Società Sportiva Calcio Bari
Associazione Sportiva Bari Calcio | |
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Galletti, Biancorossi | |
Segni distintivi | |
Uniformi di gara | |
Colori sociali | Bianco e rosso con gallo |
Simboli | Gallo |
Inno | Bari Grande Amore Sabino Bartoli - Enzo Strippoli - Luigi Rana |
Dati societari | |
Città | Bari |
Nazione | Italia |
Confederazione | UEFA |
Federazione | FIGC |
Campionato | Serie B |
Fondazione | 1908 |
Scioglimento | 1915 |
Rifondazione | 1928 |
Presidente | Francesco Vinella |
Allenatore | Vincenzo Torrente |
Stadio | San Nicola (58.270 posti) |
Sito web | www.asbari.it |
Palmarès | |
Titoli nazionali | 2 campionati di Serie B 4 campionati di Serie C 1 campionato di Serie D |
Trofei internazionali | 1 Coppa Mitropa |
Stagione in corso | |
Si invita a seguire il modello di voce |
L'Associazione Sportiva Bari, nota semplicemente come Bari, è la principale società calcistica di Bari. Attualmente partecipa al campionato di Serie B.
Ha militato per 30 stagioni nella Serie A a girone unico risultando così la prima formazione della Puglia e la terza dell'Italia Meridionale, dopo il Napoli e il Cagliari, per numero di partecipazioni nel massimo campionato di calcio. Inoltre il Bari è al 18º posto su 60 squadre nella classifica perpetua della Serie A.
Tradizionalmente soprannominata "squadra ascensore" per le continue discese e risalite tra la Serie A e le categorie inferiori,[1][2] significativo il fatto che dalla sua rosa e dal suo vivaio, siano usciti molti giovani giocatori che si sono poi affermati in massima serie, i più noti Boban, Cassano, Ventola.[3]
Storia
Le origini (1908-1927)
La prima squadra di calcio di Bari fu fondata il 15 gennaio 1908[4] come Foot-Ball Club Bari. Come nel caso di molte altre squadre di calcio italiane, anche la fondazione del Bari fu caratterizzata dalla partecipazione di alcuni stranieri: Floriano Ludwig, tedesco trapiantato a Bari che ne fu il principale fondatore, Gustavo Kuhn, svizzero, cui si aggiunse Giovanni Tiberini, marchigiano trapiantato a Bari, che capeggiava figli di commercianti baresi.[5]
Nella prima formazione (nella foto a lato) si riconosce lo stesso Ludwig, il primo in piedi da sinistra, insieme ad altri stranieri, a Bari per lavoro, e baresi: a fianco di Ludwig in piedi da sinistra Barther, inglese e Bach, svizzero, al centro Attoma, Roth, svizzero, e Labourdette, spagnolo, in basso Jovinet, francese, Giordano, Gazagne, francese, Randi e Ziegler.[5] Originalmente i calciatori indossavano maglia granata e pantaloncini bianchi e giocavano principalmente contro marinai inglesi al campo San Lorenzo (di proprietà militare) nel quartiere di San Pasquale.[5]
Sebbene il club fosse stato fondato in tempi molto antichi la squadra, come la quasi totalità di quelle esistenti nel Mezzogiorno, non era ben rappresentata nei campionati del calcio italiano, per cui il F.B.C. Bari non prese parte alle prime stagioni. Di fatto, solo la Campania aveva un campionato regionale antecedente alla prima guerra mondiale.[6] All'epoca erano in attività, accanto al F.B.C. Bari (che presto arrivò a contare cinque squadre, a seconda dell'età degli appartenenti), altre due società: il Foot-Ball Club Liberty (colori rosso-blu a bande orizzontali e short bianchi, poi variati nel 1915 in bianco-blu verticali), fondato da giovani dissidenti del Bari originale nel 1909 e l'Unione Sportiva Ideale, fondata nel 1908 (che giocarono inizialmente in maglia blu con stella bianca sul lato sinistro del petto e pantaloncini bianchi; strisce nero-verdi adottate invece nel 1915).[6] Queste formazioni si cimentavano in amichevoli stracittadine e contro squadre organizzate da marinai sbarcati a Bari e in seguito in incontri (sempre amichevoli) con altre formazioni pugliesi.[6] Nel 1915, in periodo di guerra, il F.B.C. Bari venne sciolto, mentre Liberty e Ideale riuscirono appena a sostenersi finanziariamente per non chiudere l'attività (causa la forte mancanza di atleti, partiti tutti per il fronte).[6]
Dopo la fine della guerra, solo Liberty e Ideale ripresero l'attività sportiva; la rivalità reciproca fra queste due compagini aumentava con il passare del tempo.[6] Generalmente quella del Liberty era considerata la formazione degli aristocratici e borghesi, l'Ideale quella dei proletari.[7] Diversi componenti del vecchio FBC Bari passavano nel frattempo al Liberty; lo stesso Ludwig ed il suo collaboratore Kuhn divennero alti dirigenti del club biancoblu (si può quindi dire che il Liberty, in un certo senso raccolse l'eredità sportiva del FBC Bari originario).[8] Fu proprio il FBC Liberty la prima squadra della Provincia di Bari a prendere parte al campionato italiano di calcio, durante il torneo di Prima Divisione 1921-1922, organizzato dalla CCI quando molti dei club principali del paese entrarono in contrasto con la FIGC.[6]
La stagione successiva l'Ideale divenne la prima squadra di Bari a raggiungere le semifinali di Lega Sud, dove la Lazio passò in finale. Il 16 gennaio 1924 il F.B.C. Bari fu rifondato, ma da persone diverse da quelle di sedici anni prima ed ebbe accesso in Prima Divisione.[6] Tutti tre i club baresi parteciparono per la prima volta insieme al campionato, nella stagione 1924-25, dove il FBC Bari arrivò ultimo e retrocedette e il Liberty raggiunse le semifinali di Lega, venendo qui sconfitto pesantemente dall'Alba Roma, per 0-6 all'andata e 0-3 al ritorno.
A fine stagione 1924-1925 il FBC Bari si sciolse, dopo un solo anno di militanza (tra l'altro fu poco seguito, perché ormai a Bari e provincia le attenzioni erano fervidamente rivolte a Liberty e Ideale).[6]
Nel dicembre del 1925 le formazioni baresi iniziarono a utilizzare il "Campo degli Sports"; uno stadio costruito nel rione Carrassi dalla Società Anonima S.A.S., su iniziativa del Liberty.[6]
Nel torneo di Prima Divisione 1926-1927 (la Prima Divisione era la Serie B di allora) il FBC Liberty cambiò denominazione in "Bari Football Club", usandola per la prima volta il 6 febbraio 1927 nell'incontro amichevole contro l'Audace Taranto.[9] Nel 1927 esordì Raffaele Costantino. I bianco-blu chiusero la competizione al secondo posto ad un sol punto di distacco dalla Lazio (che quindi passò in Divisione Nazionale, corrispondente all'attuale Serie A); l'Ideale terminò quinta (a metà classifica).
La promozione in Divisione Nazionale del Bari F.C., la nascita del'Unione Sportiva Bari e la Serie B (1927-1931)
Nell'anno sportivo 1927-1928, alla fine di un campionato di vertice, il Bari F.C. raggiunse per la prima volta la Divisione Nazionale con la decisiva vittoria per 5-3 sulla Fiorentina, il 15 gennaio 1928 al Campo degli Sports. Protagonista della stagione anche il giovane barese Fajele Costantino, poi incoronato "reuccio" dalla tifoseria. L'Ideale invece, concluse il campionato al terzultimo posto in classifica.
A campionato concluso, come in diverse altre città d'Italia (per esempio Salerno, Napoli, Firenze e Roma), anche il Bari F.C. (Liberty) e l'Ideale si fusero nell'Unione Sportiva Bari il 27 febbraio 1928.[10] La nuova U.S. Bari fu la prima formazione pugliese della storia che partecipò al massimo campionato di Calcio.
A partire dalla stagione 1928-29 il Bari cominciò a indossare maglie bianche con risvolti rossi e pantaloncini bianchi (riprendendo i colori dell'effigie comunale).[11] Il 22 settembre 1928, Alfredo Bogardo, noto giornalista della testata locale "Cinesport", riprendendo l'idea di Carlo Bertoglio del Guerin Sportivo, lanciò un referendum popolare per assegnare un simbolo al Bari ed ai suoi giocatori: il più votato fu il "galletto" (che prevalse su aquilotti, scoiattoli, passerotti e gazzelle). Il nome "pettirossi", coniato da La Gazzetta del Mezzogiorno, ebbe invece breve durata.[11]
Dopo la stagione '28-'29 il sistema della lega fu riorganizzato e il Bari, classificatosi 13º, fu piazzato nella neo istituita "Serie B". Costantino fu convocato per la prima volta nella Nazionale italiana, rendendo il Bari la prima squadra di Serie B a vedere un proprio giocatore convocato in Nazionale.[12]
Nel 1929 entrò Pippo Scategni. Dopo il tentativo di ritorno immediato in massima serie nella stagione 1929-1930, fallito tra vistosi alti e bassi ed il gravissimo infortunio del venticinquenne barese Totò Lella (a causa di un calcione subìto al costato nella partita giocata contro la Fiumana, fuori casa, il ragazzo subì una lesione polmonare morendo per l'aggravamento delle condizioni nel 1932),[13] vennero ingaggiati l'allenatore Janos Hajdu (già mezzala del vecchio Liberty), il toro Dario Gai e Piero Bottaro (Costantino venne ceduto alla Roma, in serie A, per poi far ritorno a Bari nel ’35). I pugliesi condussero quindi un campionato cadetto 1930-‘31 positivo, tornando in massima serie.
Le prime stagioni in A (1931-1943)
Per la A, Hajdu fu sostituito dall'ungherese Árpád Weisz, già campione d'Italia nel 1929-1930 con l'Ambrosiana Inter (e futuro vincitore di due scudetti con il Bologna; in seguito fu espulso dall'Italia nel 1938 perché ebreo e perì ad Auschwitz nel 1944). Il girone d'andata fu però molto sofferto e a fine stagione la squadra si salvò vincendo lo spareggio contro il Brescia.
Nell'annata successiva Weisz tornò all'Ambrosiana. A causa d'insufficiente liquidità furono ceduti molti degli atleti maggiormente valutati, compreso Bottaro; tra i nuovi arrivati vi furono invece Alfredo Marchionneschi, Luigi Ferrero e il portiere Alferio Cubi.[14] In campionato, dopo qualche buon risultato la squadra raccolse pochi punti nel girone d'andata, migliorò in quello di ritorno ma penalizzata da ben 13 rigori contro,[15] retrocedette per pochi punti alle ultime giornate.
Nella stagione seguente in B (quegli anni sdoppiata in due gironi), la rosa venne ringiovanita e messa sotto la guida di Tony Cargnelli; inoltre entrò a far parte dei biancorossi Annibale Frossi (che partì l'anno successivo) e lasciarono Gai e Scategni.[16] Alla fine del campionato, dopo essersi piazzati primi nella classifica del proprio girone, i biancorossi persero 1-0 la gara-promozione di Bologna con la Sampierdarenese (arrivata prima nel girone settentrionale): dopo aver mostrato grande ardore i biancorossi caddero, sotto gli applausi, in lacrime per la mancata promozione.[16]
Il 6 settembre 1934 Benito Mussolini inaugurava il nuovo stadio della Vittoria.[17]
L'obiettivo della massima serie venne raggiunto nell'anno sportivo 1934-1935, sotto la guida di András Kuttik.
Gli anni 1935-1941 videro la permanenza del Bari in serie A.
Nel 1936 fu ceduto Marchionneschi e tornò in panchina Cargnelli (lasciò ancora Bari due anni dopo). Nella gara del 3 gennaio 1937 contro l'Alessandria la giovane mezzala barese Francesco Capocasale, alla seconda gara in prima squadra segnò il goal-vittoria del 2-1;[18] in quella del 18 aprile contro l'Ambrosiana Cesarino Grossi (anch'egli esordiente barese) aiutò la formazione nella rimonta dallo 0-2 (al 2-2); diventando guru della folla.[19] La limitata statura valse a Grossi il soprannome di "centravanti tascabile". In Coppa Italia 1936-37 il Bari fu eliminato ai quarti di finale dal Milano. Nel 1938 andò via anche Ferrero e salì in prima squadra Tommaso Maestrelli (barese ma pisano di nascita). Nel 1939 Costantino cessò l'attività agonistica (rimase nella dirigenza del Bari come direttore sportivo, assumendo a più riprese anche la guida tecnica della squadra)[20]; lasciarono Cubi, Grossi (partito in guerra morì in Albania, con grande dolore del Calcio italiano) e Capocasale che fu venduto alla Juventus. Fu ingaggiato Alessandro Carlini. Il Bari giunse alle semifinali di Coppa Italia 1939-‘40 venendo qui eliminato per 0-2 dal Genova. Il bilancio della società andava sempre più in passivo (anche a causa di un varco aperto nelle recinzioni dello stadio, usato spesso per non pagare il biglietto) e nell'estate del 1940 la dirigenza fu costretta a vendere molti degli atleti maggiormente valutati;[21] tra i vari acquisti entrava a far parte del Bari il portiere Leonardo Costagliola. Nel 1941 la squadra retrocedette, chiudendo il periodo finora più lungo dei galletti in Serie A: sei anni. Il Bari risalì in prima serie l’anno dopo, conquistando il primo posto in Serie B; nel ‘43 cadde però di nuovo in seconda serie, agli spareggi. Molti pensarono a una congiura contro i galletti (a fine stagione lasciò Maestrelli).[22]
Gli ultimi anni della guerra (1943-1945)
Il campionato 1943-‘44 non fu disputato a causa del pieno imperversare della guerra. Diversi amministratori della società biancorossa si erano ormai disinteressati alla squadra e non rinnovarono i contratti degli atleti entro il termine del 31 dicembre 1943, pertanto i giocatori erano praticamente svincolati.[23]. Lo stadio della Vittoria venne occupato dai militari alleati dopo la liberazione del Sud Italia.[24]
Il 27 dicembre del '44 venne nominato commissario straordinario dell’U.S. Bari Francesco De Palma, unico commissario della gestione del 1943, rimasto a interessarsi del Bari Calcio.[25] Nell'intento di far partecipare anche i galletti al "campionato nazionale misto", il 1º gennaio 1945 la dirigenza biancorossa, composta in parte da persone differenti da quelle della passata gestione, cambiò la denominazione in Associazione Sportiva Bari e poté quindi ritesserare molti calciatori del '43 e iscriversi alla nuova competizione.[25] Tommaso Annoscia subentrò a De Palma come presidente del nuovo sodalizio.[25]
I biancorossi giocarono le prime due gare di casa, del campionato misto al “campo Antonio Lella”, un campo improvvisato, situato in via Crispi (nel quartiere Marconi di Bari) e allestito dal rifondato Liberty; anch'esso partecipante al medesimo torneo (in una delle due gare giocate al Lella, la nuova A.S. Bari batté per 5-1 proprio i libertiani; a Bari non si giocavano derby da diciotto anni).[25] A fine febbraio gli alleati concessero il riutilizzo del Della Vittoria e il 4 marzo, giornata di vento nevoso, i biancorossi tornarono a calcarne il terreno battendo il "Presidio" Lecce per 2-1.[25] I baresi conclusero la competizione (segnata da disordini per intemperanze dei tifosi, con l’esclusione di sei squadre delle tredici iniziali e la fine anticipata del torneo)[25] al primo posto, con 27 punti e a tre lunghezze dalla seconda classificata.[25] Poco prima del nuovo campionato Capocasale tornò fra i biancorossi.
Il dopoguerra: dalla Bari “Stella del Sud” alla caduta in IV Serie (1945-1952)
Nella stagione 1945-46 il Bari terminò al secondo posto, a pari merito con il Napoli capolista, il girone Centro-Sud del "campionato misto A-B" (ottenendo quindi la promozione al campionato unificato di Serie A, che i galletti disputarono nell'annata successiva). Nella stagione 1946-1947 (dominata dal Grande Torino) il Bari, allenato prima da Costantino e poi da Andras Kuttik (cambio necessario per effettuare la conversione dal gioco metodista a quello sistemista), stazionò per diverse giornate al quarto posto; nel girone di ritorno perse alcune posizioni in classifica e chiuse la competizione al settimo posto; traguardo attualmente non ancora eguagliato. Questo Bari è tuttora ricordato come la “Stella del Sud”.[26]
Nel 1947 debuttò Mihály Vörös, nel ‘48 andò via Costagliola. Da questo momento i baresi ebbero un rendimento altalenante e nel 1950 retrocedettero. La società denunciò dei torti arbitrali e a seguito della ricusazione dei ripetuti ricorsi, il presidente Annoscia fu squalificato per tre anni e decise di ritirarsi dal mondo del calcio.[27] L'anno seguente i galletti retrocedettero ancora e giunti sesti nel girone G della Serie C 1951-‘52, subirono un'umiliante retrocessione nella neo istituita IV Serie per effetto del lodo Barassi (emanato pochi mesi prima). Nel 1951 debuttò in prima squadra Nicola Chiricallo, che andò via dopo due campionati insieme a Vörös.
Sempre nel ‘51 la vecchia amministrazione del Bari uscì di scena accollandosi i debiti pregressi; quindi l'A.S. Bari iniziò ad essere gestita da una commissione comunale di reggenza.[29]
La risalita dal baratro (1952-1961)
Nel 1953 la commissione di reggenza nominò l’avvocato Achille Tarsia Incuria (assessore allo sport del Comune) presidente; costui predilesse una politica d'acquisto degli atleti basata sul risparmio.[29]
Quello stesso anno fu scelto come allenatore il barese Francesco Capocasale (già calciatore e allenatore del Bari negli anni precedenti) ed acquistato Mario Mazzoni, poi rimasto a Bari per dieci anni e tuttora il terzo per partite giocate in biancorosso, con 313 presenze. Capocasale portò il galletto al primo posto nel girone H di IV Serie; il salto di categoria fu aggiudicato alla fine di un minigirone combattuto, nella partita giocata a Napoli il 27 giugno 1954 e vinta dai biancorossi 2-1 contro il Colleferro (entrambe le reti furono del bomber Raffaele Gamberini). I 20 000 baresi presenti festeggiarono quest'evento quasi come la vittoria di uno scudetto.[30] Vincendo poi in turno secco con il Prato e le finali in doppio turno con la Cremonese, i biancorossi si guadagnarono il titolo di "Campioni italiani di IV Serie" (il primo titolo della storia del Bari Calcio).[31]
Dopo aver riportato il Bari in cadetteria nella stagione successiva, Capocasale si congedò dal Bari ma negli anni successivi venne più volte richiamato. Nel '55 debuttò Luciano Gariboldi. Dopo due anni “di stabilizzazione” in serie cadetta,[32] nel ’58 i galletti, guidati da Federico Allasio compivano finalmente il salto in A, dopo il secondo posto e due spareggi in campo neutro contro il Verona, penultimo in serie A (gli spareggi furono voluti da una nuova riforma federale e i biancorossi li vinsero rispettivamente per 1-0 e 2-0, con tutte tre le reti firmate da Paolo Erba). Per il ritorno in prima serie, nell'estate del 1958 la rosa fu rinforzata con il fantasista argentino Raul Conti e l'ala sinistra Bruno Cicogna; Allasio passò ad allenare il Torino. In quell'estate salutò Bari la punta Luigi Bretti (dal '50 al '58 nel Bari, con nel mezzo un anno al Taranto), che è tuttora top-scorer biancorosso con 70 marcature. Nel gennaio '59 Biagio Catalano (attaccante; un altro barese proveniente dal vivaio) esordiva in massima serie; a fine stagione usciva Gariboldi. I galletti rimasero tre anni in massima divisione. Nel girone di ritorno della stagione '59-'60 furono ancora importanti, stavolta in chiave salvezza, le reti di Erba (in biancorosso dal 1957 al 1961); Erba è rimasto per trentacinque anni l'attaccante con più reti nel Bari, in Serie A. Nel terzo anno di A il Bari retrocedette agli spareggi contro Lecco e Udinese, seppure con la miglior difesa del campionato.
La presidenza De Palo (1961-1977)
Nel 1961 andò via Tagnin e due anni dopo il nuovo allenatore Pietro Magni centrò l'obiettivo promozione, al termine di un campionato segnato da numerosi infortuni. A causa dell'impegno profuso in campionato i galletti persero per strada la Coppa Italia a Bergamo, contro l'Atalanta nelle semifinali (0-1)[34] dopo aver battuto ai quarti di finale il Genoa (2-1), militante in prima serie. A promozione avvenuta lasciò il capoluogo Mazzoni; Raoul Conti e Virgili erano partiti nel ’62.
Proprio nel ‘63 si pose fine al commissariato e il medico Angelo De Palo (già commissario da due anni) fu eletto presidente dell’A.S. Bari con la costituzione di un consiglio d’amministrazione di nove elementi.[35]
Nel massimo campionato ’63-‘64 i galletti subirono però un’immediata retrocessione per poi cadere ancora in C. Proprio in terza serie, nel 1965 Catalano giocò le ultime partite tra i galletti e fu venduto. Nel ‘66 venne assunto come allenatore il giovane e poco conosciuto Lauro Toneatto (che era stato tecnico del Siena nella stagione precedente): fu l'inizio di un nuovo ciclo. Con l’avallo di Toneatto fu ingaggiato Lucio Mujesan. Il “sergente di ferro” (così i giocatori soprannominarono il nuovo mister per la sua severità) forgiò una squadra solida, con difesa tenace e centrocampo supportato dai tornanti.[36] La risalita in B fu immediata, con 7 punti di distacco dalla seconda mentre l'annata 1967-1968, al termine di un recupero dei biancorossi dalla coda della classifica alle prime posizioni a fine campionato, vide gli stessi mancare per un punto il ritorno in A.[37] L'anno seguente De Palo cedette il "longevo" Cicogna (per lui dieci anni fra i galletti) e fu costretto a vendere l'ormai richiestissimo Mujesan (che aveva segnato 20 goal nel campionato di Serie C e 19 in quello di Serie B '67-'68, affermandosi capocannoniere). Toneatto riuscì comunque a compensare l'assenza del prolifico centravanti e conquistò il terzo posto e quindi la massima serie.[38]
In vista del campionato di A ’69-‘70 De Palo scelse come sostituto di Toneatto, accordatosi prematuramente col Pisa, lo schietto Oronzo Pugliese. Il nuovo allenatore riuscì a ottenere l'acquisto del celebre Cané (giocherà tre anni tra le file dei biancorossi)[39] e di Vittorio Spimi. La compagine biancorossa concluse il girone d'andata a metà classifica ma accusò un brusco calo nel girone di ritorno, finendo ultima con 11 reti segnate.
Il Bari rimase in B per alcuni anni (nel '71, arrivato 4º con lo stesso punteggio di 2a e 3a, perse gli spareggi promozione) e nel 1974 scese ancora in Serie C, terminando la stagione con 12 goal segnati e 26 concessi in 38 partite. La formazione risalì in B nel 1977, stesso anno in cui De Palo, ammettendo di «non potercela più fare da solo», accordò l'entrata nella società biancorossa del duo Mincuzzi-Gironda (entrambi facoltosi capitalisti baresi), programmando con i due amici un assetto più moderno del club e un potenziamento del vivaio (gli stessi anticiparono finanziamenti per importanti operazioni).[40] Su iniziativa di Mincuzzi venne chiamato come nuovo direttore sportivo Carlo Regalia, la cui esperienza era ritenuta utile alla ristrutturazione del vivaio. De Palo non vide mai più i biancorossi nella massima divisione: morì infatti nell'agosto del ’77, dopo 16 anni come presidente. Nel 1976 aveva lasciato la formazione Vittorio Spimi e debuttato Giuseppe Materazzi, Domenico Penzo e Stefano Agresti (lasciarono la squadra due anni dopo); l'anno seguente venne ingaggiato Giuseppe Papadopulo.
L'inizio dell'era Matarrese ed il primo trofeo (1977-1990)
Prese il posto di De Palo l'onorevole Antonio Matarrese; con lui iniziava la lunga era della famiglia Matarrese al timone dell'A.S. Bari.
Antonio, pur rafforzando l'organico con gli acquisti come Giacomo Libera, Roberto Bacchin e Vincenzo Chiarenza, inizialmente non ebbe fortuna con la squadra, che non riuscì a risalire in A. Nel 1979-80, guidati dall'allenatore Antonio Renna i biancorossi conclusero la stagione a metà classifica. Esordì in prima squadra il diciassettenne barese Gigi De Rosa (2 presenze). Nella stagione ‘80-‘81 (con la squadra allenata sempre da Renna) indossarono la casacca biancorossa Aldo Serena e Maurizio Iorio, che conclusero il campionato con 10 reti a testa. Durante la stessa stagione Renna si dimise e venne sostituito dal tecnico della "Primavera" Enrico Catuzzi, che con 5 vittorie in 11 partite salvò per la seconda volta i galletti. Nel frattempo la formazione "Primavera" capitanata da Gigi De Rosa (e guidata appunto da Catuzzi e poi da Giuseppe Materazzi), vinceva la Coppa Italia Primavera battendo (2-0) in finale il Milan di Evani e Incocciati. A fine torneo furono ceduti Serena e Bacchin.
Il Bari dei baresi
Per la stagione 1981-1982 la dirigenza biancorossa riconfermò come allenatore Catuzzi e appoggiò lo stesso tecnico emiliano, che volle iniziare il campionato di Serie B con buona parte dei giovani della formazione "Primavera", che poco prima avevano vinto la Coppa Italia Primavera (battendo in finale il Milan). L'unico arrivo estivo fu il mediano Acerbis (in compartecipazione), mentre in inverno giunsero l'esperto regista Valerio Majo e il portiere Bruno Fantini.
Questo giovane, inedito Bari, in Coppa Italia ottenne quattro pareggi in quattro gare nel girone preliminare da cinque squadre, di cui tre contro formazioni di massima divisione (tra cui il Napoli di Ruud Krol, che totalizzando 6 punti fu ammesso agli ottavi); giungendo secondo non passò il turno. Le soddisfazioni arrivarono soprattutto in campionato: Catuzzi fu tra i primi a sperimentare in Italia la "zona totale" e la squadra espresse un calcio pregevole[41], riportando buoni risultati tra cui una serie positiva di 13 risultati utili consecutivi per un totale di 21 punti. La città, entusiasta, si strinse attorno alla squadra e il "della Vittoria" registrò quasi sempre il tutto esaurito. Il bomber era Maurizio Iorio; intorno a lui giravano Bagnato e Gigi De Rosa, che quell'anno si guadagnò la convocazione nella Nazionale Italiana Under 21. A fine stagione i galletti avevano totalizzato 45 punti, con il terzo miglior attacco della Serie B (47 goal, 18 siglati da Iorio che giunse secondo nella classifica cannonieri della categoria) ma persero per soli 2 punti la massima divisione. Determinanti furono i diversi passi falsi della squadra e alcune sviste arbitrali. Proprio per la consistente presenza in squadra di giovanissimi calciatori baresi, quel Bari venne etichettato "Il Bari dei Baresi" e viene considerato tuttora uno dei Bari migliori. Qui a lato si vede la formazione di quella stagione (nella terza divisa gialla e nera).
Nella stagione successiva la base della squadra rimase quasi la stessa; vennero ceduti Frappampina e Iorio. In Coppa-Italia il Bari terminò il primo girone da capolista, a nove punti, dopo aver battutto l'Inter e l'Udinese di Causio e Virdis, entrambe per 1-0. Trovata però agli ottavi la Juventus campione d'Italia (allora allenata da Trapattoni), i galletti vennero eliminati dopo la vittoria della "signora" all'andata, a Torino, per 1-0 e il pareggio 1-1 al ritorno, a Bari. In campionato, dopo un buon inizio i biancorossi ebbero un rendimento altalenante e persero molti incontri. Catuzzi venne sostituito da Gigi Radice (ex tecnico del Milan) a 13 giornate dal termine, ma nonostante un avvio discreto, questi non riuscì a salvare il Bari dalla retrocessione in C. In quell'annata vennero sbagliati diversi calci di rigore, in gare determinati per la salvezza.[42] Dopo la retrocessione vennero ceduti molti calciatori tra cui Bagnato, Caricola alla Juventus e Armenise.
La cavalcata di Bolchi, l'arrivo di Salvemini e la Mitropa Cup
Bari: Mannini, Loseto, Carbone (88' Amoruso), Terracenere (67' Lupo), Righetti, Brambati, Perrone, Urbano, João Paulo, Gérson, Scarafoni (61' Monelli) - Allenatore: Gaetano Salvemini. Genoa: Braglia, Ferroni, Caricola, Ruotolo, Collovati, Signorini, Eranio (87' Covelli), Florin, Fontolan, Urban, Rotella - Allenatore: Franco Scoglio Arbitro: Branko Bujic. Marcatore: 14' Perrone. Spettatori: 3.600 |
Nel 1983 il gruppo Mincuzzi-Gironda uscì dalla società del Bari, cedendo la propria quota ai Matarrese.[43] Antonio Matarrese, sempre più impegnato in campo politico e sportivo passò il ruolo di presidente al fratello Vincenzo.
Per la stagione 1983-84 V. Matarrese e il direttore sportivo Franco Janich decisero di affidarsi a Bruno Bolchi per la guida tecnica della squadra, fornendogli uomini come il roccioso difensore Alberto Cavasin, il regista barese Totò Lopez e gli attaccanti Galluzzo e Messina. Quella stagione si rivelò soddisfacente. I successi furono raggiunti soprattutto in Coppa Italia dove la squadra, dopo aver concluso il girone da sei squadre in testa con la Juventus, con cui pareggiò 2-2, eliminò agli ottavi di finale proprio i piemontesi per effetto dell'ormai celebre 2-1 conquistato a Torino nella partita d'andata e del 2-2 guadagnato in casa al ritorno (in quella Juventus di Trapattoni giocavano Rossi e Platini, che vinsero scudetto e Coppa delle Coppe nello stesso 1984). Ai quarti di finale i galletti sconfissero la Fiorentina di Oriali e Antognoni, vincendo 2-1 sia in casa che in trasferta, ma vennero poi eliminati alle semifinali dal Verona di Osvaldo Bagnoli (poi campione d'Italia l'anno seguente), dopo aver perso 1-2 all'andata in casa e 1-3 al ritorno. Finora il Bari è l'unica squadra italiana di Serie C, arrivata ad un passo dalla finale di Coppa Italia, dopo aver battuto prestigiose formazioni di massima serie.
I biancorossi parteciparono anche alla Coppa Italia di Serie C in cui, dopo aver battuto in doppio turno il Casarano, furono eliminati agli ottavi di finale dal Taranto.
In campionato gli uomini di Bolchi rimasero fino alla fine in testa alla classifica, dominando con 45 punti ed un record di 16 vittorie e 5 sconfitte (squadra meno battuta del torneo), nonché miglior attacco di categoria (40 reti). Il marcatore principale era Gabriele Messina, seguito da Giuseppe Galluzzo. A fine stagione lasciarono Bari Messina e L. De Rosa. Gli uomini di Bolchi si ripetettero l'anno successivo in serie cadetta, arrivando terzi a quota 49 punti e giungendo in Serie A all'ultima giornata, grazie al 2-0 inflitto in casa al Pescara. L'attaccante Edi Bivi (nel Bari dal 1984 al 1987) fu quell'anno capocannoniere del torneo, con 20 marcature.
In vista del campionato 1985-1986 in massima serie, Lopez fu sostituito con Gordon Cowans (regista dell'Aston Villa e nazionale inglese) e Galluzzo con Paul Rideout (giovane promessa dell'Under 21 inglese). La stagione in A, giocata con una rosa zeppa di debuttanti in massima divisione, vide il Bari retrocedere al penultimo posto.
Si concluse quindi anche il sodalizio con il milanese Bolchi, che guidò una cavalcata consecutiva dalla Serie C, riportando il Bari in A dopo 15 anni d'attesa. A fine stagione 1986 andò via anche Cavasin.
Il Bari passò così tre anni in serie cadetta e dopo i primi due sotto la guida del già conosciuto Catuzzi, in cui mancò nuovamente per poco la promozione in A, nel 1988 (anno in cui lasciarono Rideout e Cowans) sedette in panchina Gaetano Salvemini, che portò i biancorossi a vincere il campionato di Serie B 1988-89 (a pari punti con il Genoa capolista, che aveva una migliore differenza reti). Nell'estate dell'89 lasciò Guastella ed arrivarono i brasiliani Gérson e João Paulo; quest'ultimo divenuto presto idolo della tifoseria e tuttora uno dei giocatori più ricordati.[44] Con Salvemini, nella stagione 1989-1990 la squadra giunse a metà campionato a ridosso della zona Uefa e poi chiuse la competizione con un 10º posto, mostrando la classe dei centravanti Joao Paulo e Maiellaro (quest'ultimo nei biancorossi dall'87). In virtù del piazzamento in serie B nell'anno precedente, il Bari partecipò nella primavera del '90 al torneo di Coppa Mitropa dove, dopo aver superato le qualificazioni vinse la finale a Bari, il 21 maggio (in turno secco), battendo 1-0 il Genoa (il goal fu di Perrone al 14º minuto del primo tempo).
La finale di Mitropa Cup fu anche l'ultima partita ufficiale giocata nello storico stadio della Vittoria. La sera del 3 giugno 1990, con l'amichevole Bari-Milan vinta 2-0 dai galletti, venne inaugurato il nuovo stadio San Nicola, che quell'estate ospitò diverse partite dei mondiali di Italia 90.[45]
Gli anni novanta e la nuova crisi (1990-2001)
Nel biennio 1990-1992 la dirigenza biancorossa attua una campagna acquisti onerosa: fra gli atleti ingaggiati si ricordano nel '90 il giovane rumeno Florin Răducioiu (ceduto l'anno seguente) e nel '91 David Platt (l'acquisto del centravanti inglese dell'Aston Villa, pagato 12 milardi, esalta la piazza[46]). L'onerosa campagna acquisti del '91 determina il record di 21.912 abbonamenti al S. Nicola.[46] Tuttavia i risultati non arrivano: alla stagione 1990-1991, conclusa con la salvezza ottenuta alla penultima giornata, segue il 1991-1992, dove nella terza giornata Joao Paulo s'infortuna gravemente, rimanendo inattivo per l'intero anno [47] e dopo la 5ª giornata, con 2 punti ricavati Salvemini si dimette. Il nuovo allenatore Boniek non riesce a salvare la formazione, nonostante un buon inizio nel girone di ritorno.[48] Non risolvono molto le manovre del mercato invernale, con la vendita di Farina (a secco di goal) e l'arrivo di Zvonimir Boban (in prestito dal Milan) e Robert Jarni. A fine campionato partono Boban e Platt, mentre vengono acquistati Sandro Tovalieri e Igor Protti, che diverrà idolo della tifoseria.[49].
Gli anni futuri vedono la società decisamente più scrupolosa e parsimoniosa sul mercato, nonché caratterizzata nello scoprire giovani talenti.[50] Nel 1993 G. Loseto passa al Pescara. nel '94 J. Paulo torna in Brasile.
Dopo la parentesi cadetta 1992-1993 sotto la guida del brasiliano Lazaroni, nel 1993-1994 il Bari arriva 2° in campionato e viene promosso in Serie A con Giuseppe Materazzi allenatore. La squadra disputa nella massima serie un buon campionato 1994-1995 dove si distingue il bomber Tovalieri (17 marcature), ma l'anno successivo (che vede la partenza di Tovalieri e l'arrivo di Luigi Sala, Klas Ingesson e Kennet Andersson), nonostante la prolifica coppia d'attacco Protti-Andersson (36 reti in due), la formazione del capoluogo subisce molti goal e manca diverse sfide con le dirette rivali, retrocedendo ancora. A campionato finito lasciano il Bari Protti (quell'anno è capocannoniere con 24 reti) e K. Andersson.
Il Bari è la prima squadra nella storia della massima divisione a retrocedere nonostante abbia tra le sue file il capocannoniere.[51]
Nella stagione 1996/1997 la squadra, allenata dall'esperto Eugenio Fascetti (subentrato a Materazzi a metà campionato 1995-1996, causa la crisi di risultati) e rinforzatasi con l'ex nazionale tedesco Thomas Doll, Gigi Garzya e Diego De Ascentis riconquista subito la Serie A (nonostante una flessione iniziata a febbraio e protrattasi fino a Pasqua, con molti giornali a dare per certa l'esclusione dalla zona promozione e una forte contestazione da parte dei tifosi[53][52]). Arrivano nel capoluogo Gianluca Zambrotta ed il portiere Franco Mancini e la squadra disputa discretamente le prime tre stagioni in Serie A, navigando nella medio-bassa classifica con un 1-3-4-2 "a uomo" (il libero è Gaetano De Rosa, nel Bari dal '97)[54][55][56] che toglie qualche soddisfazione al pubblico barese. In questi anni, anche grazie a un consolidato rapporto tra l'allenatore e il dg Regalia,[57] il Bari si conferma società capace di scoprire e valorizzare diversi giocatori, come Phil Masinga (ingaggiato nel 1997 dalla Salernitana, segna 11 goal nella valida stagione '98-'99) e Nicola Ventola ("prodotto" del vivaio barese), ma non raggiunge traguardi più ambiziosi della salvezza. Nel 1998 lasciano Ventola, Doll, Sala ed Ingesson, mentre arrivano Yksel Osmanovski, Daniel Andersson e Gionatha Spinesi.
Nel 1999 fanno le valige De Ascentis e Zambrotta, mentre debutta Simone Perrotta. La notte del 18 dicembre 1999, nella partita Bari-Inter, un diciassettenne barese esordiente del vivaio biancorosso, di nome Antonio Cassano, mette a segno il goal della vittoria sui nerazzurri (2-1), stupendo mezza Italia e dando così inizio alla sua ribalta internazionale.
Nell'estate dell'anno 2000 Garzya e F. Mancini litigano con Fascetti e Matarrese e rescindono il loro contratto con il Bari.[58] Viene acquistato il giovane portiere belga Jean François Gillet (che in quell'anno si alterna con gli altri tre portieri[59]). La situazione in campionato peggiora e i tifosi acuiscono le proteste contro la dirigenza, a causa della forte crisi di risultati.[60] Fascetti viene licenziato a metà girone di ritorno,[61] al centro di una polemica con la tifoseria organizzata, in cui il tecnico toscano prende le difese della società.[62] Il Bari retrocede ultimo in classifica, dopo aver disputato la quarta stagione consecutiva in A.
A campionato finito Cassano, il cui talento non è più una novità, viene venduto alla Roma per 60 miliardi di lire (circa 30 milioni d'euro attuali).[63] Quello del 2001 è l'ultimo campionato in biancorosso anche per D. Andersson, Osmanovski e Perrotta.
La serie B dalla crisi all'arrivo di Conte (2001-2008)
A differenza delle volte precedenti, i galletti non riconquistano subito la massima serie ed il rendimento altalenante (dal 6º al 21º posto in due stagioni) demotiva i tifosi che pian piano abbandonano lo stadio. Nella gara Bari-Cittadella del 21 aprile 2002 il S. Nicola conta 52 tifosi (suo minimo storico).[64] Sulla panchina dei biancorossi si susseguono vari allenatori.
Nella stagione 2003-2004, nonostante il tecnico veneto Bepi Pillon (subentrato a stagione in corso) ottiene un rilancio della formazione pugliese e la stima dei tifosi,[65] la compagine biancorossa si classifica quartultima, poi perdendo gli spareggi salvezza contro il Venezia, il 19 giugno 2004 e retrocedendo in Serie C1.[66] Fortuna vuole che a causa del fallimento del Napoli, il Bari venga ripescato.[67] Sempre nel 2004 lasciano la squadra Spinesi (autore di 52 gol in sei anni) e De Rosa ed entrano Vincenzo Santoruvo e Alessandro Gazzi. Gli anni successivi vedono i galletti, allenati da Guido Carboni, stabilizzarsi nella zona di metà classifica (10º posto nel 2005 e 13º p. nel 2006). L'avvio di stagione 2006-2007 del Bari targato Rolando Maran è positivo; nonostante alcuni prestigiosi successi (come il derby di dicembre vinto 3-1 a Lecce), il tecnico trentino, privato nel mercato di gennaio di diversi elementi, è esonerato a fine febbraio 2007 dopo una striscia di risultati negativi e lo 0-3 subìto a Vicenza. A Maran succede l'ex Beppe Materazzi (11 stagioni dopo l'addio dell'inverno 1995) che riesce a salvare la squadra con una giornata d'anticipo (la rincorsa alla salvezza inizia con il successo di Rimini per 1-0 a sei giornate dal termine)[68][69]), chiudendo la stagione all'11º posto.
Nel frattempo cittadinanza e istituzioni, sofferenti nel vedere la compagine biancorossa relegata in una realtà a loro dire "immeritata", cercano di favorire un cambio di proprietà dell'A.S. Bari. A inizio marzo 2007, il sindaco di Bari Michele Emiliano propone la vendita della società al famoso petroliere Roman Abramovich (già proprietario del Chelsea Football Club), ma questi giudica il costo richiesto dai proprietari troppo alto.[70] Finisce con un nulla di fatto anche la trattativa sviluppata nell'Ottobre 2007 tra i monegaschi Cohen e Vedeo (con l'antiquario monegasco d'origine barese, Paolo Stancarone a fare da mediatore) e la famiglia Matarrese. Una volta saltata, questa trattativa suscita molta delusione nell'opinione pubblica barese.[71] Nel novembre del 2007 viene lanciata da un gruppo d'appassionati la campagna d'adesioni per l'azionariato popolare compriamolA; sebbene l'iniziativa sia interessante riscuote finanze decisamente insufficienti allo scopo.[72][73]
Nel giugno del 2007 diventa direttore sportivo Giorgio Perinetti, proveniente dal Siena.[74][75] La stagione 2007-2008 inizia con il superamento dei primi due turni di Coppa Italia; nel terzo turno la squadra viene sconfitta per 3-0 dall'Udinese. In campionato la squadra alterna sconfitte a risultati positivi, stabilendosi dopo dieci giornate nella zona di metà classifica. Il 28 dicembre Materazzi rassegna le dimissioni da allenatore, dopo la sconfitta interna per 0-4 nel derby contro il Lecce.[76] Al suo posto è chiamato Antonio Conte, ex calciatore di Lecce e Juventus, precedentemente sulla panchina dell'Arezzo. Sotto la guida tecnica di Conte - coadiuvato da diversi interventi di mercato, nei quali viene acquistato anche il difensore Andrea Masiello - il rendimento della squadra migliora e nonostante i galletti si piazzino ancora undicesimi la stagione viene considerata abbastanza positiva e tappa iniziale per il rilancio della squadra, sicché l'allenatore salentino ottiene un prolungamento di contratto al 2009.[77] Il 15 gennaio 2008 la società compie 100 anni di storia, festeggiando con tifosi e vecchie glorie al Teatro Team di Bari.[78][79]
Il Bari primo tra i cadetti, il biennio in Serie A e la nuova retrocessione (2008-2012)
Nell'ottobre 2008 i Matarrese vendono il 10% del capitale sociale dell'A.S. Bari ai costruttori baresi De Bartolomeo.[73]
Il mercato estivo per la stagione 2008-2009, la quarantunesima in Serie B, vede l'arrivo, tra gli altri, del difensore Andrea Ranocchia, del centrocampista argentino Emanuel Rivas e dell'attaccante Paulo Vitor Barreto. Vitali Kutuzaŭ è rilevato nella sessione invernale di mercato. Il cammino verso la Serie A procede positivamente e la critica apprezza il veloce 4-4-2 di Conte, votato all'attacco e connotato da passaggi smarcanti, ripartenze e gioco di fascia.[80][81][82] La promozione è aritmetica l'8 maggio 2009 (con quattro giornate di anticipo), complice la sconfitta della contendente Livorno nell'anticipo della 38ª giornata. La classifica finale vede il Bari al primo posto con 80 punti, 65 reti all'attivo (di cui 23 segnate da Barreto, per il miglior attacco di categoria assieme al Parma) e 35 al passivo (seconda miglior difesa). Il 30 maggio 2009, dopo l'ultima gara di campionato vinta 4-1 contro il Treviso, il Bari festeggia la promozione in Serie A al "San Nicola" vincendo la Coppa Ali della Vittoria.
Il 23 giugno 2009 Antonio Conte e la società rescindono consensualmente il contratto, a causa di divergenze sulla strategia di mercato.[83] Quattro giorni dopo la squadra viene affidata a Giampiero Ventura (ispiratore degli schemi di Conte).[84]
Nei primi giorni di agosto la famiglia Matarrese annuncia di aver trovato l'accordo con una holding texana, al cui comando figura Timothy L. Barton, per la cessione dell'intero pacchetto azionario (l'accordo preliminare prevedeva il pagamento di 25 milioni di euro),[85] ma la trattativa non va in porto a causa del mancato rispetto degli accordi contrattuali.[86]
Nel mercato estivo arrivano i centrocampisti Edgar Álvarez (veloce nelle discese sulla fascia), Massimo Donati, Sergio Bernardo Almirón e il giovane difensore Leonardo Bonucci; mentre Guberti e Lanzafame (che erano in prestito) vengono sostituiti da altri giocatori d'esperienza. Nonostante l'immediata eliminazione in Coppa Italia all'esordio (il 15 agosto al San Nicola), per mano dell'Empoli (ai rigori dopo l'1-1 maturato nei tempi regolamentari), in campionato la squadra produce buoni risultati e al termine del girone d'andata è in zona UEFA Europa League, con la seconda miglior difesa (solo 18 reti subite). I galletti, ammirati dagli esperti per il gioco vivace,[87] patiscono però due flessioni nel girone di ritorno e chiudono la competizione al decimo posto con 50 punti all'attivo: comunque un record per la squadra nella massima serie a girone unico. Dopo anni di sofferenze, i tifosi sono finalmente soddisfatti e molti definiscono la squadra di Ventura "il miglior Bari di sempre".[88]
L'8 maggio 2010 il direttore sportivo Perinetti (uno dei responsabili dei felici cambiamenti dell'ultimo triennio) annuncia l'addio alla società per tornare al Siena.[89] I motivi di questa separazione non sono noti ma lo stesso direttore, nelle varie interviste rilasciate, dà diversi indizi.[90]
In luglio il Bari viene classificato in 290ª posizione nel ranking IFFHS per squadre di club.[91]
Nel mercato estivo vengono ceduti Ranocchia e Bonucci (convocato in Nazionale ai Mondiali di Sudafrica 2010); mentre tra gli acquisti arriva l'algerino Abdelkader Ghezzal e il norvegese Erik Huseklepp. La stagione 2010-2011 inizia con la vittoria 1-0 sulla Juventus. Dalla 6ª giornata, persa all'ultimo minuto contro il Genoa (risultato finale 2-1), inizia una fase involutiva in cui i galletti inanellano una serie di sconfitte; aumenta inoltre il numero dei giocatori infortunati.[92][93] Dopo 13 partite senza vincere arriva la vittoria nel derby contro il Lecce in trasferta. In Coppa Italia, dopo le vittorie su Torino e Livorno, arriva la sconfitta negli ottavi di finale per 3-0 contro il Milan. Il 10 febbraio 2011, dopo una dura contestazione Ventura lascia la guida tecnica della squadra (tramite rescissione consensuale di contratto con la società) e viene sostituito da Bortolo Mutti[94]. Con Mutti la squadra ottiene un parziale miglioramento e qualche buon risultato (vince in casa del Parma dopo 37 anni -espugnando il Tardini per la terza volta nella storia-[95] e pareggia 1-1 a San Siro con il Milan capolista) ma non evita la retrocessione in Serie B, che arriva con 4 giornate d'anticipo (il 23 aprile 2011 dopo la gara con la Sampdoria, persa 0-1). Il campionato si conclude con una vittoria dei biancorossi per 4-0, in casa del Bologna, con tre delle quattro reti siglate dal "primavera" Grandolfo. Mai i biancorossi avevano timbrato una così larga vittoria nelle trasferte di Serie A e lo stesso Grandolfo è il primo giocatore barese che sigla una tripletta in una trasferta di massima serie[96][97]. Successivamente, alcune gare perse di questa stagione, come gli scontri diretti per la salvezza contro Lecce, Cesena e Sampdoria, risulteranno truccate per calcioscommesse e molti calciatori del Bari verranno indagati, mentre A. Masiello verrà arrestato. Il 4 marzo 2011 il Bari ha festeggiato il traguardo delle 1.000 partite in Serie A.
Il 13 giugno 2011 il presidente e tutto il consiglio d'ammistrazione della società rassegnano le dimissioni dopo 28 anni di gestione diretta di Vincenzo Matarrese. Il direttore generale Claudio Garzelli viene nominato amministratore unico della società (la proprietà rimane per il 90% della famiglia Matarrese).[98]
Per far fronte alle ristrettezze finanziarie della società e provare a riscattare la stagione negativa appena conclusa, Garzelli e Angelozzi (il direttore sportivo succeduto a Perinetti) smantellano quasi tutta la rosa (si recuperano risorse soprattutto dalla cessione di Almiron, Barreto, Gazzi, A. Masiello, Alvarez e Ghezzal). Si congeda dal Bari il portiere Gillet, per 10 anni in biancorosso e a lungo capitano della squadra (nonché beniamino dei tifosi), nazionale belga. La squadra viene affidata al tecnico Vincenzo Torrente (ex calciatore del Genoa, che ha portato il Gubbio in due anni dalla seconda divisione alla serie B[99]) e rifondata soprattutto su giovani emergenti. Tra i giovani assoldati c'è il terzino Under 21 Alessandro Crescenzi e i trequartisti Fernando Forestieri e Mariano Bogliacino (tutti in prestito). Nel mercato invernale del 2012 viene venduto Donati.
Il 7 febbraio 2012 Garzelli si dimette da amministratore unico, rimanendo direttore generale. Al suo posto viene nominato Francesco Vinella, già direttore amministrativo dei galletti dal 1984.[100]. Il campionato 2011-2012 si conclude al tredicesimo posto in classifica con 50 punti.
Cronistoria
Cronistoria dell'Associazione Sportiva Bari | |
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Colori e simboli
Simboli ufficiali
Inno
L'inno ufficiale si chiama Bari grande amore ed è cantato da Sabino Bartoli. Nel 2008, durante la notte del Capodanno barese, venne introdotto l'inno non ufficiale intitolato Cuore Biancorosso intonato da Checco Zalone. Molta diatriba nacque da quel giorno sulla scelta dell'inno: i tifosi preferirebbero quello di Zalone a quello di Bartoli, poiché quest'ultimo avrebbe usato un ritmo musicale molto simile all'inno della Roma di Venditti. Nel passato si ricordano Inni come quello di Tony Santagata (Bari, Bari) e Nicola Pignataro (U Gardidd, che in dialetto barese vuol dire 'galletto').
Società
Organigramma societario
Dal sito ufficiale della società:[101]
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Sponsor
Di seguito gli sponsor ufficiali e tecnici del Bari:
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Presidenti
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Allenatori
Giocatori
Il Bari e le Nazionali di calcio
Giocatori convocati nella Nazionale di calcio italiana
Di seguito l'elenco dei giocatori che sono stati chiamati a vestire la maglia azzurra durante il periodo di militanza nel Bari:
- Raffaele Costantino 6 presenze, 3 gol
- Tommaso Maestrelli 1 presenza
- Giuseppe Moro 1 presenza
- Gianluca Zambrotta 2 presenze
- Leonardo Bonucci 2 presenze, 1 gol
Calciatori convocati al campionato mondiale di calcio
Di seguito l'elenco dei giocatori che sono stati convocati nel campionato mondiale di calcio durante il periodo di militanza nel Bari:
Calciatori convocati al campionato europeo di calcio
Di seguito l'elenco dei giocatori che sono stati convocati all'europeo durante il periodo di militanza nel Bari:
Palmarès
Competizioni nazionali
Competizioni internazionali
Competizioni giovanili
- 1999-00
- 1980-81, 1997-98
- 1993-94, 1999-00
- 1997
Altri piazzamenti
- Campionato di Prima Divisione e Serie B:
- secondo posto: 1930-31, 1934-35, 1957-58, 1962-63, 1988-89, 1993-94
- terzo posto: 1927-28, 1968-69, 1984-85
- altre promozioni in Serie A: 1996-97
- finalista
Statistiche e record
Partecipazione ai campionati
Categoria | Partecipazioni | Debutto | Ultima stagione |
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A |
31 | 1928-1929 | 2010-2011 |
B |
44 | 1926-1927 | 2012-2013 |
C |
8 | 1951-1952 | 1983-1984 |
D |
2 | 1952-1953 | 1953-1954 |
In 83 stagioni sportive dall'esordio a livello nazionale nel Direttorio Divisioni Superiori il 3 ottobre 1926 come Liberty Bari, compresi 1 torneo di Divisione Nazionale (A) e 2 tornei cadetti (B) antecedenti il girone unico.
Statistiche di squadra
- Miglior piazzamento: 7º posto Serie A stagione 1946-1947
- Punti massimi ottenuti in serie A: 38 punti - (1946-1947 a 20 squadre, 1947-1948 a 21 squadre) 50 punti - (2009/2010 a 20 squadre con la vittoria a 3 punti)
- Maggior numero di vittorie in A: 16 - 1946-1947 a 20 squadre 13 - 2009-2010 a 20 squadre
- Vittorie consecutive in Serie B: 6 (2008-09)
- Risultati utili consecutivi in Serie B: 16 (2008-09)
- Eugenio Fascetti (1995-2001) è l'allenatore rimasto più a lungo sulla panchina del Bari (in tutto più di 5 anni, dal dicembre 1995 al maggio 2001); il precedente record era quello di Gaetano Salvemini (3 anni e 3 mesi: dal luglio 1988 a fine settembre 1991) e assieme, Bruno Bolchi e Lauro Toneatto, entrambi 3 anni tondi sulla panchina biancorossa.
- Vittoria più larga: Genzano-Bari 0-9 (1974-75).
Statistiche individuali
Acquisto più costoso: David Platt dall'Aston Villa per 12 miliardi di lire - 1991/1992
Cessione più remunerativa: Antonio Cassano alla Roma per 60 miliardi di lire - 2000/2001
In grassetto i giocatori in attività e nella rosa del Bari.
Presenze in campionato
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Marcatori in campionato
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Tifoseria
Gemellaggi e rivalità
Il tifo più caldo si trova tradizionalmente in Curva Nord, storica "casa" degli U.C. N. (che significa, appunto, "Ultras Curva Nord"), gruppo ultras nato nel 1976. Il gruppo UCN (definito anche dei "teschi alati", per via dello stemma) è stato sciolto ufficialmente - anche a causa delle vicende del calcio-scommesse che hanno visto coinvolti diversi esponenti Ultras - fra il 23 ed il 24 agosto del 2012.[102] La tifoseria barese è gemellata con quelle di:
C'è una forte amicizia con Spezia, Vicenza, Triestina, e con i tifosi del Barletta, dell'Andria, del Monopoli e del Casarano.
Le rivalità tra gli Ultras del Bari e le altre tifoserie sono soprattutto quelle con:[103]
OrganicoRosaRosa aggiornata al 30 agosto 2012.[104]
Staff tecnico
Staff sanitario
Note
Bibliografia
Altri progetti
Collegamenti esterni
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