Bajadasaurus

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Bajadasaurus
Ricostruzione scheletrica (ossa conservate in bianco), posizione e mappa della cava in cui è stato rinvenuto Bajadasaurus
Stato di conservazione
Fossile
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Phylum Chordata
Superordine Dinosauria
Ordine Saurischia
Sottordine † Sauropodomorpha
Infraordine † Sauropoda
Famiglia † Dicraeosauridae
Genere Bajadasaurus
Gallina et al., 2019
Nomenclatura binomiale
† Bajadasaurus pronuspinax
Gallina et al., 2019

Bajadasaurus (Gallina et al., 2019; letteralmente lucertola di Bajada) è un genere estinto di dinosauro sauropode dicraeosauride vissuto nel Cretaceo inferiore, circa 140-134 milioni di anni fa (Berriasiano-Valanginiano), in quella che oggi è la Formazione Bajada Colorada, in Patagonia, Argentina.

Il genere contiene una singola specie, ossia B. pronuspinax, nota per un singolo esemplare ritrovato nel 2010, e che comprendeva un cranio quasi completo e due vertebre cervicali.[1] Bajadasaurus sfoggiava lunghe spine neurali biforcate, estremamente allungate, che si estendevano dalle vertebre cervicali, verso il capo dell'animale. Ciò lo rendeva molto simile ad Amargasaurus, un altro genere di dicraeosauride anch'esso provvisto di spine neurali allungate e curvate. Sono state proposte varie ipotesi sulla funzione di queste lunghe spine in Amargasaurus, e con la descrizione del Bajadasaurus del 2019, Gallina et al. suggeriscono che queste strutture fornissero una difesa passiva contro i predatori in entrambi i generi. Le orbite di Bajadasaurus erano poste in una posizione elevata del cranio, consentendo forse all'animale di guardare avanti mentre si nutriva. Bajadasaurus è stato scoperto in rocce sedimentarie della Formazione Bajada Colorada, e il suo ambiente assomigliava a un sistema fluviale intrecciato. Condivideva il suo ambiente con altri dinosauri, tra cui il sauropode Leinkupal e diversi teropodi.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Le caratteristiche anatomiche più evidenti e bizzarre di Bajadasaurus erano senz'altro le lunghe spine neurali marcatamente allungate e rivolte in avanti delle vertebre cervicali. Gallina et al. (2019) suggeriscono che queste grandi strutture, in vita, fossero coperte di cheratina, che ne avrebbe aumentato la lunghezza, e venissero usate primariamente come forma di difesa passiva contro i predatori. Queste caratteristiche spine neurali allungate erano già state ritrovate nel dicraeosauride Amargasaurus, tuttavia in quest'ultimo le spine sono rivolte posteriormente.[1]

Classificazione[modifica | modifica wikitesto]

Il genere correlato Amargasaurus, le cui spine neurali similmente allungate sono state paragonate a quelle di Bajadasaurus

Bajadasaurus è classificato come membro della famiglia Dicraeosauridae, una famiglia di sauropodi generalmente piccoli dai colli relativamente corti.[1][2] I dicraeosauridi sono una delle tre famiglie principali comprese in Diplodocoidea, una delle principali suddivisioni dei dinosauri sauropodi. All'interno di Diplodocoidea, i dicraeosauridi formano un sister group con i Diplodocidae, mentre la terza famiglia, i Rebbachisauridae, è più lontana. Dicraeosauridi e diplodocidi sono uniti all'interno del gruppo Flagellicaudata, che prende il nome dalla caratteristica coda a frusta del gruppo.[3] Nella loro descrizione di Bajadasaurus del 2019, Gallina e colleghi hanno riconosciuto sette generi di dicraeosauridi aggiuntivi. Il più antico è Lingwulong dal primo al medio Giurassico della Cina,[4] mentre altri tre generi sono noti dal Giurassico superiore, ossia Brachytrachelopan dall'Argentina, Suuwassea dagli Stati Uniti, e l'eponimo Dicraeosaurus dalla Tanzania. I dicraeosauridi del Cretaceo inferiore includono Bajadasaurus così come Amargatitanis, Pilmatueia e Amargasaurus, tutti dall'Argentina. Un esemplare senza nome della Formazione Itapecuru del Brasile indica che il gruppo persistette almeno fino alla fine del Cretaceo inferiore.[5] Anche se le spine neurali allungate e biforcate sono una caratteristica comune del gruppo, le spine estremamente allungate di Bajadasaurus sono note solo nel genere Amargasaurus, vissuto circa 15 milioni di anni prima di Bajadasaurus.[1]

Arcata di denti isolati che mostra i premascellari (pm1-4) e i mascellari (m1-8)

Nella loro analisi filogenetica, Gallina e colleghi (2019) hanno recuperato Bajadasaurus come un membro intermedio di Dicraeosauridae, più derivato di Suuwassea e Lingwulong, ma meno derivato di Pilmatueia, Amargasaurus, Dicraeosaurus e Brachytrachelopan. Amargatitanis è stato rimosso dall'analisi a causa della sua posizione instabile. L'assegnazione di Bajadasaurus a Dicraeosauridae è supportata da sei sinapomorfie (caratteristiche anatomiche condivise con altri membri del gruppo). L'animale può essere distinto dagli altri dicraeosauridi per la sua combinazione unica di caratteristiche, che comprende quattro autapomorfie (una finestra post temporale estesa medialmente, processi basali sottili e lunghi, nervo neurale orientato verticalmente della seconda vertebra cervicale e spine neurali allungate, ricurve in avanti sul collo).[1]

Il seguente cladogramma di Gallina e colleghi (2019)[1] mostra le possibili relazioni tra i vari membri di Dicraeosauridae:


Diplodocoidea

Rebbachisauridae

Flagellicaudata

Diplodocidae

Dicraeosauridae

Suuwassea

Lingwulong

Bajadasaurus

Pilmatueia

Amargasaurus

Dicraeosaurus

Brachytrachelopan

Scoperta e denominazione[modifica | modifica wikitesto]

Elementi fossili conosciuti di Bajadasaurus

L'unico esemplare di Bajadasaurus conosciuto è stato riportato alla luce nel 2010 dai paleontologi della CONICET, l'agenzia scientifica del governo argentino. Il sito della scoperta, la località Bajada Colorada, si trova a 40 chilometri (25 miglia) a sud della città di Picún Leufú, vicino alle sponde occidentali del fiume Limay, in Patagonia. L'esemplare, di cui inizialmente erano visibili solo alcuni denti, fu trovato dal paleontologo argentino Pablo Gallina. Poiché i fossili in quest'area sono spesso fragili, l'esemplare non è stato estratto sul campo osso per osso, ma è stato estratto come un unico blocco di roccia e ossa avvolto nell'intonaco. La preparazione del blocco in laboratorio ha poi rivelato la maggior parte del cranio e le prime due e probabilmente la quinta vertebra del collo di un nuovo genere di dinosauro sauropode.[1][6] Il sito della scoperta fa parte della Formazione Bajada Colorada, una successione di rocce sedimentarie del Bacino Neuquén datata tra la fine del Berriasiano e l'inizio del Valanginiano, del Cretacico inferiore. L'esemplare è ora curato dal Museo Municipal Ernesto Bachmann a Villa El Chocón, Provincia di Neuquén, con il numero di catalogo MMCh-PV 75.[1]

L'esemplare è stato formalmente descritto come l'olotipo di un nuovo genere e specie, Bajadasaurus pronuspinax, da Gallina e colleghi, nel 2019. Il nome generico, Bajadasaurus, deriva dalla parola spagnola Bajada ("in discesa") in riferimento alla località Bajada Colorada, e dalla parola greca saurus ossia "lucertola". Il nome specifico, pronuspinax deriva dal latino pronus ossia "piegato in avanti", e dal greco spinax ossia "spina dorsale", riferendosi alle spine neurali allungate e ricurve dell'animale.[1]

Paleoecologia[modifica | modifica wikitesto]

Mappa della posizione della cava dell'olotipo

Bajadasaurus è stato ritrovato all'interno della Formazione Bajada Colorada, una formazione geologica del Gruppo Mendoza, esposta nel nord della Patagonia. La formazione è composta da arenarie e conglomerati rossi e verdi-marroni di granulometria sia di grana fine sia di grana grossa insieme con fasce di argille rossastre e siltite marrone chiaro. Questi sedimenti erano per lo più depositati da un sistema di fiumi intrecciati, come è evidente da canali fluviali ben conservati con letti incrociati. La formazione Bajada Colorada si sovrappone alle formazioni Quintuco e Picún Leufú e viene ricoperta dalla Formazione di Agrio.[1][7][8] L'età superiore della formazione è limitata dalla tempistica di una discordanza, datata a 134 milioni di anni fa.[9] Bajadasaurus viene dalla località Baada Colorada, la località tipo della formazione. Nella stessa località sono stati ritrovati anche i resti di un altro sauropode, il diplodocide Leinkupal laticauda, nonché di diverse specie di teropodi che possono essere ascritte ai tetanuri basali e possibilmente agli abelisauroidi e ai deinonychosauri.[1][7]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h i j k P.A. Gallina, S. Apesteguía, J.I. Canale e A. Haluza, A new long-spined dinosaur from Patagonia sheds light on sauropod defense system, in Scientific Reports, vol. 9, 2019, p. 1392, DOI:10.1038/s41598-018-37943-3.
  2. ^ M. Hallett e M. Wedel, The Sauropod Dinosaurs: Life in the Age of Giants, Baltimore, Johns Hopkins University Press, 2016, p. 45, ISBN 978-1-4214-2028-8.
  3. ^ JD Harris e P Dodson, A new diplodocoid sauropod dinosaur from the Upper Jurassic Morrison Formation of Montana, USA, in Acta Palaeontologica Polonica, vol. 49, n. 2, 2004, pp. 197–210.
  4. ^ Xing Xu, Paul Upchurch, Philip D. Mannion, Paul M. Barrett, Omar R. Regalado-Fernandez, Jinyou Mo, Jinfu Ma e Hongan Liu, A new Middle Jurassic diplodocoid suggests an earlier dispersal and diversification of sauropod dinosaurs, in Nature Communications, vol. 9, 2018, pp. Article number 2700, DOI:10.1038/s41467-018-05128-1.
  5. ^ F.E. Novas, The age of dinosaurs in South America, Bloomington, Indiana University Press, 2009, pp. 172–174, ISBN 978-0-253-35289-7.
  6. ^ Ed Yong, This Dinosaur Had a Mohawk of Horns, in The Atlantic, 5 febbraio 2019. URL consultato il 9 febbraio 2019.
  7. ^ a b P.A. Gallina, S.Z. Apesteguía, A. Haluza e J.I. Canale, A diplodocid sauropod survivor from the Early Cretaceous of South America, in PLoS ONE, vol. 9, n. 5, 2014, pp. e97128, Bibcode:2014PLoSO...997128G, DOI:10.1371/journal.pone.0097128.
  8. ^ Héctor A. Leanza e Carlos A. Hugo, Cretaceous red beds from southern Neuquén Basin (Argentina): age, distribution and stratigraphic discontinuities, in Publicación Electrónica de la Asociación Paleontológica Argentina, vol. 7, n. 1, 2001, pp. 116–122.
  9. ^ Héctor A. Leanza, Las principales discordancias del Jurásico Superior y el Cretácico de la Cuenca Neuquina, in Anales de la Academia Nacional de Ciencias Exactas, Físicas y Naturales, vol. 57, 2005, pp. 147–155.

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