Basilica di San Pellegrino Laziosi

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Basilica di San Pellegrino Laziosi
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneEmilia-Romagna
LocalitàForlì
Indirizzopiazza G. B. Morgagni 4 ‒ Forli' (FC)
Coordinate44°13′11.57″N 12°02′30.9″E / 44.219881°N 12.041917°E44.219881; 12.041917
Religionecattolica
Diocesi Forlì-Bertinoro
Stile architettonicoesterno neoclassico, interno barocco
Inizio costruzioneXII secolo
Sito webSito ufficiale della Basilica

Basilica di San Pellegrino Laziosi è il nome popolare per la chiesa di Santa Maria dei Servi di Forlì.

Storia e descrizione[modifica | modifica wikitesto]

La cappella di San Pellegrino Laziosi
Francesco Antonio Bondi, Gloria di San Pellegrino Laziosi

La basilica, situata nell'antico rione di Campostrino, oggi nel centro di Forlì, si compone di tre navate, con dieci altari laterali, convergenti tutti verso l'abside. È costruita su una chiesa preesistente, dedicata a Sant'Agnese, di cui si può vedere il portale ogivale inserito nell'attuale facciata. Notevole è anche il trecentesco coro in legno: l'unico esempio di stile gotico in Romagna e forse il più antico di tutta la regione. Per l'importanza delle opere ivi esistenti, il santuario fu dichiarato monumento nazionale. Papa Paolo VI lo elevò nel 1977 alla dignità di basilica minore.[1]

Il monumento sepolcrale di Luffo Numai, presente nel lato destro, fu scolpito nel 1502 da Tommaso Fiamberti e Giovanni Ricci. Assai interessante la sala trecentesca del Capitolo, in cui è conservato il Crocifisso miracoloso, davanti al quale San Pellegrino ottenne la guarigione istantanea dalla gangrena alla gamba, di Giuliano da Rimini.

Dal 1345 nella chiesa, curata dall'ordine religioso dei Servi di Maria, è custodito il corpo di San Pellegrino Laziosi, tumulato dal Settecento nel santuario, collocato nel lato destro della basilica. È meta di pellegrinaggi soprattutto il 1º maggio, giorno in cui Forlì festeggia il santo. In questo giorno nel rione Campostrino ci sono numerose bancarelle che vendono cedri.

La chiesa ospita un pregevole organo di Gaetano Callido (XVIII secolo).

Note[modifica | modifica wikitesto]

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