Bertran de Paris

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Bertan de Paris o Bertran de Parisot o Bertran de Paris de Roerge o de Rouergue (... – ...; fl. dopo il 1260) è stato un trovatore occitano, originario del Rouergue[1], contemporaneo di Guiraut Riquier, da non confondere con l'omonimo trovatore Bertran de Paris als Gordonels incluso nel "repertorio delle attribuzioni discordanti nella lirica trobadorica".

Della sua opera ci è pervenuto un sirventes, classificato da alcuni come enseignamen per joglars,[2][3], Gordotz, ie.us fatz un sol sirventes l'an[1], dedicato alla contessa di Rodez, sua mecenate[3]. Si tratta di uno dei topoi della poesia trobadorica, alla cui composizione si sono dedicati, tra gli altri, Guiraut de Cabreira e Guiraut de Calanson[4]. "Dopo vivaci rimproveri indirizzati al giullare Gordo per la sua ignoranza e incapacità, vengono enumerati, in forma di domande, una lunga serie di canzoni di gesta che il giullare deve imparare a memoria. Le leggende antiche si mischiano ai ricordi dell'epoca carolingia, Dedalo e Sennacherib vengono citati a fianco di Rolando e al signore di Parigi".

Alcuni studiosi tra cui Alfred Jeanroy[3] e l'ungherese István Frank danno Parisot come luogo di provenienza del trovatore. Fu identificato con Bertran IV de Paris

Enseignamen per joglars

             Gordotz eus fatz un sol sirventes l'an
             e seu pogues farians lo bon e bel
             mas ara vei qe perrdut nai lafan
             e vueil oimais qeiras altre chapdel
             vos non sabes chanzon ne sirventes
             vers, ni descort qen cort adir fezes
             qe no sabers vos marris eus conion
             esi metes, so qes daual damon.

             Vos no sabes dartus taot qant ieu faz
             ni desacort on ac maint soldadier
             ni dospind con ancis leschasser
             neciim bastit toleta lamiratz
             ne con anet moyses sobre mar
             ni de iuaeph, qui fo niqe saup far
             ni no sabes qi val mais con del mon
             ni cos perdei, narsius en la fon.

             [...]

             A la valent comtessa de rodes
             car ason cors bel egail ecortes
             portatz mon ehan, nous teigna freitz ni son
             gordos qeu lam mais qe dona del mon.

             Si saupessetz, so qes el sirventes
             dels bos ioglars foras, daqest pais
             mas eu no sai home en aqest mon
             que eus saubes dir, de tot qi es ni don.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b (EN) Ruth Harvey, Linda Paterson, Anna Radaelli, The Troubadour Tensos and Partimens: A Critical Edition, vol. 1, 2010, p. 168. URL consultato il 13 febbraio 2013.
  2. ^ (EN) Frank M. Chambers, An Introduction to Old Provençal Versification. URL consultato il 13 febbraio 2013.
  3. ^ a b c (FR) Alfred Jeanroy, La poésie lyrique des troubadours, 1934, p. 351. URL consultato il 13 febbraio 2013.
  4. ^ (FR) Paul Meyer, Le roman de Flamenca, p. 1865. URL consultato il 13 febbraio 2013.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia Elettronica dei Trovatori, v. 2.0, su w3.uniroma1.it. URL consultato il 13 febbraio 2013 (archiviato dall'url originale il 17 maggio 2013).

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