Bobuleno

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
San Bobuleno

Abate

 
NascitaVI secolo
Morte653
Venerato daChiesa cattolica
Santuario principaleAbbazia di San Colombano
Ricorrenza16 dicembre

Bobuleno, o Boboleno (Grecia, VI secoloBobbio, 653), è stato un monaco cristiano, abate e missionario italiano, di regola colombaniana.

Forse di origine greca,[Il DBI Treccani giudica favolosa e improbabile l'origine attica] prende il nome dalla città di Bobbio, dove prende i voti monacali.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Bobuleno (o Boboleno o Babuleno) succede al terzo abate san Bertulfo nel 639. Il 23 novembre 642 prepara la canonizzazione di san Colombano, partecipando alla stesura dell'Editto di Rotari che in omaggio a san Colombano entrerà in vigore alla mezzanotte tra il 22 e il 23 novembre 643; inoltre viene nominato abate mitrato, ottenendo da papa Teodoro I le costituzioni che confermavano tale privilegio già concesso agli abati di Bobbio da papa Onorio I.

I buoni rapporti che legano il monastero di Bobbio alla corte di Pavia, sotto il sovrano Rotari, proseguono migliorando notevolmente tanto che per intercessione del sovrano presso il papa fa ottenere al monastero notevoli privilegi. Papa Teodoro riconferma la protezione della Santa Sede e proibisce a tutti i vescovi di usurpare i beni dell'abbazia, a pretendere decime o alcunché da essa, vietandone ogni possibile ingerenza, specialmente in caso di elezione dell'abate. Il pontefice conclude prevedendo a carico di coloro che intendano trasgredire la privazione dal grado, la scomunica e l'esclusione dalla Chiesa, offrendo inoltre ai re futuri la possibilità di infliggere pene ai trasgressori.

Egli riforma, con il consenso di papa Teodoro[La voce del DBI Treccani non accenna a legami con Rotari e si dichiara falso il privilegio di Teodoro], la vita monastica: alla regola colombaniana viene affiancata in forma mista quella benedettina, ed è anche autore di una regola che fondeva i precetti del monachesimo italiano con quelli del monachesimo irlandese, talvolta erroneamente identificata con la famosa Regula Magistri, la quale però risale al secolo precedente e accomuna soprattutto i precetti di sant'Agostino e san Pacomio, e con il cui autore (forse l'abate Servando del Protocenobio di San Sebastiano) san Benedetto strinse un rapporto particolare per la stesura della sua Regola.[confusa da chi]

Sotto di lui il monastero si amplia notevolmente, i monaci raggiungono il numero di 150 e insieme alla scuola interna monacale, cura anche una scuola esterna, uno dei primissimi esempi di istruzione dedicata ai ragazzi, tanto da essere definito il "maestro dei fanciulli".

Anche re Rodoaldo, succeduto al padre nel 652, conferma i diritti e i privilegi concessi al monastero in un diploma redatto a Pavia il 4 novembre 652, riaffermandone la diretta sottoposizione alla Santa Sede e proibendo qualunque interferenza da parte di vescovi, duchi, gastaldi e actionarii. Si stabilisce che i monaci abbiano il diritto, alla morte dell'abate, d'eleggerne liberamente un altro scegliendolo tra di loro.[Secondo il DBI Treccani il precetto di Radoaldo è un falso tardivo]

Sempre di questo periodo è testimoniato un privilegio di papa Martino I, del quale si è, però, perduta traccia.

Morì nel 653[Il DBI Treccani parla di data sconosciuta] e a lui successe come quinto abate san Cumiano.

Culto[modifica | modifica wikitesto]

Altare sepolcrale nella cripta della Basilica di San Colombano contenente i resti di san Bobuleno e degli altri santi abati, monaci e monache

Le sue spoglie riposano nella cripta dell'abbazia di San Colombano, accanto a san Colombano, sant'Attala, san Bertulfo, san Cumiano, san Suniberto, 17 monaci (fra cui sant'Allo) e 3 sante vergini monache.

Viene ricordato il 16 dicembre.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Giona di Bobbio, Vita Sancti Columbani et discipulorum eius, Francia 642 circa.
  • G. Bucelin, Menologium benedictinum sanctorum, beatorum atque illustrium eiusdem Ordinis virorum, Veldkirchii 1655, p. 414
  • AA.VV., Acta sanctorum iunii, V, Antverpiae 1709, pp. 179–184
  • J. Mabillon, Acta sanctorum ordinis s. Benedicti, vol II, Venetiis 1733, pp. 564–568 e vol I, Lucae 1739, pp. 301, 340, 345 s., 427 s.
  • Ferdinando Ughelli e N. Coleti, Italia sacra, IV, Venetiis 1719, coll. 956-959
  • Giuseppe Cappelletti, Le chiese d'Italia dalla loro origine sino ai nostri giorni, Venezia, Antonelli, Vol XIII, Venezia 1857, pp. 622–627
  • E. Dümmler, Lateinische Gedichte des neunten bis elften Jahrhunderts, in Neues Archiv der Gesellschaft für ältere deutsche Geschichtskunde, X (1885), pp. 333–335 (ediz. dei Versus de Bobuleno abbate: vedi ancora Mon. Germ. Hist., ibid., pp. 153–156
  • A. Chroust, Untersuchungen über die langobardischen Königs - und Herzogs-Urkunden, Graz 1888, n.4
  • AA.VV., Bibliotheca hagiographica latina, I, Bruxelles 1898-1899, p. 206
  • P. Fr. Kehr, Italia Pontificia, VI, 2, Berolini 1914, p. 250
  • C. Cipolla e G. Buzzi, Codice diplomatico del monastero di San Colombano di Bobbio, Roma 1918, libro I, in Fonti per la storia d'Italia, LII, pp. 83, 104-115 e libro III, ibid., LIV, pp. 40, 47-53
  • Giovanni Mercati, Prolegomena a M. Tulli Ciceronis De re publica libri e codice rescripto Vaticano latino 5757 phototypice expressi, ex Bibliotheca apostolica Vaticana 1934, pp. 9 s. (partic. nota 4)
  • A. M. Zimmermann, Kalendarium Benedictinum. Die Heiligen und Seligen des Benediktinerordens und seiner Zweige, II, Abtei Metten 1934, pp. 642 s.; III, ibid. 1937, pp. 443, 445 s.; IV. ibid. 1938, p. 107.
  • Dio è corazza dei forti. Testi del cristianesimo celtico (VI-X sec.). Rimini, Il Cerchio, 1998.
  • Archivum Bobiense Rivista annuale degli Archivi storici Bobiensi (1979-2008). Bobbio

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Abate di San Colombano (Bobbio) Successore
San Bertulfo
627-19 agosto 639
639-653 San Cumiano
653-725-744
Controllo di autoritàVIAF (EN15160466 · CERL cnp00287143 · LCCN (ENn86042809 · GND (DE102425434 · WorldCat Identities (ENlccn-n86042809