Benetton (azienda)

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Benetton Group
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Un negozio Benetton a Parma.
StatoBandiera dell'Italia Italia
Forma societariaSocietà a responsabilità limitata
ISINIT0003106777
Fondazione1965 a Ponzano Veneto
Fondata daLuciano Benetton
Sede principalePonzano Veneto
GruppoEdizione
Persone chiave
SettoreModa
ProdottiAbbigliamento, accessori e calzature
Fatturato930,2 milioni di [1] (2017)
Utile netto-216,2 milioni di [1] (2017)
Dipendenti7 500 (2016)
Sito webwww.benettongroup.com

Benetton Group (pronuncia Benettón, /benetˈton/)[2] è un’azienda tessile italiana fondata nel 1965 da Luciano, Gilberto, Giuliana e Carlo Benetton, con sede a Ponzano Veneto in Provincia di Treviso[3], produttrice di abbigliamento[4] con una propria rete di negozi in franchising nel mondo[5] nella quale si vendono prodotti a marchio United Colors of Benetton, Undercolors of Benetton e Sisley[6].

In seguito al delisting, appartiene interamente alla famiglia Benetton, che attraverso Edizione SpA detiene il 100% delle azioni.

Il gruppo deve la sua notorietà sia ai suoi prodotti sia al suo stile di comunicazione, sviluppato a Fabrica, suo centro di ricerca sulla comunicazione.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

L'azienda venne fondata nel 1965 a Ponzano Veneto, in provincia di Treviso, dai fratelli Luciano, Gilberto, Giuliana e Carlo Benetton.[7]. Nello stesso anno viene inaugurato il primo negozio a Belluno. Nel 1969 viene inaugurato il primo negozio all'estero, a Parigi e, nel 1972, esordì il marchio "Jean's West" mentre nel 1974 viene acquisito il marchio Sisley[8]. Alla fine degli anni settanta l'azienda esportava il 60% della produzione.

Negli anni ottanta venne inaugurato il primo negozio a New York in Madison Avenue (1980) e due anni dopo a Tokyo. Dal 1983 inizia la sponsorizzazione di una squadra di Formula 1, la Tyrrell, e tre anni dopo, grazie all'acquisizione della Toleman, si costituisce una propria squadra, la Benetton Formula che verrà poi acquisita nel 2000 dalla Renault. Alla fine degli anni ottanta il Gruppo si quota alle borse di Milano, Francoforte e New York e, nel 1987, nasce la Fondazione Benetton Studi Ricerche e viene istituito il Premio Internazionale Carlo Scarpa.

Viene fondato Fabrica nel 1994, un centro di ricerca sulla comunicazione su iniziativa di Luciano Benetton e Oliviero Toscani con sede presso Villa Pastega Manera a Catena di Villorba, nel complesso restaurato ed ampliato da Tadao Andō. Nel quadro delle attività di Fabrica rientra anche la pubblicazione di Colors, un magazine in tre edizioni bilingue – inglese più italiano, francese e spagnolo.

Nel 2003 la famiglia Benetton annuncia che si ritirerà progressivamente dalla gestione diretta dell'azienda lasciando spazio ai manager esterni alla famiglia.

La delocalizzazione degli impianti produttivi ha comportato la chiusura di numerose fabbriche in Italia, come nel caso di Cassano Magnago. Nel 2006 è stato chiuso il primo negozio in franchising inaugurato nel 1968 a Firenze[9].

Nel 2011 Gilberto Benetton comunica l'intenzione della famiglia di limitare l'impegno nello sport al solo rugby e ai settori giovanili, abbandonando dall'anno successivo le formazioni professionistiche di pallacanestro e pallavolo[10], vincitrici negli anni di diversi titoli italiani e internazionali.

Nel maggio 2012 è stata delistata dalla Borsa di Milano, tornando sotto controllo privato.[11] Nel maggio 2013, a dieci anni esatti dall’annuncio di Luciano Benetton («Passo indietro della famiglia, più potere ai manager») si completa il passaggio e, nel consiglio di amministrazione i quattro fratelli Benetton lasciano il posto ai rispettivi figli Alessandro (già da alcuni anni presente nel consiglio d'amministrazione e dall'aprile 2012 presidente di Benetton Group), Franca Bertagnin, Sabrina e Christian Benetton. Nel maggio 2014 Alessandro Benetton lascia la presidenza della società e a novembre 2016 esce anche dal consiglio di amministrazione per divergenze strategiche con la famiglia.[12]. Alla presidenza viene nominato Francesco Gori mentre nel maggio 2017 a Tommaso Brusò viene conferito l'incarico di direttore operativo.[13]

Agli inizi del 2015 viene avviato, con una serie di scorpori e scissioni, il programma triennale che prevede l'organizzazione di Benetton Group in tre realtà distinte: una focalizzata direttamente sui vari marchi (Benetton Group), una manifatturiera (di nome Olimpias) e una per la gestione immobiliare (Schematrentanove) in modo da misurare la redditività di ogni singola attività. Crescerà l'attività immobiliare ma non quella industriale.[14]

Nel febbraio 2018 Luciano Benetton rientra nel cda dell'azienda ed è nominato presidente esecutivo,[15] occupandosi in particolare dell'attività commerciale, dei negozi e, insieme a Oliviero Toscani, della comunicazione. Jean-Charles de Castelbajac, una lunga carriera che va dal design alla pittura, dalla pubblicità alla street art, è nominato direttore creativo delle collezioni uomo e donna.[16] Nel luglio 2019 lascia l'incarico Tommaso Brusò: non verrà sostituito così come non era stato sostituito nel 2017 l'allora amministratore delegato Marco Airoldi quando si era dimesso.[17]

Marchi[modifica | modifica wikitesto]

Sede[modifica | modifica wikitesto]

Villa Minelli.

La sede centrale di Benetton Group è Villa Minelli, situata a Ponzano Veneto, in provincia di Treviso. Villa Minelli è un complesso di edifici del XVI secolo di grande interesse storico e culturale. È stata acquistata nel 1969 che ne ha poi affidato il restauro e la modernizzazione agli architetti Afra e Tobia Scarpa. I lavori di adeguamento e sistemazione hanno richiesto complessivamente più di quindici anni. Dalla metà degli anni ottanta, Villa Minelli è diventata la sede del Gruppo e il centro operativo di tutte le sue funzioni strategiche.

Controversie[modifica | modifica wikitesto]

Il Tribunale di Milano ha accertato che Benetton non aveva alcuna conoscenza del fenomeno denunciato da Orizio e che non era mai stato coinvolto in questo supposto sfruttamento.
  • Il gruppo impone alla rete di negozi monomarca (di fatto in franchising) obiettivi di vendita svincolati dall'andamento della domanda di settore. I titolari sono tenuti a garantire un determinato livello minimo di forniture e di assortimento, a prescindere dalle reali probabilità di vendita a prezzo pieno e a saldo. Il distributore si impegnava a garantire un'esclusiva di zona, in assenza di concorrenza interna fra punti vendita dello stesso gruppo, ma non nel ritiro e nello smaltimento dell'invenduto, che restava in capo ai dettaglianti.[19]
  • La società Benetton ha acquisito nel 2003, mediante Edizione Holding, The Argentine Southern Land Company Limited, una compagnia in origine inglese e dal 1982 argentina, che aveva la proprietà di circa 900 000 ettari di Patagonia. Parte di questa terra è rivendicata dal popolo Mapuche, costretto a vivere in una striscia di territorio sovraffollato e a diventare spesso manodopera a basso costo.[20] Su questo tema si è aperto un ampio dibattito con posizioni molto differenti.[21][22][23] Benetton ha donato, nel luglio 2006, al governo della provincia argentina del Chubut, 7 500 ettari di terra. Il rifiuto da parte governatore del Chubut dell'offerta ha rappresentato una pesante battuta d'arresto nel processo di dialogo nello storico contenzioso tra il popolo Mapuche e lo Stato argentino.
  • Nel 2011 la campagna UNHATE si è basata su una serie di fotomontaggi, ad opera di Erik Ravelo, in cui vari potenti della terra si scambiano baci in bocca. La foto che ritraeva un bacio tra Papa Benedetto XVI e un Imam, ha scatenato polemiche[24].
  • Nel 2013 a Dacca, in Bangladesh, avviene il crollo del Rana Plaza di Savar dove, secondo alcune fonti, avrebbe avuto sede una delle fabbriche tessili a cui la Benetton appalta i suoi lavori e dove sono morti almeno 381 operai.[25] L'associazione Campagna Abiti Puliti ha accusato Benetton di non controllare le condizioni di sicurezza delle aziende cui affida la gestione dei loro prodotti[26].

Sponsorizzazioni[modifica | modifica wikitesto]

  • Nel 1978 l'azienda sponsorizza e successivamente acquisisce la squadra di rugby di Treviso, che cambia nome in Benetton Rugby Treviso.
  • Nel 1981 l'azienda sponsorizza e successivamente acquisisce la squadra Pallacanestro Treviso.
  • Nel 1987 viene costituita una società di pallavolo, il Volley Treviso, sponsorizzato attraverso il marchio Sisley.
  • Nel 1982 la famiglia Benetton realizza in località San Lazzaro, alla periferia di Treviso, il complesso sportivo La Ghirada-Città dello Sport, mentre l'anno successivo costruisce il Palaverde a Villorba, sede di gioco delle formazioni di basket e pallavolo che, a partire dal 1988, viene gestito con la stessa Ghirada dalla Verde Sport[27], società del gruppo che si occupa di diffondere la cultura dello sport. Nel 1995 Verde Sport realizza l'Asolo Golf Club di Cavaso del Tomba.[28]
  • Dal 1983 inizia la sponsorizzazione di una squadra di Formula 1, la Tyrrell, e tre anni dopo, grazie all'acquisizione di Toleman e Spirit, si costituisce una propria squadra, la Benetton Formula, che corre con licenza britannica dal 1986 al 1995, e italiana dal 1996 al 2001. Ottiene svariati successi negli anni successivi fino al 1994, quando con Michael Schumacher alla guida, ottiene anche il titolo mondiale piloti, bissato l'anno successivo stavolta insieme al titolo costruttori. Nel 2000 la scuderia viene acquistata dalla Renault: l'ultimo campionato sotto il nome Benetton è nel 2001, poi, dall'anno successivo, la squadra diventa Renault F1.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Carlotta Scozzari, Benetton, la società di abbigliamento è un fiume di perdite: ‘rosso’ da 216 milioni nel 2017. Il rilancio in mano a Luciano, su Business Insider Italia, 30 agosto 2018. URL consultato il 13 aprile 2020 (archiviato il 23 giugno 2019).
  2. ^ Bruno Migliorini et al., Scheda sul lemma "Benetton", in Dizionario d'ortografia e di pronunzia, Rai Eri, 2010, ISBN 978-88-397-1478-7.
  3. ^ Natalia Aspesi, Quarant'anni di Benetton "Così ho colorato il mondo", su repubblica.it, 27 agosto 2006.
  4. ^ Benetton Group - Corporate Website, su benettongroup.com. URL consultato il 4 aprile 2018 (archiviato il 10 ottobre 2019).
  5. ^ Benetton Group - Corporate Website, su benettongroup.com. URL consultato il 4 aprile 2018 (archiviato il 1º ottobre 2019).
  6. ^ Benetton Group - Corporate Website, su benettongroup.com. URL consultato il 4 aprile 2018 (archiviato il 1º ottobre 2019).
  7. ^ Benetton Group, in Treccani, Dizionario di economia e finanza. URL consultato il 24 ottobre 2018 (archiviato il 24 ottobre 2018).
  8. ^ (EN) Chi siamo - Sisley, in Sisley. URL consultato il 4 aprile 2018 (archiviato dall'url originale il 4 aprile 2018).
  9. ^ Benetton: ha chiuso ieri a Firenze il primo negozio al mondo della catena monomarca, in www.nove.firenze.it, 19 febbraio 2006. URL consultato il 4 aprile 2018 (archiviato il 5 aprile 2018).
  10. ^ Clamoroso, la famiglia Benetton lascia basket e volley dal 2012, in Corriere del Veneto, 16 febbraio 2011 (archiviato dall'url originale il 20 giugno 2018).
  11. ^ Benetton lascia Piazza Affari dopo 26 anni, La holding di famiglia lancia l'Opa con delisting, in Corriere della Sera, 31 gennaio 2012 (archiviato dall'url originale il 18 dicembre 2016).
  12. ^ Scossa in Benetton, Alessandro lascia cda, in Corriere della Sera, 28 novembre 2016. URL consultato il 4 settembre 2017 (archiviato il 5 maggio 2017).
  13. ^ Benetton cambia il vertice, in Il Sole 24 Ore, 6 aprile 2017. URL consultato il 4 settembre 2017 (archiviato il 6 aprile 2017).
  14. ^ Benetton, il ritorno della vecchia guardia. Le scelte di Luciano su manifattura e negozi, su repubblica.it, 15 gennaio 2018. URL consultato il 24 ottobre 2018 (archiviato il 24 ottobre 2018).
  15. ^ Luciano Benetton si riprende il timone dell'azienda, su italypost.it, 1º febbraio 2018. URL consultato il 24 ottobre 2018 (archiviato il 24 ottobre 2018).
  16. ^ United Colors of Benetton in cerca di rilancio nomina De Castelbjac nuovo direttore creativo, su ilsole24ore.com, 8 ottobre 2018. URL consultato il 10 novembre 2018 (archiviato il 10 novembre 2018).
  17. ^ Non verrà sostituito il COO Tommaso Brusò, su fashionmagazine.it, 15 luglio 2019. URL consultato il 3 dicembre 2019 (archiviato il 3 dicembre 2019).
  18. ^ Dal Corriere della Sera, 12 ottobre 1998 e 21 maggio 2003
  19. ^ Filmato audio United victims of Benetton, Report, 9 dicembre 2019 (archiviato il 6 febbraio 2020). al mimuto 7:50.
  20. ^ (ES) Benetton en La Patagonia: peligro de nuevos y masivos desalojos, su indymedia.org, 18 novembre 2003. URL consultato il 1º maggio 2008 (archiviato il 24 aprile 2008).
  21. ^ Posizione del gruppo Benetton in merito alla vicenda, su benettongroup.com. URL consultato il 23 febbraio 2012 (archiviato il 14 aprile 2012).
  22. ^ sito di riferimento Mapuche, su santarosarecuperada.com.ar. URL consultato il 16 luglio 2010 (archiviato dall'url originale il 15 settembre 2010).
  23. ^ Benetton Group - Corporate Website, su benettongroup.com. URL consultato il 4 aprile 2018 (archiviato il 4 aprile 2018).
  24. ^ I poster di Benetton fanno irritare anche la Casa Bianca, in Corriere della Sera, 18 novembre 2011. URL consultato il 28 giugno 2012 (archiviato il 23 gennaio 2012).
  25. ^ Marco Quarantelli, Bangladesh, strage di lavoratori tessili. E le foto “accusano” Benetton, in Il Fatto Quotidiano, 30 aprile 2013. URL consultato il 2 maggio 2013 (archiviato il 3 maggio 2013).
  26. ^ In Bangladesh, Benetton e le altre aziende devono garantire sicurezza, in Il Fatto Quotidiano, 30 aprile 2014. URL consultato il 2 maggio 2013 (archiviato il 3 maggio 2013).
  27. ^ Chi siamo, su verdesport.it. URL consultato il 4 febbraio 2017 (archiviato il 4 febbraio 2017).
  28. ^ Golf Club Asolo, su golfrevolution.it. URL consultato il 4 febbraio 2017 (archiviato dall'url originale il 5 febbraio 2017).

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