Assedio di San Giovanni d'Acri (1799)

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Assedio di San Giovanni d'Acri
parte della Campagna d'Egitto
Vista totale dell'antica città di Acri, dall'alto ai nostri giorni, poco cambiata dal 1799
Data20 marzo-21 maggio 1799
LuogoAcri
EsitoDecisiva vittoria ottomana
Schieramenti
Comandanti
Effettivi
13 000 uomini [1]5 000 uomini ad Acri [1]
Due navi inglesi [1]
Perdite
4 000 tra morti, feriti e malati [1]2 000 morti o feriti [1]
Non vengono inclusi i dati realtivi all'esecito del monte Tabor
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L'assedio di San Giovanni d'Acri (in turco Akka Kuşatması) del 1799 fu un assedio della città murata di Acri, da parte dei francesi, che costituì il punto di svolta della campagna d'Egitto di Napoleone Bonaparte.

Antefatto[modifica | modifica wikitesto]

Sito di notevole importanza grazie alla sua strategica posizione dominante sulla strada tra l'Egitto e la Siria, Bonaparte voleva conquistare il porto di Acri dopo la sua invasione dell'Egitto. Sperava di incoraggiare una ribellione siriana contro gli Ottomani e minacciare il dominio britannico in India. Tuttavia, dopo l'assedio di Giaffa i difensori della cittadella erano diventati più agguerriti.

L'assedio[modifica | modifica wikitesto]

Descrizione dell'assedio di Acri da parte di Sidney Smith, The Times, 2 agosto 1799

I francesi tentarono di assediare la città il 20 marzo usando soltanto la fanteria. Napoleone credeva che la città sarebbe capitolata rapidamente.[2] In una corrispondenza con uno dei suoi ufficiali subalterni espresse la sua convinzione che in sole due settimane avrebbe conquistato il fulcro della Terra santa prima di marciare su Gerusalemme.

Tuttavia, le truppe dell'esperto Ahmad al-Jazzar Pascià rifiutarono di arrendersi e resistettero all'assedio per un mese e mezzo. Haim Farhi, consigliere ebreo di al-Jazzar e suo braccio destro, giocò un ruolo chiave nella difesa della città, sovraintendendo direttamente alla battaglia contro gli assedianti. Dopo la precedente conquista di Jaffa da parte di Napoleone, le scatenate truppe francesi avevano selvaggiamente saccheggiato la città e migliaia di prigionieri ottomani e albanesi erano stati massacrati sulla riva del mare, prima che i francesi si spostassero più a nord. Questi fatti erano ben noti ai cittadini e alle truppe che difendevano la città di Acri (molte delle quali albanesi) e, per questo, probabilmente, la loro resistenza s'inasprì.

Giunse una flottiglia della Royal Navy, al comando del commodoro Sidney Smith, per aiutare i difensori ottomani e rifornire la città con altri cannoni e marinai. Smith usò il suo dominio del mare per catturare le macchine d'assedio francesi, trasferite via mare dall'Egitto, e per bombardare la strada costiera che portava a Jaffa. Un esperto di artiglieria della flotta, Antoine de Phélippeaux, già compagno d'accademia militare di Napoleone, piazzò contro le forze di Napoleone tutti i pezzi di artiglieria che gli inglesi avevano intercettato.

Smith ancorò le HMS Tiger e Teseo in modo che le loro bordate potessero aiutare la difesa e vennero così respinti numerosi attacchi francesi.

Il 16 aprile venne combattuta la battaglia del monte Tabor e, ai primi di maggio, giunsero, via terra, nuove forze francesi di artiglieria per aiutare nell'assedio quelle già presenti, consentendo di creare una breccia nelle difese. Al culmine dell'assalto, la forza assediante riuscì a creare una breccia nelle mura.

Pittura illustrante il punto di vista britannico, che assegnava il ruolo principale dell'assedio di Acri all'ammiraglio Smith, relegando quello dei turchi ad un ruolo secondario.

Anche la marina francese intervenne: un squadrone di tre fregate e due brigantini, al comando del contrammiraglio Jean-Baptiste Perrée, riuscì a violare il blocco inglese, portando agli assedianti viveri, munizioni e anche cannoni.

Tuttavia, dopo tanta sofferenza e molte vittime necessarie per aprire questa breccia d'ingresso, i soldati di Napoleone cercarono di penetrare in città dove Farhi e Phélippeaux avevano, nel frattempo, costruito un secondo muro, diversi metri più alto all'interno della città, dove c'era il giardino di al-Jazzar. La scoperta di questa nuova costruzione convinse Napoleone ed i suoi uomini che la probabilità di prendere la città erano ormai ridotte al minimo. Inoltre, dopo che erano stati efficacemente respinti gli assalti, giunsero ai turchi rinforzi da Rodi.

Dopo aver sottovalutato l'efficacia dell'atteggiamento ostinato dei difensori, combinato con il blocco britannico dei rifornimenti francesi e le dure condizioni atmosferiche, le forze di Napoleone vennero lasciate alla fame e al freddo. Inoltre, la peste aveva colpito il campo francese a causa delle condizioni disperate degli uomini e aveva ormai portato alla morte circa 2 000 soldati.

Durante tutto l'assedio, sia Napoleone che Jezzar cercarono invano l'appoggio del capo degli shihab, Bashir, dominatore di gran parte dell'attuale Libano, ma questi rimase neutrale. Furono i francesi a subire le conseguenze dall'atteggiamento di Bashir, la cui azione avrebbe potuto modificare l'equilibrio.

Infine, l'assedio fu tolto. Napoleone Bonaparte si ritirò, due mesi dopo, il 21 maggio dopo il fallimento di un assalto finale del 10 maggio, e rientrò in Egitto.

Significato[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1805, Napoleone disse che se:

«..avessi preso Acri [nel 1799], avrei indossato un turbante, avrei abbigliato i miei soldati con grandi calzoni alla turca, e li avrei esposti alla battaglia solo in caso di estrema necessità. Li avrei inseriti nel Battaglione sacro--miei Immortali. Avrei terminato la guerra contro i turchi, con truppe arabe, greche e armene. Invece che una battaglia in Moravia avrei voluto vincere la Battaglia di Isso, avrei voluto diventare imperatore d'Oriente, e ritornare a Parigi passando per Costantinopoli.»

L'allusione all'antichità classica, inclusa nel discorso, si riferiva al Battaglione sacro ed ai persiani immortali—élite, rispettivamente, della città stato di Tebe e dei re di Persia della Dinastia achemenide, e alla battaglia di Isso dove Alessandro Magno sconfisse in modo decisivo questi ultimi. (In realtà, anche se Acri non fu conquistata, Napoleone chiamò "Gli immortali" i soldati della sua Guardia Imperiale.[4])

Alcuni sostengono che la dichiarazione attribuita a Napoleone durante la guerra, secondo la quale avrebbe promesso di restituire la terra agli ebrei se avesse conquistato la Palestina, aveva lo scopo di ottenere la benevolenza di Farhi e di fargli tradire gli ottomani, passando a sostenere i francesi.

Tuttavia, Napoleone non mostrò mai alcun interesse particolare a conquistare gli ebrei di Palestina durante la sua campagna,[5] anche se tra gli ebrei siriani correva voce che una volta che Napoleone avesse preso Acri, sarebbe andato a Gerusalemme a ripristinare il Tempio di Salomone[6] e lo avrebbe assegnato agli ebrei (e ai cristiani copti) nell'Egitto controllato dai francesi.[7] Qualunque fossero state le reali intenzioni di Napoleone, queste storie, tesi e voci sono considerate tra i primi precursori di quello che sarebbe diventato il movimento sionista.[8]

Acri oggi[modifica | modifica wikitesto]

Nella Acri di oggi, la collina sulla quale Napoleone impostò il suo campo, a sud-est delle mura della città, è ancora nota come "Collina di Napoleone" (גבעת נפוליון). Acri ha anche una via Napoleone Bonaparte (רחוב נפוליון בונפרטה), l'unica strada in Israele che porta questo nome.

Tra la popolazione araba della città vecchia di Acri, la conoscenza che i loro antenati avessero resistito con successo al fuoco di fila di un tale conquistatore di fama mondiale, è fonte di orgoglio civico e di patriottismo locale. In un racconto popolare diffuso tra gli arabi di Acri, Napoleone, dopo l'assedio di Acri, nel lasciare la città, sparò un colpo di cannone contro la città inserendo al posto del proiettile il suo cappello «...in modo che almeno parte di lui sarebbe entrata ad Acri».[9]

Resti della linea di fortificazione interna eretta da Farhi e Phélippeaux dentro le mura di San Giovanni d'Acri, durante l'assedio di Napoleone nel maggio 1799.
Cimitero per i soldati di Napoleone ad Acri, dove fu sepolto il generale Caffarelli.
Cannone del XIX secolo, sulle mura di Acri vicino ad una targa a commemorazione di Farhi. L'iscrizione ebraica dice: Jezzar, ebreo, mano destra di Haim Farhi contro l'assedio di Napoleone, fu suo consigliere e ministro delle finanze.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e Bodart, p. 334.
  2. ^ Napoleon Letter with Orders for Soldiers at Acre [collegamento interrotto], su SMF Primary Sources, Shapell Manuscript Foundation.
  3. ^ Napoleon Bonaparte, On Religions in The Mind of Napoleon: A Selection from His Written and Spoken Words, ed. J. Christopher Herold (New York: Columbia University Press, 1955), p. 49.
  4. ^ Georges Blond, La Grande Armée, trans. Marshall May (New York: Arms and Armor, 1997), pp. 48, 103, 470.
  5. ^ Henry Laurens, La Question de Palestine: L'invention de la terre sainte, 1799-1922, Fayard, Paris, 1999, p. 18.
  6. ^ Franz Kobler, Napoleon and the Jews, Masada Press, Jerusalem, 1975, p. 51.
  7. ^ Steven Englund, Napoleon: A Political Life, Harvard University Press, 2005, p. 133.
  8. ^ Ze'ev Aner, Why wasn't the State of Israel created in 1799? (in Hebrew) Copia archiviata, su omedia.co.il. URL consultato il 2 gennaio 2014 (archiviato dall'url originale il 21 ottobre 2013).
  9. ^ Mordechai Kempinsky, Sipurey Hatzafon (סיפורי הצפון) in Hebrew, Tel Aviv 1968.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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