Barbiano (Cotignola)

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Barbiano
frazione
Barbiano – Veduta
Barbiano – Veduta
La pieve di Santo Stefano sotto la neve, al tramonto.
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione Emilia-Romagna
Provincia Ravenna
ComuneCotignola
Territorio
Coordinate44°23′N 11°52′E / 44.383333°N 11.866667°E44.383333; 11.866667 (Barbiano)
Altitudine18 m s.l.m.
Abitanti1 329 (2013)
Altre informazioni
Cod. postale48033
Prefisso0545
Fuso orarioUTC+1
Cod. catastaleD121
Nome abitantibarbianesi
Patronosanto Stefano
Giorno festivo26 dicembre
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Barbiano
Barbiano

Barbiano (Barbiân in romagnolo) è una frazione del comune di Cotignola, in provincia di Ravenna. Il centro è ricordato soprattutto per aver dato i natali al grande capitano di ventura Alberico da Barbiano.

Origini del nome[modifica | modifica wikitesto]

Alcuni storici fanno risalire il nome "Barbiano" alla gens Balbia, nota famiglia patrizia romana che abitò nella zona.[Quali storici? Su quali documenti? Con quali indizi storici?]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Primi insediamenti[modifica | modifica wikitesto]

Una leggenda, a lungo ritenuta valida, riportata da Girolamo Bonoli, pone la fondazione di Barbiano prima dell'anno 829, quando, secondo un documento, oggi smarrito, dell'archivio del monastero di San Vincenzo a Milano, il feudo Buguntio sarebbe stato donato da un Everardo Ravennae et Cunii et Lugi comes, figlio di Desiderio, ultimo re Longobardo, alla badessa Agata[1]. La non attendibilità di questa leggenda è facilmente rilevabile in quanto all'inizio del IX secolo, il territorio dell'ormai estinto esarcato di Ravenna era governato da tre tribuni, nominati dall'arcivescovo e riconosciuti persino dall'imperatore Ludovico il Pio. Inoltre, non si hanno fonti riconosciute di un Everardo figlio di Desiderio e di sua moglie Ansa.

Le prime notizie documentate su Barbiano risalgono al 14 novembre 950, quando in un atto riportato dal monsignor Ferdinando Fantuzzi compare la dicitura "plebs sancti Stephani quae vocatur in Barbiano"[2]; la stessa la si ritrova in un successivo atto datato 8 luglio 993. È da sottolineare come allora la pieve di Santo Stefano avesse giurisdizione spirituale e soprattutto battesimale su un vasto territorio, comprendente fino al XIV secolo anche Lugo[3] e Fusignano.

Basso Medioevo[modifica | modifica wikitesto]

Il Medioevo di Barbiano è legato indissolubilmente alla figura di Alberico da Barbiano e alla famiglia dei da Barbiano, conti di Cunio, i quali resero il piccolo borgo un castello fortificato che in breve tempo divenne il più importante della zona e, pertanto, obiettivo di numerose famiglie potenti dell'epoca. I da Barbiano esercitarono la loro supremazia sulla vicina Lugo fino alla metà del XV secolo.

Nel 1333 Ostasio I da Polenta, signore di Ravenna, si impossessò di Lugo. Dopo soli cinque anni, nel 1338 Manfredo da Barbiano conte di Cunio, alleato con l'arcivescovo di Ravenna, tornò nuovamente in possesso del castrum lughese per poi passarlo, per paura di non riuscire a difenderlo, al guelfo Taddeo Pepoli, signore guelfo di Bologna. Dopo aver ripreso il controllo sulla città, nel 1352 i da Barbiano persero definitivamente Lugo, che passò alla famiglia Visconti.

Il castello dei conti di Cunio fu poi abbattuto, dopo vani tentativi, il 16 maggio 1409, ad un mese dalla morte del capitano di ventura Alberico da Barbiano, dalle milizie del figlio ribelle Lodovico, schieratosi assieme alle truppe del cardinale Baldassarre Cossa. Successivamente Lodovico ottenne il possesso di Lugo, Massa Lombarda e Conselice ed il titolo di conte.
Nel 1430 venne offerta ai da Barbiano la contea di Belgioioso[4]. Nel 1436 lasciarono definitivamente la Romagna e presero possesso del castello, in Lombardia. Nel Ducato di Milano essi non dimenticarono le origini romagnole, tanto che il titolo comitale di Cunio venne utilizzato per vezzo, pur non avendone più l'investitura, da alcuni discendenti dei Barbiano[5].

Età Moderna[modifica | modifica wikitesto]

Per tutto il XV secolo la zona fu soggetta al controllo degli Sforza, mentre dal 1500 in poi il territorio passò sotto il dominio estense, fino al 1598, anno nel quale Barbiano passò allo Stato Pontificio. Il territorio di Barbiano, come gran parte della Romagna, rimase nello Stato della Chiesa fino all'Unità d'Italia, a parte il periodo di occupazione napoleonico. Le truppe napoleoniche invasero la Romagna nel 1796. Lugo si rivoltò (30 giugno - 8 luglio) e fu punita con il saccheggio. Anche Barbiano subì gli effetti della rappresaglia francese poiché alcuni contadini avevano partecipato ad un'azione antifrancese (agguato di Villa Bolis).

Negli anni quaranta del XIX secolo, all'epoca del famoso bandito Stefano Pelloni detto "il Passatore", due barbianesi, Pietro Tasselli detto "Pierone o Giazzolo", e Andrea Montanari, prete-bandito, ambedue forse ispiratori della visita nella locale canonica del Passatore, si aggregarono al suo gruppo.

XX e XXI secolo[modifica | modifica wikitesto]

Durante la seconda guerra mondiale, l'avanzata degli eserciti alleati (USA e Impero britannico) si arrestò lungo il Senio (inverno 1944-aprile 1945)[6]; Barbiano venne liberata dal 24º Battaglione di fanteria della Seconda Divisione Neozelandese, nella notte fra il 9-10 aprile 1945.
Un soldato barbianese è ricordato per aver partecipato all'ultima carica di cavalleria lanciata dall'esercito italiano: si chiamava Giovanni Camerini ed aveva 22 anni. L'attacco si svolse il 17 ottobre 1942 sul fronte jugoslavo e Camerini cadde in battaglia[7].

Lo stemma della frazione dipinto sulla facciata della casa comunale

Nel secondo dopoguerra sono stati attivati molti servizi per la cittadinanza, come la stazione ferroviaria.

Oggi nella frazione sono presenti una scuola materna, una scuola elementare e alcuni servizi primari come un ufficio postale e una farmacia; a Barbiano ha inoltre sede uno stabilimento di Conserve Italia.

Monumenti e luoghi d'interesse[modifica | modifica wikitesto]

Architetture religiose[modifica | modifica wikitesto]

La Pieve di Santo Stefano

Società[modifica | modifica wikitesto]

Religione[modifica | modifica wikitesto]

La parrocchia di Barbiano fa parte della Diocesi di Imola.

Il patrono è Stefano protomartire, che si festeggia il 26 dicembre. Nella chiesa parrocchiale si venera l'immagine della Madonna Incoronata.

Cultura[modifica | modifica wikitesto]

Eventi e ricorrenze[modifica | modifica wikitesto]

La principale festa religiosa che si svolge a Barbiano è la Festa della Madonna Incoronata, che si tiene nella prima domenica di settembre.

Barbiano nella letteratura[modifica | modifica wikitesto]

I da Barbiano, signori di Barbiano durante il periodo medievale, sono citati come signori di Cunio nel Canto XIV del Purgatorio, nella cornice degli invidiosi.

Infrastrutture e trasporti[modifica | modifica wikitesto]

Barbiano è situato lungo la strada provinciale che collega Lugo con Faenza.

È attraversato, inoltre, dalla linea ferroviaria Castel Bolognese-Ravenna. La fermata di Barbiano è stata inaugurata nel 1955.

Galleria d'immagini[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Girolamo Bonoli, Storia di Lugo, 1981, p. 81.
  2. ^ Luigi Baldisseri, I castelli di Cunio e Barbiano, Coop. tipografica Giulio Ungania, Imola, 1911, p. 9.
  3. ^ http://www.romagnadeste.it/it/7-cotignola/i1506-pieve-romanica-di-barbiano.htm Archiviato il 21 ottobre 2017 in Internet Archive. Solo nel 1315 fu concesso alle chiese di Lugo di avere un proprio battistero.
  4. ^ don Mino Martelli, Storia di Lugo di Romagna in chiave francescana, Walberti, Lugo, 1984, p. 99.
  5. ^ Si rimanda al testo di Vincenzo Rizzo Zambonini dei Ritii, Barbiano di Belgiojoso. Genealogia di una famiglia, vol. 1, Milano 2020, ed in particolare alla genealogia di pag. 31 ed al testo di pag. 61 e seguenti.
  6. ^ http://www.nelseniodellamemoria.it/pagina.asp?S=7&P=25 Archiviato il 27 aprile 2013 in Internet Archive. Durante quei mesi si avvicendarono, in quel breve tratto strategico, soldati canadesi, polacchi, indiani, nepalesi, inglesi, neozelandesi, sudafricani e italiani da una parte; tedeschi, austriaci, turkmeni e italiani della R.S.I dall'altra.
  7. ^ La tragica morte dell’artigliere Camerini, su ilrestodelcarlino.it. URL consultato il 15 dicembre 2020.
  8. ^ Cotignola. Presentazione, su comune.cotignola.ra.it. URL consultato il 28 giugno 2011 (archiviato dall'url originale il 21 febbraio 2012).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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