Bartolomeo Vivarini

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Madonna col Bambino, National Gallery di Washington

Bartolomeo Vivarini (Venezia, 1430 circa – dopo il 1491) è stato un pittore italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Iniziò a lavorare insieme al fratello maggiore Antonio Vivarini attorno agli anni cinquanta del Quattrocento. È dibattuto se abbia seguito il fratello e il cognato Giovanni d'Alemagna a Padova durante i lavori nella Cappella Ovetari, dove avrebbe conosciuto Andrea Mantegna, dalla cui arte fu profondamente influenzato.

Al 1450 risale il maestoso polittico, in dodici scomparti, commissionato da papa Niccolò V per l’altare della chiesa della Certosa di Bologna, datato e firmato da entrambi i fratelli nell'iscrizione sulla cornice sotto il gradino del trono della Vergine. I critici ritengono di mano di Antonio le figure ancora legate alla tradizione del gotico internazionale, mentre a Bartolomeo l'introduzione delle novità formali e spaziali del Rinascimento[1].

La prima opera nota che Bartolomeo firma da solo è il San Giovanni da Capestrano, che reca: OPUS BARTHOLOMEI. VIVARINI. DE MVRANO. 1459., dipinta per Gagliano Aterno, oggi al Louvre. Essa ritrae un santo francescano[2]; alla committenza dell'ordine dei Francescani Osservanti infatti sarà dovuta la maggioranza delle opere della bottega muranese dei Vivarini. Le commissioni francescane non arrivarono solo dalla laguna, come i due trittici per Santa Maria Gloriosa dei Frari, ma da tutto l'Adriatico, come ad esempio il Polittico di san Bernardino per il convento di Sant'Eufemia sull'isola di Arbe, o il Polittico di Morano Calabro. La sua presenza è attestata anche a Capua con il dipinto dell'Ecce Homo, parte di polittico poi smembrato, conservato presso il Museo campano.[3]

La Sacra conversazione, dipinta per il convento degli Osservanti di Bari nel 1465, custodita nella Galleria di Capodimonte, è ritenuta la prima pala d'altare a campo unificato del Rinascimento veneziano[4], senza più la suddivisione in scomparti tipica dei polittici. In un paesaggio aperto è rappresentata la sacra conversazione della Pala della certosa di Padova, oggi a Lussingrande, mentre in un hortus conclusus sono racchiusi i personaggi della Sacra Conversazione della Basilica di San Nicola a Bari. Nel 1474 firma da solo il Trittico di San Marco della Cappella Corner in Santa Maria Gloriosa dei Frari, il gusto mantegnesco è evidente nella resa dei dettagli del trono rinascimentale e dei festoni di frutta[5].

Nel corso di oltre quarant'anni di carriera pittorica, attiva soprattutto a Venezia e nei suoi domini, rimase sempre legato allo stile di Andrea Mantegna e degli squarcioneschi, caratterizzato da figure nette e scolpite, dettagli anatomici minuziosamente descritti a contorni netti, anatomie statuarie e colori intensi e traslucidi, ovvero l'opposto della contemporanea ricerca atmosferica e tonale di Giovanni Bellini[6]. Uno degli esempi più alti del suo stile estremo si può vedere nel Polittico di Torre Boldone, detto anche trittico di S. Martino datato 1491 e conservato a Bergamo in Accademia Carrara.

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Con Antonio Vivarini:

Contemporaneamente realizzò autonomamente:

La Santa Maria Maddalena nel Museum of Fine Arts di Boston.
La Madonna col Bambino all'Honolulu Academy of Arts

Agli anni Settanta del secolo risale l'apice della maturità artistica di Bartolomeo che realizza grandi polittici per le chiese di Venezia:

Trittico di sant'Agostino tra i santi Domenico e Lorenzo, 1473, San Zanipolo

Un maggior apporto della bottega caratterizza le opere successive:

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Polittico della Certosa di Bologna, su pinacotecabologna.beniculturali.it.
  2. ^ Saint Jean de Capistran, su cartelfr.louvre.fr.
  3. ^ Museo Provinciale Campano di Capua, su provincia.caserta.it. URL consultato il 7 agosto 2020 (archiviato dall'url originale il 1º ottobre 2020)..
  4. ^ Giuseppe Porzio, DALLA TERRA DI BARI A NAPOLI. IL TRITTICO DI ALVISE VIVARINI A CAPODIMONTE, in IL CASO VIVARINI A BARLETTA, Barletta, Editrice Rotas, 2016.
  5. ^ San Marco e Santi, su basilicadeifrari.it.
  6. ^ Bartolomeo nel segno di Mantegna. La mostra di Palazzo Sarcinelli dedicata ai Vivarini. La rivoluzione di una bottega, Mestre, Corriere del Veneto, 24 aprile 2016.
  7. ^ Sito ufficiale del Comune di Osimo
  8. ^ Sito della Regione Marche
  9. ^ Berenson B., Italian Pictures of the Renaissance. Venetian School, 1957, p. 201

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Giorgio Sinigaglia, De' Vivarini: pittori da Murano, Bergamo, Istituto italiano d'arti grafiche, 1905.
  • Rodolfo Pallucchini, I Vivarini: Antonio, Bartolomeo, Alvise (Saggi e studi di storia dell'arte; 4), Venezia, Neri Pozza Editore, 1961.
  • Francesca D'Arcais, Antonio Vivarini (I maestri del colore n.151), Milano, Fabbri, 1966.
  • Federico Zeri, Antonio e Bartolomeo Vivarini: il polittico del 1451 già in San Francesco a Padova, in Antichita viva n.4, 1975.
  • Miklós Boskovits, Giorgio Fossaluzza, La collezione Cagnola. I dipinti, Busto Arsizio, Nomos Edizioni, 1998.
  • Giorgio De Leonardis, Un tesoro d'arte veneto in terra di Calabria. Il trittico di Bartolomeo Vivarini a Zumpano, Bari, Laterza Giuseppe Edizioni, 2010.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN98283530 · ISNI (EN0000 0001 1880 0434 · BAV 495/294183 · CERL cnp00599406 · Europeana agent/base/153394 · ULAN (EN500029396 · LCCN (ENno2011055702 · GND (DE129386782 · BNF (FRcb149411985 (data) · J9U (ENHE987007269653705171 · WorldCat Identities (ENlccn-no2011055702