desiderare di raggiungere la Liberazione dal saṃsāra solo per se stessi;
  5. Non mantenere questi voti del Bodhisattva pensando che ci possono rendere impopolari;
  6. Non mettere in pratica le azioni positive di rimedio che ci vengono consigliate, quando abbiamo trasgredito uno dei nostri voti;
    In relazione alla pazienza
  7. Essere collerici mentre si praticano le virtù e ricambiare con insulti, quando siamo percossi, criticati, chiamati con nomignoli o quando siamo oggetto dell'ira di qualcuno;
  8. Rifiutarsi di aiutare coloro che sono in collera con noi;
  9. Rifiutarsi di accettare le scuse di altri che ammettono di aver agito in modo sbagliato;
  10. Seguire e tradurre in azioni la collera;
    in relazione all'impegno entusiastico e perseverante
  11. Radunare una cerchia di discepoli e seguaci, spinti dal desiderio di ricavare profitto, elogi, amore e sicurezza;
  1. Non allontanare da se stessi i tre tipi di pigrizia, cioè: procrastinare, il complesso di inferiorità e lo sprecare tempo ed energia in attività samsariche futili;
  2. Sprecare il proprio tempo spinti dall'attaccamento, parlando a vanvera, chiacchierando sul sesso, parlando di alcolici, droghe, in modo settario e così via;
    In relazione alla concentrazione
  3. Non sforzarsi di imparare i metodi per ottenere la concentrazione;
  4. Non curarsi di eliminare le distrazioni che ostacolano la propria meditazione;
  5. Considerare i pregi della meditazione, come ad esempio le sensazioni piacevoli ed esilaranti, come fini a se stesse e divenirne attaccati;
    In relazione alla conoscenza trascendente
  6. Trascurare lo studio degli insegnamenti Hīnayāna;
  7. Volgersi ad altri sistemi di pratica, quando si sta già seguendo un sistema efficace. Ciò sarebbe come cambiare maestro nel mezzo del sentiero una volta che ci si è stabilizzati su un sentiero sicuro d'Illuminazione;
  8. Trascorrere tutto il nostro tempo leggendo insegnamenti non buddisti; quand'anche li si studi per la buona ragione di capire e aiutare gli altri, non dovrebbero essere studiati intensamente tanto da interferire nello studio del Dharma;
  9. Preferire e divenire attaccati agli insegnamenti non buddisti, anche leggendoli soltanto;
  10. Abbandonare gli insegnamenti Mahayana;
  11. Elogiare se stessi e disprezzare gli altri, spinti da arroganza o collera;
  1. Non partecipare a discorsi di Dharma, incontri, pūjā, cerimonie e così via;;
  2. Disprezzare il proprio Guru e non affidarsi alle sue parole;
    In relazione all'aiuto verso il prossimo
  3. Non aiutare i bisognosi;
  4. Evitare di prendersi cura degli ammalati;
  5. Non alleviare la sofferenza degli altri;
  6. Non dare insegnamenti di Dharma a coloro che lo ignorano e che lavorano solo per le cose di questa vita;
  7. Non ricambiare la gentilezza degli altri;
  8. Non alleviare il dolore psicologico degli altri;
  9. Non far dono di beni materiali ai bisognosi e ai poveri;
  10. Non adoperarsi per il bene della propria cerchia di discepoli, parenti, aiutanti e amici, dando loro l'insegnamento e l'aiuto materiale;
  11. Non incoraggiare e sostenere la pratica del Dharma;
  12. Non elogiare e incoraggiare la pratica del Dharma e le azioni positive degli altri;
  13. Non agire con qualsiasi mezzo considerato necessario alle circostanze, per fermare chi sta compiendo azioni negative, in particolar modo coloro che costituiscono una minaccia al Dharma;
  14. Non far uso di poteri miracolosi, anche essendone capaci, quando ciò sia necessario;
I quattro fattori[modifica | modifica wikitesto]

Vi sono quattro fattori che devono essere presenti insieme perché si incorra in una trasgressione completa:

  1. Non considerare la propria azione come negativa.
  2. Non abbandonare il desiderio di ripeterla.
  3. Provare gioia e soddisfazione in ciò che si è fatto.
  4. Mancare di coscienza e considerazione, non curandosi delle conseguenze dell'azione per se stessi e per gli altri.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ La indicazione in cinese è 淫戒 (non comportarti in modo "dissoluto", "licenzioso")
  2. ^ Philippe Cornu (Dizionario del Buddismo. Milano, Bruno Mondadori, 2002, pag. 72), rende "astenersi dall'usare droghe"; la indicazione in cinese è 酤酒戒 (non trattare, non vendere bevande alcoliche).
  3. ^ Kalachakra Initiation, pp.66.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • I "Precetti del bodhisattva" del Canone cinese sono elencati nel Brahmajālasūtra (梵網經 Fànwǎng jīng, giapp. Bonmō kyō, Il Sutra della rete di Brahma), conservato nel Lǜbù al T.D. 1484: cfr. qui [1].
  • Kalachakra Initiation. I diciotto voti radice di Bodhicitta. Comitato Svizzero di Kalachakra. Rikon. 1985

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]