Bloodflowers

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Bloodflowers
album in studio
ArtistaThe Cure
PubblicazioneFebbraio 2000
Durata58:07 (CD); 64:32 (LP)
Dischi1
Tracce9 (CD), 10 (LP)
Genere[1]Rock gotico
Rock alternativo
EtichettaFiction
ProduttoreRobert Smith, Paul Corkett
Registrazione1998–1999
FormatiCD, MC, 2 LP, download digitale, streaming
Certificazioni
Dischi d'oroBandiera della Svizzera Svizzera[2]
(vendite: 25 000+)
The Cure - cronologia
Album successivo
(2001)
Logo
Logo del disco Bloodflowers
Logo del disco Bloodflowers

Bloodflowers è l'undicesimo album in studio del gruppo musicale inglese The Cure, pubblicato il 14 febbraio 2000 dalla Fiction Records.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Bloodflowers giunge dopo quattro anni di silenzio della band e viene introdotto da Robert Smith come l'ultimo disco della band.[3] Un tale annuncio veniva più o meno seriamente ripetuto dall'inizio degli anni novanta per ogni album, ma questa sembrava la volta effettiva, per vari motivi: la fine imminente del rapporto con la Fiction, l'etichetta di sempre, il calo di popolarità e di vendite dell'ultimo Wild Mood Swings, le aspirazioni soliste latenti: Robert voleva lasciare alla grande, sentiva che Wild Mood Swings non avrebbe rappresentato degnamente i Cure come ultima opera.[4] Decide quindi di registrare un ultimo album: le prime demo si orientano verso atmosfere complicate, elettroniche (un'eco si sentirà in Possession, registrazione di quel periodo uscita solamente nella raccolta di b-sides Join the Dots e in Wrong Number, dalla raccolta Galore), poi però Robert scrive, verso la fine del 1997, Out Of This World, e tutto cambia. Capisce che quella è la direzione da seguire: un disco molto soft, dove la base di ogni canzone è costituita dalla chitarra acustica. Nasce così Bloodflowers, etichettato da Robert come la continuazione naturale del filone tanto amato dai fan, quello costituito da Pornography e Disintegration, tanto da costituire insieme ad essi la "trilogia dark" della band.

Il tema ricorrente dell'album è l'invecchiamento, l'abbandono: emblematiche sono la già citata Out of This World ("Quando guarderemo indietro a tutto questo [...] ci ricorderemo come ci si sente a essere così vivi?"/"Un'ultima volta prima che sia finita [...] Un'ultima volta prima che sia tempo di andare"), The Last Day of Summer ("L'ultimo giorno d'estate non è mai stato così vecchio/L'ultimo giorno d'estate non è mai stato così freddo") e There Is No If... ("'Se tu muori hai detto muoio anch'io hai detto"). Pezzo un po' a parte è Maybe Someday, che per stessa ammissione di Robert riguarda i suoi sentimenti riguardo alla situazione della band e alla fine del gruppo ("No non lo farò mai più, non voglio fingere/Se non può essere come prima devo farlo finire").

Musicalmente l'album riprende i toni cupi e sommessi di Disintegration, però ne è come l'evoluzione: alcuni hanno descritto questo album come un "Disintegration invecchiato". I pezzi sono tutti lenti, dall'evoluzione iperlavorata e stratificata (questo è visto come un difetto da qualche fan), con accesi toni malinconici e dalla lunghezza sostenuta; solo una traccia (There Is No If...) su nove è sotto i cinque minuti.

La "trilogia dark" è stata riproposta dal vivo a Berlino (e Bruxelles) nel novembre 2002, per essere documentata in un DVD, chiamato Trilogy, inteso come il testamento finale dei Cure. I fatti hanno poi smentito questa intenzione.

L'album è stato candidato al premio "Best Alternative Album" ai Grammy Awards del 2001; il premio è però andato a Kid A dei Radiohead.

Promozione[modifica | modifica wikitesto]

Contrariamente a ogni album precedente, non è stato estratto nessun singolo commerciale da Bloodflowers. Sono tuttavia usciti in via promozionale per le radio, senza video di accompagnamento o b-sides, Out of This World e Maybe Someday nel gennaio 2000.

Tracce[modifica | modifica wikitesto]

Testi e musiche di Robert Smith, Simon Gallup, Perry Bamonte, Jason Cooper e Roger O'Donnell.

  1. Out of This World – 6:44
  2. Watching Me Fall – 11:13
  3. Where the Birds Always Sing – 5:44
  4. Maybe Someday – 5:04
  5. Coming Up – 6:27 – Solo in LP vinile e nelle edizioni CD in Australia, Giappone e Colombia
  6. The Last Day of Summer – 5:36
  7. There Is No If... – 3:44
  8. The Loudest Sound – 5:09
  9. 39 – 7:20
  10. Bloodflowers – 7:31

Formazione[modifica | modifica wikitesto]

Classifiche[modifica | modifica wikitesto]

Classifica (2000-20) Posizione
massima
Australia[5] 11
Austria[5] 22
Belgio (Fiandre)[5] 11
Belgio (Vallonia)[5] 9
Canada[6] 15
Finlandia[5] 15
Francia[5] 3
Germania[5] 5
Irlanda[7] 32
Italia[5] 8
Norvegia[5] 5
Nuova Zelanda[5] 41
Paesi Bassi[5] 50
Portogallo[5] 42
Regno Unito[8] 14
Spagna[9] 18
Stati Uniti[6] 16
Svezia[5] 5
Svizzera[5] 3

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Stephen Thomas Erlewine, Bloodflowers, su AllMusic, All Media Network. URL consultato l'8 dicembre 2023.
  2. ^ (DE) Edelmetall, su Schweizer Hitparade. URL consultato l'8 dicembre 2023.
  3. ^ Zillo Magazine, febbraio 2000, su ourworld.compuserve.com (archiviato dall'url originale il 21 febbraio 2007).
  4. ^ CMJ, dicembre 1999, su imaginaryboys.altervista.org (archiviato dall'url originale l'8 dicembre 2006).
  5. ^ a b c d e f g h i j k l m n (NL) The Cure - Bloodflowers, su Ultratop. URL consultato l'8 dicembre 2023.
  6. ^ a b (EN) The Cure – Chart history, su Billboard, Penske Media Corporation. URL consultato l'8 dicembre 2023. Cliccare sulla freccia all'interno della casella nera per visualizzare la classifica desiderata.
  7. ^ (EN) The Cure - Discography, su irish-charts.com. URL consultato l'8 dicembre 2023.
  8. ^ (EN) Bloodflowers - Full Official Chart History, su Official Charts Company. URL consultato l'8 dicembre 2023.
  9. ^ (ES) Productores de Música de España, Solo Exitos 1959–2002 Año A Año, 1ª ed., ISBN 84-8048-639-2.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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